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Sangue del cordone, cura o business?

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Avete mai sentito parlare di "donazione del cordone ombelicale"?
Si tratta di un termine improprio. Non si dona nessun cordone ombelicale ma il sangue che scorre al suo interno. Come sappiamo, in gravidanza, il feto riceve ossigenazione e "nutrimento" dalla madre tramite un funicolo che parte dalla placenta e termina nel suo addome, si chiama "funicolo ombelicale" o "cordone ombelicale". Al momento della nascita, per completare il parto, bisogna recidere questo cordone. Dopo pochi minuti anche la placenta sarà espulsa (in una fase del parto che si chiama "secondamento") e questi "annessi fetali" (si chiamano così le strutture che contribuiscono alla vita dentro l'utero del nascituro) sono buttati per finire nell'inceneritore.
C'è una risorsa che sarebbe utile non distruggere, il contenuto del cordone ombelicale. Sono gli ultimi quantitativi di sangue che scorrono prima che la placenta si distacchi definitivamente. Questo sangue contiene un notevole quantitativo di cellule ancora non "mature", pronte a svilupparsi per diventare le future cellule del corpo umano specializzate nella formazione dei vari tessuti. Si chiamano "cellule staminali". Un po' quello che si fa con il midollo osseo ma con minori difficoltà, spese e complicazioni.
Negli ultimi anni queste cellule sono state studiate come cura per alcune malattie, soprattutto di tipo "degenerativo". I risultati sono stati positivi in alcuni casi (pochi), incoraggianti in altri (pochi), negativi in altri ancora (tantissimi). Questo perché non solo le cellule staminali possono non avere alcun effetto in molte delle malattie che colpiscono l'uomo, ma anche per la difficoltà nel "trapiantarle"; le cellule del sangue cordonale, infatti, sono come un vero e proprio tessuto, se il donatore ed il ricevente non sono compatibili, avvengono una serie di complicazioni molto pericolose, è il noto fenomeno del rigetto, più conosciuto a proposito dei trapianti di altri organi. Non è necessario comunque che i due individui (donatore e ricevente quindi) siano "identici" geneticamente (come i gemelli) ma è importante che siano "compatibili" (soprattutto dal punto di vista immunitario). La capacità terapeutica delle cellule staminali del sangue del cordone ombelicale è una scoperta relativamente recente, nel 1989 fu dimostrata su un paziente affetto da una grave forma di anemia, è una buona prospettiva quindi, ma anche una piccola realtà che serve ad aiutare chi ha bisogno di fronte ad uno "sforzo" praticamente nullo.
 Le donne in procinto di partorire che volessero fare richiesta di donazione di sangue cordonale (gratuita per l'uso eterologo) devono chiedere informazioni presso il servizio di ostetricia che le vedrà partorire. La donazione è possibile anche in caso di taglio cesareo. Sono necessarie alcune caratteristiche della donatrice (ad esempio non avere alcuna malattie infettiva) che saranno illustrate dal personale ostetrico responsabile. Il prelievo avviene subito dopo l'espulsione del feto nel parto e poco prima dell'espulsione della placenta, non comporta dolore, effetti collaterali o rischi particolari materni o fetali. Il cordone ombelicale, con tutti gli annessi fetali (placenta, membrane, liquido amniotico) subito dopo il parto sono eliminati per essere inceneriti.
La donazione ha due possibilità: quella autologa (ovvero donare quel sangue per un uso sullo stesso donatore) o quella eterologa (cioè donarlo per un uso su una persona estranea ma compatibile) e tutto il sangue donato si conserva in specifiche "banche" che controllano, "tipizzano" (ne valutano le caratteristiche quindi) e congelano il sangue condividendo i dati di questo dono in un database mondiale. Vi è un'eccezione , la cosiddetta donazione "related", che riguarda le malattie ereditarie e per le quali è prevista la donazione da individui strettamente imparentati (fratelli, ad esempio).

In Italia, per legge, è impossibile donare il sangue per sé stesso, l'unica donazione possibile ed autorizzata è quella eterologa, ovvero a disposizione del primo individuo bisognoso compatibile.
Per questo motivo (e per aggirare gli ostacoli di legge) sono nate diverse banche cordonali (private) fuori dai confini del nostro paese. Il fatto che la loro nascita sia stata pianificata per non violare la legge puntando però al "mercato" italiano è dimostrato dal fatto che la maggioranza delle banche private di sangue cordonale siano nate appena fuori dai confini italiani quando non direttamente "dentro" i nostri confini geografici, come a San Marino. In Italia esistono 19 banche di sangue cordonale pubbliche ed autorizzate, sparse in tutto il territorio nazionale e che sottostanno a controlli e standard internazionali. Le banche private invece nascono "come funghi" e, se anch'esse devono sottostare a controlli e regole, è chiaro che non possono offrire le garanzie che offre una banca pubblica.


Donare il sangue del cordone del proprio neonato è un atto generoso per due motivi, il primo è la possibilità di mettere a disposizione delle cellule staminali per chi ne avesse bisogno, il secondo è quello che si mettono queste cellule a disposizione della ricerca (che è l'uso maggiore al quale sono destinate oggi queste donazioni).
Il vero problema di questo tipo di donazione è che non si tratta di una pratica diffusa (nonostante si possa donare praticamente in tutto il territorio nazionale) mancando forse una vera "informazione" sul tema, se le donazioni fossero più numerose, sicuramente vi sarebbero molte più possibilità di trovare donatori compatibili in tutto il mondo.

Vi è un altro problema.
Allo stato attuale della ricerca, le malattie realmente curabili con cellule staminali sono molto poche, oltre a quelle nelle quali sono in corso delle sperimentazioni, si applicano trapianti di cellule staminali in malattie come le leucemie, i linfomi, gravi forme di anemia (come la talassemia) o alcune malattie metaboliche ed immunodeficienze.
L'uso in malattie come il diabete, la sclerosi multipla ed altre patologie è del tutto sperimentale, non autorizzato e non ancora provato come efficace, alcuni risultati si sono ottenuti in forme di media gravità di alcune malattie neurodegenerative e l'unico risultato che per ora abbiamo riguardo al trapianto autologo di cellule staminali da cordone ombelicale è che sembrano non provocare gravi effetti collaterali nel breve periodo, sembra quindi una pratica abbastanza sicura (non del tutto però, sono segnalati anche casi di reazione letale), ma gli esperimenti si fermano qui, perché riguardo ai risultati vi sono molte incertezze.
Tra le altre proprietà, le cellule staminali cordonali possono aiutare pure il recupero di persone colpite da malattie tumorali che hanno ricevuto danni da radiazioni o chemioterapia. Questo naturalmente non deve alimentare false speranze e non può diventare terreno d'affari di persone che mirano solo al guadagno senza garantire basi scientifiche a chi si rivolge loro. La cosa meno "limpida" dei vari centri privati di conservazione di cellule staminali è che le ricerche sperimentali sono presentate come "rivoluzioni" con possibilità di applicazione (quando non lo sono) e si minimizzano gli ostacoli che le riguardano.
Le banche private sono in tutto e per tutto "aziende" che promuovono un prodotto, tanto da essere forniti di procacciatori d'affari, rappresentanti ed informatori scientifici. Questo sarebbe il minimo, perché il vero problema è, come ho spiegato, l'assoluta inutilità della conservazione a scopo autologo.

Il fatto che si usino le cellule staminali per curare, ad esempio, una leucemia, prevede che non si utilizzino le cellule staminali dello stesso individuo malato, questo perché le cellule immature potrebbero contenere lo stesso difetto genetico che ha poi generato la malattia, per questo motivo è realisticamente quasiimpossibile che le cellule staminali prelevate dal cordone e donate per uso autologo (quindi, come detto, per la stessa persona che le ha donate), possano essere utilizzate a scopo curativo. Non solo, un altro particolare è che sono molto più efficaci terapeuticamente le cellule di individui compatibili ma non "identici", rispetto a quelle di individui assolutamente identici, il maggior risultato quindi si ottiene proprio con il trapianto di cellula da donazione eterologa rispetto a quelle omologhe.

Da tutto questo sembra chiaro che conservare il sangue cordonale per un uso "omologo" sia un'illusione piuttosto chiara, venduta come possibilità quando ancora è solo teoria. Sorgono tanti altri dubbi. Nel momento in cui una di queste banche dovesse fallire o chiudere per qualsiasi motivo, che ne sarà della donazione? Chi può assicurare i donatori del corretto uso e della conservazione delle sacche donate? Di alcune banche private ad esempio, si conosce la sede amministrativa ma non si hanno notizie sui laboratori e sui depositi di stoccaggio. Per altre si leggono locandine che riportano foto di laboratori modernissimi e depositi ultrasicuri che però non corrispondono alla realtà che vede i "laboratori" ultramoderni essere dei normali laboratori di analisi ed i depositi piccole stanze con pochi contenitori di azoto liquido.

Il fatto che le banche private facciano di tutto per "minimizzare" questi aspetti parla chiaro, se informassero i potenziali clienti della realtà attuale e futura, non solo scientifica ma anche organizzativa e legale, probabilmente i loro fatturati crollerebbero ma è chiaro che non si può pretendere di creare business su aspetti personali e della salute, parlare chiaro, correttamente e con onestà è doveroso da parte di queste strutture.Mentrela donazione eterologa nelle strutture pubbliche è assolutamente gratuita (basta farne richiesta ed avere alcune caratteristiche legate alla sicurezza della donazione), quella alle banche private è a pagamento. La conservazione ha un costo variabile, in genere tra i 2000 ed i 5000 euro (per una conservazione che cambia da una struttura all'altra, in genere un paio di decenni). Secondo un'indagine svolta nel nord-est della nostra nazione, il 25% delle coppie richiedono la conservazione del sangue cordonale in banche private per uso autologo, mentre il 75% ricorrono alla donazione tradizionale in banche pubbliche, c'è un dato che fa riflettere: chi ha richiesto la donazione "privata" lo ha fatto con la speranza di far fronte all'eventualità di un diabete o di celiachia (malattie per le quali esiste attività di ricerca) che colpisse il proprio figlio in futuro (anche se, come detto, questi usi sono ancora sperimentali e non hanno dato risultati particolarmente rilevanti) ed in questo caso le informazioni che li hanno convinti a questo tipo di conservazione sono state tratte da internet e non dal medico.
Che la possibilità di utilizzare il sangue del cordone per un uso "personale" sia un fatto teorico e non praticabile basti pensare che già per quanto riguarda le donazioni eterologhe sono pochissimi gli usi già praticati con successo, questo per la difficoltà nel trovare degli individui compatibili e per la rarità delle malattie curabili, probabilmente si avrebbero numeri più elevati se aumentassero le donazioni e la cultura sull'argomento.

Anche per questo motivo è bene ribadire un dato numerico chiarissimo: delle migliaia di donazioni effettuate nel mondo (più di 250.000 unità di sangue), sono state utilizzate a scopo terapeutico più di 1000 donazioni provenienti dall'Italia (che conserva circa 30.000 unità di sangue) per un totale di più di 10.000 utilizzi terapeutici nel mondo tutti effettuati da donazioni eterologhe conservate da banche pubbliche. Delle donazioni omologhe sono state utilizzate zero (0) sacche e quindi non è mai stato effettuato alcun uso terapeutico.

Così è più chiaro a chi servono i trapianti autologhi?

Alla prossima.


Nota: Qui l'associazione donatrici italiane sangue del cordone ombelicale. ADISCO. Qui un articolo sull'argomento.

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