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Channel: MedBunker - Le scomode verità
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Il bivio

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Michael (Mike) Baker era uno stimatissimo giornalista inglese con un curriculum di tutto rispetto. Scriveva per il Guardian e collaborava con altre testate e con la BBC (la rete televisiva nazionale inglese). Per due volte vincitore del premio per il migliore giornalista educativo della sua nazione, Mike sfortunatamente un giorno, ad aprile 2011, si ammala di cancro, di uno dei peggiori, quello al polmone.
Decise coraggiosamente di mettere in rete la sua storia, i progressi, le scelte e le considerazioni e così molti lettori hanno avuto la possibilità di leggere cosa succedeva giorno per giorno. Mike era una persona intelligente, colta ed energica ed anche quando tra le righe dei suoi articoli si percepiva la paura e lo scoraggiamento per la malattia, non smetteva mai di ironizzare sulle sue condizioni e di raccontare i suoi hobby.
Il tumore non è di quelli che lasciano molte speranze ma il giornalista inizia le cure che gli propongono i suoi medici, con fiducia e dedizione. I successivi controlli vanno bene, il tumore risponde alla terapia, è un'ottima notizia, le sue dimensioni diminuiscono e così anche i disturbi, Mike sta bene e non può lamentarsi delle sue condizioni generali.
Finiti i primi cicli di chemioterapia l'appuntamento è per i prossimi controlli, l'estate passa bene e così anche l'autunno, Mike è in forma.

Passa qualche mese, la TAC fatta alla fine del 2011 portava brutte notizie, il tumore sembra tornato alla carica. Le sue dimensioni sono ancora minori di quelle iniziali, lo stato di salute generale è buono, non ci sono sintomi particolari ma il medico gli comunica che la sua malattia ricomincia a progredire.
Come scrive Mike nel suo blog, a questo punto il medico gli propone una nuova chemioterapia con due farmaci diversi dai primi, ce la può fare, anche se molto grave il tipo di tumore sembra rispondere bene alle cure e sperare in un miglioramento o almeno in una sopravvivenza più prolungata è una speranza reale. Mike ha un ripensamento, riflette e si trova davanti ad un bivio, lo scrive egli stesso:
So I now have two treatment options: either chemotherapy with a different drug, Docetaxel or a tablet called Erlotinib (trade name Tarceva). Actually there is a third option: to shun the conventional medical approach and keep going with my many complementary methods and with diet and exercise.

"(trad.) Così ora ho due possibilità di cura: ancora chemioterapia con un farmaco diverso, il Docetaxtel o una compressa che si chiama Erlotinib (nome commerciale Tarceva). In realtà c'è una terza opzione: rifiutare la terapia convenzionale ed iniziare con i miei tanti metodi alternativi e con dieta ed esercizio."
Il medico lascia Mike libero di scegliere, senza forzature né discorsi paternalistici e Mike decide: nessuna chemioterapia, dice "da quello che ho letto non ha molta efficacia e presenta tantissimi effetti collaterali, tanta stanchezza e soprattutto non mi piace il fatto che colpisca anche le cellule sane, rendendoti incapace di resistere alla malattia".
Mike si dice disposto a considerare la possibilità di ricorrere alla compressa di Docetaxtel ed ha firmato il consenso per una terapia sperimentale, se dovesse notare che la sua scelta non portasse i risultati sperati potrà sempre cambiare di nuovo direzione.
La decisione del giornalista deriva soprattutto dalla lettura di un libro "Cancer Concerns" che lo ha colpito. Secondo l'autore del testo i medici tendono a "rimuovere il cancro" quando invece questo è un processo nel quale la malattia è solo l'ultimo passo. Per tanti anni, processi biochimici e psicologici predispongono al cancro che poi si manifesta, così è semplice guarirlo risolvendo questi problemi e facendoli regredire. La cura del tumore è basata su una dieta che "affama" il cancro, aggiungendo enzimi, vitamine e vegetali. Si tratta dell'ennesimo libro spazzatura che mescola medicina (poca) e filosofia (troppa) illudendo chi è colpito da una grave malattia di poterla sconfiggere con mezzi inadeguati, non provati ed inutili.

La decisione è presa però ed è irrevocabile.

Mike aggiorna i suoi lettori tramite il blog e tra alti e bassi racconta anche delle sue attività più leggere, come dei suoi momenti di scoraggiamento. I sintomi si fanno più gravi, compare la stanchezza, la tosse, la difficoltà a compiere sforzi ma non demorde, la sua determinazione è fondamentale.
"Ho più tempo libero" dice Mike e così si abbandona a letture sul tema che sta "invadendo" la sua vita. Tra gli altri lo colpisce un libro di un'infermiera, Marion Dias, "Come fare sparire il cancro?" tanto da volerlo recensire nel suo sito.
La Dias si dice "autoguarita" per mezzo di "autoipnosi, energia e programmazione linguistica". La donna scrive nel libro che la parola "cancro" è negativa, bisogna così riprogrammarla e pronunciarla al contrario, "orcnac", così da "invertirne" gli effetti. Allucinante.
Ancora una volta, affidarsi a fonti non scientifiche, distoglie una persona dalle possibilità reali di cura.
Tra gli altri concetti, nel libro, se ne trovano alcuni che abbiamo conosciuto in questi anni di ciarlataneria: i conflitti di tutta la vita si pagherebbero con la malattia, dieta strettissima senza zuccheri, farine e carne, abbondanza di frutta e verdura. Solo così si può guadagnare l'autoguarigione e Mike ci crede.

Il libro che ha convinto Mike a seguire la "cura" alternativa. "Come fare sparire un cancro in un mese senza cure mediche".

A gennaio 2012, subito dopo la notizia del medico, Mike ha già iniziato la sua "cura".
Vegetali in quantità accompagnati da origano ed aglio, divieto per zuccheri, carne, pasta, pane, riso e farinacei. Dieta quasi totalmente crudista, enzimi pancreatici in quantità, succhi di frutta ed altro.

In fondo, dice, sta anche bene, non ha grossi sintomi e forse la tosse è anche un po' migliorata.
Dopo un anno dalla diagnosi e 4 mesi dall'inizio della "cura" alternativa Mike è orgoglioso: condizioni buone, sintomi scarsi, tanto da permettersi lunghe passeggiate e persino allenamenti in bicicletta (che fanno parte della "cura"), ora aggiunge anche l'omeopatia.
Resta la tosse, forse migliorata ma sempre presente ed il peso, ancora non è riuscito a recuperare quello originale. Invia i suoi esami in giro per il mondo chiedendo ad altri centri alternativi di inviargli novità su eventuali altre cure e consigli. Pensandoci bene anche la forza fisica e la resistenza sono sotto tono e così qualsiasi cosa possa aiutarlo è benvenuta, anche se la cura continua, Mike, dice, ha troppe cose da fare per lasciarsi andare così.
Purtroppo il morale di Mike crolla nelle settimane successive. I sintomi peggiorano e così sono necessari alcuni ricoveri per risolverli, Mike non è certo contento ma la sua fiducia nella cura alternativa è totale: lo scrivono quelle persone nei libri e se vuoi puoi autoguarirti, Mike lo vuole.

Ad inizio settembre 2012 il giornalista è a casa sua, aiutato da una volontaria del servizio malati terminali della sua contea. Non riesce più a scendere al piano di sotto, definisce le scale che lo separano dall'ingresso di casa "un Everest insormontabile", ha bisogno dell'ossigeno, della sedia a rotelle e della morfina. Accetta tutto ma per quanto possibile chiede ai suoi famigliari di non negargli l'alimentazione che stava seguendo. Purtroppo in pochi giorni gli è impossibile proseguirla, compare la difficoltà ad alimentarsi e persino a bere.

Il 22 settembre Mike muore.

Questa storia è molto simile a quella di Steve Jobs che ha cercato nelle cure alternative una guarigione impossibile.
Per noi Mike non era un personaggio noto ma un essere umano con un problema di salute, per gli inglesi era un importante e conosciuto reporter che aveva scelto di condividere con tutti le sue emozioni. Non possiamo sapere con sicurezza se seguendo le cure proposte dall'ospedale Mike fosse vissuto di più, se si sarebbe potuto godere famiglia, amici e vita ancora per qualche mese o per anni, nessuno può dirlo anche se con molta probabilità le cure gli avrebbero assicurato una sopravvivenza maggiore, ma per l'ennesima volta si veda come le promesse di quei libri, dei ciarlatani e dei guaritori sono illusioni inutili, soprattutto quando distolgono i malati dalle cure provate. Quando la medicina non può guarire una persona lo dice e si può tentare, fare qualcosa, godere degli affetti per un tempo prolungato ma chi racconta di guarigioni miracolose, veloci, indolori, sicure, sta semplicemente barando.
La malattia di Mike ne è una prova crudele, morire a 4 mesi dall'inizio della nuova "cura" è esattamente quello che succede se non si fa nulla. Cosa ci ha guadagnato se non illusione ed imbroglio?
Cura alternativa=Assenza di trattamento, è quello che capita sempre.

Non dite mai nemmeno "che male vuoi che faccia", fa tanto male morire senza aver tentato il possibile, dico sempre che lasciare se stessi o i propri cari nelle mani dei ciarlatani è il peggiore insulto alla dignità ed all'umanità di chi vogliamo bene, se esiste una possibilità questa è nelle cure provate, nella medicina, solo in questo modo possiamo donare a chi ci sta vicino, l'ultimo regalo: la speranza, e questa non risiede certo in una dieta, un bicarbonato o una pozione miracolosa.

Alla prossima.

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