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Storia della medicina: Hahnemann, dal caffè alla psora.

Samuel Hahnemann nacque in Sassonia nel 1775, colto ed ambizioso studiò medicina nonostante non facesse parte della classe ricca del suo paese e per questo fu costretto a frequenti spostamenti da una città all'altra per mantenersi agli studi e trovare un'università che non costasse troppo. Si iscrisse alla massoneria e cominciò ad interessarsi di chimica traducendo testi scientifici e sfruttando la sua conoscenza di diverse lingue. La scarsità di mezzi della medicina di quell'epoca (praticamente agli inizi) lo indusse ad abbandonare l'attività di medico per intraprendere quella di chimico e traduttore e fu proprio in occasione di un suo lavoro che approfondì le conoscenze relative alla malaria, una malattia diffusissima all'epoca e dovuta soprattutto agli ambienti malsani e poco igienici nei quali viveva la gran parte della popolazione europea. La malaria aveva un solo rimedio "riconosciuto", il chinino, estratto dalla corteccia dell'albero di china. Oggi sappiamo che questa sostanza, un alcaloide, distrugge letteralmente il protozoo che causa la malaria (che si chiama Plasmodio) perchè direttamente tossico (e lo è anche per l'uomo).
In quegli anni la sua azione era sconosciuta e le teorie relative al suo meccanismo d'azione si sprecavano. Chi sosteneva che la sua efficacia fosse dovuta ad un'azione "tonificante" e chi per mezzo di una sorta di disintossicazione. Un altro medico sosteneva che era l'azione astringente sullo stomaco ad essere fatale per il parassita. Hahnemann leggendo questa teoria non si mostrò convinto: erano tante le sostanze "astringenti" (compresi molti agrumi) che non miglioravano i sintomi della malattia. L'efficacia del chinino quindi doveva risiedere in un altro meccanismo.

Provò allora a sperimentare egli stesso la sostanza, ne assunse quantitativi crescenti fino a quando non fu preso da una febbre molto alta accompagnata da brividi, causata dall'azione tossica della sostanza. Fu un'illuminazione: febbre e brividi erano due tra i sintomi principali della malaria. La conclusione fu immediata: per curare una malattia bisogna utilizzare qualcosa che ne riproduce i sintomi. Nacque l'omeopatia.

Il simile cura il simile: prima legge dell'omeopatia.

E' chiaro che si tratta di un'intuizione elementare, grezza, ma a quei tempi i mezzi degli scienziati e le "sperimentazioni" erano molto limitati e così ci si accontentava dell'intuito di poche persone.
Hahnemann si rese presto conto che le dosi di chinino che gli avevano procurato la febbre simile alla malaria erano troppo elevate, tossiche e rischiavano di uccidere piuttosto che di guarire. Passò quindi ad una seconda fase (senza aver dimostrato la prima che ormai riteneva corretta). Per eliminare gli effetti negativi delle sostanze da prescrivere bastava diluirle il più possibile per renderle inoffensive; davanti all'obiezione di alcuni suoi colleghi che gli fecero notare l'assenza della sostanza di origine nei suoi preparati Hahnemann sosteneva che battere per cento volte su un tappeto di crine di cavallo (qualcuno poi sostituì il tappeto con una Bibbia) i flaconi con la medicina, attivava il principio attivo rendendolo efficace (naque così la "succussione", lo scuotimento dei preparati omeopatici praticato ancora oggi). Fu però evidente che l'eccessiva diluizione di queste sostanze, se non poteva essere rischiosa per il malato, risultava anche del tutto inefficace.
Per curare le malattie quindi il rimedio del "simile" deve essere diluito diverse volte ed agitato decine di volte: seconda legge dell'omeopatia.

Ma la medicina in quegli anni era tutt'altro che efficace: agli albori senza antibiotici, disinfettanti, strumentario e microscopi era molto più rassicurante assumere un composto senza alcun effetto che sottoporsi alle torture previste dalla medicina dell'ottocento, dal salasso (prelievo di abbondante sangue mediante piccole lame o sanguisughe) all'amputazione dell'arto malato (per una "semplice", oggi, infezione), dal fuoco vivo per cauterizzare le ferite aperte all'assenza dell'anestesia, essere malato in quegli anni significava soffrire senza appello e morire nella quasi totalità dei casi. Nel 1803 il medico tedesco pubblicò un trattato nel quale considerava il caffè quale causa della maggioranza delle malattie (le ulcere, la costipazione, l'insonnia, le malattie polmonari, gli ascessi, le carie e tante altre), teoria che gradualmente abbandonò.

Hahnemann conobbe così una certa notorietà, i suoi rimedi erano "dolci", senza effetti collaterali, indolori ed i pazienti se gravi morivano lo stesso e se non gravi...guarivano. Di fronte aveva centinaia di malati che, sottoponendosi ai rimedi della medicina dell'epoca, compresi veleni come l'arsenico o i vapori di mercurio, non miglioravano i loro disturbi.
Uno dei punti di forza di questa "nuova medicina" era la cura con la quale doveva essere analizzato il malato: bisognava ascoltarne la voce, osservarne il viso, l'epressione, toccargli la pelle e sentirne la temperatura, un sollievo per i malati del 1800 che quasi sempre dopo essere stati contagiati da una malattia venivano messi in quarantena, isolati ed abbandonati dalla stessa famiglia.
Poca concorrenza quindi, Hahnemann rappresentava ciò che la medicina di quel tempo non offriva, per capire il livello "scientifico" dell'epoca basti pensare che vi erano scuole di pensiero che credevano alla "generazione spontanea" (ovvero la vita che nasce dal nulla, idea che fu smentita da un noto esperimento sulle mosche che nascevano "spontaneamente" dalla carne).

Nel 1810 il medico tedesco pubblicò l'Organon, il libro sacro degli omeopati seguito pochi anni dopo dalla "Materia medica", librone nel quale il tedesco descriveva i sintomi legati al corrispondente rimedio omeopatico, per classificarli propinava agli allievi della sua scuola omeopatica il rimedio e questi gli riferivano cosa provavano subito dopo. Un metodo (oggi chiamato "proving") come si può comprendere, assolutamente soggettivo, incontrollabile e senza alcun significato medico, ognuno riferiva il sintomo accusato senza alcun controllo nè plausibilità. Le polemiche negli ambienti medici non mancavano ma l'oggettiva mancanza di successo nella maggioranza delle malattie da parte dei medici dell'epoca consentirono ad Hahnemann di conservare una nutrita schiera di ammiratori che andavano aumentando con il tempo. A lui si rivolgevano anche i benestanti e rappresentanti della nobiltà fino a quando alcuni incidenti (la morte di vari pazienti ed infine quella di un eroe di guerra molto noto) lo indussero a cambiare nuovamente città per fuggire da chi lo criticava aspramente.
Fu nel 1820 che il medico tedesco annunciò di aver scoperto la causa di tutte le malattie che secondo lui erano da imputare ai cosiddetti "miasmi", quattro entità invisibili (sifilide, tubercolosi, sicosi e psora) che si spandevano nell'atmosfera causando tutte le malattie, in quel momento abbandonò l'idea del caffè quale causa di tutti i mali anche se ne continuò a studiare le proprietà.  L'idea di partenza dello scienziato tedesco non si discostava dalle superstizioni dell'epoca: per "espellere" il male bisognava "buttarlo fuori". Per questo motivo le varie sostanze per curare erano scelte in base a ciò che provocavano sul corpo: una febbre, una reazione cutanea o la tosse, erano solo sintomi del male che "veniva in superficie". In realtà questi erano gli effetti tossici delle varie sostanze provate da Hahnemann che potevano essere evitati in un solo modo: diluendole talmente tanto che non esistessero più.
Nasce così l'omeopatia.
Criticata aspramente dai medici dell'epoca, furono anche alcuni suoi allievi a diventare acerrimi nemici del "maestro", ognuno apportava variazioni all'idea originale così da "inventare" una nuova cura, ma questi erano presto additati come "traditori" o "visionari" da Hahnemann ed allontanati dalla sua cerchia. L'ortodossia del medico tedesco era nota e rigidissima, per lui erano eretici anche coloro che sbagliavano a scrivere il nome della sua pratica, esiste uno scambio epistolare sulla correttezza del termine "homopatia" invece di "homeopatia". Dall'altra parte, quella della medicina, le critiche furono a volte ferocissime, c'è chi lo definì un truffatore, il diavolo in persona, chi creò addirittura l'"anti-organon", un testo che demoliva passo per passo le teorie del medico tedesco, la risposta di Hahnemann era sempre decisa e chiara: "non posso essere confutato facilmente" ed alle critiche alla sua persona: "gli rido in faccia, in breve tempo saranno tutti dimenticati".

Hahnemann proseguiva quindi per la sua strada anche se, a dire il vero, il successo dell'omeopatia non fu enorme, restò sempre una pratica per pochi, qualcuno la interpretava come una filosofia di vita ed altri la ridicolizzavano, così erano spesso le vicende storiche a dettare i "tempi" nel successo di questa "nuova medicina". Un'epidemia che mieteva vittime la relegava come "stregoneria" e la cura con successo di malati con malattie gravi per l'epoca (ma che oggi sappiamo possono guarire spontaneamente) la rendevano miracolosa. Il definitivo tramonto di questa nuova idea di cura iniziò con le scoperte scientifiche. I batteri, i virus, i disinfettanti, progressivamente le "intuizioni" di Hahnemann cominciarono a diventare obsolete e chiaramente sbagliate e con l'avvento della medicina moderna si chiuse definitivamente il sipario su quella che fu inizialmente dipinta come una rivoluzione storica. Ma qualcuno avvertì: "vigilate sulla lapide dell'omeopatia o presto il suo cadavere potrebbe riapparire", fu il medico ufficiale del re di Hannover.

Il medico tedesco era ormai anziano e viveva di fama, di lui si parlava nei salotti e tra gli intellettuali e l'omeopatia diventava quasi una filosofia con molti tratti in comune con il vitalismo, corrente di pensiero molto diffusa in quegli anni e che voleva la vita come un insieme di energie e flussi vitali che contribuivano allo sviluppo degli esseri viventi. Non deve stupire, ciò che oggi ci sembra sciocco ed ingenuo era quello che avevano a disposizione i nostri avi, praticamente nulla, pochissime conoscenze, la medicina per prima...ed è proprio curioso come l'uomo che sfruttò la mancanza di medicine per sviluppare una teoria fallimentare morì proprio a causa di quella mancanza e senza utilizzare la medicina che aveva inventato. Una broncopolmonite lo fulminò quando ottantenne era ormai vittima di una giovane moglie ed improvvisati allievi che gli facevano girare la città in carrozza vestito sontuosamente per le visite a domicilio come un fenomeno da mostrare in pubblico. Si spense nella sua casa francese nel 1843.

Del suo sogno ottocentesco ed alchimista di curare le malattie con il nulla restano alcune aziende sparse per il mondo che per ovvi motivi commerciali tentano di riportare in auge un'idea preistorica e superata di "medicina". Sono proprio i motivi commerciali che mantengono viva l'omeopatia ai giorni nostri. Analizzandola con metodo scientifico o con semplice rigore logico non vi dovrebbe essere spazio per una pratica che sostiene di curare le malattie con il nulla ma spesso gli interessi economici prevalgono su quelli della ragione.
A livello scientifico la figura di Hahnemann è ricordata come quella di un pioniere della medicina in un'epoca nella quale curare una persona era quasi una magia sovrannaturale, un personaggio per libri di storia quindi e non per niente i libri di medicina, oggi, non parlano più di lui.

Alla prossima.

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