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Channel: MedBunker - Le scomode verità
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Jorge Odon, un meccanico all'OMS

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La maggioranza delle grandi scoperte della medicina sono state compiute con pochi mezzi, quelli che offriva il progresso tecnico e le possibilità dell'epoca in cui vissero gli "inventori" che ci hanno permesso di vivere meglio. L'idea del ricercatore armato solo di microscopio e provette è talmente radicata da diventare quasi un simbolo dello studioso ma oggi la realtà è diversa.

Abbiamo scoperto così tante cose ed in così breve tempo che per andare oltre dobbiamo scavare necessariamente nel mondo del "piccolissimo", tra i geni, gli atomi, il DNA, un po' come in astronomia, se qualche secolo fa bastava un cannocchiale per scoprire i misteri dell'universo, oggi dobbiamo servirci delle astronavi in orbita, che costano molto di più di un cannocchiale. Per questo non basta più un microscopio o una cartina tornasole, servono strumenti all'avanguardia e l'era informatica ci ha permesso passi da gigante, fosse solo per la comodità di conservare dati e documenti che altrimenti avrebbero occupato decine di stanze degli istituti di ricerca.
Se da un lato abbiamo la possibilità di scavare sempre più a fondo, dall'altro esiste una chiara difficoltà a reperire i mezzi per farlo.
Discorsi morali ed etici a parte, fare ricerca oggi o arrivare a scoprire qualcosa di eclatante è davvero difficile, i macchinari, le attrezzature, le strutture, hanno un costo altissimo, inarrivabile per qualsiasi privato che non sia finanziato da qualcuno.
Servono soldi, sonanti.
Questi finanziamenti dovrebbero arrivare dallo stato, una parte dei suoi introiti dovrebbero finanziare le ricerche scientifiche favorendo il progresso e la crescita del paese (che poi ricade favorevolmente in altri settori, dall'occupazione all'economia) ma non basta e soprattutto è quasi utopia.
Ecco perché entrano in gioco le aziende farmaceutiche, sono le uniche che hanno la possibilità economica e soprattutto l'interesse diretto a "pagare" per fare ricerca, di "mantenere" attive le strutture che possiedono le attrezzature con tutto quello che ne consegue di positivo (finanziamenti) e di negativo (ricerche di parte, abbandono di terapie per malattie rare ed altro). In fondo è una sorta di ricatto: l'azienda paga chi cerca ma non pagherà mai chi cerca ciò che non serve, un meccanismo complicato e delicato. L'alternativa sarebbe la sovvenzione statale (ma come?) o le donazioni pubbliche (che saranno sempre insufficienti).
Si è passati così da una ricerca pionieristica fatta nei laboratori scarni ed obsoleti dei nostri avi, ad una ricerca moderna, raffinata ma complicata e costosa e che sempre più dipende dai privati.

Questo significa anche che un ricercatore non potrà mai scoprire nulla di buono se non affiancato dalle industrie e non inserito in un contesto organizzato, sparisce la figura "poetica" dello scienziato chiuso ne suo laboratorio che da solo compie miracoli scientifici dovendosi trasformare in un burocrate che richiede autorizzazioni e fondi per studiare. Oggi quindi è difficile che un perfetto anonimo (ancora di più se non inserito nell'ambiente accademico) riesca a fare scoperte fondamentali, ma spesso nella vita possono entrare in gioco fattori inaspettati che, uniti all'intuito, al talento ed alla volontà, riescono a far raggiungere risultati impensabili.
Un "perfetto anonimo" probabilmente non avrà i mezzi culturali o organizzativi che si possono avere dentro un laboratorio, ma è vero che chiunque, se ha un'idea valida e riesce a portarla avanti, può riuscire ad aiutare il prossimo anche nel campo della salute, persino andando contro gli interessi milionari delle aziende ed alle abitudini ormai acquisite. C'è un unico requisito fondamentale: l'idea deve funzionare.

Sembra di raccontare favole ed infatti la storia di cui vi parlerò è quasi una favola ma reale e con due morali: la prima è che se la tua idea è valida non c'è complotto, azienda o boicottaggio che tenga, la seconda è che chiunque può collaborare per aiutare chi ne ha bisogno.

E' quello che è accaduto a Jorge Odon, meccanico argentino.

Jorge Odon è la persona che in questa foto si trova tra Professori universitari, rappresentanti dell'Organizzazione mondiale della sanità e medici. E' una foto tratta da un congresso svoltosi nel principato di Monaco, uno dei tanti paesi che ha voluto l'argentino (ormai meccanico-inventore) come ospite di importanti convegni di ginecologia:

Jorge Odon è il secondo da sinistra, all'estrema destra il rappresentante dell'OMS a Ginevra, prof. Mario Merialdi

Che ci fa un signore che passa le sue giornate tra motori ed olio da cambiare tra luminari della medicina e della sanità mondiale?
Qualche settimana dopo aver assistito emozionato alla nascita del suo primo nipote, Jorge è vittima di uno scherzo del suo amico Carlos. Un rompicapo: come far uscire un tappo di sughero infilato in una bottiglia di vetro vuota. E' impossibile tranne usando un piccolo trucco che ha bisogno di un sacchetto di plastica (o di un fazzoletto di tessuto).


Il tappo è all'interno della bottiglia, nella stessa si inserisce un sacchetto di plastica, si fa adagiare il tappo sul sacchetto e si gonfia. Tirando con forza e cautela il tappo sarà estratto con l'aiuto del sacchetto che farà da "cuscino" al tappo stesso. Odon ha un'illuminazione: lo stesso "trucco" non potrebbe essere usato per facilitare la nascita di un neonato che ha problemi durante il parto?

Jorge chiama l'amico autore dello scherzo: "sai Carlos, potremmo usare il "trucco" del tappo di sughero per aiutare le donne a partorire", naturalmente Carlos la prende a ridere e chiede al suo amico se si sentisse bene, ma Jorge si sentiva benissimo e continuava a raccontare la sua idea a tutti: la moglie neanche gli rispondeva, gli amici lo prendevano in giro, uno di loro ha un'amica ostetrica e così propone a Jorge di andarla a trovare per spiegarli l'intuizione. Jorge racconta l'imbarazzante scena dei due uomini (lui ed il suo amico) in sala d'aspetto dell'ostetrica in mezzo a tante donne in gravidanza che aspettavano il loro turno. C'era anche un medico che dopo aver ricevuto spiegazioni dall'uomo (che aveva portato tappo e bottiglia per spiegare) esclamò: "interessante...".

Lo strumento inventato da Jorge Odon servirebbe a (spiego in parole molto povere) facilitare l'espulsione di un feto al momento della nascita quando questa fosse difficoltosa o impedita da qualche ostacolo imprevedibile.
Per risolvere questi problemi oggi abbiamo due strumenti: il forcipe e la ventosa ostetrica. Il primo è ormai quasi in disuso visto che, nonostante la sua utilità, presenta dei rischi e degli effetti collaterali potenzialmente gravi, il secondo è tutt'ora utilizzato e presenta un'ottima efficacia e scarsissimi rischi ma richiede addestramento ed esperienza, oltre ad avere un costo economico non indifferente (soprattutto nelle versioni "usa e getta").
Un applicatore che tiene aperta una guaina di plastica (il corrispondente al "sacchetto" del gioco del tappo di sughero) applica la guaina attorno alla testa del nascituro ancora all'interno del canale da parto. Si gonfia la guaina con una semplice pompetta e si tira con forza. La plastica, gonfiata, fa da "cuscino" morbido per la testa fetale che "sguscia" verso l'esterno.
Visto l'interesse Jorge preparò una sorta di "prototipo" artigianale, un "utero" di plastica che simulava quello della donna che doveva partorire, una bambola che doveva simulare il nascituro ed un esempio dell'apparecchio che aveva ideato. Gli "esperimenti" casalinghi di Jorge procedevano bene, tutto sembrava funzionare e così, dopo qualche contatto, l'uomo arrivò a mostrare la sua invenzione a vari primari del suo paese; uno di questi incontrò Jorge ed assistendo alla "dimostrazione" del suo meccanismo si disse "stupefatto".

Prototipo dell'Odon Device
Non poteva finire lì. Jorge chiese la collaborazione di un professore di ginecologia argentino che lo aiutò a perfezionare l'apparecchio: iniziò a provarlo e riprovarlo, a sistemarne i particolari fino ad ottenere il "prototipo finale" che brevettò e con il quale ha iniziato a girare il mondo per dimostrarne le capacità.
Nasce così l'"Odon device" ("strumento di Odon"), una delle più recenti ed innovative invenzioni in campo ostetrico, ambito della medicina che non vedeva la nascita di novità sostanziali da decenni.

Schema di funzionamento dello strumento (il sacchetto si gonfia ed avvolge delicatamente la testa del nascituro)

Jorge Odon
Lo strumento è ancora più esaltante perché non richiede alcun addestramento, può essere utilizzato praticamente da chiunque ed ha un costo esiguo. Si pensi ai paesi poveri nei quali manca non solo il personale ma anche i soldi per acquistare strumenti chirurgici.
I medici dell'ospedale di Buenos Aires danno il loro benestare: si continua a sperimentarlo in tutto il mondo, prima all'università di Parigi poi in importanti ospedali americani ed anche in Italia, Jorge Odon si dice "disorientato" alla visione di tutti quei medici entusiasti mentre provavano la sua invenzione. L'OMS finanzia ed organizza uno studio per analizzare efficacia e sicurezza del prodotto assistendo Jorge nello sviluppo dell'idea e preparando un protocollo per sperimentarla, sembra un miracolo ma le prove dimostrano che l'idea funziona.

Incredibile.

Un anonimo meccanico argentino senza alcuna conoscenza della medicina diventa inventore di uno strumento che, se arriverà fino alla fine del percorso, potrebbe salvare diverse vite umane soprattutto nei luoghi dove questo è più difficile. Diventa una personalità nazionale, lo invitano in televisione, lo intervistano, parla in pubblico in un TED (evento divulgativo riservato agli innovatori ed a chi ha da insegnare qualcosa al pubblico), insomma diventa un personaggio nel campo della salute mondiale. Oltre alle implicazioni mediche e sociali (lo strumento, come detto, risolverebbe molti problemi in ambito ostetrico nei paesi più poveri) vi è un'implicazione economica di non poco conto, senza considerare che si tratta di un potenziale strumento di riduzione delle malattie infettive da parto (la plastica forma una sorta di "cappuccio protettivo" sulla testa del nascituro e lo protegge da sangue e lesioni) vera piaga nei paesi poveri. Lo strumento costa pochissimo sia in termini di produzione che di diffusione (non c'è bisogno di esperienza particolare, non presenta problemi di trasporto o conservazione, non ha scadenza, è costruito con materiali comuni).
Una sola persona senza basi mediche, senza mezzi particolari ma dotato di intuito e voglia di mettersi in gioco ha fatto una scoperta e ricorda proprio i primi "inventori" della storia.
Manca ormai poco all'approvazione dello strumento di Odon che se confermata entrerà anche nelle nostre sale parto.

La vicenda di Jorge non è solo affascinante ma è una risposta a tutti quei ciarlatani che millantano di aver scoperto chissà cosa ma che non riescono a dimostrarlo perchè a loro dire, i "poteri forti" li boicotterebbero: un meccanico ha avuto più fortuna di loro, si chiedano perchè.

Alla prossima.

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