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La diluizione progressiva dell'omeopatia

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Usare un fallimento della medicina per giustificare l'omeopatia equivale a pensare ai tappeti volanti per evitare gli incidenti automobilistici (cit.).
Sarà la lenta consapevolezza della gente o l'evidente controsenso di questa disciplina ormai superata, ma nel mondo sono sempre di più i segnali che dimostrano lo scricchiolìo dell'omeopatia. Negli anni questa pratica è passata da "capriccio" di certi ambienti particolari e di nicchia ad una larga commercializzazione che si è diffusa soprattutto grazie a campagne pubblicitarie e disinformazione creata ad arte. Oggi l'omeopatia si avvia al tramonto. L'evidente mancanza di plausibilità medica, scientifica e logica (dopo ben 200 anni dalla sua creazione), la sta riducendo a quello che è in realtà, vera e propria fede superstiziosa per i pochi che ancora ci credono. D'altronde persino in paesi come l'Inghilterra o la Francia, grandi consumatori di prodotti omeopatici, da qualche anno si assiste ad un calo vertiginoso delle vendite (il mercato omeopatico in Inghilterra ormai è ridottissimo) con conseguente perdita economica delle aziende produttrici, la contea scozzese del Lotian sta ridiscutendo il rimborso degli omeopatici.

Così tra una chiusura di storiche farmacie omeopatiche (all'estero, mentre in Italia non esiste farmacia che possa vivere con la sola vendita di omeopatia), risarcimenti per pubblicità ingannevole e smentite dagli studi, continua il declino inesorabile di questa pratica, pure in università che da anni offrivano corsi di omeopatia, ora sospesi per le poche richieste. Persino la statisticaè spietata: in Norvegia, su oltre 50.000 persone, si è assistito ad un declino delle visite dagli omeopati ed in 10 anni si è passati da un già scarso 4,3% ad uno striminzito 1,3%, questo anche per rispondere ai "milioni di utilizzatori di omeopatia" che vanno sbandierando senza sosta gli omeofanatici. Nel Regno Unito ormai i corsi di omeopatia sono tenuti in università private assieme a quelli di "Facebook e Twitter, cosa sono?" oppure "UFO e complottismo" e "Cori natalizi".

L'elenco di corsi della Weymouth University inglese. Omeopatia, UFO e pittura ad acquerello.

Ci pensino le università italiane quando offrono bizzarri quanto deserti corsi di omeopatia per rimpinguare le casse o usano strutture pubbliche per esperimenti che sanno più di alchimia che di scienza.
Di questo si sono accorte anche le aziende che l'omeopatia la rimborsavano in UK.

Il BUPA (British United Provident Association) è una società privata che nel Regno Unito si occupa di assicurazioni sanitarie (principalmente nel mondo del lavoro), seconda solo al servizio sanitario nazionale. La società ha annunciato di aver sospeso i rimborsi dei trattamenti omeopatici.
Lo ha dichiarato ufficialmente dalle pagine del sito aziendale: l'omeopatia non è più coperta dall'assicurazione, assieme ad altre pratiche sciamaniche come la reflessologia (studio e cura delle malattie tramite la "mappa dei piedi" e l'aromaterapia (terapia a base di profumi vari) in buona compagnia quindi per diventare, speriamo per sempre, una vecchia credenza del passato.


Proprio il lato "commerciale" dell'omeopatia (visto che quello scientifico non ha più molti argomenti da trattare) è in fermento: come si fa a "regolamentare" un fenomeno paranormale?
Bisogna trovare delle scappatoie.
Di fronte al fatto che un granulo omeopatico oltre la dodicesima diluizione (e consideriamo che la diluizione considerata "ideale" e più diffusa in omeopatia è la trentesima o 30CH) sia solo zucchero, molte aziende cercano di correre ai ripari o non potrebbero più vendere i loro prodotti. Come evitare di incorrere a multe e sanzioni per pubblicità ingannevole senza però "scoprirsi" e rivelare il trucco?
Una delle aziende inglesi (la Helios) ha pensato ad un espediente (che a me sembra un'ulteriore presa in giro). Invece di far approvare per la vendita i propri prodotti come farmaci, li commercializzerà come dolciumi, caramelle, ovvero quello che sono in realtà.
If necessary we could revise the manufacturing method, the labelling of the bottles and kit box to present them as non-medicines and non-homeopathic and market them as 'confectionery' 
-(trad.)- Se necessario rivedremo il metodo di produzione, l'etichettatura dei flaconi e le confezioni di vendita per presentarli non come medicinali o omeopatici e vendendoli come dolciumi.
Sì, finalmente qualcuno dice le cose come stanno: i granuli omeopatici sono caramelle, è il momento di dichiararlo ufficialmente, così chi è ancora convinto che si possano usare per curare malattie o vuole spendere i suoi soldi a questo scopo, almeno sa cosa sta comprando, questa è vera libertà.
Gli omeopati potrebbero rispondere a questo punto con i soliti slogan preconfezionati, come quello che serviva a rispondere alla dichiarazione dei medici britannici che definiva l'omeopatia "stregoneria":
C’è una mancanza di informazione da parte di questi medici che parlano di qualcosa che non conoscono o di cui non hanno approfondito niente. Perché se solo facessero una ricerca su internet, su quella che è la letteratura scientifica, vedrebbero che di prove ce ne sono tante. Bisogna solo cercarle. Certo è che non c’è peggior sordo chi non vuol sentire!”. (A. Ronchi, presidente FIAMO).

Capito? Cari medici, se non riuscite a capire perchè una caramella di zucchero dovrebbe curare le malattie, non discutete di fisica o chimica, sono idee sorpassate, cercate su internet la letteratura, è tutto lì.
Insomma, l'omeopatia comincia a scricchiolare e dopo il "boom" commerciale degli anni 90 le vendite ed il successo popolare sono in caduta libera. Basti pensare che solo per il fatto di aver dichiarato in passato di credere all'omeopatia, il nuovo ministro della salute britannico è diventatobersaglio di feroci prese in giro, quasi un tormentone, "un ministro della salute che crede all'omeopatia è come un ministro delle finanze che crede ai soldi che crescono sugli alberi...", "il ministro della magia", queste sono le frasi più "soft" rivolte al neoeletto Jeremy Hunt.
Ma non è finita qui.
In seguito alle pressanti esigenze sia delle società mediche che dei comitati scientifici nazionali, sempre in Gran Bretagna, molte industrie omeopatiche hanno difficoltà a fare fronte alle richieste di chiarezza da parte degli scienziati e dei consumatori.
La MHRA (agenzia inglese che regolamenta la produzione e la vendita dei farmaci in Inghilterra), ha definito in maniera chiara alcune regole: se i prodotti omeopatici vogliono essere venduti come farmaci devono essere sottoposti alle stesse prove e controlli dei farmaci tradizionali. Questo ha naturalmente creato il panico in molte industrie omeopatiche, è impossibile infatti dimostrare (senza barare) che un prodotto omeopatico abbia azioni superiori al placebo (prodotto inerte, come zucchero o amido) e sorgerebbero altri problemi, come fare a capire, ad esempio, se una caramella omeopatica è stata preparata bene o meno, perché 1 grammo di zucchero resta 1 grammo di zucchero, a prescindere dai nomi esotici affibbiati dagli omeopati e così da qualche mese nel paese anglosassone la regolamentazione dell'omeopatia è in grande fermento perché in effetti regolamentare un rito magico è piuttosto imbarazzante, anche dal punto di vista strettamente commerciale. Potrebbero succedere cose come quella accaduta nel 2007 durante l'audizione della commissione della scienza e tecnologia del parlamento inglese, davvero esilaranti.
Il componente della commissione Lord Broers chiede ad una rappresentante della società inglese di omeopatia:

"É possibile distinguere tra loro i farmaci omeopatici dopo la loro diluizione? C'è un modo qualsiasi di distinguerne uno da un altro?"

Risponde l'omeopata (domanda 538):

"Dall'etichetta".

E con questo, mi sembra, possiamo chiudere.
:)

Alla prossima.

Aggiornamento: Notizia dell'ultim'ora. Nonostante i "milioni di utilizzatori" di omeopatia in Italia, nonostante "un mercato in costante crescita", nonostante "1 italiano su tre utilizza omeopatia", gli omeopati piangono miseria. Il nuovo decreto sulla registrazione dei prodotti omeopatici prevederebbe una "tassa" di 1000 euro annuali (una miseria per un'azienda farmaceutica...) per ogni prodotto omeopatico registrato.
Gli omeopati non ci stanno: "Il fatturato delle aziende omeopatiche in Italia non supera i 180 mln.".
Insomma, se bisogna fare pubblicità ecco che tutti comprano omepatici, quando si tratta di pagare ecco che le industrie sono povere e senza soldi.
Ahh, omeopati...

Tanto per capire che i "milioni di utilizzatori" italiani sono solo uno slogan ai fini di marketing, basta leggere la segmentazione del mercato farmaceutico in Italia. Le vendite di omeopatici, oltre a rappresentare una fetta piccolissima del mercato farmaceutico, sono in forte calo, sono meno venduti dei prodotti per l'igiene personale e di bellezza. Neanche gli argomenti deboli danno ragione agli omeopati, mannaggia...anche se è piacevole sapere che ci sono più italiani puliti e profumati che omeofanatici.

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