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Aloe e cancro: cosa c'è di vero?

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L'aloe è una "pianta grassa" molto comune e che cresce sia spontaneamente che in coltivazioni specializzate, della quale esistono decine di specie. Usata come pianta ornamentale e come rimedio popolare per alcuni disturbi passeggeri, negli ultimi anni è diventata un rimedio molto ricercato negli ambienti alternativi per le sue presunte proprietà curative per malattie gravi, tra le quali il cancro. Le proprietà dell'aloe erano conosciute già nell'antichità, sono documentati gli usi come cicatrizzante in epoca romana e greca e come lassativo in epoca medievale.
La notorietà come rimedio anticancro è stata aiutata dalla pubblicazione di un libretto scritto da un frate, tale padre Romano Zago, brasiliano, che descrive nel suo testo proprietà miracolose di una delle specie di aloe, l'arborescens, la quale sarebbe capace di guarire tumori anche in fase avanzata, in breve tempo e senza particolari effetti collaterali. Non è difficile immaginare che, le affermazioni fatte nel libro di Padre Zago (che ho letto) sono piuttosto esagerate ed inattendibili: guarigioni quasi immediate dal cancro dopo bevute di estratti di aloe assolutamente non credibili, nel testo non è riportato alcun dato statistico né sono mostrati referti o numeri da studiare, sembra un romanzo e forse lo è. Altri libri di medicina alternativa parlano di effetti dell'aloe vera, altra specie della pianta. D'altra parte c'è da dire che è già da tempo che si studiano gli effetti di alcuni componenti di questo vegetale che hanno mostrato sperimentalmente la capacità di inibire le cellule neoplastiche di alcuni tipi di tumore, l'attenzione degli sperimentatori si è quindi concentrata sui meccanismi che permettevano questo risultato.

Chissà per quale motivo la "fama" di antitumorale è diffusa in Italia ma molto poco in altri paesi nei quali la pianta è utilizzata, sempre nella medicina popolare, ancora come cicatrizzante e lassativo e proprio con quest'ultima indicazione l'aloe è in vendita nelle farmacie come farmaco da banco sotto forma di estratti in sciroppo o succo e ne esistono decine di tipi e marchi differenti. La proprietà cicatrizzante sembra essere dovuta all'azione di stimolo nei confronti dei vasi sanguigni che così velocizzerebbe i normali processi di riparazione della cute, anche se in realtà queste sono poco più che ipotesi visto che gli studi non hanno confermato del tutto questa possibilità: uno studio inglese ha misurato la capacità dell'aloe nel migliorare le complicanze dermatologiche della radioterapia e non ha notato alcun effetto benefico particolare. Le proprietà lassative sono dovute soprattutto alla presenza di antrachinoni, sostanze irritanti per l'intestino. Altri effetti studiati sono quello "ipoglicemizzante" (che abbassa il valore di zucchero nel sangue) ed antimicotico (che combatte le infezioni da funghi). Estratti di aloe sono contenuti in molti cosmetici e prodotti ad uso casalingo e possono avere un blando effetto antibatterico, antivirale e disinfettante.

La tossicità della sostanza è scarsa, la dose letale per le cavie (di aloe vera) è di 200 mg per chilo, nell'uomo quindi, un effetto tossico sarebbe possibile solo per dosaggi elevatissimi, anche se non è da sottovalutare il potenziale effetto negativo del suo potere lassativo (perdita di sali, disidratazione). In alcune nazioni (Inghilterra e Germania ad esempio) esistono formulazioni di aloe in fiale da iniettare ed in questo caso sono stati segnalati effetti collaterali molto gravi e persino qualche caso letale.
Altri effetti negativi segnalati sono il danno riproduttivo (nelle cavie maschio), quello teratogeno (cioè che causa malformazioni nel feto) ed abortivo (sempre in cavie) soprattutto per le formulazioni per via orale, gli effetti collaterali più gravi (fino a casi di morte) sono stati segnalati, come detto, solo per le formulazioni endovenose.

Gli effetti sulle cellule cancerose, anche se interessanti, sono contrastanti a volte anche notevolmente ma sicuramente aprono qualche speranza.
L'aloe emodina (una degli antrachinoni contenuti nella pianta) ha mostrato di ridurre i tumori in cavie ed in vitro ma sembra essere pericolosa perchè se "stimolata" dalla luce solare o da altre radiazioni, è capace di favorire tumori cutanei, un'altra delle sostanze contenute (l'aloina A), ha causato tumori nelle cavie e per questo motivo la FDA ha chiesto la sua rimozione dagli integratori in vendita. Sembra comunque che l'effetto antitumorale della sostanza (soprattutto nei confronti dei tumori intestinali) abbia come costante parallela un effetto dannoso (di stimolo del tumore, benigno o maligno) a livello cutaneo ed in altre cellule. Non sono pochi gli esperimenti che hanno sottolineato questo dato.


Le proprietà immunostimolanti, antiossidanti ed antiproliferative dell'aloe comunque, hanno fatto ipotizzare un suo reale potenziale anticancro (non per forza curativo ma almeno preventivo) e per questo motivo negli ultimi anni gli studi su queste proprietà si sono moltiplicati a dismisura, anche se proprio il sospetto di gravi effetti negativi ha sempre fatto consigliare molta cautela nelle conclusioni, l'interesse è rivolto soprattutto proprio al suo contenuto di antrachinoni.

In cellule in vitroè stato dimostrato un ruolo immunostimolante, sia per azione su alcune cellule immunitarie che per lo stimolo di alcuni enzimi essenziali nel processo di morte cellulare (le cosiddette caspasi) ed esiste anche uno studio sull'uomo che ha associato l'aloe alla chemioterapia, dimostrando un possibile ruolo nel miglioramento dei risultati della terapia e della sopravvivenza dei soggetti trattati. Già nel 2000 uno studioè stato effettuato anche presso l'università di Padova, analizzava la capacità dell'aloe-emodina di inibire la crescita tumorale (su tumori specifici, i neuroectodermici) in cavie. Gli studi in vitro sono incoraggianti (ne esiste anche uno su cellule leucemiche che ha dato risultati positivi), è vero che sono tantissime le sostanze capaci di eliminare o rallentare le cellule cancerose in laboratorio e quindi non si può che parlare di risultati ancora molto preliminari,  ma la buona notizia è che è stato scoperto anche il meccanismo d'azione che sembra legato all'azione degli antrachinoni contenuti nell'aloe, altro fattore positivo è che non sembra esserci un particolare pericolo di tossicità per l'uomo. C'è però un altro dato che consiglia di non esagerare con l'entusiasmo nei confronti di questa sostanza: sembra che l'uso di aloe, contrasti direttamente l'effetto "apoptotico" (cioè che induce la morte cellulare) della chemioterapia (in particolare della doxorubicina e del paclitaxel), consentendo alle cellule neoplastiche danneggiate dai farmaci di rigenerarsi. Inoltre è stato ipotizzato (ed in parte confermato) un ruolo favorente nei confronti dei tumori del colon. Le conclusioni contrastanti di diversi studi hanno quindi limitato notevolmente l'idea di un uso routinario nella cura delle malattie neoplastiche e per questo motivo bisognerà probabilmente aspettare l'isolamento di un derivato dell'aloe da provare sull'uomo quando si avranno sufficienti certezze sulla sua efficacia e sicurezza, cosa che attualmente non esiste.
In questa vicenda c'è anche un particolare "interessante" e che risponde al tormentone che vorrebbe i "rimedi naturali" non brevettabili (chissà perché) e le autorità mediche ed accademiche compatte nel nasconderne le proprietà.
L'università di Padova ha brevettato i derivati dell'aloe (in particolare l'emodina) proprio per l'utilizzo in oncologia. Il brevetto è stato depositato nel maggio 2001 in collaborazione con una società finanziaria, le spese del mantenimento di questa procedura sono state sostenute dall'università e dall'associazione italiana leucemie, AIL (sez. Veneto). Nel 2007 l'università ha bloccato il finanziamento di tali spese mantenendo (pag. 40-44) però la convenzione con l'AIL e con un fondo di beneficienza privato, i due enti ad oggi coprono questi costi.
Ricordatevi di questo esempio quando vi parleranno di "non brevettabilità" dei rimedi naturali e di "boicottaggio" di certe cure da parte del mondo scientifico.

Non bisogna comunque credere all'"elisir" che cura il cancro, non è sicuramente bevendo un bicchiere di aloe che possiamo sconfiggere questa brutta malattia, ma se riuscissimo a sfruttare le capacità benefiche del suo contenuto potremmo avere qualche beneficio.

Bisognerà approfondire l'argomento e non cedere al facile entusiasmo ma nella storia dell'"aloe anticancro" una base promettente esiste.
Questo naturalmente ha attirato orde di avvoltoi (già lo fanno quando la "cura" è implausibile...) e così esiste un commercio molto florido di prodotti a base di aloe. Integratori, frullati, estratti, vendita on line. Tra mezze parole e promesse sussurrate, questi prodotti sono venduti come "anticancro" quando ancora siamo ben lontani dal definirli curativi e sicuri. Esistono anche conventi ed associazioni religiose note per la preparazione di "frullati" di aloe. In genere, le preparazioni "artigianali" hanno una ricetta ben precisa. Il frullato di aloe è diluito in miele o in alcol e deve essere conservato al riparo da luce e calore. I preparati in vendita come integratori in genere contengono pochissimo principio attivo che quasi sempre ha perso ogni sua proprietà benefica (la sostanza è altamente sensibile alla luce, al calore ed agli sbalzi di temperatura e si degrada molto velocemente perdendo quasi tutte le sue qualità), in questo modo è davvero molto improbabile che un preparato "commerciale" possa avere effetti curativi almeno vicini a quelli notati in laboratorio. In ogni caso occhi sempre aperti, sia agli sviluppi futuri ma anche a chi pensa a guadagnare qualche soldo approfittando della malattia, ad oggi, chi vende "estratti di aloe" per curare il cancro, è solo un ciarlatano.

Alla prossima.

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