So benissimo che la cultura scientifica non è diffusissima, so anche che molti argomenti medici sono di difficile comprensione.
Ma credo che ci sia un livello "base" dal quale bisogna partire.
Se fossimo al punto di dover spiegare che l'uomo per vivere deve respirare, lo sforzo di chi spiega la medicina o divulga la scienza sarebbe immane (e probabilmente inutile).
In queste settimane, nel contesto dell'informazione (eccessiva, ripetitiva, contrastante, confondente) sul Coronavirus, uno degli argomenti più letti è quello dei vaccini. Se ne parla tanto, in passato se ne è parlato e se ne parlerà, siamo solo in una pausa temporanea, in fondo i complotti sul Coronavirus crescono sullo stesso terreno fertile della pseudoscienza e ciarlataneria che con le bufale sui vaccini si nutre allegramente.
Ho un po' abbandonato l'argomento vaccini perché ha assunto anche un aspetto politico e ogni parola, opinione, ogni fatto, è spesso usato per appoggiare una o l'altra fazione in gioco. Cosa molto antipatica se si parla di salute della persona.
Ma credo che ci sia un livello "base" dal quale bisogna partire.
Se fossimo al punto di dover spiegare che l'uomo per vivere deve respirare, lo sforzo di chi spiega la medicina o divulga la scienza sarebbe immane (e probabilmente inutile).
In queste settimane, nel contesto dell'informazione (eccessiva, ripetitiva, contrastante, confondente) sul Coronavirus, uno degli argomenti più letti è quello dei vaccini. Se ne parla tanto, in passato se ne è parlato e se ne parlerà, siamo solo in una pausa temporanea, in fondo i complotti sul Coronavirus crescono sullo stesso terreno fertile della pseudoscienza e ciarlataneria che con le bufale sui vaccini si nutre allegramente.
Ho un po' abbandonato l'argomento vaccini perché ha assunto anche un aspetto politico e ogni parola, opinione, ogni fatto, è spesso usato per appoggiare una o l'altra fazione in gioco. Cosa molto antipatica se si parla di salute della persona.
Però tra una discussione e l'altra c'è stato qualcosa che mi ha colpito: l'aver letto ripetutamente e da diverse persone frasi come "perché non ammettete che i vaccini possono essere pericolosi?" o "inutile negare che i vaccini non sono sicuri al 100%!". Ecco, frasi come queste mi fanno riflettere. Perché io parlo di "antigeni" o "epidemiologia" cercando di renderli termini alla portata di tutti ma c'è chi ancora non ha le minime basi del pensiero logico, non in medicina ma proprio nella vita. C'è stato chi ha realizzato video e chi ha annunciato, stupito, che in un documento statunitense è scritto che i vaccini possono danneggiare chi li fa.
La frase "il vaccino può essere pericoloso" è qualcosa di banale, ovvio e scontato.
Qualcuno di voi usa questi argomenti? Mi sapreste indicare qualcosa di "non pericoloso al 100%"? Le spiegazioni utili alle persone devono partire da concetti come "non esiste nulla di non pericoloso sulla faccia della Terra"?
Perché se così fosse, veramente, mi ritroverei a fare marcia indietro su tante cose. L'altro giorno poi, accanto ad una frase del genere, una signora, giovane, una mamma, diceva più o meno "se solo i medici ammettessero, quando vaccinano, che ci possono essere dei rischi, elencandoli e spiegandoli così da farci decidere, saremmo più contenti!".
Anche questa frase è discutibile. Ovvio che serve onestà, trasparenza e chiarezza quando si parla di salute e si somministra una terapia. È però altrettanto ovvio che certi concetti non sono alla portata di tutti. C'è di più: sono concetti talmente delicati e particolari che anche parlarne è difficile e, se fatto nel modo sbagliato, diventerebbero un serio problema. Per questo il concetto di "rischio", già difficile da capire e percepire, è spesso difficilissimo da comunicare.
Per questo esistono studi sulla "comunicazione del rischio", perché non è facile parlarne, discuterne, spiegarlo e capirlo. Fare, esistere, vivere, è pericoloso.
Anche non fareè pericoloso: non fare un antibiotico, se serve, può danneggiarci, non fare un vaccino può esporci a malattie infettive che possono causare sofferenze, dolore, menomazioni, morte.
Chi gioca sul termine "pericoloso" consapevolmente, quindi, vuole giocare con le parole.
Facciamo un esempio.
Anche questa frase è discutibile. Ovvio che serve onestà, trasparenza e chiarezza quando si parla di salute e si somministra una terapia. È però altrettanto ovvio che certi concetti non sono alla portata di tutti. C'è di più: sono concetti talmente delicati e particolari che anche parlarne è difficile e, se fatto nel modo sbagliato, diventerebbero un serio problema. Per questo il concetto di "rischio", già difficile da capire e percepire, è spesso difficilissimo da comunicare.
Per questo esistono studi sulla "comunicazione del rischio", perché non è facile parlarne, discuterne, spiegarlo e capirlo. Fare, esistere, vivere, è pericoloso.
Anche non fareè pericoloso: non fare un antibiotico, se serve, può danneggiarci, non fare un vaccino può esporci a malattie infettive che possono causare sofferenze, dolore, menomazioni, morte.
Chi gioca sul termine "pericoloso" consapevolmente, quindi, vuole giocare con le parole.
Facciamo un esempio.
Dovete sottoporvi ad un intervento. È assolutamente giusto, corretto e trasparente esporvi le possibilità di riuscita, le possibili complicazioni, insuccessi e problemi, non per niente esiste il consenso informato. Ma come prendereste un medico che vi dicesse: "guardi signore, l'intervento che lei farà tra un mese è abbastanza semplice ma, in una piccola percentuale di casi, si resta paralizzati o si muore per emorragia. Bisogna anche aggiungere i rischi dell'anestesia e la possibilità di coma profondo. La informo inoltre che l'allergia e lo shock anafilattico, mortale, sono sempre in agguato, nello 0,8% dei casi poi, l'intervento è un completo insuccesso".
Ecco. Questi sono argomenti, espressi in modo più tecnico, contenuti nel consenso informato che ogni persona firma in ospedale quando deve sottoporsi a una cura.
Questo medico non vi ha detto una bugia, non ha nemmeno, in fondo, esagerato. Ha esposto freddamente, tecnicamente, una lista di complicazioni possibili, a volte più rare altre no, però reali, che possono avvenire, avvengono e spesso non sono prevedibili. Nessun medico sano di mente potrà dire "questo intervento chirurgico è sicuro al 100%" o "questa cura funziona nel 100% dei casi", questo è linguaggio da ciarlatani ma prima di tutto da persone scollegate dalla realtà Le informazioni bisogna darle ma realistiche, appunto, non esaltanti.
Questo medico non vi ha detto una bugia, non ha nemmeno, in fondo, esagerato. Ha esposto freddamente, tecnicamente, una lista di complicazioni possibili, a volte più rare altre no, però reali, che possono avvenire, avvengono e spesso non sono prevedibili. Nessun medico sano di mente potrà dire "questo intervento chirurgico è sicuro al 100%" o "questa cura funziona nel 100% dei casi", questo è linguaggio da ciarlatani ma prima di tutto da persone scollegate dalla realtà Le informazioni bisogna darle ma realistiche, appunto, non esaltanti.
Il consenso informato spesso contiene tutte queste informazioni, ci sono persone che addirittura non lo vogliono leggere per non "impressionarsi", altre che lo leggono velocemente per lo stesso motivo, c'è chi invece lo legge e pretende maggiori spiegazioni e magari si "stressa", insomma, ognuno agisce a modo suo. Questo è il problema, ognuno agisce a modo suo, non solo tra chi si sottopone alla terapia ma anche a chi la terapia la somministra (il medico, l'infermiere). Non tutti sanno spiegare, non tutti sanno parlare, nessuno insegna agli studenti di medicina la "comunicazione", spesso tutto dipende dal carattere personale. Non solo. Anche dall'altro lato, da quello del paziente, le cose sono molto soggettive: c'è chi capisce benissimo i motivi di quella lista, che sa che qualsiasi atto umano, a maggior ragione un atto medico, può essere rischioso, che si decide in base ad un rapporto rischi benefici e che moltissime volte siamo noi che percepiamo i rischi in base alle nostre esperienze. La vita non è mai, per definizione, sicura al 100%, così tutto ciò che ne consegue, dai nostri atti quotidiani alla medicina.
Per la maggioranza di noi andare in automobile (affrontare anche un viaggio di parecchie ore) è un gesto assolutamente normale e poco rischioso, tanto siamo abituati a farlo. Eppure l'automobile è un mezzo di locomozione molto rischioso, con il quale si possono avere gravi conseguenze. Gli incidenti stradali gravi sono infatti moltissimi, solo in Italia in un anno avvengono 174.000 incidenti della strada, sia da conduttori che da pedoni, spesso con gravissimi danni, anche letali.
L'automobile inoltre, pur essendo molto utile, non è un oggetto "salvavita" e neppure insostituibile. Non migliora lo stato fisico (anzi, se proprio volessimo analizzare vantaggi e svantaggi potremmo dire che l'auto danneggia il singolo e la comunità, inquina, sporca, aumenta la vita sedentaria).
Eppure sono pochissime le persone che rinunciano alla gita in macchina. In mezzo al traffico cittadino passeggiamo, respiriamo, mangiamo. Lasciamo circolare anche i nostri bambini, a volte piccolissimi...quanti se ne vedono.
Ecco la percezione del rischio.
Secondo voi il rischio di avere un incidente domestico (caduta, ustione, folgorazione...) è alto? Basso? Quanto rischia una persona lavorando a casa?
Avete risposto? Bene, il rischio è definito molto basso: 1/28000 in un anno (su 28.000 persone una ha un incidente grave a casa). Ci sono rischi molto più alti, per esempio quello di venire colpiti da un tumore (1/12000) o di morire avvelenati (1/3300). Lo avreste mai detto?
Succede perché a casa abbiamo sempre una miriade di piccoli incidenti e ci sembra molto probabile possa succedere qualcosa di più grave.
Ecco la percezione del rischio.
Secondo voi il rischio di avere un incidente domestico (caduta, ustione, folgorazione...) è alto? Basso? Quanto rischia una persona lavorando a casa?
Avete risposto? Bene, il rischio è definito molto basso: 1/28000 in un anno (su 28.000 persone una ha un incidente grave a casa). Ci sono rischi molto più alti, per esempio quello di venire colpiti da un tumore (1/12000) o di morire avvelenati (1/3300). Lo avreste mai detto?
Succede perché a casa abbiamo sempre una miriade di piccoli incidenti e ci sembra molto probabile possa succedere qualcosa di più grave.
Al contrario non percepiamo come "evidente" un rischio come quello della poliomielite. Non vediamo più gruppi di bambini zoppi o con le gambe deformate. I tanti bambini affetti negli anni passati oggi hanno strumenti per vivere meglio. Non necessitano di "polmoni d'acciaio" o stampelle o voluminosi respiratori. Così come per altre malattie come il morbillo. Quante volte si sente dire "io ho avuto il morbillo eppure sono ancora qui". Ma è ovvio, chi è "ancora qui" può dirlo chi "non c'è più" non potrà raccontarlo, che senso ha una considerazione del genere? Eppure il morbillo non è una malattia così banale, può uccidere, può causare encefaliti, persino a distanza di tanti anni, con la temutissima PESS (Panencefalite Subacuta Sclerosante).
Non vediamo schiere di morti, file di bambini colpiti da encefalite perché oggi il morbillo è molto più raro rispetto al passato. Così la rosolia congenita. Ancora oggi ci sono i "figli della rosolia", la "banale" malattia che, se colpisce in gravidanza, causa cecità, sordità, malformazioni. Per evitare queste malattie, quasi sempre incurabili, serve una puntura. Si stimola l'organismo a produrre anticorpi proprio contro quel virus o batterio e così se ne fossimo colpiti potremmo combatterlo efficacemente.
Chi non direbbe sì ad una cosa del genere? Si chiama vaccino, la offrono gratis tutte le regioni italiane, non è fantastico?
Chi rifiuterebbe una protezione così efficace, semplice, economica, per i propri figli?
Che senso ha fare soffrire i bambini per evitare una puntura?
Che senso ha fare soffrire i bambini per evitare una puntura?
Ma la puntura ha tanti rischi?
In realtà no, ne ha pochissimi, sappiamo per esperienza e per scienza, che la "puntura" del vaccino causa molto raramente dei problemi e, quando li causa, sono quasi sempre di breve durata e gravità.
In realtà no, ne ha pochissimi, sappiamo per esperienza e per scienza, che la "puntura" del vaccino causa molto raramente dei problemi e, quando li causa, sono quasi sempre di breve durata e gravità.
E se un rischio gravissimo, persino la morte (ammettiamo) per shock anafilattico fosse causata proprio a nostro figlio?
Ma se ragionassimo così non vivremmo più! Anche questo è ovvio e mi stupisco che bisogna spiegarlo ogni volta. Si tratterebbe di una discussione che non porta a nulla (anche perché la prima risposta, la più ovvia, sarebbe "e se la morte fosse causata dal morbillo proprio a nostro figlio?").
Ma se ragionassimo così non vivremmo più! Anche questo è ovvio e mi stupisco che bisogna spiegarlo ogni volta. Si tratterebbe di una discussione che non porta a nulla (anche perché la prima risposta, la più ovvia, sarebbe "e se la morte fosse causata dal morbillo proprio a nostro figlio?").
D'altronde, forse rinunciamo alla macchina perché ci sono tanti incidenti mortali?
Rinunciamo al mare d'estate perché l'annegamento dei bambini è molto frequente?
Rinunciamo al pane o alla mozzarella perché il soffocamento mortale dei bambini è causato spessissimo da questi alimenti?
E chi mangia mozzarella con piacere "dovrebbe vergognarsi perché c'è chi è morto soffocato dalla mozzarella"?
No. Non lo facciamo perché si vive. Sopravviviamo ogni giorno a possibili rischi e problemi. Qualsiasi nostro gesto è un potenziale rischio e, se li volessimo evitare tutti non servirebbe nemmeno stare chiusi a casa immobili (perché un terremoto potrebbe seppellirci ed ucciderci).
Vivere con la paura dei "rischi" è paranoia, non è vita.
Decidiamo invece ogni nostro gesto in base al beneficio che ci procura, rispetto al rischio. Nessuna delle cose che vi ho elencato prima sarebbe "insostituibile" per la vita, dall'auto alla mozzarella ci sono sempre delle alternative (anch'esse rischiose, ovviamente). I vaccini invece possono salvare la vita, non hanno alternative, non esiste un "vaccino diverso": quello è, scegliamo se approfittarne o meno.
Se i medici che vaccinano vi elencassero tutti i possibili (da quelli più frequenti a quelli più rari) effetti collaterali, eventi avversi segnalati, sospettati, avvenuti, voi cosa fareste?
Quali mezzi avete per giudicare uno o l'altro effetto collaterale?
Quali mezzi avete per giudicare uno o l'altro effetto collaterale?
Cosa decidereste se un effetto avvenisse nel 2% dei casi? E se avvenisse nel 0,3%?
La trasparenza e la correttezza nella comunicazione sono fondamentali e giusti. Una volta il medico era un "saggio", esisteva la medicina "paternalistica": "fai questa cosa perché te lo dico io che sono un medico". Oggi non si usa più. Vogliamo essere tutti (giustamente) informati, tutti (giustamente) avvertiti. Ma cosa ci facciamo con quelle informazioni se non abbiamo i mezzi per usarle?
La trasparenza e la correttezza nella comunicazione sono fondamentali e giusti. Una volta il medico era un "saggio", esisteva la medicina "paternalistica": "fai questa cosa perché te lo dico io che sono un medico". Oggi non si usa più. Vogliamo essere tutti (giustamente) informati, tutti (giustamente) avvertiti. Ma cosa ci facciamo con quelle informazioni se non abbiamo i mezzi per usarle?
Esattamente quello che faremmo conoscendo le reazioni vincolari del ponte sul quale sta passando la nostra macchina. Esattamente nulla. Sarebbe una questione di trasparenza, di correttezza che però, all'atto pratico, non sapremmo usare, decideremo in base alle emozioni, non in base a valutazioni oggettive. Se poi qualcuno (magari incompetente) ci ficca in testa che quelle reazioni vincolari sarebbero troppe, potrebbe allarmarci o crearci un'ansia inutile ed immotivata impedendoci di prendere un ponte che potrebbe farci arrivare prima alla meta. Anche i ponti crollano ma nessuno di noi prende un elicottero per sorpassarli perché anche l'elicottero può cadere e costa molto di più, meglio il ponte: cade raramente, è utile, semplice, economico, pratico.
Allora, forse, il problema è più a monte e dovrebbero essere le persone a fare un passo indietro.
Se è giusta e doverosa la correttezza e la trasparenza, è altrettanto doveroso che ognuno torni a fare il proprio lavoro. Se un competente in un certo campo (vaccini? Allora i medici) dice che quel gesto è utile, crediamoci. La mentalità del sospetto, del complotto, dell'ansia a tutti i costi, non serve a nessuno, né al singolo (nostro figlio che dovrà essere protetto dalle malattie) né alla comunità (se tutti sospettassimo di tutti gli altri sarebbe la guerra civile). L'uomo è progredito perché ha saputo costruire un sistema di aiuto vicendevole nel quale ognuno si è occupato di un campo in particolare. Il medico cura, l'ingegnere costruisce, il governante fa le leggi, il cuoco cucina e così via. La fine della civiltà sarebbe quella che prevedesse un medico che costruisca ponti ed un ingegnere che operi i malati.
Se la comunità medica dice che conviene vaccinare, facciamolo.
Il mio ragionamento vi sembra tanto strano e rivoluzionario?
A me sembra ovvio ed elementare.
Se la comunità scientifica consiglia di vaccinare, vacciniamoci. Se qualcosa non andasse per il verso giusto non è colpa di chissà quale mistero o complotto galattico, è "colpa" della vita. Esattamente come quando inciampiamo per strada, ci rompiamo un osso o ci ammaliamo.
A me sembra ovvio ed elementare.
Se la comunità scientifica consiglia di vaccinare, vacciniamoci. Se qualcosa non andasse per il verso giusto non è colpa di chissà quale mistero o complotto galattico, è "colpa" della vita. Esattamente come quando inciampiamo per strada, ci rompiamo un osso o ci ammaliamo.
L'avvento dell'aeroplano ha rivoluzionato la storia dell'umanità: grazie ad esso viaggiare è oggi un gesto facilissimo, in poche ore riusciamo a raggiungere posti che fino a pochi anni fa ci venivano solo raccontati dagli esploratori.
Il lavoro, il divertimento, la cultura, si raggiungono con relativamente pochi soldi e tempo, è una possibilità fantastica. Eppure gli aerei cadono, raramente ma cadono. Restano tra i mezzi più sicuri che esistano solo che quando c'è un incidente fa molto rumore perché uccide molte persone in un momento solo.
Sono le persone che muoiono in un mese in Italia per incidenti stradali, ogni mese. Nel 2016 in Italia sono morte 3428 persone in seguito ad incidente stradale, quasi 247.000 feriti. Questo significa che in Italia, ogni mese, muoiono in media 285 persone.
Nel mondo (in tutto il mondo!) nel 2016 sono avvenuti 20 incidenti aerei che hanno causato 417 morti.
In un anno quindi abbiamo avuto in tutto il mondo meno morti di quelli che avvengono in Italia in due mesi per incidenti automobilistici.
Sono le persone che muoiono in un mese in Italia per incidenti stradali, ogni mese. Nel 2016 in Italia sono morte 3428 persone in seguito ad incidente stradale, quasi 247.000 feriti. Questo significa che in Italia, ogni mese, muoiono in media 285 persone.
Nel mondo (in tutto il mondo!) nel 2016 sono avvenuti 20 incidenti aerei che hanno causato 417 morti.
In un anno quindi abbiamo avuto in tutto il mondo meno morti di quelli che avvengono in Italia in due mesi per incidenti automobilistici.
Che dite, andare in macchina è sicuro?
Volare?
Volare?
Quale delle due cose è "sicura al 100%?"
Quale delle due cose è "sufficientemente sicura"?
Quando guidate la macchina ripassate mentalmente i rischi potenziali che potete incontrare?
Gradireste, prima di salire in aereo, un'hostess che vi elencasse i potenziali rischi dell'andare in aereo?
Gradireste, prima di salire in aereo, un'hostess che vi elencasse i potenziali rischi dell'andare in aereo?
![]() |
La trasparenza, il buon senso, i rischi della vita. |
Sappiamo che l'aereo ha dei rischi, sappiamo che, se arriva la complicanza potrebbe pure essere molto grave ma sappiamo anche che è rara, che ne vale la pena, che l'alternativa ha un rischio maggiore. Per questo scegliamo l'aereo.
Tranne fobia, tranne se abbiamo paura di voltare, succede e ci assumiamo la responsabilità di un rischio maggiore.
Possiamo concludere dicendo che noi esseri umani abbiamo l'abitudine di misurare le cose non secondo la realtà ma secondo la percezione. Questo succede perché dobbiamo sopravvivere e spesso le nostre scelte, più che razionali, sono dettate da "smania" di sfuggire agli eventi che reputiamo pericolosi o rischiosi per la nostra sopravvivenza. Tendiamo a sovrastimare i piccoli rischi (perché non li conosciamo e ne abbiamo paura) e sottostimare quelli grandi (perché spesso "quotidiani" e quindi più abituali).
Se chiedessi: è più pericoloso il lavoro del pompiere o quello del camionista?
Per qualcuno sarà sorprendente sapere che i pompieri rischiano la morte (10,6 morti su 100.000 pompieri per ogni anno) molto meno dei camionisti (44,8/100.000 ogni anno). E sapete qual è il rischio di morte per viaggio aereo? In un anno muoiono 0,15 persone su 100.000 viaggiatori. Chi l'avrebbe mai detto?
Il rischio è insito nella nostra vita e non esiste il "rischio zero".
E nella percezione del rischio (fior di studi sull'argomento) entrano in gioco diversi fattori, persino la cultura personale e le esperienze di ognuno di noi.
Se pensiamo di poter controllare il rischio, lo percepiamo come meno grave di chi pensa di non poterlo gestire. Un evento drammatico che causa molte vittime in poco tempo (un terremoto?) è percepito come più pericoloso di un altro che ne causa centinaia di volte di più ma in tanto tempo (il fumo di sigaretta?), un evento che causa paura (morire annegati) è percepito come molto più rischioso di quello che non temiamo (bere alcol), insomma il rischio ha dei fattori precisi, siamo noi ad adeguarli alla nostra vita.
Considerando quindi che è la vita stessa il primo fattore di rischio per la morte, forse conviene fare, per le scelte importanti, quel passo indietro al quale accennavo prima, affidarsi alle parole delle persone più competenti, fare ciò che ha evidenza di essere più sicuro ed utile e lasciare stare i terrorismo, le paure, le ansie e le fobie che sono inculcate nella mente da chi, furbescamente, ha spesso qualcosa da guadagnarci. Non a caso chi insinua dubbi e paure a proposito di vaccini ha una "sua" medicina (omeopatia, rimedi per i "danni da vaccini", test per diagnosticare questi danni), vende un prodotto.
Non è contro i vaccini, è stupido esserlo ma a favore di se stesso, cosa furbissima. Non a caso, anche il più "alternativo" dei ciarlatani, se sta male corre in ospedale e non ho mai visto un omeopata o un agopuntore rifiutare l'anestesia per usare le medicine che lui prescrive ai suoi pazienti.
Alla prossima.