Questa è la storia di una donna praticamente sconosciuta alla quale molti di noi, la scienza e la medicina devono moltissimo.
Henrietta Lacks, nasce a Roanoke, in Virginia (Stati Uniti) nel 1920, la mamma morì di parto ed il padre, povero coltivatore di tabacco della comunità nera in Virginia, divise i tanti (si dice 10) figli tra i parenti. Henrietta finì con il nonno ed a 21 anni sposò il cugino David dal quale aveva già avuto due figli, il primo all'età di 14 anni.
Alla ricerca di lavoro, la sua famiglia si spostò a Dundalk, contea di Baltimora, nel Maryland. A metà del 1950 la donna si accorse di un gonfiore addominale e per questo si recò al John Hopkins Hospital di Baltimora, scelta obbligata per lei: era l'unico ospedale nelle vicinanze che curava le persone di colore.
Henrietta era incinta. Il parto avvenne a novembre dello stesso anno.
Il 29 gennaio 1951 la donna si accorse di alcune perdite di sangue che si facevano sempre più copiose, si recò nuovamente nell'ospedale della vicina Baltimora per una visita, il medico notò un nodulo sanguinante sul collo dell'utero. Prelevò parte di questo nodulo e lo inviò per l'esame istologico.
La diagnosi fu terribile: carcinoma epidermoide della cervice uterina, un tumore maligno. Pochi giorni dopo Henrietta fu sottoposta a sedute di radioterapia (con inserimento di tubi radioattivi nel collo dell'utero) e poi a radiazioni di mantenimento. Durante questa seconda fase furono prelevate altre cellule: una parte dal suo tumore ed una parte dal tessuto sano. Henrietta era all'oscuro di questo prelievo, in quegli anni non esistevano consensi informati o liberatorie ed i tessuti prelevati durante un esame o un intervento diventavano di proprietà dell'ospedale che poteva utilizzarli per scopi scientifici senza alcun permesso da chiedere al paziente.
Le cellule prelevate furono cedute dal medico prelevatore al dottor George Otto Gey. Nel frattempo la donna peggiorava, la sua malattia si era complicata per la sovrapposizione della sifilide. Restò in ospedale fino alla sua morte, avvenuta a 31 anni, il 4 ottobre del 1951. La malattia l'aveva vinta. Fu sepolta in una tomba senza lapide del cimitero di Clover, in Virginia.
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George Gey, il medico che per primo ricevette le cellule di Henrietta |
Il dottor Gey nel frattempo, si apprestava ad utilizzare le cellule prelevate alla donna per i suoi studi, in quegli anni era difficilissimo studiare approfonditamente le proprietà della cellula, messe in un vetrino infatti, dopo poco tempo, le cellule morivano e non potevano più essere utilizzate. Per questo motivo servivano sempre nuovi campioni e le analisi dovevano essere condotte con precisione e velocità, pena la perdita di tutto il lavoro svolto. Ma quella volta fu diverso: Gey si accorse che le cellule di Henrietta non erano come le altre. Invece di morire dopo pochi giorni, si riproducevano e davano inizio ad una nuova linea cellulare, identica all'originale ma del tutto nuova. Studiare continuamente e per lungo tempo la stessa linea di cellule era qualcosa di più di una "comodità" sarebbe stato un passo da gigante per la ricerca.
Provò a cambiare terreno di coltura e accadde la stessa cosa. Si trattava di qualcosa di assolutamente straordinario. Disporre di una serie di cellule "immortali" significava non solo poter condurre un'infinità di esperimenti fino ad allora impossibili ma anche poter inviare i campioni di cellule ad altri istituti, farle replicare per ottenerne quantità importanti, confrontare i risultati degli esperimenti fatti da scienziati diversi ma con la stessa qualità di cellula. Una rivoluzione.
La famiglia di Henrietta non aveva alcuna consapevolezza di quello che stava accadendo alle cellule della loro congiunta, nemmeno quando gli scienziati decisero di chiamare quella linea cellulare con le iniziali della donna: HeLa.
Le cellule HeLa da quel momento sono diventate lo strumento più popolare ed utilizzato nella ricerca medica e biologica. Basti pensare che lo stesso Jonas Salk sperimentò il suo vaccino antipolio proprio su queste cellule. La stessa produzione del vaccino avvenne grazie all'esistenza delle cellule HeLa. La notizia si sparse e tutti gli istituti di ricerca in tutto il mondo volevano un campione di quelle cellule e così avvenne: una piccola quantità di cellule raggiunse tutte le parti del pianeta, si riproducevano e davano origine ad ulteriori linee cellulari sulle quali studiare e sperimentare. Così fu.
Gli studi successivi sul cancro, sull'AIDS, la mappatura del genoma umano, gli studi sui meccanismi cellulari, l'efficacia di farmaci antineoplastici, ma anche le prove di tossicità di alimenti e cosmetici, tantissimi di questi esperimenti sono stati condotti sulle "copie" delle cellule di Henrietta. E' stato calcolato che esistono in giro per il mondo 50.000.000 di tonnellate di cellule HeLa e che oggi esistono più cellule Hela di quante Henrietta ne avesse in tutto il suo corpo, ogni 24 ore una cellula Hela origina una nuova generazione di cellule.
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Cellule HeLa |
La capacità di queste cellule di resistere e di prolificare ha creato anche alcuni problemi. Nei vari laboratori queste cellule talvolta sono state contaminate con il risultato di diventare cellule "mutate", da altre colture cellulari (sono state modificate da altri organismi, dei virus ad esempio utilizzati negli esperimenti) e quindi esistono campioni di cellule HeLa che in realtà non sono puri e non discendono solo da quelle originali avendo "genitori" differenti e diventando quindi cellule in tutto e per tutto diverse dal ceppo originale, pur mantenendo ufficilmente il loro nome. Questo problema (ormai accertato) è sempre più diffuso. Esistono così esperimenti che sono stati invalidati per la presenza di contaminanti nel campione di cellule HeLa utilizzato e laboratori che, convinti di utilizzare "vere" cellule HeLa, sono in realtà in possesso di linee cellulari ormai non "controllate". Si ritiene che la "mutazione" più importante sia stata causata da un tipo di HPV (virus umano del papilloma, causa del cancro del collo uterino).
Questo risvolto ne ha avuto un altro ancora più sorprendente. Il fatto che le cellule HeLa si siano unite ad altre e continuino a proliferare, le rende molto somiglianti ad una specie vivente del tutto nuova.
In effetti le continue contaminazioni hanno reso le cellule "non pure", non solo del tutto diverse da quelle originali di Henrietta ma addirittura "non umane": il loro corredo genetico è differente dal nostro (per questo gli esperimenti su queste cellule non possono essere considerati attendibili come esperimenti "sulle cellule umane"). La loro capacità di replicarsi "senza controllo" (cioè senza che siano stimolate dall'uomo ma spontaneamente) e la presenza di una mappa cromosomica (l'insieme dei cromosomi) del tutto originale e diversa da quella umana (per esempio hanno più cromosomi di quelle umane), hanno indotto alcuni scienziati a descriverle come una nuova specie, tanto unica da meritarsi un nome: Helacyton gartleri, dal nome dello scienziato che prima l'ha descritta.
L'ipotesi affascinante (e forse un po' angosciante) è che si tratterebbe del primo organismo vivente evolutosi a partire dall'Homo sapiens.
Come si vede la storia di una povera donna americana ha cambiato radicalmente la storia di tutti noi, a sua insaputa. Anche i famigliari della donna non erano a conoscenza di tutto ciò che avvenne dopo la morte di Henrietta, successe negli anni '70 quando alcune istituzioni scientifiche, con lo scopo di approfondire le conoscenze sulle cellule HeLa, chiedevano ai lontani parenti di Henrietta di donare campioni di sangue, capelli o altro. Fu allora che questi scoprirono l'incredibile storia della loro parente. Ciò non cambiò particolarmente la loro vita. Ricevettero alcune onorificenze e riconoscimenti da diverse università ma non ebbero nessun ritorno economico (che invece hanno avuto quelli che queste cellule le hanno commerciate, ancora ai giorni nostri), tanto che Henrietta è sepolta in un cimitero ancora senza la lapide. "Per noi è un lusso ancora oggi", dice uno dei figli della donna.
Considerato che i campioni di cellule Hela sono stati venduti in tutto il mondo ed hanno dato origine a brevetti e guadagni, forse qualcuno avrebbe potuto pensare ai discendenti della donna.
Rebecca Skloot, giornalista scientifica, ha scritto un libro di successo sulla vita di Henrietta, "padrona" delle cellule immortali: HeLa: The Immortal Cells of Henrietta Lacks che racconta non solo la storia della povera donna ma anche quella dei suoi discendenti.
Si pensi che ognuno di noi, a partire da me che scrivo, ha avuto a che fare almeno indirettamente con Henrietta. Almeno con una parte di lei.
"Lei era una donna generosa, e io sono felice che mia madre abbia contribuito così tanto alla ricerca. Era generosa e continua a esserlo. Henrietta Lacks vive ancora oggi". (David Lacks, figlio di Henrietta).
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Henrietta Lacks ed il marito David |
Alla prossima.