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Perchè ho creduto ad una cura alternativa

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Mi arrivano tantissimi messaggi di posta elettronica (e mi scuso con chi non ha ricevuto risposta ma è davvero un'impresa farlo, assicuro che comunque leggo tutto ed approfitto per ringraziare chi mi scrive) e se molti sono messaggi di segnalazione o di incoraggiamento, altri sono storie personali, casi delicati e vicende umane durissime. Non pubblico spesso le lettere che mi colpiscono di più ma (sempre dopo aver chiesto autorizzazione) qualcuna merita di essere letta.

Quella che pubblicherò oggi mi è stata inviata da una persona gentilissima, colta ed educata, con la quale è piacevole conversare e scambiare opinioni. Lei ha fatto uso (non personalmente ma per la malattia di sua madre) di una cura alternativa abbastanza nota. Non serve commentare più di tanto le parole di Maria (nome inventato) perchè fanno riflettere. Quando ci chiediamo i motivi di tanta "ingenuità" nel cadere tra le braccia (avide) di ciarlatani e guaritori, quando restiamo a bocca aperta davanti a persone apparentemente ragionevoli ma che si trasformano in sprovveduti davanti ad un'evidente cura senza utilità, possiamo avere una risposta dalle parole scritte in questo messaggio.
Il messaggio è lungo anche se ho tagliato parti non fondamentali, ma spiega tante cose.

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Buongiorno dottore,

volevo intanto ringraziarla [...].
Vorrei anche raccontarle la mia storia uguale sicuramente a tante altre che ha conosciuto [...]

Sono laureata in biologia e svolgo il mio lavoro in un'industria chimico-biologica, mi piace tutto ciò che è scienza, innovazione e cultura, non ho mai utilizzato medicine alternative, dalla popolare omeopatia a quelle più "estreme", mai fino ad 6 anni fa.

Accompagnando mia mamma ad un controllo medico per disturbi che la colpivano da qualche mese, ho avuto la notizia peggiore che potessi aspettarmi. Mia madre era stata colpita da un tumore all'utero, più precisamente da un sarcoma uterino allo stadio IIB. Come lei sicuramente saprà alla sfortuna della diagnosi si è aggiunta la sfortuna del tipo di tumore e dell'estensione (diffusa oltre l'utero), [...].
Passata la prima fase (disperata, perchè non volevo spiegare esattamente di cosa si trattasse, mia madre era un tipo apprensivo e pessimista), ci siamo affidati con tutte le nostre buone intenzioni al reparto del ginecologo che seguiva da una vita la mamma (e che mi aveva pure fatto nascere).
Ci tengo a sottolineare l'umanità, la professionalità e la passione con la quale mia mamma è stata curata dai medici, dagli infermieri e dal personale tutto dell'ospedale [...], a loro devo molto anche io perchè una buona parola la riservavano anche a me ed alle mie sorelle.
Dopo una prima chemioterapia (che aveva ridotto l'estensione a quasi la metà), mia mamma ha fatto un intervento chirurgico e poi radioterapia e nuova chemioterapia.
Devo dire che i nostri timori di effetti collaterali terribili ed ingestibili non si sono avverati, oltre a qualche disturbo facilmente sopportabile mia mamma si è ripresa subito dall'intervento e non ha sofferto particolarmente durante tutta la fase di cura.
Ero felice per due motivi: mia mamma era viva, per prima cosa e poi non soffriva. La prima paura di quando affronti un tumore è proprio quella legata al dolore ed alla sofferenza.
Tutti i controlli successivi andavano bene e mia mamma ha potuto godere della nascita di una nipotina, ha viaggiato, ha coltivato i suoi hobby e nessuno avrebbe potuto definirla "ammalata".

Poi il momento della ricaduta, esattamente un anno fa, quando il risultato di uno dei vari controlli periodici (sempre negativi fino ad allora) faceva sospettare qualcosa di poco piacevole. Così fu: una recidiva.
Per la sede della lesione e per il tipo di malattia il medico fu chiaro: c'è poco da fare, la mamma era inoperabile e l'unica speranza era una chemioterapia palliativa e forse delle sedute di radioterapia. Alla mia domanda sulla possibile sopravvivenza il medico rispose che in genere non si supera l'anno.


Me lo aspettavo ma speravo che questo momento arrivasse il più tardi possibile ma era arrivato. Accettai le cure proposte dal nostro medico (che ebbero il loro effetto, le masse crescevano molto lentamente ed inizialmente erano pure regredite) ma contemporaneamente mi misi alla disperata ricerca di altre possibilità.
Mentre cercavo su internet e leggevo delle cure più incredibili [...] in un forum fui letteralmente catturata da un gruppo di sedicenti "guariti" da una di queste cure.
Era la famigerata "cura [...]". Quelle persone erano felici, esaltate, mi ricordavano le riunioni di rappresentanti di oggetti per la casa alle quali partecipavo quando cercavo lavoro, piene di luci, suoni, urla, tutto creava un'atmosfera surreale, ti ipnotizzava, volevano a tutti i costi trascinarti nel loro gruppo, una sorta di cerchio magico che ti attirava come sirene suadenti.

Approfondii la conoscenza della cura [...] ed approfittando dei miei studi ho letto libri, studi, ho raccolto centinaia di dati di letteratura, ho letteralmente rivoltato il sito della cura, ho perso sonno e persino qualche ora di lavoro, quando mi recavo distante per parlare con qualcuno.
Mi resi conto che ero in preda ad un'isteria mai provata, quello che leggevo erano banali storie di chi deve convincerti di qualcosa che non esiste, la "famosa" cura [...] era una delle tante versioni che si trovano su internet per illudere i malati. Non c'era niente di interessante o "scientifico", mi trovavo di fronte al nulla spacciato per "scienza", [...] e non era credibile e lo stesso pensava il medico curante di mia mamma, il mio, due parenti medici (che nemmeno sapevano che esistesse acora una cura del genere). Parlai pure con alcune persone guarite grazie alla cura e due le incontrai personalmente.
Mi fecero leggere dei documenti e, anche se con un po' di difficoltà, riuscìi a capire che quella cura non aveva niente a che fare con la loro guarigione, quelle donne erano state curate completamente in ospedale esattamente come mia madre, con un intervento chirurgico ed una anche con le consuete sedute di chemio e radio ma per loro questa parte delle cure non esisteva, era stata rimossa, era stata tossica e pericolosa e doveva essere cancellata, nonostante le avesse mantenute in vita. Arrivai a tante delle conclusioni che anche lei ha scritto nel suo sito su questo metodo.
Tutto il merito del loro stato di salute era dovuto alla cura che avevano fatto, anche se questa arrivò dopo quelle effettuate in ospedale, ne erano realmente sicure e in buonafede, anche loro erano esaltate ed in preda a una specie di crisi mistica nei confronti del loro "santone" ed anche io, nonostante l'evidenza mi diceva di non avere trovato una soluzione al mio problema mi buttai in quella specie di "fede cieca" che non mi faceva notare nemmeno i migliaia di euro spesi per le medicine.

Prenotai non senza qualche difficoltà una visita dal dott. [...] e mi trovai davanti ad una persona che restava sul vago ma mi dava le speranze che i medici non mi avevano dato. Mi prometteva risultati, "in tanti anni sono tantissime le persone ancora tra noi", sorridente, suadente, anche un po' viscido, ma ipnotico, con l'aria da saggio, mi passa una ricetta stampata raccomandandomi di acquistare i farmaci in una farmacia ben precisa che era l'unica "autorizzata", mi colpì la sua espressione quasi sofferente da maschera di commedia greca, aveva una espressione che sembrava recitare una parte e sussurrava.
Dopo aver pagato mi resi conto di essere uscita da una specie di santuario, provavo la stessa cosa che si prova quando si esce da una chiesa nella quale si è pregato per ricevere una grazia o una concessione, mi sentivo libera, soddisfatta, piena di speranza e fiduciosa, ero piena di fede. Ha presente quando viene voglia di gridare con tutta la forza possibile e dopo averlo fatto ti senti libera? Ecco, io avevo quella sensazione: la realtà dell'ospedale e la speranza dell'impossibile.

Mi superai per fare quella cura in maniera perfetta, seguendo pedissequamente le indicazioni del dottore che visitò mia mamma. Orari precisi, decine di pillole, somministrazioni temporizzate, cavi, batterie e rituali di somministrazione. [...], spendevo tanti di quei soldi che la mia condizione di persona benestante passò in poche settimane a quella di una piena di debiti e senza alcuna possibilità di concedersi uno svago o un piacere extralavorativo.

Ero felice però, più di mia mamma che non sopportava tutte quelle medicine, che voleva essere lasciata in pace e mi rimproverava ma io credevo di farlo per lei, che era tutto per aiutarla.
Al controllo successivo, dopo tre mesi, la malattia era stabile, nessun miglioramento. Il medico mi disse che non era un male e sottintese che era meglio ripetere il controllo in un altro ospedale perchè spesso i medici boicottavano e falsificavano i risultati degli esami di chi era sotto cura da lui. Inoltre un risultato degli esami del sangue era diminuito di un po': ecco, mi disse il medico, visto che la cura comincia ad agire?
Io, come la fedele alla liturgia, ripetevo lo stesso esame in un altro ospedale (altri soldi, altra fatica, giorni di lavoro saltati, sacrifici...). Risultato praticamente identico.
Però mia mamma stava bene, usciva, mangiava, come se non avesse nulla e così mi catapultavo nei luoghi di ritrovo virtuali dei "fedeli" della cura e parlavo di miglioramenti, l'esame era sceso un po' e mia mamma stava benissimo, forse era tutto vero, forse quella cura serviva veramente, ero sommersa di complimenti, abbracci, cuoricini, tutti contentissimi che la cura "stava funzionando".
Il medico continuava ad essere ottimista: "non deve preoccuparsi, se fa bene la cura sua mamma avrà benefici", mi rispondeva il dottore con un sorriso e così facevo, continuavo la cura rischiando l'esaurimento per la complessità delle cose, sopportavo gli effetti collaterali (che per ironia della sorte erano più pesanti di quelli della chemio) e passavano i giorni, sicura che al prossimo controllo tutto si sarebbe risolto.
Invece no al controllo successivo era tutto peggiorato, un linfonodo però, all'altezza dell'inguine, era quasi sparito e mi aggrappavo a quello. Per il medico, per me e per tutti i miei nuovi "amici" conosciuti su internet, la cura andava alla grande, quella era la prova certa che la cura funzionava. Il medico mi disse che avrebbe presentato il caso nel suo prossimo congresso perché era soddisfatto dei risultati.
Mia mamma cominciò a stare male, giorno dopo giorno cominciò a spegnersi fino a quando fu necessario il ricovero in terapia intensiva.

Dopo solo una settimana nella quale io, come una fissata, continuavo a somministrarle di nascosto quello che potevo la riportammo a casa.
Morì esattamente quando aveva previsto il suo oncologo, dopo meno di un anno, senza nessun beneficio, senza miglioramenti, senza vantaggi. Mi sono trovata senza mamma, senza soldi e vuota nell'anima.

Frattanto il gruppo di internet che mi aveva fatto conoscere la cura era sempre sorridente, incoraggiante, festante, dopo le condoglianze, passavano al prossimo malato: ce la fai! Siamo con te! Coraggio!...
Dove trovi decine di persone che ti dicono che sconfiggere quella malattia è possibile e semplice, che sorridono di continuo, che incoraggiano?

Ho autoanalizzato il mio comportamento e credo di aver capito che la vera malata ero io. Avevo bisogno di una spalla, di un gruppo di sostegno. Mi servivano certezze e tutte queste cose la medicina non può (ovviamente) dartele. Me le davano quelle persone, il medico, la speranza. Ero in uno stato di ipnosi tale che avrei potuto giurare che mia madre stava meglio quando invece si spegneva giorno per giorno. Mia mamma è stata curata ed è sopravvissuta grazie al lavoro di un ospedale pubblico che io ho presto dimenticato e per questo mi sento in colpa profonda. Quando faceva la cura alternativa, non ne ha ricevuto nessun beneficio se non quello di aver perso tutti i suoi risparmi, ma io raccontavo di miglioramenti, di passi da gigante che esistevano solo nella mia testa e probabilmente ho contribuito a convincere qualcun altro a seguire questa strada folle e pericolosa, ma non pensavo di raccontare un sogno e non la realtà.
Mia mamma non ha avuto nessun sollievo, nessun giovamento, nessun aiuto dalla cura alternativa: l'ho presa in giro per farmi sopportare la sofferenza, in quel modo ho aiutato me non lei. La cura alternativa è servita a me, non a lei e la cosa che più mi ha fatto soffrire è averla messa nelle mani di certe persone per mia consolazione non per suo giovamento.

Sono uscita fuori da una crisi successiva a quello che per me è stato un errore. Affidando mia mamma nelle mani degli alternativi le ho rubato salute e speranza, le ho mentito ed ho mentito a me stessa. Questo non me lo perdonerò mai, ma la cosa che più mi dispiace è che non ho reso giustizia a chi ha curato davvero la mamma con amore e professionalità, tutto il personale dell'oncologia e di ginecologia dell'ospedale [...].
Loro mi hanno chiesto notizie di mia mamma, il dottore alternativo oggi ha nel suo sito il caso elencato tra quelli "guariti" (gli ho scritto per farlo togliere ma non lo ha fatto) e mentre mia mamma moriva, lui era al congresso che raccontava una guarigione che non era mai avvenuta e non ha mai chiesto come fosse andata a finire, per lui mia mamma è ancora viva.

Il mio unico grazie va ai medici ed al personale di Milano, al dottore della cura alternativa non devo nulla e spero che di lui, per chi crede, si occuperà una giustizia molto più severa di quella terrena. Non mi resta altro da fare [...].

La ringrazio [...]

Maria

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Alla prossima.

Primarie: sei domande per la scienza

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Aria di politica, anche se di politica in questo blog non se ne fa.
Quando però mi lamento dell'assoluta mancanza di cultura scientifica del nostro paese, forse, un piccolo spazio politico bisogna aprirlo, rimboccandosi un po' le maniche.
I vari schieramenti presentano i loro candidati per le primarie, tutti a parlare di lavoro, tasse, voti ma nessuno che abbia avuto il benché minimo pensiero per gli argomenti della scienza e della cultura.
Eggià, perché cosa vuoi che gliene freghi alla casalinga di Mongiuffi (per non prendersela sempre con quelle di Voghera) della legge sulla procreazione assistita o dell'omeopatia, il voto si "chiama" con argomenti molto più "popolari".
Allora facciamoci sentire. Va benissimo occuparsi di disoccupazione e di tasse, ma uno spazio per la cultura esiste? Un futuro per la ricerca ed il progresso, possiamo sperarlo? Ci lamentiamo della deriva superstiziosa del nostro paese? I giovani vivranno in un modo governato dalle profezie o dagli esperimenti? Possiamo chiederlo a chi ci governerà? Possiamo capire come la pensa?
Proviamoci.

Tanti divulgatori scientifici italiani, studiosi, blogger, professionisti e semplici simpatizzanti (aumentano sempre di più), si sono messi in testa la strana idea di porre alcune domande ai candidati alle primarie dei vari partiti politici, è nel nostro diritto capire con chi avremo a che fare. Basta aderire all'iniziativa, con la collaborazione di "Le Scienze" e chiunque può sottoscrivere le sei domande da porre ai vari candidati delle primarie di tutti gli schieramenti politici. I candidati risponderanno alle domande inviando una mail a: redazione@lescienze.it

I primi a essere interpellati sono i candidati del centrosinistra: Bersani, Puppato, Renzi, Tabacci, Vendola. Le stesse domande saranno poste ai candidati delle primarie del PDL e di tutti i partiti/movimenti che sceglieranno il loro leader con questo strumento. In una seconda fase, saranno preparate le domande per le elezioni politiche. L'iniziativa non sostiene alcun movimento politico.


Le domande (solo sei) sono precise, toccano vari argomenti ed aspettano risposte.

Le domande
  • Quali politiche intende perseguire per il rilancio della ricerca in Italia, sia di base sia applicata, e quali provvedimenti concreti intende promuovere a favore dei ricercatori più giovani?
  • Quali misure adotterà per la messa in sicurezza del territorio nazionale dal punto di vista sismico e idrogeologico?
  • Qual è la sua posizione sul cambiamento climatico e quali politiche energetiche si propone di mettere in campo?
  • Quali politiche intende adottare in materia di fecondazione assistita e testamento biologico? In particolare, qual è la sua posizione sulla legge 40?
  • Quali politiche intende adottare per la sperimentazione pubblica in pieno campo di OGM e per l'etichettatura anche di latte, carni e formaggi derivati da animali nutriti con mangimi OGM?
  • Qual è la sua posizione in merito alle medicine alternative, in particolare per quel che riguarda il rimborso di queste terapie da parte del SSN? 

Io ho aderito.
Chiunque può diffondere l'iniziativa o aderire se interessato, scrivendo a:

redazione@lescienze.it (specificando nel soggetto "Dibattito Scienza")

Si può seguire il dibattito su Facebook o su Twitter (hashtag #dibattitoscienza #primarieCSX).

Grazie.

Aggiornamento: Cominciano ad arrivare le prime risposte, saranno pubblicate sul sito di Le Scienze (e casomai le riporterò qui), gli organizzatori stanno decidendo come pubblicarle e quando.
Quando arriveranno le varie risposte commenterò solo quelle relative alle medicine alternative.

Sono arrivate tutte le risposte, le trovate sul sito de Le Scienze, qui.

Presto commenterò quelle relative all'ultima domanda (medicine alternative).

Commento alle risposte.

Bersani: mi sembra accettabile, non esistono medicine "alternative" ma solo medicine scientificamente provate e questo è il requisito minimo per un eventuale rimborso tramite il SSN.
Puppato: Dimostra di essere poco informata. La direttiva UE (che non è nemmeno "nuova") è già in vigore in Italia. In ogni caso la sua frase "l'omeopatia, ritengo sia una branca della medicina che ha dimostrato la sua utilità" è significativa delle sue convinzioni. Mi sembra la meno "approfondita" ed interessante delle risposte.
Renzi: Secondo me non ha nemmeno risposto. Dopo una spiegazione su cosa si intende per medicine alternative, parla della situazione relativa alla regolamentazione ed alla formazione degli operatori. Per quanto mi riguarda non è questo che desideravo sapere.
Tabacci: Un risposta corretta ed equilibrata, spazio alle medicine "alternative" sempre relativamente all'approvazione consolidata e diffusa da parte della comunità scientifica.

Vendola: Anche lui si poggia sulle basi scientifiche per convalidare qualsiasi pratica medica. Risposta corretta. Mi è piaciuto il riferimento alla cultura scientifica quale mezzo di crescita e sviluppo di un paese.

Nota finale: molti potrebbero sottovalutare il significato di questa (riuscita) iniziativa. Un gruppo di cittadini (prima) e cultori di scienza (dopo) ha posto una serie di domande a candidati politici i quali (onestamente) hanno risposto. Scegliere chi ci governa è democratico, sapere come la pensa ancora di più. Questa iniziativa quindi, oltre ad un significato politico ne ha uno molto più importante che spero tutti vogliano cogliere. Complimenti quindi ai ragazzi di "Dibattito scienza".

Il contesto è tutto: il dhmo è mortale

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Non so quanti conoscano questa storia, credo in tanti (almeno chi naviga sul web con regolarità) ma ogni volta che la racconto vedo facce riflettenti (no, non che diventano specchi ma che riflettono, pensano), come se raccontassi qualcosa che nessuno ha mai pensato.
Chi conosce la storia la rileggerà con piacere, chi non la conosce resterà stupito.

Parlo del monossido di diidrogeno (DHMO), composto presente praticamente dovunque, sul nostro pianeta e nel nostro organismo, negli alimenti e nell'ambiente. Per non parlare di ciò che beviamo, praticamente è quasi tutto DHMO. Non sto facendo una scoperta ed oltretutto, come ho detto, la storia è pure vecchia ma visto che la rete è abituata a toni allarmistici, ricordare il "dramma" del monossido di diidrogeno non è mai troppo.

Nel mondo se ne parla abbastanza, esiste un sito (che ha la sua versione italiana) ed altri che si occupano di questa situazione, abbastanza completi ed assolutamente attendibili.
Il monossido di diidrogeno è un composto inodore, incolore (nella sua forma originale), che contiene idrossido (componente tra l'altro dell'acido solforico). I chimici sapranno che è conosciuto anche come idrossido di idrogeno ed in alcune nomenclature è definito acido idrico per la sua formula. In natura si trova praticamente dovunque ma è possibile sintetizzarlo anche in laboratorio. E' utilizzato come refrigerante, componente di sostanze tossiche, armi chimiche e processi industriali semplici e complessi. Lo rinveniamo in abbondanza nei servizi igienici, in genere come prodotto di pulizia, ma era presente anche nei campi di sterminio (in piccole quantità, sembra), nei laboratori chimici ed in quelli che si occupano di sperimentazione animale.
La cosa preoccupante è che praticamente tutti gli acquedotti comunali hanno segnalato quantità enormi di questa sostanza nelle loro condutture che evidentemente arriva ai nostri rubinetti.

Ma si tratta di una sostanza pericolosa?
Basterebbe sottolineare che è provato come sia quasi sempre letale l'inalazione e, non per niente, questa sostanza compone buona parte delle piogge acide e dei farmaci chemioterapici endovena. Si tratta di sostanza spesso corrosiva per i metalli (e non sorprende, il suo effetto è visibile ad occhio nudo!).
Ormai da decenni, questa sostanza chimica trasparente, è stata rinvenuta nelle cellule tumorali (di tutti i tipi!) e nonostante sia potenzialmente pericoloso, l'esposizione è frequente (addirittura incoraggiata) sui bambini e gli anziani, come sappiamo la fascia di popolazione più esposta ai danni ambientali, ma non solo: alcol, caffè e bibite gassate ne sono pieni, per non parlare dei farmaci (anche quelli pediatrici ed omeopatici!).

Scarico industriale con forte contenuto di DHMO

Come proteggersi?
Praticamente impossibile, viviamo circondati dal DHMO, ne assumiamo quantità ingenti ogni giorno, tanto che esistono associazioni di studio ed analisi dei danni del composto che per ora sembra non abbiano ottenuto alcun risultato. L'unico dato certo finora è che gli animali acquatici non subiscono alcun danno dalla sostanza.

Il lato più inquietante della vicenda è che esistono industrie (anche in Italia) che producono DHMO (in genere confezionato in contenitori di plastica oblunghi) e che realizzano guadagni enormi dalla vendita e diffusione del prodotto, si può dire con sicurezza che il nostro paese è tra i maggiori produttori e consumatori della sostanza, con multinazionali che assicurano l'esportazione e la diffusione mondiale senza alcuna limitazione particolare. Nonostante qualcuno provi a promuovere l'uso della sostanza (un gruppo californiano ne condivide l'uso), esistono movimenti sparsi nel mondo che cercano di diffondere la notizia che il DHMO è una sostanza chimica potenzialmente pericolosissima e persino letale. Sono state descritte persino gravissime ustioni causate dall'uso improprio anche in ambiente domestico.

Campi devastati da una fuga di DHMO da un fiume vicino

Anche in Italia, tempo fa, un "noto naturopata" iniziò una raccolta firme e delle analisi nei suoi laboratori speciali per identificare la particolare sostanza (questa è una copia della pagina che comparve nel suo sito). Nonostante il suo tentativo di fare chiarezza sul tema, come testimoniano le sue dichiarazioni subito dopo le prime analisi:
 "I tempi delle risposte dei laboratori NON sono quelli che vorrei e poi il problema non e' molto semplice, occorre il suo tempo.
Per ora so solo che sarebbe meglio evitare di utilizzare questa acqua chimica per il fatto che il CEM di quest'acqua NON e' identico a quella dell'acqua naturale e cio' mi basta per sapere che puo' produrre dei danni, sicuramente nel tempo." [...] "Il domicnio (sic.) di coerenza di quel tipo di acqua chimica NON e' identico a quello naturale."
la sua iniziativa si interruppe pochi giorni dopo, improvvisamente.
Poi il nulla. Sull'argomento nessuno spende più parole. Nonostante questo, grossi bacini di raccolta di DHMO e quantità sempre costanti di esso, sono presenti in tutte le città del mondo civilizzato e sono frequenti gli scavi che cercano fonti di questa, a quanto pare preziosa, sostanza. Sarà un caso che le regioni povere non riescono ad ottenerne scorte sufficienti?

Caratteristiche fisico-chimiche del DHMO

Fino a qui ci siamo?
Per rendere tutto più misterioso potrei aggiungere qualcosa come: sveglia!!!1!!11, urlo di battaglia di tutti i complottisti.

Bene. Un po' di termini tecnici, qualche dato allarmante, il termine "chimico" ripetuto diverse volte e termini "ambigui": anche senza dire la minima bugia ho descritto la terribile pericolosià del monossido di diidrogeno, la cui formula chimica è H2O.
Ovvero acqua.

Il monossido di diidrogeno è l'acqua.

Ogni affermazione fatta è assolutamente reale e comprensibile solo se si sa di cosa stiamo parlando e se si inserisce tutto nel contesto corretto. Se invece estraggo i dati un po' in disordine ed evito di approfondire, ecco che una sostanza "naturale" ed inoffensiva diventa un pericoloso incubo chimico, letale e tossico.Qualsiasi dato o notizia, estrapolato dal contesto o isolato dal discorso può diventare strumento per appoggiare le proprie teorie anche se non corrette. Se poi aggiungiamo frasi ad effetto, ambigue e poco comprensibili possiamo rendere torbido anche un concetto limpido, la mancanza di chiarezza, il linguaggio confuso o chiaramente terroristico, l'apparente presenza di riferimenti scientifici, possono confondere chiunque ed indurre false conoscenze.
Il caso del DHMO (l'acqua, ripeto, la semplice acqua) è abbastanza noto in rete ma è molto simbolico. In un'epoca nella quale siamo bombardati di informazioni di tutti i tipi, non sappiamo di chi fidarci e fino a che punto, rischiamo di essere diffidenti quando non è necessario e creduloni quando bisognerebbe mantenere un atteggiamento critico. Questo spesso non succede. Quanti di noi davanti agli sproloqui degli antivaccinisti non si sono chiesti "e se fosse vero?", quanti davanti alla testimonianza di un "guarito" da una cura alternativa hanno pensato "possibile che menta?", non ha più senso nemmeno fidarsi dell'autorità, perché abbiamo visto diverse volte che l'autorità non è per forza e sempre nella ragione (e qualcuno di questa "autorità" si approfitta).
Le fonti, che sarebbero la prima garanzia per controllare la veridicità di una notizia" sono tante, troppe, spesso tecniche e specialistiche per poter essere comprese da chiunque, non può stupirci quindi se anche in parlamento o in sedi prestigiose arrivano argomenti come "le scie chimiche" o "gli UFO".
Alla conferenza sul clima di Cancun (Messico, 2010), diversi delegati delle Nazioni Unite hanno firmato un appello per bandire il DHMO dal nostro pianeta, proposto da una presunta (ed ironica) organizzazione umanitaria di volontari. Tutto questo non è bello, anche se fa ridere.
Per questo motivo è fondamentale che chi ci governa abbia la cultura e la preparazione come principale dote, non importa lo schieramento o il partito, serve gente seria, preparata, sveglia, sarebbe inutile una rivoluzione degli ignoranti, serve una rivoluzione delle menti. Essere governati da caproni è la maledizione peggiore che possa capitare ad un popolo. Per lo stesso motivo sarebbe auspicabile che la stampa divulgasse solo notizie scientifiche controllate, veritiere, attendibili.
Sono piccoli accorgimenti che in realtà servono ad un futuro migliore.

Alla prossima.

Del temutissimo DHMO ne hanno parlato anche Dario Bressanini nel suo blog su Le Scienze, Wikipedia e Paolo Attivissimo .
Alla prossima.

Il 70% dei pazienti omeopatici crede nell'omeopatia: ma va?

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Il titolo è ironico, ma non per gli omeopati, visto che ricalca il loro "modus operandi" che pur di fare pubblicità alla loro pratica si arrampicano sugli specchi e puntualmente scivolano.
Intanto un avvenimento curioso. Da quando qualcuno ha cominciato a spiegare cos'è l'omeopatia, da un iniziale sguardo di sufficienza, gli omeopati sono passati agli insulti ed agli attacchi isterici (e persino alle minacce, come accaduto a BlogZero), qualcuno li trattava come poveri sfigati, i loro blog erano definiti "blogghetti", "piccoli siti", "fenomeni isolati", un modo per liquidare senza tante contorsioni e minimizzare chi invitava le persone a ragionare.
Qualcosa però deve aver preoccupato gli omeopati (e le multinazionali che producono i rimedi omeopatici) e così anche grandi industrie come la Boiron hanno cominciato a contattare "blogghetti" in maniera mirata, quelli dedicati alle mamme ed ai loro "pensieri" quotidiani e quando l'ho saputo, ho avuto l'impressione che i "blogghetti" qualche fastidio all'omeopatia (alle tasche dell'omeopatia) cominciavano a farlo. Così, in un eccesso di pietà nei confronti dei poveri blogger isolati e disperati che nessuno leggeva, sono state invitate decine di mamme blogger in azienda e queste, con tanto di logo in bella mostra, hanno raccontato la loro "giornata Boiron".
Che bel gesto, naturale e diluito.
Immaginate se domani una delle grandi multinazionali del farmaco invitasse mamme e bambini in azienda facendo vedere le fasi di ricerca e produzione del farmaco, il confezionamento e così via. Cosa si direbbe?
Vergogna! Plagio!! Pubblicità! Inganno!! E se domani pubblicassi un articolo con logo in primo piano ed il titolo "La mia giornata Big Pharma"?

Insomma...la Boiron punta alla pubblicità diretta e lo fa rivolgendosi direttamente ai "blogghetti" che tanto critica con mezzi a dir poco "aggressivi", ricordatevene mamme, quando andate in farmacia. Un altro boomerang, secondo me e, come sempre, un'altra mossa sbagliata dell'industria omeopatica.
Non ne azzeccano una. Compresa la scelta di dipingersi come industria "felice e contenta", che punta tutto sul benessere dei consumatori e dei dipendenti, salvo poi chiudere bottega per risparmiare, lasciando a piedi decine di famiglie, in questo caso la "felicità" è solo dei padroni.

A costo di ripetermi quindi lo riscrivo: se c'è una categoria che prima tra tutte dimostra davvero l'inconsistenza dell'omeopatia è quella degli omeopati.
Non avendo argomenti scientifici da proporre si lanciano in affermazioni trionfalistiche che finiscono per dimostrare, a chi ha un po' di sale in zucca, che si discute del nulla.
L'ultima "sparata" omeopatica si legge proprio nei siti omeopatici, la riporta il dott. Alberto Magnetti, omeopata, che ha una rubrica sull'edizione on line de "La Stampa" e si trova nel sito della Boiron. Si tratta di un sondaggio (loro la chiamano "ricerca" e conoscendo il livello delle ricerche omeopatiche non stupisce) effettuato con un questionario a centinaia di pazienti di medici omeopatici.
Su Lancet? BMJ? Almeno sul Giornale Italiano di Medicina? No, su una rivista di consumatori: "Altroconsumo".
I risultati sono esilaranti, ma gli omeopati buttano tutto nel mucchio, chi vuoi che vada a sindacare...
La Boiron scrive:
"Da questi dati emerge che oltre il 70% dei pazienti si rivolge a un omeopata, il più delle volte seguendo il consiglio di parenti e amici, dopo avere inizialmente affrontato, senza successo, un problema di salute attraverso la medicina convenzionale."
Il titolo della pagina dice "Ecco cosa emerge dall'esperienza dei pazienti che utilizzano i medicinali omeopatici, secondo una ricerca di Altroconsumo". Ma che succede?
Il 70% dei pazienti che utilizzano omeopatia si rivolge all'omeopata? Alla faccia che risultato...che shock...quasi inaspettato. Il dottor Magnetti scrive sul suo blog su "La Stampa":
Dall’inchiesta è emerso che nella maggior parte dei casi (oltre il 70%) ci si rivolge a un omeopata dopo avere inizialmente affrontato il problema attraverso la medicina convenzionale
Potrebbe sembrare che la notizia stoni un po' con i dati più recenti che vogliono l'omeopatia in costante ed importante calo di successo e vendite, invece non stona affatto. La notizia sconvolgente sarebbe che quasi tutti coloro che usano omeopatia vanno dall'omeopata e come lo hanno scoperto? Chiedendo a chi si trovava nello studio di un omeopata!
Si tratta insomma del solito gioco di parole ai quali si appoggiano gli omeopati per darsi pacche sulle spalle e sorridere felici. Un po' come se dicessi: "il 99% dei pazienti che vanno dal medico si affidano alla medicina". Alla faccia della "ricerca".

I questionari sono stati consegnati ai pazienti da medici omeopatici in occasione della loro prima visita (ed un secondo questionario dopo 6 mesi) nel loro ambulatorio. Cioè non si tratta di un questionario consegnato a persone a caso delle quali il 70% va dall'omeopata, ma di domande fatte a chi era già dall'omeopata.

Ah! Le cose cambiano quindi...traduciamo: non è il 70% dei pazienti che si rivolge all'omeopata ma il 70% dei pazienti degli omeopati...va dagli omeopati e di questi la maggioranza ci va su consiglio di amici...umh...ma che fanno, prendono in giro?

Oltretutto, scoprire che i pazienti omeopatici vadano dall'omeopata, cosa c'entra con il successo di questa pratica? Suonerebbe strano il contrario, per esempio che quasi tutti quelli che usano omeopatia vadano dal salumiere per le prescrizioni, non quello che hanno "scoperto" gli omeopati...

Magnetti intitola il suo articolo "Continua ad aumentare il successo dell'omeopatia tra i cittadini europei" ma c'è sicuramente un errore di stampa ed il collega lo correggerà. L'articolo potrebbe intitolarsi: "Continuano ad aumentare i pazienti mandati dagli amici" per esempio, oppure "i pazienti degli omeopati vanno dagli omeopati" ma se vuol essere corretto e preciso dovrebbe scrivere: "il 30% dei pazienti degli omeopati non credono all'omeopatia"...insomma, non si cava un ragno dal buco.
Ma la parte più bella è quella che analizza i risultati (si tratta sempre di un questionario eh? Nessuna pretesa di scienza e questo lo ammette pure il dott. Magnetti) dopo sei mesi di cure.

Aho, è una strage.
Intanto si analizzano solo malattie autolimitanti e passeggere, quasi sempre stagionali, ma i risultati sono devastanti!
Riguardo ai bambini (neretti miei):

Disturbi della pelle: Peggiorato o stabile: 67%; migliorato: 33%
Disturbi respiratori: Peggiorato o stabile: 51%; migliorato: 49%
Disturbi psicologici (nei bambini? ndr.): Peggiorato o stabile: 36%; migliorato: 64%

E sugli adulti:

Disturbi della pelle: Peggiorato o stabile: 54%; migliorato: 46%
Disturbi respiratori: Peggiorato o stabile: 54%; migliorato: 46%
Disturbi psicologici: Peggiorato o stabile: 52%; migliorato: 48%
Esofago/stomaco/intestino: Peggiorato o stabile: 57%; migliorato: 43%
Muscolo-scheletrici: Peggiorato o stabile: 34%; migliorato: 66%
Allergia: Peggiorato o stabile: 37%; migliorato:63%
Stress/ansia: Peggiorato o stabile: 38%; migliorato: 62%

OmeoTafazzi
Non ho incluso i risultati riguardanti disturbi non specificati ed in neretto solo i disturbi che hanno ottenuto un miglioramento più elevato rispetto ai peggioramenti.
Come si vede i risultati sono del tutto casuali ed a dir poco disastrosi, esattamente quello che succede in natura, puoi migliorare o peggiorare ma se non fai nulla rischi di stare peggio. I risultati poi, non sono oggettivi ma "percepiti", quindi molti dei miglioramenti potrebbero pure non essere reali. Un disastro che un medico omeopata non ha esitato a divulgare (la Boiron in quanto azienda si fa semplicemente pubblicità).

I miglioramenti quasi sempre non riescono a raggiungere nemmeno la metà dei casi, cioè, quando con una cura riesci a fare migliorare a stento la metà dei tuoi pazienti, non stai curando quella malattia. Da notare anche che i "malanni" che hanno ottenuto un certo miglioramento sono quelli più condizionabili dal tempo (ansia, allergie, dolori muscolari), ovvero quelli che possono passare anche senza assumere nulla.

Se non è prova di inefficacia questa...e l'hanno pubblicata loro eh? Poi ditemi che gli omeopati non sono autolesionisti...
Chiudo copiando il finale dell'articolo del dott. Magnetti, che commentando questo splendido questionario ha scritto:
questi tipi di valutazione si avvicinano maggiormente a quelli che, secondo me,  rispettano al meglio le caratteristiche dell’approccio omeopatico cioè gli studi osservazionali. Questi ultimi esprimono maggiormente il concetto di effectiveness, cioè quanto un trattamento funziona nella pratica clinica, quindi in modo reale sul territorio, rispetto al concetto di efficacy che misura quanto il trattamento funziona in studi clinici o studi di laboratorio.
Studi osservazionali? Efficacy? Effectiveness?!
Il collega crede che l'"effectiveness" di un trattamento si possa scoprire con un questionario lasciato nello studio di un omeopata, quattro domande e via, abbiamo lo studio osservazionale pronto, una valutazione superficiale  con le domandine di "Altroconsumo", un esperimento alla "volemose bene" insomma...
Siamo a posto...
Il quadro come si vede è desolante. Stiamo parlando di cure, non di estrazioni del lotto. Se nella maggioranza dei disturbi (in pazienti che credono all'omeopatia...) non migliora nemmeno la metà dei pazienti, quale migliore dimostrazione che state somministrando acqua fresca? E gli omeopati per sapere l'"effectiveness" delle loro medicine si basano sui questionari di Altroconsumo, ma complimenti...

Perché gli omeopati non sanno presentare dati seri invece di appoggiarsi ai questionari di "Altroconsumo" che alla fine riescono pure a dargli torto?
Non possono ed a loro non resta che continuare con questo livello di "scienza" autorelegandosi nelle riviste in edicola, accanto agli oroscopi.

Io più che di effectiveness, parlerei di  facciatosteness.

Alla prossima.

Scienza (c)Attiva: domani seminario al Mario Negri

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Domani alle ore 14,00 terrò un seminario dal titolo "Scienza (c)Attiva" sulla percezione della scienza e su quello che interpretano i media, sulle pseudomedicine che spopolano nel web, su come comunicare la scienza e su qualche esempio che ho trattato in questo blog.
Il seminario si terrà all' Istituto Mario Negri, di Milano, prestigioso centro di ricerca farmacologica, gioiello italiano della ricerca. Per questo motivo la mattina sarò impegnato in una visita dell'istituto che spero di poter documentare anche con qualche immagine. L'incontro è pubblicoe non credo vi saranno riprese video.

A domani.
L'ingresso dell'istituto

Aggiornamento: la giornata al Mario Negri.
Appena metto in ordine tutti i dati che ho raccolto devo scrivere un articolo su questo istituto di ricerca. L'esperienza è stata bellissima, interessante e costruttiva. L'istituto Mario Negri è da sempre un simbolo di buona ricerca e di investimento sul futuro, sui giovani e sulle capacità dell'ingegno umano e non per niente lì dentro ho incontrato tanti giovani ed uomini che si applicano per darci altre possibilità di cura e salute.
Qui mi limiterò a dare un piccolo resoconto della giornata che ho passato.

Arrivo trafelato in istituto (organizzare la tua giornata sulla puntualità dei treni è una scommessa azzardata) e mi accoglie un Enrico Garattini gentilissimo e pronto a rispondere a tutte le mie curiosità. Volevo capire come funzionasse l'istituto, la sua attività, i mezzi che gli permettono di procedere nel campo della ricerca e sono rimasto sorpreso nel sapere che il Mario Negri è un ente di ricerca privato no profit che dedica tutta la propria attività al pubblico, in tutti i sensi.

Ancora al lavoro...

Al microscopio elettronico
La ricerca del Mario Negri non finisce con un brevetto (e già questo dovrebbe far capire le intenzioni dell'istituto), ogni scoperta è "regalata" alla comunità scientifica ed alla società e buona parte dei contributi ricevuti sono investiti in formazione e crescita professionale. L'istituto è del tutto staccato dall'industria e dallo stato (e dalla politica...), quello che fa è indipendente. Dov'è che si diceva che la ricerca dovrebbe essere indipendente e lontana dalle logiche del profitto? Un'utopia? Beh, in realtà il Mario Negri fa proprio questo.

Ricercatrice al lavoro in laboratorio
Una cosa del genere, all'estero, sarebbe un miracolo di efficienza e prestigio, per cui quando pensiamo alla ricerca in Italia, pur bistrattata, ricordiamoci che esistono situazioni come questa, di assoluto merito e valore scientifico. Proprio riguardo al valore scientifico l'Istituto è ai vertici nel mondo: migliaia di studi scientifici e ricerche all'avanguardia che escono dalle stanze di Milano lo dimostrano.

Risonanza magnetica

Dopo aver passato una mattina a visitare gli uffici dell'istituto, ho conosciuto diversi capi dipartimento (alcuni dei quali li conosceremo nei prossimi giorni perché possono spiegare alcuni degli argomenti che ci interessano, come la sperimentazione animale), ho discusso di come si mantiene l'istituto, delle iniziative sul territorio, insomma, un vero e proprio viaggio all'interno di uno dei più importanti centri di ricerca al mondo. Il Mario Negri si interessa di varie problematiche inerenti la salute. Compie studi nel campo dell'oncologia, delle malattie neurodegenerative, del cardiovascolare ed in quello farmacologico. Si occupa di salute pubblica, terapia del dolore e svolge molte iniziative "sul territorio", con progetti organizzati con i medici di famiglia, i farmacisti e le strutture ospedaliere che collaborano.
L'ora di pranzo era vicina e se non volevo rischiare il collasso durante il seminario ho dovuto mangiare qualcosa (alla mensa dell'istituto). Altre persone conosciute, altri progetti ed iniziative e via, la sala comincia a riempirsi e si inizia con proiezione delle diapositive.

La sala si riempie




L'ho detto all'inizio della relazione: ero sinceramente emozionato. Cosa avevo da "insegnare" al Mario Negri? Il mio lavoro su internet è "sul campo" ma spiegare a persone che passano le loro giornate in laboratorio o tra le statistiche, che ho scoperto un fotomontaggio di un guaritore o come mi sono fatto invitare al congresso mondiale di oncologia cinese sarà utile ed interessante?
Spero di sì.

Una TAC
Così ho parlato per circa 35 minuti spiegando qualche mio risultato, raccontando come sono riuscito a "divulgare" qualche argomento scientifico e medico, non sono mancati i momenti ironici (che uso spesso), soprattutto quando ho illustrato l'ultimo "lavoro scientifico" del prof. Massimo Della Serietà (che presto illustrerò anche qui), come si comunica la scienza, come arrivare alla società partendo dalla ricerca scientifica più complicata e come i media spesso riescono a "distorcere" le conclusioni di uno studio. Poi tante domande, interessanti e stimolanti.
L'argomento che ho trattato è sicuramente insolito rispetto a quelli ai quali sono abituati i ricercatori del Mario Negri nei loro incontri ma credo di aver contribuito a qualcosa, in fondo è dalle loro ricerche che dipende il nostro futuro e sottolineare come sia fondamentale saper "parlare" a chi legge la ricerca credo sia interessante anche per loro.
Finita la relazione ho fatto un altro giro in istituto ed ho parlato con altre persone, capi dipartimento, Enrico Garattini mi ha illustrato le sue ultime ricerche, per esempio quelle relative all'uso di retinoidi nella cura dei tumori mammari in donne che hanno una particolare caratteristica genetica.
Tra le cose che mi hanno colpito di più c'è sicuramente la presenza di giovani. Vedere tanti giovani e giovanissimi ricercatori è incoraggiante e vedere i più "anziani" al loro fianco è emozionante. Un'altra cosa che potrà interessare chi mi segue è che l'istituto è da sempre un baluardo nei confronti delle terapie e delle scelte non scientifiche, contrasta il diffondersi di pseudoscienza e medicina alternativa ed ha preso posizione diverse volte, anche a livello istituzionale, a proposito di questi argomenti. Non è cura della salute pubblica anche questa?

Cosa mi ha lasciato questa esperienza? Un po' di nostalgia del mio periodo universitario e la conoscenza di una realtà forse non notissima nel nostro paese.
L'Istituto Mario Negri vive anche di donazioni e può ricevere il 5 per mille che a tutti noi non costa niente e visto che in questo sito non insisto mai in donazioni o contributi, se questa volta lo faccio è perché ho visto cosa significa lavorare per la salute in maniera seria, efficente, onesta ed organizzata.
Questoè il loro sito e qui la pagina per sapere come effettuare donazioni. Si potranno aiutare dei campi di ricerca che ci interessano personalmente o aiutare in generale i giovani ricercatori o finanziare le borse di studio. Non è una buona idea?

Alla prossima.

Storia della medicina: Hahnemann, dal caffè alla psora.

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Samuel Hahnemann nacque in Sassonia nel 1775, colto ed ambizioso studiò medicina nonostante non facesse parte della classe ricca del suo paese e per questo fu costretto a frequenti spostamenti da una città all'altra per mantenersi agli studi e trovare un'università che non costasse troppo. Si iscrisse alla massoneria e cominciò ad interessarsi di chimica traducendo testi scientifici e sfruttando la sua conoscenza di diverse lingue. La scarsità di mezzi della medicina di quell'epoca (praticamente agli inizi) lo indusse ad abbandonare l'attività di medico per intraprendere quella di chimico e traduttore e fu proprio in occasione di un suo lavoro che approfondì le conoscenze relative alla malaria, una malattia diffusissima all'epoca e dovuta soprattutto agli ambienti malsani e poco igienici nei quali viveva la gran parte della popolazione europea. La malaria aveva un solo rimedio "riconosciuto", il chinino, estratto dalla corteccia dell'albero di china. Oggi sappiamo che questa sostanza, un alcaloide, distrugge letteralmente il protozoo che causa la malaria (che si chiama Plasmodio) perchè direttamente tossico (e lo è anche per l'uomo).
In quegli anni la sua azione era sconosciuta e le teorie relative al suo meccanismo d'azione si sprecavano. Chi sosteneva che la sua efficacia fosse dovuta ad un'azione "tonificante" e chi per mezzo di una sorta di disintossicazione. Un altro medico sosteneva che era l'azione astringente sullo stomaco ad essere fatale per il parassita. Hahnemann leggendo questa teoria non si mostrò convinto: erano tante le sostanze "astringenti" (compresi molti agrumi) che non miglioravano i sintomi della malattia. L'efficacia del chinino quindi doveva risiedere in un altro meccanismo.

Provò allora a sperimentare egli stesso la sostanza, ne assunse quantitativi crescenti fino a quando non fu preso da una febbre molto alta accompagnata da brividi, causata dall'azione tossica della sostanza. Fu un'illuminazione: febbre e brividi erano due tra i sintomi principali della malaria. La conclusione fu immediata: per curare una malattia bisogna utilizzare qualcosa che ne riproduce i sintomi. Nacque l'omeopatia.

Il simile cura il simile: prima legge dell'omeopatia.

E' chiaro che si tratta di un'intuizione elementare, grezza, ma a quei tempi i mezzi degli scienziati e le "sperimentazioni" erano molto limitati e così ci si accontentava dell'intuito di poche persone.
Hahnemann si rese presto conto che le dosi di chinino che gli avevano procurato la febbre simile alla malaria erano troppo elevate, tossiche e rischiavano di uccidere piuttosto che di guarire. Passò quindi ad una seconda fase (senza aver dimostrato la prima che ormai riteneva corretta). Per eliminare gli effetti negativi delle sostanze da prescrivere bastava diluirle il più possibile per renderle inoffensive; davanti all'obiezione di alcuni suoi colleghi che gli fecero notare l'assenza della sostanza di origine nei suoi preparati Hahnemann sosteneva che battere per cento volte su un tappeto di crine di cavallo (qualcuno poi sostituì il tappeto con una Bibbia) i flaconi con la medicina, attivava il principio attivo rendendolo efficace (naque così la "succussione", lo scuotimento dei preparati omeopatici praticato ancora oggi). Fu però evidente che l'eccessiva diluizione di queste sostanze, se non poteva essere rischiosa per il malato, risultava anche del tutto inefficace.



Per curare le malattie quindi il rimedio del "simile" deve essere diluito diverse volte ed agitato decine di volte: seconda legge dell'omeopatia.

Ma la medicina in quegli anni era tutt'altro che efficace: agli albori senza antibiotici, disinfettanti, strumentario e microscopi era molto più rassicurante assumere un composto senza alcun effetto che sottoporsi alle torture previste dalla medicina dell'ottocento, dal salasso (prelievo di abbondante sangue mediante piccole lame o sanguisughe) all'amputazione dell'arto malato (per una "semplice", oggi, infezione), dal fuoco vivo per cauterizzare le ferite aperte all'assenza dell'anestesia, essere malato in quegli anni significava soffrire senza appello e morire nella quasi totalità dei casi. Nel 1803 il medico tedesco pubblicò un trattato nel quale considerava il caffè quale causa della maggioranza delle malattie (le ulcere, la costipazione, l'insonnia, le malattie polmonari, gli ascessi, le carie e tante altre), teoria che gradualmente abbandonò.

Hahnemann conobbe così una certa notorietà, i suoi rimedi erano "dolci", senza effetti collaterali, indolori ed i pazienti se gravi morivano lo stesso e se non gravi...guarivano. Di fronte aveva centinaia di malati che, sottoponendosi ai rimedi della medicina dell'epoca, compresi veleni come l'arsenico o i vapori di mercurio, non miglioravano i loro disturbi.
Uno dei punti di forza di questa "nuova medicina" era la cura con la quale doveva essere analizzato il malato: bisognava ascoltarne la voce, osservarne il viso, l'epressione, toccargli la pelle e sentirne la temperatura, un sollievo per i malati del 1800 che quasi sempre dopo essere stati contagiati da una malattia venivano messi in quarantena, isolati ed abbandonati dalla stessa famiglia.
Poca concorrenza quindi, Hahnemann rappresentava ciò che la medicina di quel tempo non offriva, per capire il livello "scientifico" dell'epoca basti pensare che vi erano scuole di pensiero che credevano alla "generazione spontanea" (ovvero la vita che nasce dal nulla, idea che fu smentita da un noto esperimento sulle mosche che nascevano "spontaneamente" dalla carne).

Nel 1810 il medico tedesco pubblicò l'Organon, il libro sacro degli omeopati seguito pochi anni dopo dalla "Materia medica", librone nel quale il tedesco descriveva i sintomi legati al corrispondente rimedio omeopatico, per classificarli propinava agli allievi della sua scuola omeopatica il rimedio e questi gli riferivano cosa provavano subito dopo. Un metodo (oggi chiamato "proving") come si può comprendere, assolutamente soggettivo, incontrollabile e senza alcun significato medico, ognuno riferiva il sintomo accusato senza alcun controllo nè plausibilità. Le polemiche negli ambienti medici non mancavano ma l'oggettiva mancanza di successo nella maggioranza delle malattie da parte dei medici dell'epoca consentirono ad Hahnemann di conservare una nutrita schiera di ammiratori che andavano aumentando con il tempo. A lui si rivolgevano anche i benestanti e rappresentanti della nobiltà fino a quando alcuni incidenti (la morte di vari pazienti ed infine quella di un eroe di guerra molto noto) lo indussero a cambiare nuovamente città per fuggire da chi lo criticava aspramente.
Fu nel 1820 che il medico tedesco annunciò di aver scoperto la causa di tutte le malattie che secondo lui erano da imputare ai cosiddetti "miasmi", quattro entità invisibili (sifilide, tubercolosi, sicosi e psora) che si spandevano nell'atmosfera causando tutte le malattie, in quel momento abbandonò l'idea del caffè quale causa di tutti i mali anche se ne continuò a studiare le proprietà.  L'idea di partenza dello scienziato tedesco non si discostava dalle superstizioni dell'epoca: per "espellere" il male bisognava "buttarlo fuori". Per questo motivo le varie sostanze per curare erano scelte in base a ciò che provocavano sul corpo: una febbre, una reazione cutanea o la tosse, erano solo sintomi del male che "veniva in superficie". In realtà questi erano gli effetti tossici delle varie sostanze provate da Hahnemann che potevano essere evitati in un solo modo: diluendole talmente tanto che non esistessero più.
Nasce così l'omeopatia.
Criticata aspramente dai medici dell'epoca, furono anche alcuni suoi allievi a diventare acerrimi nemici del "maestro", ognuno apportava variazioni all'idea originale così da "inventare" una nuova cura, ma questi erano presto additati come "traditori" o "visionari" da Hahnemann ed allontanati dalla sua cerchia. L'ortodossia del medico tedesco era nota e rigidissima, per lui erano eretici anche coloro che sbagliavano a scrivere il nome della sua pratica, esiste uno scambio epistolare sulla correttezza del termine "homopatia" invece di "homeopatia". Dall'altra parte, quella della medicina, le critiche furono a volte ferocissime, c'è chi lo definì un truffatore, il diavolo in persona, chi creò addirittura l'"anti-organon", un testo che demoliva passo per passo le teorie del medico tedesco, la risposta di Hahnemann era sempre decisa e chiara: "non posso essere confutato facilmente" ed alle critiche alla sua persona: "gli rido in faccia, in breve tempo saranno tutti dimenticati".

Hahnemann proseguiva quindi per la sua strada anche se, a dire il vero, il successo dell'omeopatia non fu enorme, restò sempre una pratica per pochi, qualcuno la interpretava come una filosofia di vita ed altri la ridicolizzavano, così erano spesso le vicende storiche a dettare i "tempi" nel successo di questa "nuova medicina". Un'epidemia che mieteva vittime la relegava come "stregoneria" e la cura con successo di malati con malattie gravi per l'epoca (ma che oggi sappiamo possono guarire spontaneamente) la rendevano miracolosa. Il definitivo tramonto di questa nuova idea di cura iniziò con le scoperte scientifiche. I batteri, i virus, i disinfettanti, progressivamente le "intuizioni" di Hahnemann cominciarono a diventare obsolete e chiaramente sbagliate e con l'avvento della medicina moderna si chiuse definitivamente il sipario su quella che fu inizialmente dipinta come una rivoluzione storica. Ma qualcuno avvertì: "vigilate sulla lapide dell'omeopatia o presto il suo cadavere potrebbe riapparire", fu il medico ufficiale del re di Hannover.

Il medico tedesco era ormai anziano e viveva di fama, di lui si parlava nei salotti e tra gli intellettuali e l'omeopatia diventava quasi una filosofia con molti tratti in comune con il vitalismo, corrente di pensiero molto diffusa in quegli anni e che voleva la vita come un insieme di energie e flussi vitali che contribuivano allo sviluppo degli esseri viventi. Non deve stupire, ciò che oggi ci sembra sciocco ed ingenuo era quello che avevano a disposizione i nostri avi, praticamente nulla, pochissime conoscenze, la medicina per prima...ed è proprio curioso come l'uomo che sfruttò la mancanza di medicine per sviluppare una teoria fallimentare morì proprio a causa di quella mancanza e senza utilizzare la medicina che aveva inventato. Una broncopolmonite lo fulminò quando ottantenne era ormai vittima di una giovane moglie ed improvvisati allievi che gli facevano girare la città in carrozza vestito sontuosamente per le visite a domicilio come un fenomeno da mostrare in pubblico. Si spense nella sua casa francese nel 1843.

Del suo sogno ottocentesco ed alchimista di curare le malattie con il nulla restano alcune aziende sparse per il mondo che per ovvi motivi commerciali tentano di riportare in auge un'idea preistorica e superata di "medicina". Sono proprio i motivi commerciali che mantengono viva l'omeopatia ai giorni nostri. Analizzandola con metodo scientifico o con semplice rigore logico non vi dovrebbe essere spazio per una pratica che sostiene di curare le malattie con il nulla ma spesso gli interessi economici prevalgono su quelli della ragione.
A livello scientifico la figura di Hahnemann è ricordata come quella di un pioniere della medicina in un'epoca nella quale curare una persona era quasi una magia sovrannaturale, un personaggio per libri di storia quindi e non per niente i libri di medicina, oggi, non parlano più di lui.

Alla prossima.

Il caso Tamiflu: la trasparenza è tutto, il silenzio è peggio.

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Un ciarlatano è un individuo che si approfitta della debolezza (da tutti i punti di vista, anche l'ignoranza è una debolezza) del prossimo per imbrogliarlo, facendogli credere che un suo prodotto, una sua idea, qualcosa in suo possesso, possa giovargli, quasi sempre per problemi di salute. Si tratta di una delle figure più patetiche e vergognose nel panorama umano. Il ciarlatano, ne ho parlato, è in genere una persona fallita, personalmente o professionalmente ed ha come scopo finale il guadagno di denaro, a qualsiasi costo. Smascherare un ciarlatano non è difficilissimo (almeno per un medico), basta avere voglia, tempo ed intuito.
Molto più difficile smascherare chi si traveste da persona seria ma poi si comporta esattamente come un ciarlatano. Il termine quindi, se spesso identifica una persona di basso valore umano e professionale, può applicarsi anche a chi, ufficialmente attendibile ed onesto, compie atti talmente disumani e scorretti da trasformare la sua attendibilità in disonestà. Per questo motivo identificare un ciarlatano "evidente" è molto più facile di smascherarne uno "nascosto". Un medico serio che tradisce i fondamenti della professione e dell'etica è un ciarlatano. Un operatore della salute che mette davanti ai diritti dei malati quelli personali è un ciarlatano.
E' successo, non poche volte e qui racconterò una vicenda che rischia di trasformare un operatore della salute presumibilmente serio in un ciarlatano della peggiore specie.
Le aziende farmaceutiche fanno un lavoro eccezionale. Senza di esse non avremmo farmaci o strumenti chirurgici, non riusciremmo a procurarci le medicine senza sforzo particolare. Il nostro benessere lo dobbiamo in larga parte alla loro produzione.
In cambio le aziende guadagnano una marea di denaro: poco male, è uno scambio inevitabile, per me possono pure arricchirsi, basta che si comportino con onestà, correttezza e trasparenza.
Tra aziende, medici e cittadini (i tre personaggi che si susseguono nella "catena della vendita di farmaci") deve esserci un rapporto di fiducia, è fondamentale e scontato.
L'azienda crea un farmaco e con correttezza lo mette in commercio perchè serve a qualcosa, a curare una malattia, non importa se grave o meno, lo scopo è nella stessa definizione di "farmaco".
Il medico prescrive quel farmaco perché l'azienda gli ha detto che si tratta di un prodotto sicuro ed efficace e se qualche insicurezza esiste bisogna renderla nota. Così il medico potrà prescrivere quella sostanza in scienza e coscienza, nell'interesse del malato. I successivi guadagni, stratosferici o meno, sono un altro capitolo che a me interessa meno, come ho detto, se un'azienda produce un farmaco salvavita o efficace ha pieno diritto di guadagnarci, anche tanto.
Trasparenza ed onestà quindi: finché esiste sono disposto a perdonare persino l'errore in buonafede (nonostante questo possa costare vite umane e sofferenza, ma che è sempre uno dei limiti umani).
Purtroppo in questi giorni si sta assistendo a qualcosa che fa crollare la fiducia che un medico (e di conseguenza i pazienti) deve riporre in un'azienda farmaceutica.
E' la storia del Tamiflu, vicenda che da noi stenta a diventare pubblica ma che sta squassando il mondo delle aziende farmaceutiche, della ricerca e della medicina. La molecola attiva del Tamiflu si chiama oseltamivir, è un antivirale prodotto e commercializzato per combattere l'influenza e diminuirne le complicazioni. Venduto in farmacia è stato acquistato da diversi governi per far fronte ad un'eventuale pandemia influenzale. Visto che l'influenza è una malattia inguaribile (quasi sempre benigna ed a guarigione spontanea), se non dovesse bastare il vaccino per prevenirla, potrebbe essere necessario ricorrere a farmaci ulteriori. Il Tamiflu è nato per questo. L'azienda produttrice, la svizzera Roche, ha ricavato grossissime cifre dalla vendita del farmaco, soprattutto dalle scorte che i governi si sono assicurati.

Ma qualcosa in questa vicenda non quadra.
Visto che da noi è arrivato solo un flebile eco, vediamo se riesco a farla conoscere come si deve.

Prima di raccontarla la introduco con una curiosità, quella che riguarda uno dei tormentoni dei ciarlatani e dei "naturale a tutti i costi". Questo con la storia c'entra poco con l'argomento centrale ma ne approfitto parlandone al volo.
Quante volte si sente dire "quel rimedio non sarà mai prodotto dalle case farmaceutiche perché deriva dalle piante e non si può brevettare!", oppure "ricavare quel prodotto dalle piante costa poco e nessuna azienda si sognerebbe di venderlo, non ci guadagnerebbe nulla!".
Sono affermazioni ambedue false. La prima: non è vero che un prodotto che deriva "dalla natura" non si possa brevettare. Naturalmente non è possibile brevettare una pianta o un fiore ma un suo derivato per uso medico (o di altro tipo) sì. Esempi noti: l'acido acetilsalicilico (la comune Aspirina) ed il Taxolo (un chemioterapico derivato dal Tasso, un arbusto che cresce spontaneamente). La seconda: il processo di purificazione, sintesi e produzione intensiva di un derivato "naturale" (termine improprio, qualsiasi sostanza è "naturale", anche il petrolio...) può essere costoso e complicato. Il caso del Tamiflu è un esempio lampante. La sostanza principale che compone il farmaco (l'acido shikimico) deriva dall'anice stellato. Il processo di purificazione è complicato e difficile. Il Tamiflu è coperto da brevetto e costa tantissimo, questo nonostante sia un farmaco del tutto "naturale" e derivato da una pianta. Chiudiamo quindi una volta per tutte questo inutile argomento.
Ma come detto non è questo il problema riguardante il farmaco.
Come per qualsiasi sostanza farmacologica posta in vendita, anche il Tamiflu, prima della commercializzazione, è stato sperimentato ed i risultati dei test (in particolare lo studio del prof. Laurent Kaiser, svizzero) dicevano che fosse efficace per migliorare i sintomi dell'influenza, modificarne il decorso e diminuire il rischio di complicazioni.
Esperimenti riusciti, vendita autorizzata, milioni di confezioni vendute in farmacia ed ai governi di mezzo mondo. Tutto lineare e standardizzato, quando si parla di medicine.
Le affermazioni della Roche sul suo farmaco erano piuttosto precise e dettagliate, come spiegato dal BMJ (British Medical Journal, una delle riviste mediche più prestigiose al mondo) che nel frattempo aveva iniziato a seguire la vicenda perché direttamente coinvolto nella pubblicazione delle ricerche sulla molecola:
Oseltamivir (brand name Tamiflu) is a multi-billion dollar drug that Roche claimed reduced hospital admissions by 61% (Tamiflu media briefing, 7 Sept 2009); secondary complications (including bronchitis, pneumonia, and sinusitis) by 67% in otherwise healthy individuals; and lower respiratory tract infections requiring antibiotics by 55% (Tamiflu media briefing, 7 Sept 2009). These statements, Roche said, were based on the conclusions of the Kaiser paper.

(trad.) L'oseltamivir (nome commerciale Tamifli) è un farmaco che fa ricavare miliardi di dollari e che la Roche definisce capace di ridurre i ricoveri del 61% (Tamiflu media briefing, 7 settembre 2009), le complicazioni secondarie (incluse bronchiti, polmoniti e sinusiti) del 67% in soggetti sani ed infezioni delle basse vie respiratorie che richiedono antibiotici del 55% (Tamiflu media briefing, 7 settembre 2009). Queste affermazione, dice Roche, sono basate sulle conclusioni del lavoro di Kaiser
Anche la maggioranza dei governi che decisero di fare scorta del farmaco si basarono sullo studio di Laurent Kaiser per il quale però sorgeva un "piccolo" problema, anche se in realtà già nel 2000 la FDA inviò alla Roche un avvertimento per pubblicità ingannevole sul farmaco.

Visto che la vicenda è intricata e complessa provo a schematizzarla, non è possibile raccontare tutti i particolari (vi è una corrispondenza fittissima, tantissimi documenti ed un numero impressionante di dati, servirebbero pagine su pagine e diventerebbe tutto molto complicato) e quindi tratterò solo quelli essenziali per comprenderla meglio.
Un pediatra giapponese, Keiji Hayashi, cominciò a dubitare dei risultati di quegli studi che sembravano confermare l'efficacia del farmaco (lo studio di Kaiser e le revisioni che ne seguirono). Andando a scavare più in fondo, gli stessi autori di alcuni di questi studi si chiesero se non fosse il caso di ricontrollare i dati, le statistiche, i numeri alla fonte, questo perché ciò su cui si basavano queste "conferme di efficacia" era troppo poco (studi presentati solo a congressi, non pubblicati, report di riunioni aziendali, eccetera).
Fu così la Cochrane (organizzazione scientifica specializzata nella revisione degli studi scientifici su un certo argomento) che chiese all'azienda produttrice di fornire tutti i dati a sua disposizione per ricontrollarli e revisionarli, ma arrivò un no.
Non secco, inizialmente un "tira e molla", un continuo rimandare la consegna di quei dati, poi una nuova promessa ed un altro rinvio uniti a misteriosi smarrimenti di report (il prof. Kaiser, autore del primo studio che misurava l'efficacia del farmaco parlò di smarrimento dei dati invitando a contattare direttamente la Roche), insomma, dopo anni (e fino ad oggi), la Roche non ha consegnato tutti i dati (che sosteneva di possedere) relativi al suo prodotto.
Ci fu un altro episodio "strano".
Tom Jefferson, italiano, componente proprio di quella Cochrane che doveva ricontrollare i dati, fu invitato dalla Roche a firmare un documento in cambio del rilascio delle pubblicazioni.
Il problema fu che Jefferson doveva sottoscrivere di non rivelare l'esistenza di quell'accordo e di non utilizzare i dati che avrebbe visto per altre ricerche ma Jefferson rifiutò e questo provocò un ulteriore "irrigidimento" dell'azienda, lo studioso italiano ha pubblicato tutta la corrispondenza con Roche. La storia cominciò a diffondersi, furono anche alcuni cronisti inglesi (Tom Clarke della rete Channel4) che provarono a trovare un punto di contatto tra l'azienda e gli studiosi ma niente, non ci fu verso di rendere disponibili quei dati (l'azienda rispose anche che i dati li aveva forniti a sufficienza, sia alla FDA che all'EMA, le agenzie sui farmaci statunitense ed europea). Nel 2009 l'azienda invia una risposta "punto per punto" al BMJ nella quale confutava, a suo dire, ogni dubbio ma continuando di fatto a nascondere i dati richiesti.
Si riuscì comunque a consultare alcuni dei dati che avrebbero dovuto fornire prove sull'efficacia del Tamiflu ma queste prove non erano così evidenti, anzi, di fronte ad un beneficio molto limitato (circa 1 giorno in meno di malattia rispetto al placebo) vi erano forti sospetti di effetti collaterali (assieme ad alcune segnalazioni poco attendibili ne esistevano altre particolarmente preoccupanti), in particolare l'allarme dei medici si basava su gravi effetti di tipo neuropsichiatrico che inizialmente erano stati imputati alle conseguenze dell'influenza ma che con i sintomi dell'influenza non hanno nulla a che vedere. Il punto principale comunque era proprio l'efficacia del farmaco.
Arriviamo ai giorni nostri.
Un divulgatore scientifico molto noto in Gran Bretagna (per me un vero mito), Ben Goldacre, dopo aver smascherato ciarlatani, alternativi, omeopati ed imbonitori, pubblica un libro sui "trucchi" delle aziende farmaceutiche e racconta la storia del Tamiflu.
Questo fa conoscere la storia al pubblico e nel frattempo il BMJ assieme ad altri scienziati, divulgatori e medici, iniziano una battaglia per l'accesso libero e pubblico dei dati riguardanti un farmaco. Alla campagna si unisce la Cochrane e persino alcune aziende farmaceutiche si dicono disponibili a sottoscrivere l'impegno, anche l'EMA (Agenzia europea del farmaco) si è occupata della storia creando un gruppo di lavoro apposito e dicendosi convinta che l'accesso libero ai dati delle sperimentazioni sia un passo ormai inevitabile. Il BMJ ha chiesto chiarimenti anche all'OMS che ha ribadito di essersi occupato della vicenda commissionando degli studi sull'efficacia del farmaco che presto saranno pubblicati. Come si vede non si tratta di una storia "nascosta" o "secondaria", qui entrano in gioco le maggiori autorità mediche del mondo e tutte convergono su un'unica conclusione: i dati degli esperimenti sui farmaci devono essere pubblici e quelli sul Tamiflu, venduto come farmaco utile e costato milioni a diversi governi devono essere forniti o l'azienda produttrice si dimostrerebbe scorretta, anche se già l'atteggiamento mantenuto finora non può che definirsi sospetto.

La storia in Italia è poco nota, da noi è arrivata solo per l'attività di Tom Jefferson, ma ora è giunto il momento di renderla pubblica. Visto l'argomento sarebbe giusto sentire anche l'altra campana. Così ho scritto alla Roche Italia per ottenere o i documenti richiesti o almeno una risposta, ecco la mia mail:
Gentile Roche s.p.a.,

sono un medico che si occupa anche di divulgazione scientifica e medica sul web e sugli altri mezzi di informazione.

Vi contatto per ottenere, se possibile, tutta la documentazione a vostra disposizione relativa al profilo di efficacia e sicurezza del Tamiflu, farmaco da voi prodotto e distribuito (oseltamivir). Ho già la scheda tecnica del farmaco e la letteratura disponibile su Medline.
Sto conducendo un'inchiesta sulla vicenda che ha avuto molto risalto in Gran Bretagna (mi riferisco a questo: http://www.bmj.com/tamiflu) e che sto seguendo ed oltre all'interesse professionale personale (sono medico ospedaliero) e da consumatore, necessito di informazioni per motivi divulgativi e per sentire la vostra opinione in merito sulla discussione che attualmente sta coinvolgendo la vostra azienda, il BMJ (British Medical Journal), l'EMA, la Cochrane e diversi soggetti interessati a vario titolo. Mi farebbe piacere conoscere la posizione di Roche Italia. Considerato che dovrò giungere a conclusioni riguardanti l'argomento che possono avere parecchio risalto sui media, ritengo opportuno e corretto rivolgermi a Voi sia per sentire la vostra versione che per ottenere notizie che eventualmente non sono disponibili sul web. Appena ricevuto il materiale ne terrò debito conto quando concluderò il lavoro che ho appena iniziato.
Darò notizia anche di questa comunicazione e dell'eventuale risposta.

Sicuro di un riscontro e ringraziandovi in anticipo, porgo cordiali saluti.

Dott. Salvo Di Grazia.
Sito web: http://medbunker.blogspot.it
Questo è quello che ho scritto alla Roche Italia s.p.a., la loro risposta è stata la seguente: silenzio assoluto.
La richiesta di chiarimenti è stata inviata il 02/12/2012. Nessuna risposta, ribadisco, da parte di Roche Italia.

L'azienda ha il dovere di rispondere a qualsiasi cittadino, a prescindere dall'eco che avrebbe un'eventuale risposta e quindi prendiamola così, la Roche non ha risposto ad un privato cittadino che è anche medico ed in questa veste prescrive anche i suoi farmaci.
La mancata risposta della Roche quindi è per me da considerare un silenzio ufficiale nei confronti di un medico e di un cittadino qualsiasi.
Se la risposta arrivasse ora, visto che la notizia probabilmente si diffonderà anche in Italia, è già condizionata, qualsiasi essa sia.



Credo siamo solo all'inizio della vicenda, che seguirò, ma tutto questo ha un unico significato: un'azienda che produce farmaci chiede ai medici ed ai cittadini di fidarsi e noi ci fidiamo assumendo le loro medicine. Non può quindi non fidarsi di chi vuole controllarla. La trasparenza è più di un dovere per un'azienda ed è un diritto di chi dall'azienda acquista i prodotti per la propria salute, a prescindere dai risultati degli studi sul Tamiflu quindi, la Roche si è già macchiata di poca trasparenza (e scorrettezza, la chiusura nei confronti di chi vuole controllare l'ho toccata con mano, almeno da cittadino).
A questo punto non resta che un'altra possibilità, la vicenda merita di essere nota a più persone possibili, ai medici ed ai pazienti, ovvero a coloro che fanno vivere l'azienda produttrice del Tamiflu, proviamo a diffonderla ed a far capire all'azienda che produce i farmaci che compriamo (da pazienti) e prescriviamo (da medici) che se non si fida di noi, noi non ci fideremo di lei e quindi non compreremo/prescriveremo i suoi farmaci.
La proposta arriva anche da Peter Gøtzsche, componente della Cochrane di Copenhagen: boicottaggio. Non faccio mai nomi di farmaci per motivi di correttezza ma forse è bene che ciascuno di noi li conosca, può essere utile quindi una lista dei farmaci Roche venduti in Italia: questi.
Ribadisco l'appello ai colleghi, ne va anche del nostro lavoro e della nostra credibilità ed ai pazienti, in farmacia ricordatevi di Roche.
Aggiornerò e seguirò la vicenda passo per passo, personalmente non prescriverò più farmaci Roche ai miei pazienti ed inviterò quanti più colleghi possibile a fare altrettanto fino a quando l'azienda non cambierà atteggiamento dimostrandosi corretta, affidabile ed onesta.
Dite che è un argomento abbastanza convincente?

Alla prossima.

Note: Il BMJ si occupa della vicenda qui.
Media release, Basel, 7 November 2005. www.roche.com/med-cor-2005-11-07.

La fine del mondo

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La fine del mondo non c'è stata.
Sicuri?

Sicuri sicuri??

La notizia che sia stata approvata la proposta della "gruppo tecnico interregionale medicine complementari, coordinato dalla regione Toscana", ovvero il fatto di dover regolare l'attività dei professionisti delle "medicine complementari" (omeopatia, agopuntura, osteopatia ed altre) assomiglia all'apocalisse.
Non tanto per quello che dice perchè in realtà cambia poco, già tutti gli ordini dei medici italiani hanno un albo per praticanti le medicine complementari che richiede, per l'iscrizione, particolari requisiti di legge e di formazione. Non è questa quindi la notizia ma la "fonte" della proposta.
Si tratta del già citato "gruppo tecnico" toscano che regola l'attività di diversi ambulatori pubblici negli ospedali della sua regione nei quali si praticano medicine "non convenzionali". Non mi dilungo.
Si sappia solo che questo gruppo è formato da 17 rappresentanti delle regioni (e 17 sono anche i professionisti che lavorano nel centro di medicina complementare toscano "Fior di prugna") e che non sarebbe un caso se questo numero ricorra così tante volte.
Che sia già "curioso" (sono buono, è Natale) che in un ospedale pubblico si pratichino cose come l'omeopatia o i "martelletti fior di prugna" (o la coppettazione...) è sicuro, ma che vi sia una ragione profonda che spieghi il ricorrere del numero 17 nel caso del centro toscano è ancora più curioso. Secondo il bollettino del centro Fior di prugna infatti:
"il 17 ha un profondo significato esoterico e iniziatico: è formato dall’uno - che rappresenta l’unità, l’essere creatore, Dio, il polo radiante e in poche parole il Serpente Ourobouros - mentre il sette rappresenta sapienza, conoscenza, saggezza e ricerca delle verità. Nei tarocchi il 17 simboleggia l’equilibrio fra uomo e creazione e ha una valenza molto positiva, mentre nella cultura popolare e nella Smorfia gli si è attribuito un significato negativo..."
Avete capito bene. Considerate le basi di partenza, possiamo dire che la desiderata "regolamentazione" degli operatori del "non convenzionale" assume un significato importante, direi quasi paranormale.



In ospedale e nella regolamentazione delle medicine non convenzionali, quindi, finalmente abbiamo l'ingresso trionfale dei tarocchi, dell'esoterismo e della "Smorfia". Se non è questa la fine del mondo...

Io intanto vado a procurarmi una tunica ed il pendolino, c'è la crisi (cit.).

Ne approfitto per augurare a tutti i miei lettori buone feste, soprattutto serene e senza stress. Visto come si sta mettendo la situazione degli ospedali italiani, sappiate che vi ho voluto bene.
Ohmmmmm.....

Aggiornamento: Per ridarvi il buon umore sappiate solo che Andrew Wakefield, il profeta dell'antivaccinismo, l'ex medico autore di una delle frodi scientifiche più vergognose della storia, è stato insignito del premio "Golden duck award" quale ciarlatano dell'anno (ha preceduto il principe Carlo d'Inghilterra, noto seguace dell'omeopatia), contattato, il vincitore non ha ancora ritirato il premio.

 

Un miracolo senza miracolo.

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Mi ero occupato di "miracoli", ovvero di eventi sovrannaturali per influenze divine (io l'ho fatto dal punto di vista medico, naturalmente) qualche tempo fa.
Ho ricevuto qualche tempo fa una segnalazione (grazie a Rosa Contino di Scetticamente.it) di un articolo su un presunto miracolo avvenuto a Lourdes ma non ancora riconosciuto dalla chiesa (anzi, a quanto mi risulta non vi è alcuna possibilità di riconoscimento ecclesiastico, la chiesta si è già ufficialmente pronunciata contro questo caso).

Nulla di incredibile, nel "miracolo" intendo, è molto più incredibile quello che ho letto a proposito del fatto, descritto come sovrannaturale ma che a me sembra molto terreno, anche troppo.
Questo avvenimento è vicino alle tematiche di questo blog perchè presenta numerosi punti in comune con i casi che tratto. Sapete quando si discute di una cura alternativa che ha "risolto" casi disperati, di guarigioni miracolose ed insperate? Ricordate i "testimoni" che giurano di essere guariti con tanto di referti e documentazione? Avete presente quelli che dicono "ma se ci sono i testimoni qualcosa di vero ci sarà!"? Bene, anche nel caso di questo "miracolo" è tanto forte ed "evidente" la narrazione degli eventi, quanto banale e diversa la realtà.
Ultimamente mi piace presentare i casi nella stessa forma in cui li trovo. Si parte cioè dalla "cronaca" dell'avvenimento, dai documenti, dalle dichiarazioni e poi inizio con l'analisi. Questo perché si abbia l'esatta percezione di cosa succede se ci fermassimo solo alla prima parte (il fatto), senza spiegarlo con la seconda (il "trucco").
Partiamo con un caso miracoloso?
Ok, però devo scusarmi se l'articolo in certi punti può essere ingarbugliato, ho provato a semplificare e spiegare i termini medici.

Questa è la storia di Erminia Pane, anonima fino ad un certo giorno della sua vita, nota alle cronache quando ha dichiarato di essere stata guarita dalla sua presunta cecità totale grazie alla madonna di Lourdes. Come spesso succede, senza documenti o referti è impossibile controllare la veridicità di un'affermazione, ma in questo caso i documenti li abbiamo, grazie ad un libro che parla proprio di questa storia.
Abbiamo anche gli articoli dell'epoca e quelli di oggi. Vediamo cosa è successo.
Erminia Pane, come raccontano le cronache dell'epoca era nata cieca dall'occhio destro ed in seguito ad un problema di salute (un'ictus) che le causa problemi all'altro occhio diventa "praticamente cieca". In realtà l'occhio sinistro era sanissimo, la malattia però aveva causato una "ptosi palpebrale" (un "abbassamento" della palpebra) che, se chiusa, naturalmente non permetteva la vista, la malattia inoltre aveva causato una paralisi alla metà sinistra del corpo. Prima dell'ictus la signora ci vedeva (da un solo occhio) benissimo, come dimostrano i certificati medici e come dimostra il fatto che è dichiarato che il suo lavoro fosse quello di vigilante in un supermercato (e certo che un vigilante cieco non sarebbe il massimo della sicurezza).
Nel 1977 la situazione è quindi quella di una donna praticamente cieca dall'occhio destro e "non vedente" (quando la palpebra lo copriva, ma la vista era integra) da quello sinistro.
Per questa sua invalidità la donna percepiva una pensione dall'INPS.

La notizia: "nata senza retina ora ci vede"
A quanto raccontano le cronache la donna era in procinto di operarsi alla palpebra "abbassata" quando "vide" la figura della "madonna di Lourdes" che le disse di non operarsi e recarsi nella località di culto. Erminia Pane non raccontò niente a nessuno e si recò a Lourdes dove, durante un bagno nell'acqua della località (che è definita "sacra"), riacquista la vista, sia all'occhio destro (quello "non vedente" dalla nascita) che all'occhio sinistro (quello "coperto" dalla palpebra). E' tanto eclatante la guarigione che la donna consegue la patente di guida. La stessa ha fatto domanda all'INPS per la revoca della pensione di invalidità che però l'ente ha respinto.

Nel 1994 il "Bureau Medical di Lourdes" (l'ente che "certifica" le guarigioni miracolose avvenute nella località francese), avrebbe riconosciuto il valore miracoloso dell'avvenimento. Così racconta Alcide Landini, un commercialista di Follonica che scrive un libro proprio su Erminia Pane: "C'è scritto che lei non ha la retina e perciò è invalida".
Riassumendo e limitandoci alla cronaca, la donna cieca a destra (per la "mancanza della retina") e con un occhio disabile a sinistra (per "postumi di malattia") si reca a Lourdes e torna a vedere perfettamente, tanto da conseguire la patente.
Ci hanno raccontato un miracolo ed abbastanza evidente.

Torniamo ai giorni nostri.
Appare nel sito dell'UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionalisti) un articolo sullo stesso argomento, dal titolo: "Lourdes, nata senza retina ora ci vede: il miracolo di Erminia Pane", che racconta proprio questa storia.
Secondo l'autore dell'articolo è andato tutto come raccontato nei giornali e nel libro. Si dice che "Erminia è nata senza la retina dell’occhio destro e dunque cieca da quell’occhio" ed a proposito dell'altro occhio:
"Nel 1977 è stata colpita da una paresi alla parte sinistra del corpo, che le ha immobilizzandoto il braccio, la gamba e la palpebra, quella dell’unico occhio sano, rendendola così completamente cieca".
[...]
"Immediatamente, con l’occhio destro, quello al buio da sempre, ha visto il volto della donna apparsale in ospedale. Da quello sinistro invece, la paralisi alla palpebra è scomparsa, il braccio e la gamba hanno ricominciato a muoversi."
Si parla della certificazione di avvenuta guarigione:
"Nel 1994 la Commissione del “Bureau Médical” di Lourdes, dopo aver analizzato a lungo i documenti medici precedenti e successivi alla “guarigione”, ha riconosciuto il carattere miracoloso dell’evento."
Insomma, anche l'articolo più recente conferma la storia raccontata dai giornali. Il sito cattolico poi, è definito per "razionalisti" e quindi l'autore si sarà sicuramente documentato prima di dare conferme rispetto ad un evento così delicato (un cieco senza retina che riacquista la vista, non è notizia di tutti i giorni).

Alla fine l'autore dell'articolo si lancia in un attacco rabbioso nei confronti del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) che erge, chissà perchè, a controllore generale di poteri divini e miracolosi. Citano a questo proposito un articolo del 2010 su Avvenire che si stupiva di come lo stesso comitato non fosse intervenuto a controllare un caso così eclatante. Anche l'articolo su Avvenire riporta la storia con particolari precisi:
la signora Erminia Pane, 68 anni, nata con un occhio privo di retina, malconcia di salute e pronta per un'operazione rischiosissima, va in pellegrinaggio a Lourdes e ora non solo vede da quell'occhio, ma ha superato anche altri gravi guai di salute. L'occhio, indubitabilmente, è ancora senza retina, ma lei con quell'occhio vede. Indubitabilmente: esaminato, controllato, verificato da tanti oculisti e medici, poi riconosciuto dal "Bureau medical" di Lourdes come «inspiegabile»
Tutto molto chiaro, come vedete ed in effetti se una donna completamente cieca, mancante della retina, tornasse inspiegabilmente a vedere si tratterebbe di qualcosa di davvero sorprendente...come dice Avvenire "indubitabilmente" eccezionale.
Fin qui la cronaca, le reazioni, i commenti. Passiamo ora ai fatti.

Sono questi che ci interessano perchè se davvero una donna senza retina e cieca dalla nascita riacquistasse la vista potremmo essere al cospetto di qualcosa di davvero sorprendente. Certo, non si deve per forza gridare al miracolo (un evento che oggi è inspiegabile per la medicina potrebbe non esserlo domani come è già accaduto) ma di sicuro si tratterebbe di qualcosa di davvero eccezionale, anche dal punto di vista medico.
I fatti non possono che basarsi sui documenti e per fare questo abbiamo la possibilità di leggere quelli "ufficiali", pubblicati nel libro che racconta la storia. Non riporto tutti i documenti originali perché non autorizzato, quindi dovete fidarvi delle mie parole (le copie dei documenti sono pubblicate nel libro e le ho lette). Per chi volesse evitare la lunga descrizione della documentazione passi al paragrafo finale che riassume tutto.

I documenti

13/06/77, dimissione policlinico di Milano

I documenti inseriti nel libro di Alcide Landini, partono dal foglio di dimissione di Erminia Pane il 13/06/77. In quell'occasione la donna era stata ricoverata per emorragia cerebrale da aneurisma. In dimissione si fa diagnosi di "deficit del nervo oculomotore comune di sx", "amaurosi [cecità, ndr] occhio destro dall'infanzia". Un deficit del nervo oculomotore comune può in effetti causare "ptosi" della palpebra (cioè un abbassamento della stessa che, "coprendo l'occhio", non permette una visione spontanea e completa (sollevando la palpebra, ad esempio, la donna può vedere senza problemi).
Da questo documento si rileva quindi che la donna è cieca a destra e con un problema nervoso (con vista integra anche se ostacolata dal problema alla palpebra) a sinistra.

Fin qui ci siamo, tutto sembra corrispondere alla cronaca.

Documento successivo: certificato dell'unione italiana ciechi del 12/07/1979. In base a quanto scritto la donna ha:
- Occhio destro: Esiti da corioretinite al polo posteriore con interessamento maculare.
- Occhio sinistro: ptosi palpebrale. Deficit elevazione ed abbassamento.

C'è già un primo elemento molto importante. I giornali dell'epoca e gli articoli recenti parlavano di una donna "senza retina". Ciò è evidentemente falso. La donna aveva la retina. La perdita della vista dall'occhio destro era stato causato da una corioretinite (ovvero un'infezione della retina, possibile anche alla nascita). Naturalmente non si può avere una corioretinite se non si ha la retina. La malattia causa deficit della vista più o meno marcato, il dato comunque è che la retina esiste, non è vero che la donna sia nata "senza retina". Dal questionario del documento comunque si evince che la donna non vede dall'occhio destro e vede (poco) da quello sinistro.

Ma andiamo avanti.

19/01/1980, certificato del policlinico di Milano:
- La paresi alla palpebra sinistra è regredita.


Certificati del 19/01/80 e del 11/02/81
Certificato del policlinico di Milano (11/02/81):
-Occhio destro: esiti di corioretinite (quindi conferma della diagnosi precedente), vista=0 (zero)
-Occhio sinistro: deficit parziale del nervo, ptosi parziale, vista 9/10 (nove decimi, quasi perfetta), con occhiali.
Il quadro reale quindi sembra abbastanza chiaro: se la donna è praticamente non vedente a destra, ci vede bene a sinistra con il problema alla palpebra che ha ripetuti miglioramenti e peggioramenti che si alternano. Questo è un reperto assolutamente "normale" in una situazione come quella analizzata.

29/10/82: la donna parte per Lourdes, a testimoniarlo, copia del biglietto del treno.

07/04/83, referto clinica policlinico Milano: dopo aver riassunto la storia clinica della donna, si conclude che ad una visita del 09/11/82:
- Occhio destro: visus 1/50 (quindi gravemente ipovedente)
- Occhio sinistro: riduzione ptosi palpebrale.

Possiamo dire in base alla documentazione che la situazione, dopo il viaggio a Lourdes, è invariata rispetto alla precedente.

Ai controlli successivi:

- Occhio destro: visus 1/10 (quindi gravemente ipovedente)
- Occhio sinistro: Invariato rispetto ai controlli precedenti.

Anche qui, situazione invariata rispetto al periodo precedente al viaggio nella località religiosa.

E' bene ricordare che il grado di visione oculare è "soggettivo" (avete presente l'esame che si fa leggendo le lettere sempre più piccole di un cartello posto di fronte?). Non esiste cioè uno strumento che possa misurare esattamente la capacità visiva di una persona ma è la persona in esame che dice "quanto ci vede". Una vista di 1/50 (quindi praticamente non vedente) quanto è diversa da una 1/10 (cioè capace di leggere solo la prima riga di quel cartello che ricordavo prima)?
I documenti, alla fine, confermano quanto già esistente prima del viaggio a Lourdes: la donna quasi non vede a destra mentre ci vede bene (problema alla palpebra a parte) a sinistra.

Certificato del 03/11/91 (medico privato):

- Occhio destro: visus 1/10 (quindi gravemente ipovedente).
- Occhio sinistro:  Persistenza di ptosi palpebrale (quindi situazione identica di quella precedente Lourdes, con peggioramenti e miglioramenti che si susseguono)

Certificato del 03/11/91
Segue un certificato dei medici dell'AMIL (Associazione medica internazionale di Lourdes) che giudicano il fatto come "straordinario ed eccezionale per le conoscenze mediche", affermando che la donna ha avuto:

-La ripresa immediata del visus 1/20 dall'occhio destro, non vedente dalla nascita.
-Scomparsa immediata e semitotale della ptosi palpebrale sinistra (ed in contemporanea della paresi della parte sinistra del corpo).
- Scomparsa dell'infiammazione cronica alla palpebra sinistra.

Gli articoli di cronaca aggiungono che il Bureau medical di Lourdes nel 1994 avrebbe riconosciuto la natura miracolosa dell'evento. Questo non risulta da nessun documento: l'AMIL non è il Bureau medical di Lourdes (che è contraddistinto dalla sigla CMIL, Comitato medico internazionale di Lourdes) ma un'associazione volontaria di medici che può proporre casi a suo giudizio "meritevoli" di analisi.
A quanto pare quindi, controllando i fatti ed i documenti, la realtà è molto distante da quanto raccontato dalle cronache (e dall'AMIL). Dire che una donna senza retina (il titolo dell'articolo: "Nata senza retina, ora ci vede") e quindi cieca dalla nascita va a Lourdes e ricomincia a vedere non è equivalente a dire che una donna che vedeva pochissimo da un occhio, va a Lourdes e forse ha qualche lieve miglioramento soggettivo.

Riassunto

Riassumiamo ora le affermazioni della stampa e dei siti e paragoniamole con i fatti che emergono dai dati ufficiali:

1) Una donna è cieca dalla nascita perchè senza retina.
FALSO. La donna ha avuto un'infezione alla retina nell'infanzia. E' praticamente cieca in un occhio, l'altro è perfettamente funzionante fino a quando un ictus non causa un problema che rende difficoltosa la vista (pur mantenendola integra) per "abbassamento" della palpebra che vede progressivi miglioramenti e peggioramenti alternati.
2) La donna effettua un viaggio a Lourdes e guarisce, vedendoci tanto bene da poter guidare l'auto.
FALSO. La visione dai due occhi rimane sostanzialmente identica (praticamente non vedente da uno, vedente dall'altro), la ptosi palpebrale è invariata avendo avuto nel corso degli anni anche episodi di regressione e ritorno del sintomo. Il fatto che la donna avesse conseguito la patente non è influente, visto che da un occhio la visione è ottima (ed il problema alla palpebra ha avuto negli anni episodi di regressione spontanea e di ricaduta).
3) Il Bureau medical di Lourdes riconosce il miracolo.
FALSO: Mai accaduto, il riconoscimento avviene da parte di un'associazione di medici che operano a Lourdes e non ha valore "ufficiale".

Confrontiamo cronaca con realtà?

Cronaca: nata senza retina vede dopo un viaggio a Lourdes = Miracolo.
Realtà: non vedente da un occhio per un'infezione alla retina resta non vedente dallo stesso occhio nonostante un viaggio a Lourdes = Normale decorso di una patologia.

Allora: dov'è il miracolo? Perché la rabbia di alcuni siti cattolici? Perché ricorrere a trucchi per giustificare un evento che non ha nulla di miracoloso? Il giornale Avvenire definiva i fatti "indubitabilmente" credibili, io qualche dubbio l'ho avuto e l'ho raccontato...e naturalmente sono sempre pronto a tornare sui miei passi se ci fossero elementi da me non conosciuti o non analizzati.
Ecco, tutto questo serva a comprendere come dietro a molte guarigioni "miracolose" o "indubitabili" ci possa essere il falso (volontario o meno) e quindi prima di gridare all'evento sovrannaturale pensiamoci, riflettiamo ed evitiamo proclami. La salute, su base religiosa o meno, è un diritto che non merita falsificazioni.

Alla prossima.

Storia della medicina: la chirurgia

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Possiamo affermare che la chirurgia (cheirourgia, lavoro delle mani), una delle branche della medicina moderna, esista da due secoli. Prima del 1800 non vi era alcuna regola né procedimento scientifico che regolasse le "operazioni" dell'uomo sull'uomo. Esistevano gli "stregoni", i chirurghi autonominatisi e qualche intervento chirurgico sui generis era effettuato da improvvisati operatori che utilizzavano metodi personali.

La prima rivista medica che pubblicò argomenti chirurgici fu il New England Journal of medicine and surgery, nel 1812. Proprio in occasione del 200° anniversario della prima uscita della rivista chirurgica, il New England Journal of Medicine (attuale e prestigioso erede di quella prima pubblicazione), ricorda i passi da gigante fatti in due secoli di storia, talmente affascinanti e sorprendenti che vale la pena leggerli. Le procedure illustrate, rispetto a quelle attuali, erano del tutto primitive e cruente soprattutto se si considera un elemento fondamentale: non esisteva l'anestesia.
Per questo motivo sconsiglio alle persone facilmente impressionabili la lettura dell'articolo, parlare di chirurgia (soprattutto dei tempi andati) non è proprio una passeggiata.



In quei primi anni di chirurgia pionieristica leggiamo di interventi che avvengono ancora oggi, la differenza? La tecnica, la strumentazione, l'anestesia.
Le origini della chirurgia risalgono a millenni orsono. Una delle tecniche chirurgiche più primitive è la trapanazione del cranio. Veniva eseguita dai "medici" del villaggio e si basava probabilmente sulla credenza di un "male" da fare fuoriuscire dal corpo sofferente. Esistono tracce di questo tipo di intervento in varie parti del mondo e tra le più antiche ci sono quelle risalenti a circa 12.000 anni fa, nel Mesolitico, in base a resti rinvenuti in territorio sovietico. Sembra anche che la sopravvivenza da questo intervento arrivasse a quasi il 50% perché probabilmente l'inserimento delle rudimentali punte da trapano (di pietra e poi di metallo) era superficiale e non arrivava a ledere strutture cerebrali. Antiche civiltà come quella sumerica, prevedevano figure e regole ben precise per la pratica della chirurgia: gli schiavi avevano diritti minori dei nobili (pagavano di più e non potevano accedere a qualsiasi tipo di intervento) ed i bravi chirurghi diventavano presto ricchi, rispettati ed invidiati per una posizione che rasentava la divinità, erano gli unici capaci di "aprire" un corpo umano.

Scalpelli chirurgici egiziani

I progressi della chirurgia furono lentissimi, nei primi anni del primo millennio strumenti e tecniche erano ancora primitivi ed il mestiere del chirurgo era letteralmente improvvisato.
Piccoli miglioramenti arrivarono solo alla fine del 1600, con l'uso del calore per "disinfettare" gli strumenti ma la mortalità (e le sofferenze) erano problemi irrisolvibili per i mezzi dei tempi.

I princìpi chirurgici sono fondamentalmente gli stessi da secoli (un organo è irrorato dagli stessi vasi sanguigni oggi come 2000 anni fa e per rimuoverlo bisogna agire sugli stessi tessuti, un fegato di oggi è identico al fegato del nostro bisnonno) ma l'affinamento delle tecniche, il progresso che ha permesso la costruzione di strumenti versatili, efficaci e precisi (e soprattutto la possibilità di intervenire su un individuo che non prova dolore) hanno cambiato la storia della chirurgia (un passo fondamentale del progresso chirurgico è rappresentato dalla "standardizzazione" delle tecniche).
Come reagiremmo se tornassimo indietro e subissimo il trattamento chirurgico raccontato a proposito di un intervento per cataratta (malattia dell'occhio)?
Tra dita che schiacciano le varie parti dell'occhio, pinze che, troppo grandi, non riescono ad afferrare bene e bisturi (chissà con quale affilatura) che affondano nella cornea, sembra di raccontare un film dell'orrore, soprattutto se si pensa al paziente: del tutto sveglio con il chirurgo che tiene aperto l'occhio con pollice ed indice della sua mano. Nonostante tutto l'intervento va bene ed il paziente riacquista una buona visione dall'occhio malato. Risultato incoraggiante, ma la chirurgia ha troppi limiti: la già ricordata impossibilità di ricorrere ad anestesia ed il rischio (altissimo) di infezione (non esistevano gli antibiotici), la rendevano una pratica che dal punto di vista medico era ai fatti quasi fantascienza. Tutti gli interventi chirurgici che tentavano di risolvere problemi addominali si chiudevano con un esito quasi totalmente univoco: la morte del paziente. Identica sorte per chi tentava interventi toracici o alle articolazioni, soprattutto le infezioni mietevano vittime nella quasi totalità dei casi.

Bisturi chirurgico del 1800 circa
A volte il caso ci metteva lo zampino.

Interventi che sembravano risolutivi (il giornale riporta il caso di un paziente che aveva avuto un ictus risolto dalla chiusura della carotide) quando si ripetevano e controllavano dimostravano tutti i loro limiti ed erano abbandonati, altri che assicuravano benessere per pochissimo tempo ma finivano lo stesso tragicamente. Era questa la chirurgia, poco più di un esperimento, il sogno proibito dei medici: toccare l'interno del corpo umano, manipolarlo, "sistemarlo", era una possibilità troppo lontana per il livello di progresso dell'epoca.
Il 18 novembre 1846 la svolta che avrebbe cambiato la medicina.

Henry Jacob Bigelowpubblicò un report sulla rivista, "Insensibility during Surgical Operations Produced by Inhalation" (insensibilità durante intervento chirurgico ottenuta con inalazione)e William Morton, un dentista di Boston, somministrò prima ad uno poi ad altri pazienti un gas "misterioso", il Letheon (del quale tenne segreta la formula per diverso tempo), per un intervento chirurgico effettuato da John Collins Warren su suoi pazienti senza che questi fossero coscienti. La redazione del giornale medico fu invasa da commenti e lettere, chi criticava (qualcuno disse "è un capriccio inutile!"), chi chiedeva spiegazioni su quella stregoneria, chi avanzava ipotesi sulla composizione del gas "misterioso", ma molti colleghi di Morton rivelarono dell'"odore di etere" che si diffondeva nelle sale operatorie durante le sedute del dentista e così gradualmente altri provarono a testare l'inalazione di questo gas per effettuare interventi chirurgici. Fu un cambiamento epocale.
L'articolo che descriveva gli effetti dell'etere sui pazienti dei chirurghi del Massachusetts Hospital
Si scoprì successivamente che altri medici avevano sperimentato la sostanza per l'uso anestetico ma non avevano pubblicato i loro risultati, per questo fu Morton ad entrare nella storia.
Uno degli interventi chirurgici più frequenti dell'epoca era l'amputazione degli arti: la guerra, l'assenza di antibiotici per contrastare le infezioni, gli effetti collaterali di malattie incurabili, rendevano spesso impossibile risparmiare l'arto di un ammalato. La sopportazione umana dei dolori terribili di un tale intervento è molto limitata, pochi secondi, le sale operatorie erano invase da urla strazianti ed erano chiuse per non condizionare gli altri pazienti delle sale accanto, l'intervento di amputazione di un arto inferiore durava anche 30-40 minuti, non è facile immaginare la tortura che doveva sopportare chi vi si sottoponeva. Gli stessi medici erano coscienti dell'orrore di quella procedura, ma era l'unico mezzo per salvare una vita. Uno dei più noti chirurghi dell'epoca provò per la prima volta ad eseguire l'intervento in anestesia: "questa cosa è meglio dell'ipnosi", esclamò. Tutti erano stupefatti per la calma ed il silenzio della sala operatoria ottenuta in quel modo, inusuale.
I vantaggi dell'anestesia furono da ambo le parti: i pazienti non soffrivano più ed i chirurghi potevano operare con calma, riflettendo e senza remore "emotive".
Si sperimentarono nuove sostanze, alcune diventarono validi analgesici e la chirurgia fece passi avanti enormi, anche se restava un altro grande ostacolo: le infezioni.
Il 50% della mortalità per interventi chirurgici maggiori era dovuto ad infezione e qualche tentativo di diffondere agenti "antimicrobici" come il fenolo, era visto con diffidenza e screditato (nessuno aveva ancora dimostrato l'esistenza dei "microbi" né l'infezione era considerata un evento causato da agenti "fisici" come i batteri, appunto), lo stesso Semmelweiss, medico che sostenne come la semplice pulizia delle mani potesse abbattere le morti delle puerpere con infezione fu considerato pazzo ed isolato anche per aver ipotizzato che fossero gli stessi medici e studenti a trasportare quei microbi visitando le donne dopo aver partecipato alle esercitazioni anatomiche sui cadaveri.
La pulizia delle mani e della cute del paziente da operare, per secoli furono considerate poco importanti.
Nonostante questo i successi della chirurgia ormai si susseguivano, malattie come l'appendicite, spesso mortale per le conseguenze sulle strutture addominali, erano diventate routine (la prima asportazione di appendice avvenne nel 1880), nel 1884 la prima asportazione di tumore cerebrale e negli anni seguenti furono sviluppate altre tecniche per rimuovere organi malati e parti ormai inservivibili a causa di malattie. Miglioravano le procedure, si formavano i primi grandi chirurghi, nascevano i primi "maestri", si svilupparono le tecniche per ricostruire organi, suturare i vasi sanguigni e limitare le emorragie. Nacquero concetti come la standardizzazione degli interventi (non si poteva operare "a caso" ma secondo procedure conosciute e controllate, metodo che sopravvive ancora oggi) e si produssero i primi guanti chirurgici.
Dopo i primi passi lentissimi ed estenuanti, la chirurgia cominciava a correre, i progressi tecnici erano sempre più veloci. Così si susseguivano tentativi inutili dopo successi incredibili, vere e proprie follie e colpi di genio.

Nel 1929 un giovane medico tedesco, Werner Forssman, voleva sperimentare il "cateterismo cardiaco", riuscire cioè ad arrivare fino all'interno del cuore con un piccolo tubicino, possibilità che avrebbe aperto le porte ad un'infinità di interventi utili.
Il suo professore gli impedì di utilizzare delle cavie, così egli provò su se stesso, "autocateterizzandosi", pubblicando lo studio con tanto di immagini ed arrivando a vincere per questo il premio Nobel per la medicina.
Bisturi chirurgico dal 1900 ad oggi
Siamo attorno al 1930, una nuova sostanza rivoluziona il modo di curare le persone.
I vari tentativi di limitare le infezioni hanno migliorato la riuscita degli interventi, ma solo l'avvento degli antibiotici consentì di definire "sicura" la chirurgia. Morire d'infezione iniziava a diventare un evento raro.
Il progresso correva sempre più veloce, nuovi strumenti e materiali, tecniche sempre più raffinate, scambi di conoscenze tra esperti, la chirurgia iniziava ad essere strumento di salvezza reale e rimedio per moltissime malattie considerate mortali. La possibilità di salvare una persona con infezione di una parte del suo corpo, da un'emorragia, da un trauma, considerata un miraggio solo un secolo prima, ora si era trasformata in realtà e con gli interventi a cuore aperto ed i trapianti, il chirurgo diventò sinonimo di salvezza, andando oltre l'immaginabile.
Oggi la chirurgia ha nel proprio arsenale più di 2500 procedure conosciute, tutte tecniche ben definite e praticate in tutti gli angoli del mondo. Nei soli Stati Uniti, ogni anno sono effettuati 50 milioni di interventi chirurgici, gli strumenti sono sempre più avanzati, l'avvento dell'informatica e della robotica migliorano le performances. L'intervento chirurgico più effettuato al mondo è il taglio cesareo, l'estrazione cioè del feto mediante un'incisione addominale invece che per le vie naturali.

Negli anni '80 si inizia con la chirurgia endoscopica e mininvasiva: al posto delle mani si usano piccoli strumenti che entrano nel corpo tramite piccoli fori e sono azionati dall'esterno, oggi si pratica anche nei piccoli ospedali, la laparoscopia(così si chiama questa tecnica) permette migliore ripresa post chirurgica, minor trauma fisico, minore dolore, minore presenza di cicatrici, minore degenza. Fu un ginecologo francese il primo a testarla per la rimozione di una gravidanza extrauterina ed il suo tentativo (riuscito) destò perplessità che sparirono con il tempo. Oggi la laparoscopia è praticata di routine per tantissimi tipi di intervento chirurgico ed è diffusa praticamente ovunque.

Strumenti per laparoscopia

Ma un robot inizia a sostituirla. Ancora non diffuso dovunque per i suoi costi ma già "operativo" (anche in Italia), la laparoscopia robotica permette realmente ad un chirurgo seduto in una sala operatoria americana di operare un paziente in India, l'uomo comanda a distanza le braccia del robot che controllano direttamente gli strumenti chirurgici utilizzati con una sensibilità ed una precisione mai vista prima con un possibile ulteriore sviluppo, la tridimensionalità.
Non è fantascienza, è solo l'ultima delle frontiere raggiunte.

Robot chirurgico DaVinci
Il racconto della chirurgia del passato, come quello relativo ad altre pratiche mediche, sembra un romanzo antichissimo, un elenco di fatti staccati da secoli di storia e questo è dovuto al fatto che siamo talmente abituati al progresso che certe cose ci appaiono molto distanti nel tempo quando invece accadevano non troppi anni fa. I miei colleghi più anziani ricorderanno (io ne ascolto spesso affascinato i racconti) dell'inesistenza dei disinfettanti chirurgici, del fatto che il chirurgo dopo aver pulito la mani con il sapone le cospargesse di alcol ed iniziasse ad operare, qualcuno ricorderà l'esistenza di guanti di lattice che erano lavati dopo l'uso e riutilizzati dopo essere stati cosparsi di talco, non è preistoria, siamo noi molto avanti rispetto ai nostri nonni.
Il futuro?
Probabilmente le nanotecnologie, dispositivi microscopici comandati dall'esterno o inghiottiti che permetteranno di svolgere il lavoro fino ad oggi svolto dalle mani.
In ogni caso, il viaggio dell'uomo dentro al corpo, in soli due secoli ha fatto passi da gigante con l'obiettivo di muoversi come una farfalla all'interno del corpo umano.

Alla prossima.

Articolo tratto ed adattato da: Two Hundred Years of Surgery Atul Gawande, M.D., M.P.H.
N Engl J Med 2012; 366:1716-1723May 3, 2012

La medicina Ayurvedica, tra energie ed erbe.

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Forse non tutti sanno che tra le varie medicine "complementari" (ovvero non scientificamente dimostrate) permesse dalla legislatura italiana, oltre all'omeopatia ed all'agopuntura ne possiamo trovare altre particolarmente curiose. Una di queste è una medicina tradizionale indiana esistente da secoli, si chiama Ayurveda (più o meno "conoscenza della vita" in sanscrito).
Si tratta di una medicina che, proprio per la sua antica origine, sfrutta idee e credenze secolari e che anche per questo motivo ha molte similitudini con altre medicine orientali ed antiche. L'Ayurveda ha come scopo quello di bilanciare le energie del nostro corpo ed in particolare mente e spirito, purificare l'organismo, integrare la salute e questo condurrebbe alla felicità, oltre che alla salute. I mezzi con i quali si otterrebbero questi benefici sono tutti "naturali", erbe, minerali, massaggi, diete, tutta una serie di rimedi tramandati dall'antichità (quando non esistevano le medicine) ed a volte "modificati" con il tempo. Molti praticanti l'Ayurveda mescolano le pratiche orientali con altre tecniche più o meno attinenti e spesso rendono la loro medicina ayurvedica del tutto differente da quella originale.
I "libri sacri" di queste pratica sono due testi risalenti a 2000 anni fa, che descrivono otto "branche" dell'Ayurveda (tra le quali la chirurgia, la psichiatria, l'ostetricia) e nonostante la sua "anzianità", ancora oggi in India ed in altri paesi orientali, molta gente unisce alla medicina standard anche pratiche ayurvediche. In questi paesi sono comuni delle scuole che insegnano i fondamenti della filosofia ayurvedica.
Si parte dall'idea, abbastanza comune, che il corpo sia connesso con la mente e l'universo attraverso una sorta di "forza vitale".
Ogni parte del corpo è unita all'universo, contiene sostanze che si ritrovano in natura e quando la "connessione" con la natura è sbilanciata, insorge la malattia.

La medicina Ayurvedica si basa su due concetti principali: la costituzione (prakriti) e la forza vitale (dosha). La prima è il rapporto tra mente e corpo che non cambia mai nella vita, la seconda è formata da tre forze vitali il cui squilibrio determina le malattie.

Ogni dosha è composto da due dei cinque elementi naturali (etere, ovvero l'aria "cosmica", acqua, fuoco, aria e terra) ed ogni individuo ha una sua combinazione variabile dei dosha (quindi una combinazione diversa dei due elementi che compongono il dosha), ma solo uno di loro prevale. Il nome dei dosha è quello originale sanscrito: vata (etere ed aria: controlla la mente, il cuore, la divisione cellulare, è il più importante), pitta (fuoco ed acqua: che controlla sistema ormonale e digestivo) e kapha (acqua e terra: forza, immunità e crescita fisica).
Esistono tanti altri particolari che spiegano le teorie della medicina Ayurvedica ma il discorso diventerebbe molto più difficile da seguire. Come si vede, questa pratica si basa su idee piuttosto comuni a tutte le medicine orientali, le energie invisibili, l'interconnessione con la natura, lo squilibrio delle forze vitali. Bisogna ridurre tutto all'epoca nella quale nacque questo tipo di medicina, quando non esisteva alcuna idea sullo sviluppo delle malattie, sulla loro cura, non si conoscevano i batteri e tutti i mali derivavano da forze sovrannaturali (che comunque erano connesse alla natura umana) che decidevano per noi. Per curare le malattie, la medicina ayurvedica utilizza gli elementi che secondo lei compongono il corpo, si usano quindi erbe o minerali, massaggi per "riequilibrare" le energie, ed altro, come esercizi di respirazione e simili allo yoga.
Alcune delle sostanze usate dagli ayurvedici hanno poteri medicinali, altre sono tossiche ed altre ancora hanno solo un potere "rituale".
Ma come fa un medico ayurvedico a stabilire se l'equilibrio di un individuo sia corretto? Come scopre le sue patologie?
Anche qui dobbiamo pensare ad un'epoca che non disponeva di strumenti diagnostici e quindi tutto si basava sull'esame del paziente, sulla sua dieta, lo stile di vita, lo stato della pelle, dei denti, della lingua, il battito cardiaco e la voce. In seguito all'esame sono prescritti i rimedi più adeguati che hanno diversi scopi:
  • Eliminare le impurità: con il "panchakarma" si purifica il corpo eliminando l'ama, ovvero il cibo non digerito che "ostruisce ed incolla" i tessuti determinandone il loro cattivo funzionamento.
  • Ridurre i sintomi: con l'esercizio fisico, la meditazione, la respirazione o i massaggi, il paziente vedrà migliorare il suo stato.
  • Aumentare la resistenza alle malattie: con le erbe, minerali, vitamine, tutto basato sulle descrizioni dei testi originali.
  • Ridurre la tristezza ed aumentare l'armonia: evitando le emozioni negative e pensando positivamente.


Naturalmente è certo salutare una filosofia (perché di questo si tratta, più che di una medicina) che invoglia al pensiero positivo ed al contatto con la natura. Migliorare la propria alimentazione, lo stile di vita, dedicarsi del tempo per curare la propria vita, sono tutti princìpi che non possono essere dannosi. Ma anche in questo caso, dietro ad una pratica apparentemente innocua, si possono nascondere alcune insidie. Molti "ayurvedici" non limitano la loro opera solo per la cura di piccoli malanni, malattie psicosomatiche, stati di stress, ma vanno molto oltre dicendosi capaci di curare malattie gravi (cancro compreso). Vi è un altro pericolo che si nasconde nella tendenza ad acquistare le sostanze "terapeutiche" direttamente dai produttori dei paesi orientali (pure tramite web). Molte erbe e minerali infatti, sono sottoposti a scarsi controlli e la loro qualità è molto scarsa quando non sono direttamente dannosi.
Sono in aumento infatti i casi di avvelenamento (anche letale) da prodotti ayurvedici. In particolare sono stati segnalati diversi casi di avvelenamento da piombo.
Nella medicina ayurvedica è previsto l'uso di olii, spezie ed erbe medicali e mentre l'uso esterno è raramente fonte di rischi (tranne alcune forme di dermatite), quello interno può essere molto pericoloso. Per questo motivo la pratica di questo tipo di medicina è riservata ai medici abilitati alla professione e vale sempre il consiglio di utilizzare prodotti controllati e di fonte conosciuta, in Italia la vendita di prodotti erboristici ayurvedici è consentita come quella di "integratori".
Tra gli ingredienti dei rimedi ayurvedici ci sono molti minerali come l'oro ed il piombo ma spesso non è nota nemmeno l'esatta composizione dei rimedi, è questo il pericolo reale.
In un'indagine statunitense, su 70 prodotti ayurvedici, bel 14 contenevano livelli di piombo, arsenico e mercurio pericolosi e, come detto, sono decine di casi di intossicazione da uso di erbe importate, fenomeno descritto anche in Europa (come qui, in Francia).
Gli studi scientifici sugli effetti di questa pratica non sono tanti, ne esistono diversi che si presentano come poco accurati e precisi e servirebbero per questo lavori più corretti per stabilire definitivamente il valore curativo di questa medicina tradizionale. E' chiaro che è la stessa base teorica dell'Ayurveda a non trovare conferme in campo scientifico, le fantomatiche "energie", la "forza vitale", l'equilibrio con l'universo sono tutti concetti filosofici che hanno pochissimo in comune con la medicina e la clinica, bisogna quindi analizzare gli eventuali effetti derivanti da quello che si usa in ambito ayurvedico. In generale non si ha un effetto terapeutico su malattie fisiche particolarmente significativo ma sembra che la correzione dell'alimentazione, accompagnata da una maggiore attenzione allo stato del proprio fisico, possa apportare benefici alla salute generale del paziente. Non sono conosciute malattie guarite con l'Ayurveda ma sono descritti stati di malessere psicologico notevolmente migliorati. Alcune erbe sono conosciute per il loro potere disinfettante e risolvente e per questo sono state utilizzate anche in piccoli interventi chirurgici. Il risultato è stato buono ma il dolore post operatorio superiore a quello dell'intervento classico.
In generale, visto che la pratica dell'Ayurveda in Italia è affidata a medici, si preferisce considerare questo tipo di approccio come utile complemento ad altre cure. Regolare le proprie abitudini di vita non può che tenerci in un binario di educazione sanitaria utile in qualsiasi caso, bisogna invece diffidare pesantemente da quei medici ayurvedici che mescolano la pratica indiana con altre pratiche del tutto non scientifiche e pericolose. Sono noti casi di medici che uniscono all'Ayurveda anche le teorie di Hamer (il medico psicopatico che sostiene che le malattie siano causate da traumi non risolti), che trattano con l'Ayurveda malattie gravi consigliando la sospensione della terapia medica o che compiono veri e propri riti magici per "rinforzare" gli effetti della respirazione o dello yoga, rasentando il plagio psicologico.

Per concludere quindi: diffidare da prodotti non sicuri e non certificati. Affidarsi solo a medici iscritti all'albo ed abilitati, parlare sempre con il proprio medico curante per capire se si può ricorrere a questo tipo di pratica o se non fosse consigliabile vista la propria patologia.
Basti sapere che la medicina Ayurvedica, da noi considerata quasi un "capriccio" un po' stravagante, in India è utilizzata dalla classe più povera (perché spesso praticata da guaritori improvvisati) ma che per le malattie vere, anche in quel paese, si rivolgono agli ospedali, quando esistono.

Alla prossima.

Fintoversia: la scienza è divisa sull'altezza degli elefanti rosa

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Ispirato, illuminato ed ammaliato da un articolo del 2008 (in inglese) ripreso più recentemente da un altro blog, ecco che anche io creo un nuovo termine del vocabolario italiano. La lingua si evolve e muta parallelamente al progresso ed ai fatti successi, credo i tempi siano maturi, in Italia, per introdurre nella nostra lingua un nuovo lemma. Fintovèrsia.
Fintoversia ['finto'vɛrsja]s.f. 1 finta controversia motivata dal profitto o da ideologia estrema per creare intenzionalmente confusione nel pubblico su un tema che invece non è controverso
Si tratta del termine che risulta dalla contrazione delle due parole "finto" e "controversia", la fintovèrsia è la finta controversia, l'arte di creare una controversia dove in realtà non esiste. Se ci penso, mi sono occupato ripetutamente di questo argomento che si rinviene spesso in ambito scientifico, ma anche in politica, nelle aule di giustizia e nei dibattiti pubblici. In inglese il termine è "manufactoversy".

L'esempio più lampante e più noto di fintoversia scientifica è l'omeopatia.
Per gli omeopati l'efficacia di questa pratica antica è "controversa", la scienza ne discute ed i risultati sono ancora in via di accertamento. Non è vero, non esiste nessuna controversia, a prescindere dalle credenze personali, per la scienza l'omeopatia non può nemmeno esistere(basti pensare al numero di Avogadro che chiude sul nascere ogni controversia), l'efficacia quindi non è "controversa", non è neanche in discussione, semplicemente perchè dal punto di vista scientifico e logico l'omeopatia non ha ragione di esistere e, visto che non si può discutere dell'efficacia di una procedura se questa è praticamente impossibile, non possiamo definire controversa una cosa del genere. Per la chimica, la fisica e la medicina, l'omeopatia non esiste, è una superstizione. Naturalmente chi ha l'interesse economico o ideologico per vendere l'idea che l'omeopatia qualcosa riesca a curare, salta a piè pari il fatto che non è possibile discutere l'inesistente se non in filosofia, se si può infatti parlare di omeopatia come di una pratica esoterica, di una credenza personale o di uno stile di vita (esattamente come quello di credere negli oroscopi o nei fantasmi), non possiamo discuterne come di una pratica scientifica. Nessuna controversia scientifica quindi, è un'invenzione commerciale che sta su un altro piano.

Prima di discutere dell'altezza dell'elefante rosa infatti, dovremmo trovarne un esemplare e non è dicendo che la sua esistenza sia "controversa" che questo magicamente apparirà nelle savane e nemmeno citare uno scienziato dell'istituto di fisica dell'università del Wisconsin che dice di averlo visto cambierà la realtà.
Un altro esempio eclatante di fintoversia è il nesso vaccini-autismo. Persino serie testate giornalistiche (e ci scommetterei, persino medici preparati in altri campi), ritengono sia un'idea "controversa", non lo è, si tratta di una fintoversia. Non solo quest'ipotesi è nata da uno studio falsificato (quindi con dati finti, inesistenti, risultati inattendibili) ma i risultati falsi sono stati confermati come falsi e le indagini successive hanno riconfermato che ciò che era falso lo fosse. Non vi è quindi alcuna "controversia", si tratta di una discussione inesistente, impraticabile, falsata in partenza. Le controversie possono scatenarsi sulla base di dati reali, anche opposti ma oggettivi, letti in maniera personale, analizzati diversamente, guardati da punti di vista differenti, ma non è possibile mettere sullo stesso piano un dato inesistente con uno reale, non c'è discussione e questa è una delle basi del ragionamento scientifico, si discute di dati, non di illazioni.

La scienza è piena di fintroversie, la finta controversia sull'esistenza del virus dell'HIV (quello che causa l'AIDS), la falsa controversia delle cure segrete per il cancro, l'inesistente controversia sulla pericolosità degli OGM e tante altre.

Chi crea le fintroversie fa di tutto per renderle credibili. Una fintoversia deve paragonare due concetti (quello vero con quello inesistente) mettendoli sullo stesso piano (altrimenti non esisterebbe "controversia"), così sono necessari alcuni accorgimenti, il più tipico dei quali è la manipolazione della realtà. Un altro modo di creare la fintoversia, oltre all'uso di falsità è quello di estrapolare dei dati apparentemente scollegati al tema o all'oggetto di discussione e renderli attinenti, portarli come prove a sostegno dell'argomento, trasformare un avvenimento indipendente in qualcosa di assolutamente attinente al tema trattato.
L'omeopatia è un tema controverso "perché"è un metodo "approvato" dagli ordini dei medici.
In realtà l'ordine dei medici non "approva" nulla, né l'omeopatia né la medicina, si tratta di un organo amministrativo che ha compiti del tutto differenti dall'analisi e dal merito scientifico di un fatto e se un organo amministrativo ha il dovere di controllare la regolarità delle procedure in una professione, non ha alcun potere scientifico.

"L'autismo è causato dai vaccini, il tema è controverso, polemica tra scienziati e tribunali".
In realtà tra gli scienziati non vi è alcuna controversia su questo tema, è noto che si tratta di una leggenda nata per una frode scientifica poi smascherata, in ogni caso, un tribunale che decidesse di trovare un nesso tra autismo e vaccinazione, non avrebbe alcuna voce in capitolo in tema di scienza, non solo perché le possibilità giuridiche di "nesso" sono del tutto differenti da quelle scientifiche (ed hanno altri scopi) ma anche perché (per ovvi motivi), un tribunale non ha i mezzi per sperimentare e decidere in maniera scientifica, si fida di esperti con "interessi" ed obiettivi diversi e decide secondo le leggi: mezzi giuridici e non scientifici, le due cose quindi sono poste su due piani del tutto diversi e non esiste neanche controversia tra scienziati e giudici essendo le due figure profondamente diverse per formazione, compiti e doveri. Questa controversia quindi, sia quella tra scienziati e tribunali che quella scientifica in senso stretto, non esiste proprio ed i "dibattiti" esistono solo su internet e Facebook, perché la scienza non può ritenere controverso un tema che non è nemmeno degno di considerazione.
Chi lo ritiene controverso? Chi ha interessi a farlo: avvocati specializzati in cause di risarcimento, persone che i risarcimenti li chiedono, periti e controperiti che di risarcimenti ci vivono nel caso dell'autismo, omeopati e pseudoscienziati nel caso dell'omeopatia. Nessun altro.


La cura del cancro alternativa alle cure "standard" è un argomento controverso.
Non lo sapete? Eppure, nonostante si tratti di una ciarlataneria della peggiore specie, c'è chi lo afferma. In questo modo chi dovesse disperatamente cercare aiuto per una grave malattia ed incappasse nelle grinfie di un truffatore troverà dati, studi scientifici ed opinioni che pongono sullo stesso livello (ed anche ad un livello maggiore!) la cura del cancro con qualsiasi sostanza con quelle scientificamente valide. Se si ha anche l'appoggio di qualche "titolato" (anche i medici possono commettere questo errore, non per forza in malafede) il gioco è fatto. La realtà è ben diversa: nessun medico dotato di minima preparazione ed almeno un po' di buon senso vi proporrebbe cure non provate come cura per il cancro, è talmente banale come concetto che per ribaltarlo non resta che gridare al complotto: i medici saprebbero che esistono certe cure ma non le proporrebbero per salvare i loro interessi. Inutile sottolineare che l'interesse di qualsiasi medico (anche il più venale ed egoista) sarebbe quello di guarire, con qualsiasi mezzo, tutti i propri pazienti, quindi l'esatto opposto dello scopo presunto del complotto e quale azienda rinuncerebbe ad una sostanza che curasse nel 90% dei casi? Il colmo è quello che il medico che parlasse di cure "segrete", "proibite" o "alternative" è molto probabilmente un professionista scadente, mancante delle basi professionali, probabilmente fallito professionalmente. Non ha quindi altro modo di "vendersi" che aggrapparsi ad argomenti banali, che non richiedono nessuna preparazione per essere affrontati (volete mettere il "bicarbonato anticancro" con "gli anticorpi monoclonali"?).

Recentemente è salita alla ribalta l'ennesima cura "controversa", quella con cellule staminali utilizzate per curare svariate patologie, specie neurodegenerative. Un laureato in lettere e filosofia che "inventa" una cura a base di iniezioni di cellule staminali e che per dimostrare di avere successo mostra video di guarigioni miracolose e persone che da anni in sedia a rotelle tornano a ballare. La "cura" si pratica in uno scantinato abusivo a cura di una ONLUS, con conservazione delle sostanze e somministrazioni assolutamente illegali e precarie, senza alcuna pubblicazione scientifica né dimostrazione di efficacia, senza controllo né norme di sicurezza. Anche un tribunale ha intimato le ASL a somministrare la cura a due bambine che la stavano seguendo, eppure un'ispezione dell'AIFA e del NAS dei Carabinieri parla chiaro: si tratta di una situazione del tutto non scientifica e con preoccupanti risvolti sanitari e di pericolo pubblico. Dov'è la controversia? Su quali basi dovrebbero discutere gli scienziati? Sui video? In realtà la presunta cura "controversa" non ha nessuna base scientifica, non ha riscontri, non è studiata né è dibattuta sul campo scientifico, è un'"invenzione" personale non dimostrata e che ha alcuni potenziali pericoli, di tutto si tratta tranne che di una cura "controversa".
Anche in questo caso possiamo parlare di fintoversia, bella e buona.
La fintoversia è ormai entrata pienamente in tutti i dibattiti nei quali si discute di temi scientifici. E' un modo, molto furbo ma scorretto, di generare confusione, di creare un caso (e spesso paura), tipica di ambienti complottistici, ideologizzati ed è una "tattica" utilizzata da sempre, un sofismo utilizzato per ottenere una conclusione inventata per indirizzare il pubblico verso un finale voluto.

La "controversa" terapia con staminali.
Non solo.
La fintoversia è un modo (scorretto) per disorientare l'interlocutore che, se non preparato e non perfettamente a conoscenza dei particolari legati ad un'ipotesi, rischia di apparire poco sicuro, incerto e non adeguatamente convincente. Una vittoria facile ottenuta con i mezzi più volgari.
C'è anche la possibilità che a creare fintroversie siano i media, per ignoranza di chi scrive o per scarso approfondimento. Chi trae vantaggio da questo tipo di azione, crea un vero e proprio "schieramento" parallelo alla scienza reale, edificando con false prove, falsi risultatie falsi numeri un "gruppo" scientifico che si contrappone ad un altro (la presunta scienza "mainstream"), mettendoli allo stesso livello si regala "dignità" scientifica ad un argomento che scientifico non è. In questo modo si punta ad avere ragione, e la vittoria è spesso assicurata: anche se arrivassero smentite decise alle affermazioni dei furbi inventori di fintroversie è stata inserita una pulce, un dubbio nella mente del pubblico, di chi ascolta o legge e dalle regole più grezze della propaganda sappiamo che più volte si ripete una bugia più questa apparirà simile alla verità e sarà superiore a qualsiasi smentita, anche se autorevole (e recentemente si è visto come non bastino nemmeno le smentite per eradicare le convinzioni più diffuse).
La base di questa finta contrapposizione tra scienziati è la creazione di due gruppi "equivalenti". Se si sapesse che qualcuno sostenesse che la specie umana derivi da un progenitore alieno che si è accoppiato con un dinosauro, probabilmente la notizia non avrebbe nessuna eco né credibilità, ma se si crea una fintoversia che mira a far credere che un gruppo di scienziati inglesi sostenga questa cosa e che la scienza è divisa  tra i "credenti" e gli "scettici", ecco che un fatto inventato ed assolutamente non scientifico, diventa in un attimo "un'opinione scientifica", forse bizzarra ma assolutamente credibile. I media, che in genere su notizie "controverse" ci sguazzano, hanno due scelte: evitare di diffondere bufale informandosi seriamente, o diffonderle così come sono, confezionate da chi le ha create, pubblicarle senza controllo. Ecco come si divulgano le fintroversie, nascono dal nulla per interessi personali, si diffondono in maniera virale, diventano "notizie" e sono percepite come vere ipotesi discusse dalla scienza.
Chiaramente si tratta di un comportamento in malafede.
Torniamo all'esempio dell'omeopatia per mostrare la costruzione di una fintoversia: per la scienza il principio di base dell'omeopatia (che una sostanza talmente diluita da non esistere più possa avere un effetto) non esiste, questo è ìnsito nell'idea stessa di omeopatia: se una sostanza non esiste più, non c'è, non è reale, non esiste, appunto. Il discorso si chiuderebbe qui immediatamente (anche su un piano solo logico).
Se l'ipotesi di partenza è sbagliata non avrebbe senso continuare la discussione, ma gli omeopati la continuano inventando una tesi: la "memoria dell'acqua" (che spiegherebbe il funzionamento dell'omeopatia). Anche questa non è dimostrata né provata. Discussione quindi non praticabile.

Invece gli omeopati la proseguono (perché? Per interesse, semplicemente per giustificare il loro lavoro).
Non si curano dei passi precedenti (che sono scientifici ma anche di buon senso e di logica) e vanno avanti.

Ecco creata la fintoversia, saltando a piè pari tutto l'indimostrato e l'impossibile, si arriva alla fine, non importa come.

Così, se abbiamo interessi commerciali o di altro tipo, possiamo creare fintroversie di qualsiasi genere: i braccialetti energetici per il miglioramento della forza atletica non hanno un funzionamento spiegabile scientificamente ma gli scienziati stanno cercando di risolvere la controversia (ma quale...), la controversia sull'utilità dei vaccini (che invece scientificamente è assodata ed evidente), così come se vendessimo integratori vitaminici potremmo creare una controversia (finta) che si chiuderà con un risultato a vincita assicurata: il ruolo delle vitamine nel miglioramento delle condizioni di vita è controverso. Si tratta di propaganda, anche abbastanza banale.

Le controversie scientifiche reali hanno ben altro spessore. Uno studio ad esempio potrebbe mostrare un effetto benefico di una molecola nei confronti di una malattia, mentre uno studio successivo questi effetti non li mostrerebbe.
Gli scienziati allora continuano a cercare, si susseguono studi positivi ed altri negativi, c'è qualcosa da sistemare nel metodo o nell'analisi dei risultati e si prosegue con gli esperimenti e gli studi che possono confermare o smentire l'ipotesi di partenza. Ecco, questa è una controversia scientifica.

Un elemento che può far distinguere una vera controversia da una falsa è il piano della discussione: la controversia scientifica si discute scientificamente (quindi con esperimenti controllati, validi e seri, le pubblicazioni scientifiche), una fintoversia si discuterà su internet, su Facebook o sui giornali. Semplice.
Un altro elemento di chiara fintoversia è l'uso del complotto globale come spiegazione dei propri insuccessi. Se un esperimento funziona ed ha ottimi risultati prima o poi qualcuno lo ripeterà perché un risultato evidenteè...evidente: se nessuno riesce ad ottenere quel risultato c'è poco da fare, nonostante si dica che il mondo ce l'abbia con lo scienziato incompreso, la sua ipotesi resta una bufala.

Le fintroversie sono quindi un vero e proprio imbroglio pubblico, una truffa al consumatore ed al cittadino. Dall'omeopatia ai vaccini, passando per le malattie inesistenti, c'è un vero e proprio mercato che si basa su finte controversie. Vale solo per la medicina? No, in quasi tutti i campi scientifici esistono le fintroversie, in geologia, biologia, meteorologia, la fintoversia rende credibile qualsiasi bufala ed ogni tipo di assurdità, basta provare ad insistere nel mettere sullo stesso piano due fatti: uno vero, uno falso, quello falso vince. Certo, la scienza discute, gli scienziati dibattono, ma discutere non significa per forza che un argomento sia controverso. Un altro esempio?
Secondo voi la presunta pericolosità degli OGM (organismi geneticamente modificati), è controverso o fintroverso? Fintroverso: indovinato.
C'è gente che quando sente la parola OGM comincia ad avvertire spasmi incontrollabili ed accusa questi organismi delle peggiori malefatte: guai ad introdurli! Non sia mai che degli organismi "alieni" e "sconosciuti" entrino nella nostra vita quotidiana, non conosciamo le conseguenze, non c'è abbastanza esperienza, chissà cosa potrebbe succedere, allarme!
Questo lo pensate anche voi? In realtà non esiste una controversia sulla "pericolosità" degli OGM, con le conoscenze attuali e fino a prova contraria, non vi è alcun pericolo nell'introdurre organismi geneticamente modificati nella nostra alimentazione o in vari campi della scienza (anche in medicina) e sono possibili anche dei benefici per l'ambiente (per esempio il minor uso di pesticidi) e la salute. Lo ripeto: non vi è alcuna prova scientifica che mostri pericolosità degli OGM. Secondo voi quindi, l'argomento è controverso o fintroverso?

Ah, forse è meglio ricordare che sono centinaia gli alimenti OGM che mangiamo (e che ci aiutano a stare meglio) da decenni e che gli organismi geneticamente modificati ci accompagnano ogni giorno, anche in caso di malattia: molti frutti, verdure, farmaci (l'insulina è prodotta da batteri OGM che hanno sostituito i maiali dalla quale si estraeva la sostanza molti anni fa), anche il "mandarancio" (la "clementina", per intenderci) è un OGM, non è cioè una specie a se stante ma un incrocio, la specie originale è stata modificata geneticamente per ottenerne una nuova, quello che è successo anche per il mais o per la banana che, in origine, con il frutto attuale non aveva nulla a che vedere, la soia, la papaya, il cotone e tanti altri organismi sono OGM coltivati nel mondo. Modificazioni genetiche che possono essere spontanee o provocate, come quella che riguarda il grano. Pensateci: per anni abbiamo mangiato pasta, pizza e biscotti, ci siamo rimpinzati di OGM senza che nessuno ci avvertisse o meglio, senza che noi lo sapessimo, perché il grano creso, il tipo di grano dal quale si ricava quasi tutta la farina che utilizziamo oggi, è un OGM da decenni ed è stato ottenuto bombardando di radiazioni un altro tipo di grano, c'è controversia sulla vendita di lasagne e rigatoni?
Gli OGM inoltre devono subire una serie di controlli strettissimi e ripetuti che non hanno paragoni nel "mondo" non geneticamente modificato. Non saranno "più sicuri" ma certamente lo sono almeno quanto quelli "non geneticamente modificati".

Per chi fosse interessato all'argomento "bugie in cucina" consiglio un libro eccezionale ed avvincente (credo si possa vedere come il corrispondente a ciò che faccio io ma in ambito chimico-culinario) di Dario Bressanini, Pane e Bugie.
Secondo voi il tema del global warming (ovvero il riscaldamento globale, l'aumento della temperatura del nostro pianeta causato dalle attività umane che può provocare gravi conseguenze) è controverso o meno (per esempio perché esiste qualcuno che nega questo aumento delle temperature)?
La percezione è che sia un tema discusso scientificamente e molto dibattuto, ma il dato è che esistono (considerando solo la letteratura "attendibile") 13950 pubblicazioni scientifiche che mostrano che il global warming esista e 24 che lo negano, potremmo dire che esiste un piccolo numero di persone che nega l'evento, ma scientificamente, dov'è la controversia?

Rapporto tra studi che sostengono il "global warming" e quelli che lo smentiscono

Ma allora la fintoversia è davvero dovunque?
Come scovarla e combatterla? Con la cultura scientifica, la conoscenza, la capacità critica ed un po' di furbizia. Questo vale anche per i professionisti dell'informazione. Bisogna impegnarsi e vincere la pigrizia, accendere il cervello e cercare di capire, studiare i fenomeni, controllare le affermazioni. La vittima della fintoversia è semplicemente vittima di propaganda o di marketing nella migliore delle ipotesi. Non bisogna "credere" al guaritore che vende una cura "segreta" ma "capire" perché sta vendendo una truffa.
Non per tutti quindi ma per chi vuole difendersi dalle false notizie vivendo come essere libero, pensante e ragionevole. Chi invece ha interesse a diffonderle, di fintroversie ci vive.

Qualcuno diceva che non è importante a chi credere ma come capire. Ne vale la pena.

Alla prossima.

Sangue del cordone, cura o business?

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Avete mai sentito parlare di "donazione del cordone ombelicale"?
Si tratta di un termine improprio. Non si dona nessun cordone ombelicale ma il sangue che scorre al suo interno. Come sappiamo, in gravidanza, il feto riceve ossigenazione e "nutrimento" dalla madre tramite un funicolo che parte dalla placenta e termina nel suo addome, si chiama "funicolo ombelicale" o "cordone ombelicale". Al momento della nascita, per completare il parto, bisogna recidere questo cordone. Dopo pochi minuti anche la placenta sarà espulsa (in una fase del parto che si chiama "secondamento") e questi "annessi fetali" (si chiamano così le strutture che contribuiscono alla vita dentro l'utero del nascituro) sono buttati per finire nell'inceneritore.
C'è una risorsa che sarebbe utile non distruggere, il contenuto del cordone ombelicale. Sono gli ultimi quantitativi di sangue che scorrono prima che la placenta si distacchi definitivamente. Questo sangue contiene un notevole quantitativo di cellule ancora non "mature", pronte a svilupparsi per diventare le future cellule del corpo umano specializzate nella formazione dei vari tessuti. Si chiamano "cellule staminali". Un po' quello che si fa con il midollo osseo ma con minori difficoltà, spese e complicazioni.
Negli ultimi anni queste cellule sono state studiate come cura per alcune malattie, soprattutto di tipo "degenerativo". I risultati sono stati positivi in alcuni casi (pochi), incoraggianti in altri (pochi), negativi in altri ancora (tantissimi). Questo perché non solo le cellule staminali possono non avere alcun effetto in molte delle malattie che colpiscono l'uomo, ma anche per la difficoltà nel "trapiantarle"; le cellule del sangue cordonale, infatti, sono come un vero e proprio tessuto, se il donatore ed il ricevente non sono compatibili, avvengono una serie di complicazioni molto pericolose, è il noto fenomeno del rigetto, più conosciuto a proposito dei trapianti di altri organi. Non è necessario comunque che i due individui (donatore e ricevente quindi) siano "identici" geneticamente (come i gemelli) ma è importante che siano "compatibili" (soprattutto dal punto di vista immunitario). La capacità terapeutica delle cellule staminali del sangue del cordone ombelicale è una scoperta relativamente recente, nel 1989 fu dimostrata su un paziente affetto da una grave forma di anemia, è una buona prospettiva quindi, ma anche una piccola realtà che serve ad aiutare chi ha bisogno di fronte ad uno "sforzo" praticamente nullo.
 Le donne in procinto di partorire che volessero fare richiesta di donazione di sangue cordonale (gratuita per l'uso eterologo) devono chiedere informazioni presso il servizio di ostetricia che le vedrà partorire. La donazione è possibile anche in caso di taglio cesareo. Sono necessarie alcune caratteristiche della donatrice (ad esempio non avere alcuna malattie infettiva) che saranno illustrate dal personale ostetrico responsabile. Il prelievo avviene subito dopo l'espulsione del feto nel parto e poco prima dell'espulsione della placenta, non comporta dolore, effetti collaterali o rischi particolari materni o fetali. Il cordone ombelicale, con tutti gli annessi fetali (placenta, membrane, liquido amniotico) subito dopo il parto sono eliminati per essere inceneriti.
La donazione ha due possibilità: quella autologa (ovvero donare quel sangue per un uso sullo stesso donatore) o quella eterologa (cioè donarlo per un uso su una persona estranea ma compatibile) e tutto il sangue donato si conserva in specifiche "banche" che controllano, "tipizzano" (ne valutano le caratteristiche quindi) e congelano il sangue condividendo i dati di questo dono in un database mondiale. Vi è un'eccezione , la cosiddetta donazione "related", che riguarda le malattie ereditarie e per le quali è prevista la donazione da individui strettamente imparentati (fratelli, ad esempio).

In Italia, per legge, è impossibile donare il sangue per sé stesso, l'unica donazione possibile ed autorizzata è quella eterologa, ovvero a disposizione del primo individuo bisognoso compatibile.
Per questo motivo (e per aggirare gli ostacoli di legge) sono nate diverse banche cordonali (private) fuori dai confini del nostro paese. Il fatto che la loro nascita sia stata pianificata per non violare la legge puntando però al "mercato" italiano è dimostrato dal fatto che la maggioranza delle banche private di sangue cordonale siano nate appena fuori dai confini italiani quando non direttamente "dentro" i nostri confini geografici, come a San Marino. In Italia esistono 19 banche di sangue cordonale pubbliche ed autorizzate, sparse in tutto il territorio nazionale e che sottostanno a controlli e standard internazionali. Le banche private invece nascono "come funghi" e, se anch'esse devono sottostare a controlli e regole, è chiaro che non possono offrire le garanzie che offre una banca pubblica.


Donare il sangue del cordone del proprio neonato è un atto generoso per due motivi, il primo è la possibilità di mettere a disposizione delle cellule staminali per chi ne avesse bisogno, il secondo è quello che si mettono queste cellule a disposizione della ricerca (che è l'uso maggiore al quale sono destinate oggi queste donazioni).
Il vero problema di questo tipo di donazione è che non si tratta di una pratica diffusa (nonostante si possa donare praticamente in tutto il territorio nazionale) mancando forse una vera "informazione" sul tema, se le donazioni fossero più numerose, sicuramente vi sarebbero molte più possibilità di trovare donatori compatibili in tutto il mondo.

Vi è un altro problema.
Allo stato attuale della ricerca, le malattie realmente curabili con cellule staminali sono molto poche, oltre a quelle nelle quali sono in corso delle sperimentazioni, si applicano trapianti di cellule staminali in malattie come le leucemie, i linfomi, gravi forme di anemia (come la talassemia) o alcune malattie metaboliche ed immunodeficienze.
L'uso in malattie come il diabete, la sclerosi multipla ed altre patologie è del tutto sperimentale, non autorizzato e non ancora provato come efficace, alcuni risultati si sono ottenuti in forme di media gravità di alcune malattie neurodegenerative e l'unico risultato che per ora abbiamo riguardo al trapianto autologo di cellule staminali da cordone ombelicale è che sembrano non provocare gravi effetti collaterali nel breve periodo, sembra quindi una pratica abbastanza sicura (non del tutto però, sono segnalati anche casi di reazione letale), ma gli esperimenti si fermano qui, perché riguardo ai risultati vi sono molte incertezze.
Tra le altre proprietà, le cellule staminali cordonali possono aiutare pure il recupero di persone colpite da malattie tumorali che hanno ricevuto danni da radiazioni o chemioterapia. Questo naturalmente non deve alimentare false speranze e non può diventare terreno d'affari di persone che mirano solo al guadagno senza garantire basi scientifiche a chi si rivolge loro. La cosa meno "limpida" dei vari centri privati di conservazione di cellule staminali è che le ricerche sperimentali sono presentate come "rivoluzioni" con possibilità di applicazione (quando non lo sono) e si minimizzano gli ostacoli che le riguardano.
Le banche private sono in tutto e per tutto "aziende" che promuovono un prodotto, tanto da essere forniti di procacciatori d'affari, rappresentanti ed informatori scientifici. Questo sarebbe il minimo, perché il vero problema è, come ho spiegato, l'assoluta inutilità della conservazione a scopo autologo.

Il fatto che si usino le cellule staminali per curare, ad esempio, una leucemia, prevede che non si utilizzino le cellule staminali dello stesso individuo malato, questo perché le cellule immature potrebbero contenere lo stesso difetto genetico che ha poi generato la malattia, per questo motivo è realisticamente quasiimpossibile che le cellule staminali prelevate dal cordone e donate per uso autologo (quindi, come detto, per la stessa persona che le ha donate), possano essere utilizzate a scopo curativo. Non solo, un altro particolare è che sono molto più efficaci terapeuticamente le cellule di individui compatibili ma non "identici", rispetto a quelle di individui assolutamente identici, il maggior risultato quindi si ottiene proprio con il trapianto di cellula da donazione eterologa rispetto a quelle omologhe.

Da tutto questo sembra chiaro che conservare il sangue cordonale per un uso "omologo" sia un'illusione piuttosto chiara, venduta come possibilità quando ancora è solo teoria. Sorgono tanti altri dubbi. Nel momento in cui una di queste banche dovesse fallire o chiudere per qualsiasi motivo, che ne sarà della donazione? Chi può assicurare i donatori del corretto uso e della conservazione delle sacche donate? Di alcune banche private ad esempio, si conosce la sede amministrativa ma non si hanno notizie sui laboratori e sui depositi di stoccaggio. Per altre si leggono locandine che riportano foto di laboratori modernissimi e depositi ultrasicuri che però non corrispondono alla realtà che vede i "laboratori" ultramoderni essere dei normali laboratori di analisi ed i depositi piccole stanze con pochi contenitori di azoto liquido.

Il fatto che le banche private facciano di tutto per "minimizzare" questi aspetti parla chiaro, se informassero i potenziali clienti della realtà attuale e futura, non solo scientifica ma anche organizzativa e legale, probabilmente i loro fatturati crollerebbero ma è chiaro che non si può pretendere di creare business su aspetti personali e della salute, parlare chiaro, correttamente e con onestà è doveroso da parte di queste strutture.Mentrela donazione eterologa nelle strutture pubbliche è assolutamente gratuita (basta farne richiesta ed avere alcune caratteristiche legate alla sicurezza della donazione), quella alle banche private è a pagamento. La conservazione ha un costo variabile, in genere tra i 2000 ed i 5000 euro (per una conservazione che cambia da una struttura all'altra, in genere un paio di decenni). Secondo un'indagine svolta nel nord-est della nostra nazione, il 25% delle coppie richiedono la conservazione del sangue cordonale in banche private per uso autologo, mentre il 75% ricorrono alla donazione tradizionale in banche pubbliche, c'è un dato che fa riflettere: chi ha richiesto la donazione "privata" lo ha fatto con la speranza di far fronte all'eventualità di un diabete o di celiachia (malattie per le quali esiste attività di ricerca) che colpisse il proprio figlio in futuro (anche se, come detto, questi usi sono ancora sperimentali e non hanno dato risultati particolarmente rilevanti) ed in questo caso le informazioni che li hanno convinti a questo tipo di conservazione sono state tratte da internet e non dal medico.
Che la possibilità di utilizzare il sangue del cordone per un uso "personale" sia un fatto teorico e non praticabile basti pensare che già per quanto riguarda le donazioni eterologhe sono pochissimi gli usi già praticati con successo, questo per la difficoltà nel trovare degli individui compatibili e per la rarità delle malattie curabili, probabilmente si avrebbero numeri più elevati se aumentassero le donazioni e la cultura sull'argomento.

Anche per questo motivo è bene ribadire un dato numerico chiarissimo: delle migliaia di donazioni effettuate nel mondo (più di 250.000 unità di sangue), sono state utilizzate a scopo terapeutico più di 1000 donazioni provenienti dall'Italia (che conserva circa 30.000 unità di sangue) per un totale di più di 10.000 utilizzi terapeutici nel mondo tutti effettuati da donazioni eterologhe conservate da banche pubbliche. Delle donazioni omologhe sono state utilizzate zero (0) sacche e quindi non è mai stato effettuato alcun uso terapeutico.

Così è più chiaro a chi servono i trapianti autologhi?

Alla prossima.


Nota: Qui l'associazione donatrici italiane sangue del cordone ombelicale. ADISCO. Qui un articolo sull'argomento.

Giornalismo, cancro e bufale: il caso del prof. Della Serietà

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Lo sapevo.

Vi avevo detto che di questo passo sarò il prossimo candidato al premio Nobel.

Ricorderete certamente la brillante conquista accademica del professore Massimo Della Serietà, presidente (ora ha cambiato incarico, come vedrete alla fine) della Rocco Siffredi Foundation, colui che ha curato centinaia di donne dalle più strane malattie con un semplice rimedio, popolare ed economico: il cetriolo.

Ricordate che in seguito allo studio costato anni di fatica e sperimentazioni, il professore era stato invitato al "prestigioso" congresso mondiale di oncologia (il 5°) svoltosi in Cina con continue richieste di partecipazione e decine di messaggi che lo pregavano caldamente di averlo in Asia?
Lo ricordate?
Era uno scherzo,con una morale.
Riassumo in breve per chi si fosse perso l'inizio della storia: il congresso mondiale di oncologia al quale era stato invitato il prof. Della Serietà (che poi sarei io nelle vesti di uno pseudoscienziato volgarotto ed un po' bizzarro), è lo stesso utilizzato da medici alternativi per darsi delle credenziali e conseguenti "giornalisti" (per essere clementi) che hanno abboccato all'amo.
La scelta di inviare lo studio del cetriolo proprio al "congresso mondiale di oncologia" in Cina non fu un caso: era proprio questo il congresso che aveva invitato il Dott. Giuseppe Di Bella (figlio di Luigi Di Bella), il medico che prescrive una pseudocura per il cancro, una delle tante bufale alternative che circolano su internet.
Ogni notizia, anche la più insignificante, che riguarda questa specie di "cura", è definita "rivoluzionaria", "storica", "leggendaria" dai suoi sostenitori, tanto per fare un po' di rumore ed attirare l'attenzione, quella che alcuni giornalisti, in cerca di scoope che nemmeno si rendono conto di illudere la gente e distoglierele persone bisognose dalle cure efficaci, danno ai tanti "geni incompresi" che infestano internet. Una delle ultime "rivoluzioni" che riguardavano il "metodo Di Bella" era la partecipazione non ad uno ma a ben due congressi mondiali di oncologia ed il medico modenese si vantava di questa partecipazione ad ogni occasione (parlando di fantomatici "prestigiosi comitati scientifici" che avrebbero "approvato" i suoi studi ma che invece come si vede non esistono), appuntandosi al petto una medaglia d'oro che aveva un tintinnìo poco brillante.
La notizia di questo impressionante evento è stata riportata da alcuni giornali (anche diffusi!) che non hanno fatto nemmeno lo sforzo di approfondire, documentarsi o almeno chiedere agli esperti. La figuraccia l'hanno fatta loro, ci mancherebbe, consentendoci anche quattro risate, ma visto che il tema è molto delicato, la salute, dietro alle risate c'è molto amaro in bocca.
Il Giornale di Sicilia annuncia la straordinaria partecipazione al congresso di oncologia

Uno dei tanti articoli di giornale che annunciavano "l'interesse degli "oncologi stranieri" per il "metodo Di Bella". Questa sarebbe "informazione".
Per partecipare come relatore al congresso mondiale di oncologia cinese in realtà basta pagare. Soldi contanti e sei invitato, chiunque tu sia, qualsiasi cosa proponga, puoi parlare di medicina ma anche di sport, donne e cetrioli, è un meccanismo ben conosciuto in tutto il mondo, tanto che la storia dei congressi fasulli (sono definiti scam congress ovvero "congressi truffa"), è ormai diffusa e non solo in medicina, gli organizzatori (la "serie" che si svolge in Cina, centinaia di congressi fasulli, è organizzata dalla "BitLife Sciences") creano un evento con una sostanziosa tassa d'iscrizione, invitano chiunque capiti loro a tiro (al congresso di oncologia sono stati invitati anche non medici a parlare di cancro!) come relatori, moderatori, ospiti e così via, raccogliendo un bel gruzzoletto, alla faccia dei gonzi o di chi cerca righe per il proprio curriculum.

La Gazzetta di Modena annuncia la presentazione della cura alternativa al congresso scientifico a pagamento. Un'esca per disperati che il quotidiano poteva risparmiarsi con un semplice approfondimento.
Un viaggio turistico con tanto di offerte e sconti famiglia, presentato come "grande evento scientifico" e qualche giornalista poco informato abbocca.

Grande offerta! Per chi si iscrive come relatore (!) prima del 15 ottobre 200$ di sconto!

Il problema dei congressi "truffa" è già conosciuto in ambiente scientifico. Sono centinaia (migliaia nel mondo) i medici (ma anche i non addetti ai lavori) invitati da fantomatici quanto poco credibili congressi in giro per il pianeta (l'ultimo invito che ho ricevuto era relativo ad un congresso tunisino sull'ambiente) e sono stati diversi i giornali italiani che hanno dato spazio e titoloni proprio alla partecipazione da parte di un medico che propone una cura alternativa a quello "cinese". "Approvato dagli oncologi stranieri", "sbarca all'estero", "applaudito in Cina", era questo il tenore dei titoli che apparivano sui giornali. Pensate a chi legge, a chi è malato, a chi ha un parente malato di cancro. Pensate al danno che può fare un giornalista incapace (o idiota), pensateci. Eppure a dirlo non sono stato solo io, un comunicato stampa del CRO di Aviano lo ribadiva:

Il Prof. Tirelli parla del congresso cinese di Di Bella

Ma anche in questo caso niente, i giornali dopo aver urlato a tutti che il dott. Di Bella era stato in Cina perché avrebbe scoperto la cura del cancro, non hanno riservato nemmeno un trafiletto, né al prof. Della Serietà con il suo studio sul cetriolo, né al ben più noto prof. Tirelli. Ma perché, perché!?

Giornali, bufale e cancro
Eppure è stato proprio così che il prof. Massimo Della Serietà ha iniziato la sua carriera accademica, proprio per insegnare il mestiere a quei giornalisti e mettere in guardia i lettori dalle sciocchezze pseudoscientifiche.
Peccato che, al contrario del dott. Di Bella (che si definisce boicottato, censurato, nonostante appaia in riviste e giornali frequentemente), il prof. Della Serietà non abbia avuto alcuna risonanza mediatica. Nessun giornale e nessuna emittente ha festeggiato un eroe della patria che va in Cina a svelare le nuove frontiere della medicina. Che sventura, che boicottaggio...

Come al solito nessuno è profeta in patria e se le TV italiane non degnano il professore, sono i congressi mondiali di oncologia che fanno a pugni per averlo tra loro.
Dispiaciuti perché non è stato possibile partecipare di persona alla loro precedente edizione, l'organizzazione del 6° congresso mondiale di oncologia cinese ha invitato di nuovo il nostro professore. Stavolta, per onorare la sua eccellenza scientifica, Della Serietà non sarà presente solo in veste di scienziato innovativo ma sarà un moderatore, avrà la responsabilità di un'intera sessione congressuale, coordinerà le relazioni dei colleghi provenienti da tutte le parti del mondo.
Roba che non tutti possono permettersi. Il prof. Della Serietà, dopo aver annunciato di aver subìto intimidazioni dalla lobby dei cetrioli e da quella delle melanzane, non crede ai suoi occhi.

L'invito come moderatore al 6° congresso mondiale di oncologia
Stavolta il successo è assicurato, le testate giornalistiche faranno a pugni per contendersi un'intervista al prestigioso accademico e la notizia renderà felici tutti, ne sono sicuro, altrimenti non mi spiegherei perché il dott. Di Bella da semplice relatore è finito in tutti i giornali ed il prof. Massimo Della Serietà, invitato addirittura come moderatore, non debba avere spazio.

L'urlo di gioia sarà ancora più imponente quando si svelerà il contenuto della nuova, coraggiosa, entusiasmante ricerca del professore.
Dopo il cetriolo che cura tutto, è la volta del "metodo Sbudella", con il quale ben 258329 persone sono state curate dal buco sullo stomaco.
Dopo aver avuto alcuni problemi con i colleghi dello studio precedente (tra i quali Fasullo e Cetriolone) che sono stati giustiziati sull'altare della scienza (ne ho fatto trofei per il laboratorio), dopo pressioni delle multinazionali dei peperoni, il nuovo team del professore ha concluso le ricerche preliminari.
Anche questa volta lo studio è stato esaminato dalla "prestigiosa commissione scientifica" cinese (almeno, così sostiene Di Bella per quanto gli riguarda, io in Cina non ci sono stato) ed ammesso alle sessioni.
Ecco lo studio:

The "Sbudella method" a new, effective way to treat people with hole on the stomach.
M. Della Serietà, A. Salsiccia, I. Melone, L.A. Frittata. R. Siffredi Foundation, Italy.

Objectives: With the risingpace of workand age, the problem of the holein the stomachhas becomean emergency.Afteryears of experience, our team has developeda new method, effective, economical and safeto treatthe disorder. We present thefinal dataobtainedfrom ourfoundation.
Methods: Bring a large pot of salted water to a boil. Cook bacon in a heavy skillet until crisp. Remove bacon from pan and drain on paper towels. Set bacon aside. Set skillet aside; do not rinse or wash.
Cook the pasta as directed on package. Meanwhile, combine the egg yolks, half the Parmesan cheese, nutmeg, and pepper in a medium bowl and beat until well blended.
When the pasta is cooked, drain, reserving about 1/3 cup cooking water, and immediately add to the skillet with the bacon drippings. Place over low heat and toss for 1 minute, scraping the pan with tongs to loosen pan drippings.
Stir in the egg mixture and toss thoroughly until combined. Add pasta cooking water as needed until a creamy sauce forms. Add the bacon and remaining cheese and toss again to coat. Serve immediately.
Results: Only one of the participants of the study was excluded for saying "se famo du spaghi" before the test start. The mean Pancetta score significantly improved from 4.076 (plus minus 0.24) at baseline to 2.884 (plus minus 0.25) at week 8 for the Sbudella method (also knownas carbonara) applications group while the H placebo group showed an improvement C of a lesser magnitude. Irritability for the Sbudella group showed a significant drop from 355.56 (plus minus 59.51) at baseline to 312.52 (plus minus 57.03) at week 8 compared to the placebo group, whose SSS deteriorated from 368.24 (plus minus 46.62) at baseline to 372.12 (plus minus 44.47) at week 8. Chicchirichì. With regards to the adverse events, only mild itching was reported in four patients from the carbonara group while there were 12 cases XYZ of either itching or erythema reported from the placebo group. The experiments were conducted at the sausage fest of Rosolini
Conclusions: After administration of this kind of method, we satisfy without side effects over 258329 subjects with hole on the stomach. In this experimentwe avoidedtheC.U.LOtest usedpreviouslyfor obviousreasons.
Traduzione:

Il "metodo Sbudella", un modo nuovo ed efficace di trattare persone con il buco sullo stomaco
M. Della Serietà, A. Salsiccia, I. Melone, L.A. Frittata (R. Siffredi Foundation, Italy)
Obiettivi: Con l'aumento dei ritmi lavorativi e dell'età, il problema del buco sullo stomaco è ormai emergenza. Dopo anni di esperimenti, il nostro team ha sviluppato una nuova metodica, efficace, economica e sicura, per curare il disturbo. Presentiamo i dati definitivi ottenuti dalla nostra fondazione.
Metodi: Portare ad ebollizione una capiente pentola di acqua salata. Cuocere la pancetta in una padella a fondo spesso fino a doratura. Togliere la pancetta dal fuoco ed asciugarla su carta assorbente. Mettere da parte la pancetta e la padella senza lavarla. Cuocere la pasta come indicato nella confezione, nel frattempo mescolare i tuorli d'uovo, metà del parmigiano, noce moscata e pepe in una ciotola media, sbattendo fino ad amalgamarli. Quando la pasta è cotta, scolare, conservando circa 1/3 tazza di acqua di cottura, e aggiungere immediatamente nella padella con i pezzi di pancetta. Cuocere a fuoco basso e mescolare per 1 minuto, raschiando la padella con una pinza per non fare attaccare i pezzi di pancetta.
Aggiungete le uova sbattute e mescolate bene fino ad amalgamare. Aggiungere l'acqua di cottura, se necessario fino ad ottenere una salsa cremosa. Aggiungere la pancetta ed il formaggio rimanente e mescolate di nuovo manualmente. Servire immediatamente.
Risultati:...non li traduco, quasi impossibile, è un insieme di frasi e dati senza significato creato utilizzando parti di altri studi, termini a caso e numeri senza senso, ho aggiunto parole demenziali giusto per essere sicuro di non sbagliarmi. Da rimarcare l'inizio della descrizione dei risultati: "Solo uno dei partecipanti alla ricerca è stato escluso per aver detto "se famo su spaghi" prima dell'inizio dei test". Ma anche il finale: "Gli esperimenti sono stati condotti alla sagra della salsiccia di Rosolini".
Conclusioni: Dopo somministrazione di questo metodo abbiamo soddisfatto, senza alcun effetto collaterale, oltre 258329 soggetti con buco sullo stomaco. In questo esperimento abbiamo evitato il C.U.L.O. test usato precedentemente per ovvie ragioni.

Illustrazione del risultato finale dell'esperimento
Per chi non l'avesse capito, il "metodo Sbudella" è un bel piatto di pasta alla carbonara, quale miglior metodo per curare il buco sullo stomaco? Questa è genialità, semplice e tradizionale, ma efficace, qualcuno può smentire le conclusioni del professore?
Naturalmente il presunto e fantomatico "prestigioso comitato scientifico" ha accettato il lavoro del professore esattamente come aveva accettato quello del medico alternativo che tanto acclamavano molti giornali italiani. Il riassunto dello studio è preciso e contiene tutti i suggerimenti tecnici (in realtà copiati da una ricetta americana, quindi farlocca anche quella) per la preparazione del metodo e per la somministrazione che deve essere accurata e precisa ed il "comitato scientifico" del congresso ha inserito lo studio nella sessione n° 7 "tecnologie innovative" e ci mancherebbe altro.

Invito come moderatore, è fatta.
Ah! Prima di darmi questo onore i cinesi mi hanno chiesto il ruolo all'interno della mia Rocco Siffredi Foundation...che gli posso rispondere? Ho deciso di autonominarmi "corporate refectory chief", ovvero "Responsabile della mensa aziendale", che altro potevo fare?

Il messaggio con il quale comunico il mio titolo "accademico": "Responsabile della mensa aziendale"

Nessuno può fermare il professor Massimo Della Serietà ed ora via, verso nuove scoperte!

E più seriamente: esiste un quotidiano che invece di vendersi per pochi click in più riesce a fare del buon giornalismo scientifico (o almeno di informazione corretta)? Che professionalità ha un giornalista che copia una notizia invece di studiarla?
Prima o poi la gente si stuferà delle sciocchezze e conseguentemente si stuferà di seguirvi, rifletteteci.

Alla prossima.

PS: Naturalmente anche il prof. Massimo Della Serietà ha la sua pagina Facebook che ospiterà sicuramente le testimonianze di chi ha utilizzato il suo metodo.

PPS: No, nella carbonara non ci va l'aglio.

Jorge Odon, un meccanico all'OMS

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La maggioranza delle grandi scoperte della medicina sono state compiute con pochi mezzi, quelli che offriva il progresso tecnico e le possibilità dell'epoca in cui vissero gli "inventori" che ci hanno permesso di vivere meglio. L'idea del ricercatore armato solo di microscopio e provette è talmente radicata da diventare quasi un simbolo dello studioso ma oggi la realtà è diversa.

Abbiamo scoperto così tante cose ed in così breve tempo che per andare oltre dobbiamo scavare necessariamente nel mondo del "piccolissimo", tra i geni, gli atomi, il DNA, un po' come in astronomia, se qualche secolo fa bastava un cannocchiale per scoprire i misteri dell'universo, oggi dobbiamo servirci delle astronavi in orbita, che costano molto di più di un cannocchiale. Per questo non basta più un microscopio o una cartina tornasole, servono strumenti all'avanguardia e l'era informatica ci ha permesso passi da gigante, fosse solo per la comodità di conservare dati e documenti che altrimenti avrebbero occupato decine di stanze degli istituti di ricerca.
Se da un lato abbiamo la possibilità di scavare sempre più a fondo, dall'altro esiste una chiara difficoltà a reperire i mezzi per farlo.
Discorsi morali ed etici a parte, fare ricerca oggi o arrivare a scoprire qualcosa di eclatante è davvero difficile, i macchinari, le attrezzature, le strutture, hanno un costo altissimo, inarrivabile per qualsiasi privato che non sia finanziato da qualcuno.
Servono soldi, sonanti.
Questi finanziamenti dovrebbero arrivare dallo stato, una parte dei suoi introiti dovrebbero finanziare le ricerche scientifiche favorendo il progresso e la crescita del paese (che poi ricade favorevolmente in altri settori, dall'occupazione all'economia) ma non basta e soprattutto è quasi utopia.
Ecco perché entrano in gioco le aziende farmaceutiche, sono le uniche che hanno la possibilità economica e soprattutto l'interesse diretto a "pagare" per fare ricerca, di "mantenere" attive le strutture che possiedono le attrezzature con tutto quello che ne consegue di positivo (finanziamenti) e di negativo (ricerche di parte, abbandono di terapie per malattie rare ed altro). In fondo è una sorta di ricatto: l'azienda paga chi cerca ma non pagherà mai chi cerca ciò che non serve, un meccanismo complicato e delicato. L'alternativa sarebbe la sovvenzione statale (ma come?) o le donazioni pubbliche (che saranno sempre insufficienti).
Si è passati così da una ricerca pionieristica fatta nei laboratori scarni ed obsoleti dei nostri avi, ad una ricerca moderna, raffinata ma complicata e costosa e che sempre più dipende dai privati.

Questo significa anche che un ricercatore non potrà mai scoprire nulla di buono se non affiancato dalle industrie e non inserito in un contesto organizzato, sparisce la figura "poetica" dello scienziato chiuso ne suo laboratorio che da solo compie miracoli scientifici dovendosi trasformare in un burocrate che richiede autorizzazioni e fondi per studiare. Oggi quindi è difficile che un perfetto anonimo (ancora di più se non inserito nell'ambiente accademico) riesca a fare scoperte fondamentali, ma spesso nella vita possono entrare in gioco fattori inaspettati che, uniti all'intuito, al talento ed alla volontà, riescono a far raggiungere risultati impensabili.
Un "perfetto anonimo" probabilmente non avrà i mezzi culturali o organizzativi che si possono avere dentro un laboratorio, ma è vero che chiunque, se ha un'idea valida e riesce a portarla avanti, può riuscire ad aiutare il prossimo anche nel campo della salute, persino andando contro gli interessi milionari delle aziende ed alle abitudini ormai acquisite. C'è un unico requisito fondamentale: l'idea deve funzionare.

Sembra di raccontare favole ed infatti la storia di cui vi parlerò è quasi una favola ma reale e con due morali: la prima è che se la tua idea è valida non c'è complotto, azienda o boicottaggio che tenga, la seconda è che chiunque può collaborare per aiutare chi ne ha bisogno.

E' quello che è accaduto a Jorge Odon, meccanico argentino.

Jorge Odon è la persona che in questa foto si trova tra Professori universitari, rappresentanti dell'Organizzazione mondiale della sanità e medici. E' una foto tratta da un congresso svoltosi nel principato di Monaco, uno dei tanti paesi che ha voluto l'argentino (ormai meccanico-inventore) come ospite di importanti convegni di ginecologia:

Jorge Odon è il secondo da sinistra, all'estrema destra il rappresentante dell'OMS a Ginevra, prof. Mario Merialdi

Che ci fa un signore che passa le sue giornate tra motori ed olio da cambiare tra luminari della medicina e della sanità mondiale?
Qualche settimana dopo aver assistito emozionato alla nascita del suo primo nipote, Jorge è vittima di uno scherzo del suo amico Carlos. Un rompicapo: come far uscire un tappo di sughero infilato in una bottiglia di vetro vuota. E' impossibile tranne usando un piccolo trucco che ha bisogno di un sacchetto di plastica (o di un fazzoletto di tessuto).


Il tappo è all'interno della bottiglia, nella stessa si inserisce un sacchetto di plastica, si fa adagiare il tappo sul sacchetto e si gonfia. Tirando con forza e cautela il tappo sarà estratto con l'aiuto del sacchetto che farà da "cuscino" al tappo stesso. Odon ha un'illuminazione: lo stesso "trucco" non potrebbe essere usato per facilitare la nascita di un neonato che ha problemi durante il parto?

Jorge chiama l'amico autore dello scherzo: "sai Carlos, potremmo usare il "trucco" del tappo di sughero per aiutare le donne a partorire", naturalmente Carlos la prende a ridere e chiede al suo amico se si sentisse bene, ma Jorge si sentiva benissimo e continuava a raccontare la sua idea a tutti: la moglie neanche gli rispondeva, gli amici lo prendevano in giro, uno di loro ha un'amica ostetrica e così propone a Jorge di andarla a trovare per spiegarli l'intuizione. Jorge racconta l'imbarazzante scena dei due uomini (lui ed il suo amico) in sala d'aspetto dell'ostetrica in mezzo a tante donne in gravidanza che aspettavano il loro turno. C'era anche un medico che dopo aver ricevuto spiegazioni dall'uomo (che aveva portato tappo e bottiglia per spiegare) esclamò: "interessante...".

Lo strumento inventato da Jorge Odon servirebbe a (spiego in parole molto povere) facilitare l'espulsione di un feto al momento della nascita quando questa fosse difficoltosa o impedita da qualche ostacolo imprevedibile.
Per risolvere questi problemi oggi abbiamo due strumenti: il forcipe e la ventosa ostetrica. Il primo è ormai quasi in disuso visto che, nonostante la sua utilità, presenta dei rischi e degli effetti collaterali potenzialmente gravi, il secondo è tutt'ora utilizzato e presenta un'ottima efficacia e scarsissimi rischi ma richiede addestramento ed esperienza, oltre ad avere un costo economico non indifferente (soprattutto nelle versioni "usa e getta").
Un applicatore che tiene aperta una guaina di plastica (il corrispondente al "sacchetto" del gioco del tappo di sughero) applica la guaina attorno alla testa del nascituro ancora all'interno del canale da parto. Si gonfia la guaina con una semplice pompetta e si tira con forza. La plastica, gonfiata, fa da "cuscino" morbido per la testa fetale che "sguscia" verso l'esterno.
Visto l'interesse Jorge preparò una sorta di "prototipo" artigianale, un "utero" di plastica che simulava quello della donna che doveva partorire, una bambola che doveva simulare il nascituro ed un esempio dell'apparecchio che aveva ideato. Gli "esperimenti" casalinghi di Jorge procedevano bene, tutto sembrava funzionare e così, dopo qualche contatto, l'uomo arrivò a mostrare la sua invenzione a vari primari del suo paese; uno di questi incontrò Jorge ed assistendo alla "dimostrazione" del suo meccanismo si disse "stupefatto".

Prototipo dell'Odon Device
Non poteva finire lì. Jorge chiese la collaborazione di un professore di ginecologia argentino che lo aiutò a perfezionare l'apparecchio: iniziò a provarlo e riprovarlo, a sistemarne i particolari fino ad ottenere il "prototipo finale" che brevettò e con il quale ha iniziato a girare il mondo per dimostrarne le capacità.
Nasce così l'"Odon device" ("strumento di Odon"), una delle più recenti ed innovative invenzioni in campo ostetrico, ambito della medicina che non vedeva la nascita di novità sostanziali da decenni.

Schema di funzionamento dello strumento (il sacchetto si gonfia ed avvolge delicatamente la testa del nascituro)

Jorge Odon
Lo strumento è ancora più esaltante perché non richiede alcun addestramento, può essere utilizzato praticamente da chiunque ed ha un costo esiguo. Si pensi ai paesi poveri nei quali manca non solo il personale ma anche i soldi per acquistare strumenti chirurgici.
I medici dell'ospedale di Buenos Aires danno il loro benestare: si continua a sperimentarlo in tutto il mondo, prima all'università di Parigi poi in importanti ospedali americani ed anche in Italia, Jorge Odon si dice "disorientato" alla visione di tutti quei medici entusiasti mentre provavano la sua invenzione. L'OMS finanzia ed organizza uno studio per analizzare efficacia e sicurezza del prodotto assistendo Jorge nello sviluppo dell'idea e preparando un protocollo per sperimentarla, sembra un miracolo ma le prove dimostrano che l'idea funziona.

Incredibile.

Un anonimo meccanico argentino senza alcuna conoscenza della medicina diventa inventore di uno strumento che, se arriverà fino alla fine del percorso, potrebbe salvare diverse vite umane soprattutto nei luoghi dove questo è più difficile. Diventa una personalità nazionale, lo invitano in televisione, lo intervistano, parla in pubblico in un TED (evento divulgativo riservato agli innovatori ed a chi ha da insegnare qualcosa al pubblico), insomma diventa un personaggio nel campo della salute mondiale. Oltre alle implicazioni mediche e sociali (lo strumento, come detto, risolverebbe molti problemi in ambito ostetrico nei paesi più poveri) vi è un'implicazione economica di non poco conto, senza considerare che si tratta di un potenziale strumento di riduzione delle malattie infettive da parto (la plastica forma una sorta di "cappuccio protettivo" sulla testa del nascituro e lo protegge da sangue e lesioni) vera piaga nei paesi poveri. Lo strumento costa pochissimo sia in termini di produzione che di diffusione (non c'è bisogno di esperienza particolare, non presenta problemi di trasporto o conservazione, non ha scadenza, è costruito con materiali comuni).
Una sola persona senza basi mediche, senza mezzi particolari ma dotato di intuito e voglia di mettersi in gioco ha fatto una scoperta e ricorda proprio i primi "inventori" della storia.
Manca ormai poco all'approvazione dello strumento di Odon che se confermata entrerà anche nelle nostre sale parto.

La vicenda di Jorge non è solo affascinante ma è una risposta a tutti quei ciarlatani che millantano di aver scoperto chissà cosa ma che non riescono a dimostrarlo perchè a loro dire, i "poteri forti" li boicotterebbero: un meccanico ha avuto più fortuna di loro, si chiedano perchè.

Alla prossima.

Cure con staminali: l'Italia dei pifferai.

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Di questo argomento ne avevo accennato in un articolo sulle "finte controversie", le presunte controversie scientifiche che non hanno ragione di esistere, ma nelle ultime settimane, complice una assurda e pericolosa campagna mediatica appoggiata da "guru" e trascinapopolo di ogni tipo, il fenomeno è diventato di portata nazionale.
Ne parlavano sommessamente alcuni quotidiani nazionali, ma solo dopo l'interessamento de Le Iene, la popolare trasmissione televisiva già autrice di scoop superficiali come quelli del Vidatox (ovvero il "veleno di scorpione" anticancro che in realtà è solo acqua) o dei cellulari che causano tumori, il caso è diventato di dominio pubblico arrivando fino alle stanze del ministero della salute.

Cerchiamo di capire cosa succede partendo dalla notizia.

Esiste una presunta cura che sfrutta le cellule staminali, messa a punto da un certo prof. Vannoni presidente di una fondazione (Stamina Foudation) che si occupa proprio di questo. La sua idea è che le cellule staminali (in particolare quelle di un certo tipo, dette mesenchimali) possano curare diverse malattie, specie quelle neurodegenerative (come le paralisi, le sindromi neurologiche e certe malattie congenite). La "terapia" è somministrata in locali di proprietà dell'azienda sanitaria di Brescia e negli anni sono diverse le persone che ne avrebbero provato le qualità.
Le cellule staminali sono un po' come i "progenitori" delle cellule che formano il corpo umano. Sono la forma ancora "immatura", quelle che dopo un certo periodo si "specializzano" in quelle adatte a tutti gli scopi necessari al corretto svolgimento delle funzioni dell'organismo. Alcune formeranno le cellule sanguigne, altre quelle nervose, cardiache, eccetera. Queste cellule "immature" possono essere prelevate in particolari "serbatoi", primo tra tutti il midollo osseo (una sostanza che sta all'interno delle nostre ossa) ma anche il sangue del cordone ombelicale ne è ricco.

In questi anni l'uso terapeutico delle cellule staminali è stato studiato e sperimentato in tantissimi istituti in tutto il mondo. Si sono avuti risultati importanti per certe malattie (come le leucemie) o scoraggianti per altre (come le malattie del sistema nervoso).
In certi casi si è notato come le cellule staminali riuscissero a migliorare alcuni sintomi in chi soffre di problemi del sistema nervoso ma il miglioramento è molto ridotto di entità (miglioramenti minimi, molto lievi) e soprattutto nel tempo (durano pochi giorni, addirittura poche ore) senza che questo condizioni in meglio il normale decorso della malattia, molti degli studi esistenti inoltre non hanno grosso impatto scientifico (per esempio perché effettuati da centri privati che vendono questi trattamenti o pubblicati in riviste irrilevanti scientificamente), altri sono discordanti e molti di essi effettuati solo su animali. Esistono dei probabili effetti antiinfiammatori di questo tipo di cellule ma la loro durata, confrontata soprattutto con la severità delle malattie trattate, non giustificherebbe il loro uso in questo tipo di patologie. Gli studi continuano soprattutto nei campi che hanno mostrato migliori potenzialità.
Torniano alla nostra notizia.
Quando si è sparsa la voce di un "centro" che curava questo tipo di malattie (spesso gravissime, che fanno condurre a chi ne è affetto una vita difficilissima e complicata da gestire da parte delle famiglie), sono aumentate le richieste di aiuto e così anche i pazienti che si affidavano alle sue cure. Le "terapie" erano effettuate presso l'ospedale di Brescia, sfruttando una legge del 2006 che permette la somministrazione di terapie dette "compassionevoli" quando non vi sono altre alternative terapeutiche valide per la malattia da curare.

I dubbi sono sorti non appena ci si è accorti che chi "propagandava" questa cura non aveva mai pubblicato test, esperimenti, lavori clinici o altro sulla sua "idea". Ancora più preoccupante scoprire che il dott. Vannoni non era un medico con esperienza specifica ma è laureato in lettere (ed insegna all'università di Udine "psicologia della comunicazione"), un professionista quindi del tutto estraneo al mondo della medicina, già impegnato in passato con società che promettevano cure con staminali in giro per l'Europa. Vannoni ha un'attività "scientifica" che parla da sola: 2 pubblicazioni di architettura!
La magistratura dispone quindi delle indagini che passano al vaglio del pm Antonio Guariniello, ma intanto la terapia è somministrata su ordine dei tribunali su diversi pazienti in Italia (con provvedimento d'urgenza).
Si sono mossi così i NAS (Nuclei antisofisticazione dei Carabinieri) e l'AIFA (Agenzia italiana del farmaco), dopo il parere dell'Istituto Superiore di Sanità su questa presunta terapia, per ispezionare l'attività di questo centro, i suoi locali e la gestione delle presunte cure. I risultati dell'ispezione parlano chiaro:
•l'esistenza di un concreto pericolo per i pazienti a causa delle modalità di conservazione dei campioni di cellule da trapiantare, preservati in modo approssimativo, identificati da etichette scritte a matita e di non chiara interpretazione e quindi facilmente confondibili
•in uno dei due campioni esaminati sono stati riscontrati inquinanti in grado di determinare rilevanti effetti biologici avversi come il rigetto cellulare e altre reazioni immunologiche
•il metodo è descritto in modo superficiale e incongruo e prevede trattamenti con prodotti di origine animale vietati per uso clinico. Non sono mai emersi né mai sono stati in precedenza riportati da Stamina studi preclinici effettuati su animali prima di eseguire i trattamenti nei pazienti in clinica
•le cellule prodotte dopo stimolazione in coltura hanno una irrilevante attività biologica ai fini della rigenerazione nervosa, che scompare dopo 24 ore, e la dose di cellule somministrate è minimale rispetto agli standard di terapie analoghe pubblicati in letteratura. I pazienti che ricevevano le cellule prodotte da Stamina erano trattati in alcuni casi con cellule proprie (autotrapianto), in altri casi con cellule provenienti da donatori esterni (allotrapianto), in altri casi ancora - e ciò ha destato profonda preoccupazione - con cellule provenienti da altri pazienti malati, con la possibile trasmissione di gravi patologie.

Il Board, applicando i principi base dell'etica medica, ritiene che il progetto terapeutico e le condizioni di applicazione della terapia siano assolutamente insufficienti e senza valida documentazione scientifica e medica a supporto riconosciuta. Sottolinea che i rischi biologici connessi alla terapia sono gravi e inaccettabili e che la conduzione della metodologia non solo non ha rispettato le norme di manipolazione e sicurezza, ma anche i più elementari standard di indagine di laboratorio.
Questo ha portato al "blocco" della somministrazione della terapia con conseguenti ricorsi (alcuni vinti ed altri persi) di chi sottoponeva o voleva sottoporre i suoi cari alla "cura". Il ministero ha stabilito che chi vuole sottoporsi a cure con staminali può farlo solo in centri medici autorizzati anche se solo a fini "compassionevoli", ma non in quel laboratorio che aveva mostrato gravissime irregorità, non solo amministrative.

Se questi fossero i risultati a carico di qualsiasi farmaco o terapia in commercio sarebbe stato uno scandalo nazionale, si sarebbe parlato di tentativo di strage, truffa pubblica, immondo tentativo di imbrogliare la popolazione. Invece la reazione a tutto questo è stata molto ma molto diversa realizzando un fenomeno al quale abbiamo già assistito in passato causato dalla disinformazione, dall'ignoranza scientifica e dalla voglia di aiutare a tutti i costi senza comprendere le conseguenze del caso.
Inizia la trasmissione "Le Iene" con un servizio "strappalacrime" che spezzerebbe il cuore a chiunque, soprattutto se genitore. Un bambino affetto da una malattia neurodegenerativa congenita che in pratica non si muove. I genitori disperati vogliono ricorrere a questa cura con le staminali ma il blocco del ministero lo impedisce. "Occorre fare presto!" gridano le Iene,  con tanto di immagini strazianti del bambino e dei genitori che "chiedono giustizia".
I genitori descrivono i piccoli miglioramenti dopo la somministrazione di staminali: si muove un dito prima immobile, lo sguardo sembra più presente, il bambino appare più "vispo".
La settimana successiva nuovo servizio. Altra bambina (Sofia) affetta da gravissima malattia neurodegenerativa congenita, una situazione incredibilmente drammatica e due genitori che coraggiosamente chiedono anch'essi giustizia "perché ad altri bambini sì ed a nostra figlia no?".
Il conduttore delle Iene prova a chiamare persino il ministro della salute che non parla. Nel frattempo anche i genitori di Sofia raccontano dei piccoli miglioramenti successivi alla prima somministrazione di staminali: ridotti gli episodi di vomito, la bambina deglutisce meglio ed altro.
Si muove persino Adriano Celentano, noto cantante italiano, anche lui ce l'ha con Balduzzi ed il ministero, è durissimo nei suoi giudizi: "atto scellerato del pm Guariniello", "le Iene, quelle vere sono al ministero", parole pesanti che provengono da una persona, artista sicuramente valido, ma che probabilmente non sa nemmeno cosa siano le staminali, gli risponde il presidente della società europea di terapia genica e responsabile Telethon ma questo non calma la sua incredibile posizione che anzi è confermata in dichiarazioni successive.
Ma i media ormai sono coinvolti e dipingono Balduzzi ed il ministero come i "cattivi" che impediscono ad una bambina di proseguire le sue cure e la Stamina Foundation come un ente benefico che ha seguito le regole della scienza. La "rabbia" popolare si fa sempre più esaltata, i social network sono pieni di insulti, minacce e terribili auguri per il ministro della salute, gli immancabili avvoltoi cavalcano la vicenda cercando spazio tra le righe di cronaca: compaiono così antivaccinisti, complottisti che lanciano proclami di sfida al ministero, singoli che minacciano le autorità di azioni violente.

Il ministro Balduzzi, ormai sotto pressione mediatica, permette alla famiglia di Sofia di sottoporsi ad altri cicli di staminali ma in centri autorizzati (in Italia ne esistono 13) ed a norma, ma i genitori della bambina si rifiutano, dichiarando che vogliono quella cura, non altre. Così si passa ad un'ulteriore concessione, quella tecnica può essere effettuata dall'equipe del prof. Vannoni ma solo in un laboratorio autorizzato, identificato in quello dell'ospedale Maggiore di Milano. Ma anche questo non sembra calmare l'opinione pubblica sempre più inferocita. Nasce il "metodo Vannoni", la "cura" che migliora diverse malattie senza averlo mai dimostrato. Una medicina mediatica, una cura "auditel".

In realtà tutto si risolverebbe rispondendo ad una semplice domanda: quella cura funziona o no?
E' lo stesso sito della "Stamina Foundation" a non fornire alcuna indicazione né alcun dato sull'efficacia di queste cellule staminali. In una pagina, che racchiude le ricerche (pochissime) fatte nel mondo, sono elencati alcuni studi che provano le staminali in vitro, negli animali e qualcuno anche sull'uomo con timidi e discutibili risultati da approfondire. Tra gli studi scientifici che "proverebbero" l'efficacia di queste terapie ad esempio, ne è riportato uno realizzato da un istituto privato indiano che realizza proprio questo tipo di cura. Come minimo uno studio di parte. Ma anche altri studi sono poco attinenti alle patologie interessate dal fatto mediatico italiano (come traumi spinali, ictus o diabete). Lo stesso Vannoni afferma di "non poter garantire l'efficacia generalizzata e di lungo periodo della terapia". La situazione quindi è piuttosto particolare. La letteratura scientifica inoltre, non mostra particolari effetti delle cellule staminali (e di quelle che sfrutta Vannoni in particolare) sulle malattie di tipo nervoso, mai trattata né sperimentata su quella che affligge la piccola Sofia. Persino su patologie molto meno gravi e non congenite (come gli ictus cerebrali), l'effetto delle cellule staminali mesenchimali è poco sperimentato e non del tutto chiaro. Non si conosce bene nemmeno il meccanismo per il quale queste cellule dovrebbero assicurare un recupero da certe malattie. Chi legge dirà: ma possibile stia succedendo tutto questo caos per una presunta cura "inventata" da una persona senza alcuna formazione medica che non ha mai fornito prova delle sue idee?
Possibile.

Il pm Guariniello che conduce le indagini parla di un Vannoni che spinge i parenti dei pazienti a "non dire niente a nessuno", un paziente in trattamento, dopo un malore, finisce ricoverato in ospedale e racconta i motivi del suo malessere legati alla somministrazione della cura: contattato da Vannoni viene invitato a ritrattare le sue dichiarazioni giustificandosi con uno stato confusionale. Sempre secondo la procura, Vannoni inviterebbe i suoi pazienti a pagarlo sotto forma di donazioni perché la cura "non è permessa".

Continua il magistrato: Vannoni sarebbe una persona "animata dall'intento di trarre guadagni da pazienti affetti da patologie senza speranza", qualcosa insomma che siamo abituati a sentire ogni volta che parliamo di santoni, miracoli, guru e venditori di sogni di ogni specie. Cosa ha offerto Vannoni per difendersi da queste accuse durissime?
Nulla.
Da parte dell'associazione (è una ONLUS) nessun dato chiaro, nessuna statistica consultabile né risultato controllabile, nessuna sperimentazione e solo un video di un ballerino che secondo il commento era affetto da malattia di Parkinson ed in seguito alla cura tornò a fare le sue piroette e poi tanti giri di parole, giustificazioni, ipotesi, come dice Vannoni qui. Il rapporto dell'AIFA è altrettanto allarmante: risulta addirittura che il "prodotto finale" ottenuto dalla lavorazione dei prelievi di midollo, non sia nemmeno "identificabile" (in pratica non subisce un'analisi approfondita ed adeguata) come "cellule staminali" e che chi inietta il prodotto non sa nemmeno da cosa sia composto esattamente.
Se uniamo a questo le condizioni del "laboratorio" oggetto dell'ispezione dei NAS (definito carente anche solo per il livello di pulizia), il quadro è piuttosto sconfortante ed evidente. Si tratta dell'ennesima cura senza alcuna base, alcuna dimostrazione né testche illude chi ha bisogno d'aiuto.
Ci sono prove del contrario?
Evidentemente no, la fondazione non le fornisce, il prof. Vannoni non ha pubblicato nulla. Il ministero ha richiesto la trasmissione dei protocolli e dei dati clinici da anni ma questi non sono mai arrivati. Bisogna anche ricordare che le "cure" non sono gratuite (come ammette nel sito della sua fondazione lo stesso presidente), si parla di decine di migliaia di euro (dai 20.000 ai 50.000 per l'intero ciclo). Non dimentichiamo neanche che queste "iniezioni" di staminali possono essere pericolose da diversi punti di vista: non solo i rischi immediati derivanti da scorretta somministrazione ma anche quelli "successivi" se le cellule somministrate non fossero controllate secondo le norme più moderne (le cellule possono essere portatrici di malattie anche gravi). Non per niente sono stati segnalati casi di sepsi, infezioni gravi ed anche letali e se leggiamo le condizioni del "laboratorio" descritte dall'ispezione, il dubbio di una sicurezza meno che sufficiente è legittimo.
La fondazione Stamina conta sulla collaborazione di diverse persone, una di queste, Marino Andolina, medico, è entrato nell'indagine della magistratura. Andolina sulla sua pagina Facebook parla delle cellule staminali. Inserisce link, immagini, riferimenti alla trasmissione televisiva che ha fatto scoppiare il caso e si lancia in dichiarazioni sorprendenti, come quella che per "provare l'effetto" delle cellule staminali se ne è iniettate un po' in un bicipite ed ora questo "è più grosso dell'altro". Potrebbe sembrare una battuta invece è tutto reale.

Per finire: indovinate quale sarebbe secondo Vannoni, il motivo di tanta ostilità?
Chi conosce questo blog ha già la risposta pronta, il boicottaggio dei "poteri forti". Niente di nuovo.
Ma perché questa cura sarebbe così "esclusiva"? Perché nessuno sa riprodurla? Lo dice Vannoni: "abbiamo l'esperienza di 20 anni di attività". Niente altro. La cura la "conoscono" solo loro perché...la conoscono solo loro.
Parole insomma, di medicina, scienza, pietà per il prossimo ed intenzione di aiutare chi sta male ne vedo poca.

Ecco la storia.
Voi cosa fareste?
...e se foste genitori di un bambino con problemi molto gravi?
Dico la mia.
Credo che chi abbia la forza di mantenere lo spirito critico anche davanti a bambini sofferenti e famiglie distrutte dal dolore possa leggere bene cosa si nasconde dietro alla "cura efficace" venduta da programmi e santoni TV, penso sia evidente che dietro alle emozioni ed alla pietà c'è pochissima medicina e che proteggere tutti noi ed i nostri bambini dalle promesse mai mantenute e dalle cure miracolose sia doveroso. C'è poco da dire infatti: se una persona (qualsiasi persona) crede di aver scoperto una cura, deve semplicemente dimostrarlo e solo DOPO somministrarla, altrimenti non susciterebbe nessuno scandalo un pranoterapeuta o un guaritore che curasse con la pelle di serpente. Somministrare presunte terapie a persone ammalate non è un gioco né una lotteria, noi italiani, dopo la vicenda Di Bella, dovremmo averlo capito, invece cadiamo sempre nello stesso errore dettato da ignoranza ed obesa ottusità. D'altronde che differenza c'è tra una persona cara malata di cancro per la quale non si può fare nulla ed un bambino con una grave malattia congenita per la quale non esistono cure? Sperare significa anche lanciarsi nel vuoto.

Vedere dei bambini colpiti da gravissime malattie, spezza il cuore. Vedere dei genitori che venderebbero l'anima per i loro figli, spezza il cuore. Vedere cantanti e conduttori televisivi che si disperano per questi casi umani fa pensare che certi "vip" siano del tutto distaccati dalla realtà (perché per definire "iena" il ministero della salute, qualche prova dovresti averla) o sospettare che cerchino ben altro che un aiuto per quelle piccole vite. Vedere che ancora oggi, in Italia, dopo Vanna Marchi e tutte le numerose truffe mediche che compaiono sulle pagine dei nostri giornali, si barattano le emozioni con le illusioni è triste e pericoloso, soprattutto per quei bambini e quelle famiglie che qualcuno DICE di voler tutelare.
Non ci lamentiamo quindi se i nostri politici sono populisti e voltagabbana, se cedono alla facile tentazione di "accontentare il popolo" fregandosene delle conseguenze, non ci lamentiamo se fare il pifferaio è il lavoro più apprezzato in Italia, la massa gli corre dietro senza nemmeno chiedersi il perché.
Questa vicenda mi ha procurato molta rabbia, il motivo è banale: davanti alle immagini di quei bambini anche io stavo cedendo ed ho immaginato quindi le sensazioni di quanti non hanno le mie conoscenze (mediche) per resistere a quel cedimento. Diceva un mio vecchio professore: "il medico pietoso fece la piaga purulenta", ovvero, lasciarsi prendere dall'isteria dei sentimenti e della pietà non serve a nessuno, mai, soprattutto in situazioni delicate come questa. Le conseguenze dell'isteria di massa che rischia di far compiere scelte "ad populum" senza considerarne l'impatto sono pericolosissime. Chiunque domani potrebbe dire (è successo già, d'altronde...) di aver inventato la cura per una malattia gravissima, "scatenare" le piazze magari con la complicità di una tramissione in cerca di ascolti o cantanti nel dimenticatoio che cercano riflettori ormai perduti e la politica, pur di non perdere consensi ed immagine trasforma un imbonitore in genio incompreso. Non è giunto il momento di sederci e riflettere?

Vendere la vita e la dignità di un bambino gravemente malato a centri improvvisati che promettono (senza averlo mai provato!) miglioramenti solo immaginati è quanto di peggio possiamo fare nei confronti di chi vogliamo bene.
Celentano, le Iene, il pubblico, sono solo vittime dell'ignoranza, dell'irrazionalità e della disperazione. Vadano a fare un giro nei laboratori che ricercano ogni giorno, tra enormi sacrifici, terapie vere ed efficaci per questi bambini, diano una mano, invece di sbraitare per appoggiare ciarlatanerie e sogni destinati a spezzarsi, approfondiscano queste tematiche, aiutino i ricercatori e solo dopo cerchino di capire chi è davvero la iena e chi la vittima. Dietro quei bambini malati e le loro famiglie c'è un numeroso gruppo di persone serie e preparate che studiano e lavorano (spesso in condizioni precarie) in silenzio per provare a dare una mano senza per questo finire MAI in televisione a fare le vittime di complotto.

Sfruttare le emozioni personali per vendere illusioni è il metodo più subdolo e preferito degli imbonitori e coltivarne gli interessi, anche se in buonafede, significa esserne complici.

Alla prossima.

Aggiornamento 12/03/13 ore 08:20: Il ministro della salute Balduzzi ha diramato un comunicato nel quale annuncia di aver acconsentito il trattamento urgente di Sofia con il "metodo Vannoni" nella struttura di Brescia. Dietro front del ministero quindi e famiglia della piccola accontentata.

Aggiornamento: 12/03/13; 09,00: Qualcuno si è chiesto i motivi della "collaborazione" dell'ospedale di Brescia con il prof. Vannoni. Se lo sono chiesti anche i vertici dell'AIFA e dell'ISS che alla fine hanno scoperto che il primo paziente di quel centro era un dirigente della sanità della regione Lombardia. Strana coincidenza, vero?

Terapia con staminali, riassumendo...

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Aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Dopo l'impegnativa vicenda delle pseudocure con le staminali che hanno fatto tornare l'Italia ai tempi più bui della ragione e della scienza, mi fermo un po' a riflettere. Può servire anche chi non riuscisse a leggere i tanti commenti del precedente articolo.
Avevo pensato di scrivere una riflessione personale sui fatti ma, rendendomi conto che i miei commenti possano essere poco importanti, ho pensato di riassumere la vicenda con veloci domande e risposte, vediamole.

Cos'è il "metodo Vannoni"?

Consiste nella somministrazione di cellule staminali mesenchimali per curare malattie di diverso tipo, anche molto diverse tra loro per cause, sintomi e decorso. Le terapie con staminali sono studiate da diversi anni ed in alcuni campi hanno ottenuto dei successi in altri degli insuccessi. Sono considerate un campo di ricerca molto promettente.

Le terapie con cellule staminali, sono una novità?

No.
Esistono già malattie curabili con trapianto di cellule staminali, mentre in molti altri casi si è in una buona fase di sperimentazione. Se per alcune patologie i risultati sono incoraggianti, per altre sono del tutto negativi. Anche nel caso delle staminali quindi, esistono migliaia di ricercatori nel mondo che con impegno, volontà e soprattutto nel completo silenzio dei media, svolgono il loro lavoro per curare la nostra salute.

Nel 2005 la questione staminali fu trattata da un referendum che proibì l'uso di questo tipo di cellule. Cosa ha a che vedere quel referendum con questa vicenda?

Solo il fatto che si parlava di cellule staminali ma la legge era relativa a quelle embrionali. Il quesito del referendum quindi era incentrato sulla possibilità di utilizzare embrioni umani per motivi di ricerca o di cura (quindi utilizzando l'embrione come "serbatoio" di cellule staminali). I quesiti del referendum erano relativi alla legge 40 (del 19/02/04) che regola le norme legate alla fecondazione assistita. Oggi, per legge, non è possibile utilizzare cellule embrionali (quindi distruggere un embrione) a scopi di ricerca o cura. Il referendum del 2005 quindi non ha nulla a che vedere né con il caso di Sofia né con il tipo di cellule protagoniste della vicenda (che si possono prelevare da individui adulti o in ogni caso "già nati").

Che malattia ha la piccola Sofia?

Nel caso della piccola Sofia parliamo di una malattia genetica di tipo neurodegenerativo (leucodistrofia metacromatica) che ha una variante a comparsa infantile, a decorso ingravescente e che ha esito letale (nella forma infantile entro 5 anni dai primi sintomi).

Esistono cure mediche efficaci in questo caso?

No. In caso di malattia manifesta è utile un supporto alle funzioni vitali (respirazione, nutrizione, funzioni fisiologiche di vario tipo) e fisioterapico per contrastare il decadimento tipico di queste funzioni in queste malattie. Sono state provate alcune terapie che hanno un risultato promettente in caso di somministrazione nella fase "presintomatica" (prima cioè della comparsa dei sintomi) che sembrano ritardare la comparsa dei sintomi più gravi. Sono in sperimentazione altre terapie.

Nei casi come quello di Sofia, la terapia con cellule staminali ha avuto successo?

Esistono pochi casi (la malattia è già molto rara) di applicazione di cellule staminali mesenchimali in casi come quello di Sofia e non hanno mostrato né miglioramenti, né cambiamenti nel decorso della malattia, né guarigioni.

Perché il ministero ha bloccato la somministrazione del "metodo Vannoni"?

Perché in seguito alla segnalazione di diversi eventi avversi è stata effettuata un'ispezione nei locali nei quali era preparata la "cura". Le carenze segnalate erano diverse e molto gravi: carenze igieniche, prodotti mal conservati, attività scarsa delle cellule preparate, presenza di inquinanti, mancanza di adeguate misure di sicurezza. Una seconda ispezione ha segnalato anche un'assoluta mancanza di chiarezza (somministrazione delle cellule gravemente irregolare) nel protocollo. Era dovere del ministero quindi chiedere chiarimenti ai responsabili del laboratorio, interrompendone l'attività per i gravi danni che poteva causare la prosecuzione di quelle terapie, non sperimentate sufficientemente e somministrate in condizioni precarie, su bambini gravemente malati.

Come mai quindi le cure erano somministrate in un ospedale?

L'ospedale di Brescia somministrava la "cura" secondo una legge del 2006 relativa alle cosiddette "terapie compassionevoli". Per una malattia che non conosce terapie o cure efficaci, è possibile somministrarne una che non sia ancora "autorizzata" ma che abbia due caratteristiche: sia almeno in una buona fase di sperimentazione ed il paziente ne riceva beneficio. La "cura" inoltre deve essere accompagnata da tutta la documentazione relativa alla sua efficacia, alla sicurezza, alla modalità di somministrazione. In realtà la cura con le staminali non è "sufficientemente sperimentata" e quindi non è chiaro come mai sia stata autorizzata la sua somministrazione, senza considerare che, come recitano i verbali dell'ispezione NAS-AIFA non erano soddisfatti nemmeno i requisiti di sicurezza né erano stati depositati i documenti relativi alle sue presunte azioni sulla malattia.

Il ministero della salute ha fatto il suo dovere?

Dal punto di vista "istituzionale" sì, ha bloccato una presunta cura mai dimostrata, somministrata in condizioni carenti e potenzialmente pericolose. Dal punto di vista "comunicativo" no. Vista l'eco della notizia, il ministro Balduzzi non ha (almeno così mi sembra) mai spiegato le sue motivazioni, non ha chiarito i passi della vicenda né ha parlato alla popolazione mettendola in guardia da situazioni simili. Il suo atteggiamento è stato insicuro, altalenante e condizionato dalla pressione mediatica, ha risposto da perfetto politico.

Il caso di Sofia è "unico al mondo"?

No. Seppur raro, esistono centinaia di bambini in Italia con questo problema. Nessuno ha riflettutto sullo stato d'animo, sulle speranze e sullo strazio che certe notizie possono causare in queste famiglie.

Com'è nato allora il "caso" mediatico?

In seguito ad uno show televisivo (Le Iene) che ha mandato in onda un servizio nel quale era mostrata la piccola Sofia ed i suoi genitori che chiedevano aiuto per continuare le cure in quel centro.

Come mai molte persone note hanno "abbracciato" la causa di Sofia?

Proprio in seguito alla trasmissione televisiva.
Probabilmente perché non sanno di cosa si parla. Tutte le istituzioni scientifiche, gli specialisti, i ricercatori, hanno posto l'attenzione sul fatto che non si possono sperimentare cure insicure che finora non hanno mostrato effetti positivi su una malattia e che, secondo le autorità, erano somministrate in condizioni pessime: è anche un problema di salute pubblica e del singolo.

Il prof. Vannoni è medico?

No. E' laureato in lettere, insegna "psicologia della comunicazione" all'università di Udine

Il prof. Vannoni ha pubblicato delle ricerche sulle staminali o sul suo metodo o ha ufficializzato dei test sperimentali?

No.

Il prof. Vannoni ha spiegato agli scienziati il suo "metodo" ed i motivi che lo renderebbero più efficace di altri che finora non hanno dato i risultati sperati?

No.

Il prof. Vannoni ha mostrato uno o più casi di malattie giudicate inguaribili dalla medicina ma che con il suo "metodo" abbiano raggiunto la guarigione?

No.

Il "metodo Vannoni" può essere pericoloso?

Sì, già per la stessa modalità di esecuzione il trapianto di cellule staminali è rischioso per vari motivi (anche per il donatore). Nel caso di Brescia si aggiungono le condizioni del laboratorio che secondo i NAS erano del tutto inadeguate e non a norma. In ogni caso non si tratta di una "cura" priva di rischi.

Cosa costerebbe sottoporre Sofia alle cure con le staminali?

Se il "metodo Vannoni" avesse le stesse potenzialità degli altri trapianti di staminali eseguiti nel mondo la bambina potrebbe sottoporsi alla stessa "cura" in uno qualsiasi dei centri autorizzati in Italia (ne esistono 13). Se invece il "metodo" avesse proprietà differenti, il suo "inventore" dovrebbe semplicemente mostrarli, dimostrarli e diffonderli, cosa che non ha mai fatto. Sempre secondo l'ispezione, le staminali utilizzate da Vannoni avevano un'"attività biologica" (ovvero una "durata d'azione") molto breve, come recita il report dei NAS: "una irrilevante attività biologica ai fini della rigenerazione nervosa, che scompare dopo 24 ore". Il costo economico a carico delle famiglie è da dimostrare, visto che, secondo le indagini della magistratura (anche se non riferite a questo caso), Vannoni chiedeva ingenti somme di denaro sotto forma di donazioni per la sua fondazione.

Perché "non provarci", visto che non esistono altre cure?

Perché i trapianti di cellule staminali sono una procedura particolarmente delicata che richiede, oltre ad una elevata specializzazione, una serie di norme di sicurezza e tecniche che, dall'ispezione dei locali bresciani, non esisteva. Per fare un paragone solo a titolo esemplificativo, sarebbe come eseguire una trasfusione di sangue utilizzando sacche di cui non si conosce bene la composizione, che nei controlli hanno mostrato presenza di sostanze estranee e infuse in un locale sporco. Tutto questo per ottenere un beneficio mai dimostrato e mai ottenuto da nessuno in un soggetto per forza di cose più a rischio di complicazioni. Il possibile danno quindi, è fortemente superiore al riferito (e mai dimostrato) beneficio.

Ma allora come mai i genitori di alcuni dei piccoli sottoposti alla cura parlano di "miglioramenti"?

Escludendo per buon senso un effetto placebo o di "esagerazione" delle normali fasi di una malattia neurodegenerativa, fino ad oggi i trapianti con cellule staminali hanno mostrato, in alcuni casi e per certe malattie, un transitorio (e breve) effetto "antiinfiammatorio" e di miglioramento di alcuni disturbi. Nessuno dei test clinici effettuati fino ad oggi nel mondo ha mai guarito o cambiato il decorso di una delle gravi malattie che Vannoni riferisce di poter curare. In alcuni casi sono le terapie di supporto che mantengono per più tempo uno stato di salute accettabile relativamente alla gravità delle condizioni generali. Se il prof. Vannoni ha notato miglioramenti "non abituali" nei casi che ha trattato, perché non li ha illustrati in maniera corretta alla comunità scientifica? Perché Vannoni parla di "possibilità di guarigione" se per il mondo scientifico questa possibilità non esiste e nessuno l'ha mai notata? Ne è convinto? Perché non lo dimostra?

Chi sostiene queste cure parla di "boicottaggio" da parte delle aziende farmaceutiche

Oltre a non esserci alcuna prova di questo boicottaggio, il fatto stesso che non esista alcuna cura per questa malattia dovrebbe fare pensare che se davvero la cura fosse efficace, non solo le aziende non perderebbero un euro (non vi sono "farmaci" o "cure" che andrebbero sostituite) ma investirebbero subito in qualcosa che sarebbe rivoluzionario. Se davvero il prof. Vannoni fosse mosso da "altruismo" disinteressato, sarebbe bastato illustrarla e metterla a disposizione della comunità scientifica, cosa che non è avvenuta. Il prof. Vannoni non ha mai illustrato scientificamente i suoi metodi ed i risultati ed ha brevettato la sua idea per renderla sua proprietà personale, esattamente ciò che fanno le multinazionali farmaceutiche. In tutta questa storia è Vannoni che si è comportato da "azienda".

Ma allora i genitori di Sofia sono caduti in una trappola?

Sono semplicemente genitori di una bambina che sta male. Se si perde la necessaria lucidità è comprensibile credere a qualsiasi miracolo, anche quello meno probabile.

In fondo che male c'è, hanno scelto loro, ognuno scelga il suo destino

Una nazione civile deve proteggere il cittadino da false promesse, comportamenti rischiosi ed eventuali reati. Per questo motivo, nel caso esaminato, c'è un'indagine in corso, se non si evidenziasse alcun reato chiunque, consapevolmente ed a sue spese, potrebbe sottoporsi a queste cure.
Se così non fosse da domani una trasmissione televisiva potrebbe esercitare pressioni per fare operare i guaritori filippini nelle sale operatorie o si potrebbero richiedere cure odontoiatriche da dentisti abusivi. Fermo restando che qualsiasi cittadino è libero di curarsi o meno con ciò che offre la scienza, non è diritto di nessuno fare affermazioni senza alcuna base scientifica inducendo i più bisognosi a pesantissime conseguenze psicologiche quando non fisiche ed ingenerando confusione nella popolazione. E' dovere di tutti inoltre, difendere e proteggere gli individui più deboli da possibili speculazioni, illusioni e false promesse, cercando di non farsi coinvolgere emotivamente.

Il caso ha provocato un'ondata di sdegno e commozione in tutto il paese, il cittadino sa bene di cosa si tratta o è stato solo "condizionato" dalla vicenda trasformata in "dramma televisivo"?

Proviamo a fare un test, guardiamo la notizia da un'altro punto di vista: "associazione privata somministrava cure non provate e secondo le indagini della magistratura, questo avveniva in locali inadeguati e non a norma su adulti e bambini gravemente malati. Sempre secondo le indagini, ancora in corso, ciò avveniva in cambio di donazioni di migliaia di euro. L'inventore della cura, che non è un medico, prometteva la guarigione da malattie inguaribili senza aver mai dato prova delle sue affermazioni. Il ministero della salute era al corrente di tutta la vicenda e, nonostante le diverse irregolarità ed i potenziali pericoli per la salute rilevati dalle ispezioni dei NAS, non ha subito impedito che ciò avvenisse".

La storia è la stessa ma cambiano i ruoli. Come avrebbe reagito la popolazione se la vicenda fosse stata presentata così? Perché trasmissioni come "Le Iene" "perseguitano" falsi dentisti, falsi medici e simili dipingendoli come piaga sociale e pericolo pubblico quando in una situazione molto più delicata il "non medico" lo ha presentato come "eroe altruista"?

Il serio sospetto che l'opinione pubblica sia stata condizionata dal cattivo servizio televisivo è evidente.

Chi riceverà un aiuto da tutta questa vicenda?

I privati che vendono la cura. Fino a prova contraria questa terapia non ha alcun valore medico, non servirà a guarire nessuna delle malattie in esame ed impoverisce chi deve pagare di tasca sua gli altissimi costi di quei preparati, oltre a rappresentare un pericoloso precedente storico e giudiziario. Chi volesse rispondere al dubbio "cui prodest?" ha la risposta a portata di mano.

Chi danneggia tutta questa vicenda?

Tutti noi ed i nostri bambini. Scientificamente e culturalmente questa è una sconfitta per tutti noi. Se i rimedi più efficaci per la salute nostra e dei nostri figli dovranno essere decisi durante uno show televisivo o per "acclamazione", si preannuncia un futuro buio e pericoloso per la nostra sanità. Senza considerare la voragine profonda di inattendibilità ed allarme sociale nella quale precipita l'informazione televisiva quando diffonde notizie di questo tipo, in questo modo.

La piccola Sofia, con procedimento d'urgenza disposto dal tribunale del lavoro di Livorno, proseguirà l'intera "terapia" con il centro del prof. Vannoni a Brescia. A lei ed alla sua famiglia un forte abbraccio da parte mia e, credo, da parte di tutti gli italiani.

Alla prossima.

Aggiornamento 21/03/13; 21,30: Credo sia utile leggere l'appello dell'associazione famiglie SMA Onlus. La SMA (Atrofia muscolare spinale) è un'altra grave malattia, una di quelle che Vannoni dice di poter curare. Le Iene, hanno sentito anche il loro parere? No, non mi risulta, ascoltiamoli noi, visto che dicono quello che ho scritto anche io. Giulio Golia ha chiesto ad altre famiglie colpite dal problema se è vero che tutti i loro bambini sono immobili e sdraiati?
Ed alle loro emozioni ci ha pensato, prima di parlare di "cura"?

"Tutti noi, ovviamente, ci auguriamo che al più presto ci sia una terapia per la SMA, se non definitiva, almeno parziale. Ma in questa vicenda, che ci riguarda direttamente, sentir usare incondizionatamente e senza nessuna cautela la parola CURA, senza ad oggi nessuna prova scientificamente valida, alimenta dolore e frustrazione, in chi vive la malattia."

Staminali, la cura che fa inorridire gli scienziati ma fa alzare l'audience

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Doveva succedere.
Non è la prima volta che le riviste scientifiche internazionali si stupiscono del pressapochismo italiano. Chi conosce la mentalità di certi paesi (soprattutto quelli anglosassoni) non resterà sorpreso del fatto che persino Nature (considerata una delle riviste scientifiche più serie e prestigiose al mondo) parla della vicenda e lo fa con toni apocalittici. "La cura che fa inorridire gli scienziati", è così che la rivista inglese parla dell'assurda vicenda delle terapie con staminali somministrate a...furor di televisione.
A centro pagina campeggia la foto di una donna che si è spogliata per sostenere la causa di Sofia e dei bambini come lei, così la frittata è completa.
Italia, terra di poeti, santi, scrittori e creduloni.
Non è che la frigida Inghilterra sia immune da sonore sbandate scientifiche, il caso Wakefield è tutto loro, con la stampa che ai tempi terrorizzò i genitori inglesi (e con conseguenti morti per morbillo dovuti al calo di vaccinazioni), ma scandali del genere ne esistono in tutti i paesi del mondo. La Francia è la patria dell'omeopatia e del caso Beljanski, l'ennesimo scopritore della cura universale del cancro che morì di cancro, ma è innegabile che noi italiani, con i paesi latini, siamo tra le nazioni più suscettibili alle superstizioni. Non dimentichiamoci delle polemiche sulle madonnine piangenti (non ricordate? Una statua in gesso della Madonna che presenta tracce di sangue sul viso, come se avesse lacrimato, fenomeno che poi si diffuse in tutta Italia) che hanno occupato pagine di giornale, smosso magistrati, carabinieri, giornalisti. Siamo la nazione che ha sperperato centinaia di milioni di lire per sperimentare presunte cure per il cancro (che non curavano nessuno ma facevano ascolti) che avevano le stesse credibilità della madonnina che piange ed anche qui, luminari, politici, magistratura.
Da noi c'è gente che va dai guaritori, in tutte le parti d'Italia, persone analfabete che dicono di curare qualsiasi malattia con l'imposizione delle mani e che hanno la fila nei loro ambulatori. I clienti?
Qualcuno potrebbe pensare a stuoli di poveri cristi senza istruzione o disperati che hanno perso anche la forza di piangere, ci sono anche questi, ma in mezzo si trovano anche laureati, professionisti, gente con una certa cultura.
Questo in Italia succede da secoli, esistono paesi dove ancora oggi si vedono processioni di devoti che si autopuniscono a sangue per chiedere una grazia al santo protettore, genitori che avvicinano il loro bambino ad una statua di legno per chiedere una protezione a vita. La maggioranza delle persone, in Italia, è analfabeta o semianalfabeta (ha cioè solo una base minima di istruzione) e la mancanza di cultura è la prima causa di questi fenomeni. Il paranormale, la voglia di miracoli, credere in un potere supremo (che è religioso o ultraterreno in ogni caso), porta ad accettare senza farsi neppure una domanda, episodi come quello delle staminali. Un "uomo qualunque" (nel caso in questione un "non medico", docente di psicologia, già proprietario di una agenzia di ricerche di mercato) inventa una cura rivoluzionaria, la somministra pietosamente (compassionevolmente?) a persone che soffrono e queste tornano alla vita: quale miglior miracolo di questo?
Nessuno dei "credenti" si è chiesto se questa "persona qualunque" abbia inventato davvero una cura (no, non è vero), se questa cura è davvero così compassionevole com'è descritta (no, sembra sia somministrata in condizioni disastrose), se almeno funziona (no, chi la somministra non ha mai portato un solo dato per dimostrarlo), basta il miracolo e come tutti i miracoli che si rispettino, al bene si deve contrapporre il male ed eccolo impersonificato dal "governo", i potenti, le lobby (beh, in questo caso non esiste alcuna "lobby", non esistono farmaci che curano la malattia, ma non importa, fa parte del miracolo), tutti contro il povero dottore (in lettere) che aiuta il prossimo sofferente.
Ma al momento in cui tutto sembra crollare, ecco che arriva l'angelo buono. Una volta arrivava dal cielo, oggi dallo schermo televisivo e si chiama Giulio.
Prepara un servizio, lo manda in onda e giustizia è fatta. La cura funziona, il dottore è un genio, la bambina è salva. Immaginate: persino il cattivo ministro della salute, in un impeto di bontà e convinto dai pianti di mezza nazione, consente a tutti quei bambini di sottoporsi alle cure (che i tessuti somministrati contenessero secondo le indagini inquinanti e che avessero un'azione attiva brevissima, non può rientrare nei canoni della storia a lieto fine, quindi non ne parliamo più, come non ha importanza ai fini della sceneggiatura che tutto si svolgesse fuori dalle regole della scienza e delle norme di legge).

Cala il sipario.
Il palinsesto televisivo deve andare avanti e tra sodi sederi che sorridono e balletti ammiccanti si passa ad altri argomenti.
Ma fuori da quello schermo la vita reale prosegue, centinaia di persone affette da malattie neurodegenerative continuano a fare fronte ai loro problemi, alle difficoltà anche pratiche che una malattia che ti impedisce di muoverti o respirare bene può comportare.
Un genitore che guarda quella trasmissione potrebbe pure pensare che davanti a quelle parole "guarigione", "cura", "miglioramento", non fare nulla sarebbe assurdo, quasi assassino nei confronti del proprio figlio, ma anche queste cose rovinerebbero l'atmosfera, mica stiamo facendo scienza, questo è spettacolo e quindi l'angelo Giulio non ha pensato di sentire l'opinione di quei genitori che hanno resistito alle sirene della "cura facile", rovinano l'insieme, spezzano la storia. L'ha detto pure Adriano Celentano, la divina Gina Lollobrigida, tutti impegnati a dare il loro contributo alla sceneggiatura persino un'attivista pro-staminali (no, attivista non significa che ha all'attivo centinaia di pubblicazioni sulle malattie neurodegenerative). Metto anche io la donna mezza nuda, chissà che non attiri più gente nel mio blog.

Immagine per attirare lettori con la scusa di parlare di staminali
Perché un film del genere ha tanto successo?
Serve dirlo? Vogliamo mettere una storia ben confezionata con i lunghissimi e freddi report scientifici? Aspettare anni per i risultati di una ricerca, fare esperimenti, ripeterli, controllarli, accertarsi dei potenziali rischi, essere più sicuri possibile. Che palle! Ma il bello è che quando una cura è già diventata tale, esiste il "follow up" (ovvero il controllo degli effetti successivi alla somministrazione), la sorveglianza post vendita, i confronti con altre terapie, le relazioni sugli eventi avversi. Ci vogliono anni, decenni. Troppo tempo!
I tempi televisivi devono essere rispettati, gli spot spingono e gli inserzionisti reclamano.
Vogliamo cure per tutti, subito! Ne esistono centinaia! Ciarlatani Geni incompresi e "ricercatori indipendenti" guariscono tutti da anni! Diciamolo.
C'è chi cura il cancro con il bicarbonato di sodio, chi con la ricotta (che "favorisce l'evacuazione"), c'è chi ha fatto scoperte che sono state condivise da milioni di persone su Facebook! C'è gente che si fa sputare in un occhio pur di sentirsi dire che guarirà. Perché dei bambini malati devono essere curati con trapianti di cellule staminali ed adulti altrettanto malati non possono essere curati con la ricotta, lo sputo o i frullati misti?

Che poi, si sa, i medici sono i primi a sapere che esistono cure nascoste, solo che per non perdere il posto di lavoro non lo dicono (sicuramente le useranno per i loro cari però). Gli stessi ricercatori, quelli veri, cercano, cercano e non dicono che dalla sclerosi multipla si guarisce con le staminali, quando lo hanno detto pure le Iene!

Qualcuno voleva fare un film su queste cose, chissà, fosse trasmesso in prima serata potrebbe diventare un nuovo fenomeno mediatico e poi sarebbe utilissimo, ma poi ha scoperto che i medici se sapessero di una cura efficace "nel 90% dei casi" per "il cancro" la userebbero, mica sono scemi loro, il lavoro resterebbe lo stesso, invece di essere attaccati ed insultati quotidianamente sarebbero considerati dei veri salvatori dell'umanità, su 100 pazienti che curano 90 andrebbero a casa guariti (che poi userebbero questa cura anche per loro ed i loro figli, ma vabbè...). I ricercatori? Ma se esistesse una cura "segreta", perché dovrebbero continuare a prendere 1200 euro al mese con contratto rinnovabile (se va bene, certo, ci sono tante spese in una nazione in crisi...), pubblicherebbero uno studio rivoluzionario e risolverebbero in un colpo i problemi dell'umanità e quelli personali con un viaggio in Svezia per ritirare il Nobel che fa sempre piacere. Invece no, testardi e stupidi continuano a lavorare tutto il giorno senza andare in televisione.
Ma ci sono le aziende farmaceutiche, quelle pur di guadagnare non guardano in faccia nessuno.

Appunto, se esistesse una cura che guarisce da malattie oggi inguaribili perché non dovrebbero venderla? Anche a prezzi carissimi, sempre meglio che farla vendere da un privato, non è accaduto con gli antibiotici, l'insulina e gli anestetici? Anche le aziende, sono proprio stupide...
Esistono industrie che vivono vendendo le flebo di bicarbonato e le stesse dovrebbero nascondere che questo curerebbe il cancro? Ma perché le aziende private fanno nascere cliniche dal nulla e vendono trattamenti a 50.000 euro tutto compreso e le aziende farmaceutiche no? Un attimo, mi sto confondendo, ma "Big Pharma" è furba o stupida?
D'altronde in questi giorni le varie "cliniche" per staminali sparse in tutto il mondo si stanno muovendo in pubblicità sempre più assillanti, bisogna sfruttare il momento, ci sono tanti piccoli bambini e tante famigliole che possono farci guadagnare tanti soldi, grazie Giulio! Grazie Iene! La vicenda ha dato impulso a tanti ciarlatani che cominciano a diffondere appelli: "scrivete ai giornali", "contattate le Iene", "organizzate manifestazioni"! Tutti sono in fermento, si apre la caccia alla cura compassionevole per tutti. Qualche spicciolo rimarrà in tasca anche a loro, no? Bisogna sfruttare il momento e decine di inventori di medicine stanno mobilitando i loro fedeli.
Il film non si può fare mi sa, troppo reale, materiale, troppi problemi, noi abbiamo bisogno di sogni, miracoli, promesse irraggiungibili e guru che guidano la nostra speranza verso l'ottimismo. Sarebbe un flop.
A noi servono prodotti pronti, preconfezionati, rapidi, mica quelle guarigioni frutto di decenni di studi, sudore e sacrifici. Vuoi mettere "Le Iene" con Telethon? I nostri figli, il bene più prezioso che abbiamo, devono essere curati dalla TV (e da internet), la medicina ha fatto ormai il suo tempo.
La televisione ha trovato la cura per decine di malattie inguaribili e noi perdiamo mesi con noiose maratone Telethon ed infiniti studi che non portano a nulla?
Pensate un po' dopo l'invenzione della ruota, abbiamo dovuto aspettare secoli per avere le automobili, se avessimo ascoltato i ciarlatani geni incompresi dell'epoca sarebbe bastato unire quattro ruote e pedalare, le automobili le avremmo avute all'epoca degli egiziani, che si sarebbero risparmiati faticose cavalcate sul cammello.

 
Che poi in Italia le staminali si studino seriamente da anni è anche vero, esistono organizzazioni che raccolgono fondi per colmare il vuoto inevitabile da parte dello stato, servono a pagare le strutture, le attrezzature e gli immancabili costi umani e tecnici, con quei fondi si organizzano studi fatti bene, a norma, senza irregolarità ed a volte si arriva anche a guarire veramente o in ogni caso ad aiutare chi verrà a studiare meglio.
Addirittura c'è gente che dall'estero viene in Italia per curarsi e guarisce.
Davvero? E le Iene non se ne sono accorte?

Già.
Solo che questi ricercatori non parlano di complotto, non promettono se non possono farlo, non vivono di apparizioni in TV. Non ci sono nemmeno sederi ammiccanti, né Celentani o Lollobrigide, nessuno farà manifestazioni in piazza né si spoglierà nudo ma è tutto vero. Come quella storia del bambino affetto da una malattia inguaribile che dagli Stati Uniti viene in Italia e si sottopone a terapia genica con le staminali. E guarisce, come altri 13 bambini. Succede per la prima volta nel mondo, senza Iene, Lollobrigide e Celentani e senza spogliarelli in piazza né pagine Facebook.
In silenzio.


Speriamo che altri bambini possano saltare la corda come lui è per loro e per le loro famiglie che il lavoro di ricercatori e scienziati continuerà, a dispetto di tutto, dei silenzi, degli insulti, dei Celentani e delle Iene. La ricerca non vende spazi pubblicitari ma spazi per Sebastian, Luca, Camilla, Lucia e per tanti altri ed è per loro che in silenzio ma con costanza, andrà tutto avanti, senza badare agli ascolti e lasciando alle Iene il loro mestiere: lo spettacolo.
Ci vediamo dopo la pubblicità.

Alla prossima.

L'antivaccinismo concreto: guarire dall'autismo con l'omeopatia.

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Quando mi hanno segnalato l'articolo di cui sto parlando inizialmente sono rimasto allibito. Un medico, un mio collega, parlava di autismo mescolando fatti infondati, opinioni personali senza significato logico, pseudoscienza e allarmi ingiustificati. Questo medico inoltre, in poche righe, diceva di conoscere causa, momento preciso di insorgenza e terapia dell'autismo, tutto in un crescendo senza nemmeno uno straccio di parvenza scientifica. Ho controllato chi fosse l'autore dell'articolo ed ho tirato un sospiro di sollievo. Non si trattava di un esperto che iniziava a lanciare allarmi e teorie assurde quanto smentite, ma di un omeopata, uno dei guru (forse "il" guru") dell'antivaccinismo italiano, movimento tanto fermo alla preistoria della medicina quanto aggressivo e privo di qualsiasi attendibilità scientifica. Il sospiro di sollievo è arrivato perché quell'articolo è molto più esplicativo di mille smentite, è il "manifesto ascientifico" dell'antivaccinismo, l'apoteosi della illogicità, l'evidenza pseudoscientifica.
Spesso succede che chi ha interesse a pubblicizzare un'idea o un'ipotesi scientifica falsa, contando sull'ignoranza diffusa, infarcisce le sue parole di richiami a temi seri, di studi scientifici che vogliono dire una cosa ma loro ne leggono un'altra, di termini importanti e così è molto più difficile smentirli, spiegare i loro errori, seguirne le furbizie che, smentite, subito sono sostituite da un'altra, una fatica. In questo caso invece, emerge l'assoluta mancanza di base scientifica di queste teorie, l'inattendibilità medica e razionale delle loro parole, la povertà di argomenti e numeri che possano farli diventare degni di attenzione, un'autodelegittimazione evidente.

Mi riferisco all'articolo del dott. Roberto Gava sul Fatto Quotidiano. Con la scusa della giornata mondiale dell'autismo, lodevole iniziativa creata per attirare l'attenzione su un problema poco conosciuto e che dovrebbe suscitare più interesse di quanto non ne abbia, il dott. Gava (medico pediatra, autore di diversi libri, riferimento dell'antivaccinismo italiano), si lancia in una mitragliata di affermazioni che lasciano stupefatti.
Inizia con un ingarbugliato ed incomprensibile paragone tra autismo ed epidemie con un discutibile richiamo alle epidemie di malattie virali ma, sottolinea il preparatissimo collega, l'autismo non è infettivo, eppure si "estende", dice lui, in maniera impressionante. Non è una vera epidemia, continua, ma ha colpito più persone delle epidemie. Non infetta gli adulti (eh? L'autismo non "infetta"?), anche se qui Gava dimentica che non ci sono solo bambini autistici ma esistono forme di autismo diagnosticate in età adulta, è oggetto di molti studi e ricerche (e va bene, qui risponde bene). Parla di "fattori  nutrizionali" (ma l'alimentazione non ha nulla a che vedere con l'autismo), sostiene che l'autismo è aumentato vertiginosamente dagli anni '80: ottimo, una persona ragionevole concluderebbe che potremmo già avere una buona notizia: visto che le vaccinazioni sono somministrate almeno dagli anni '60, il collegamento tra queste e l'autismo tanto evocato da complottisti e volponi dei risarcimenti non è ipotizzabile (o sarebbe meno ipotizzabile di un collegamento tra la musica house tipica di quegli anni e l'autismo).

Ma niente, va avanti e tutta questo labirinto del paragone con le epidemie virali serviva per andare al sodo. Dice Gava, "sappiamo bene che l'autismo ha origine multifattoriale" (in realtà non lo "sappiamo" per niente bene, ma Gava come si vede ha delle certezze tutte sue) ma poi finisce con i vaccini. Qualche sprovveduto si chiederà: e come avrebbe fatto il dott. Gava a concludere che i vaccini entrino in gioco quando si parla di cause dell'autismo? Questa ipotesi è smentita da tempo, la sua stessa origineè fraudolenta, quali studi ha effettuato ed analizzato per riproporla?


Perché, giustamente, un genitore che cercasse informazioni e volesse approfondire questo tema "scottante", si chiederà come Gava, medico, pediatra, sia riuscito a trarre una conclusione così importante e qui è lo stesso medico a rispondere:
Eppure, è esperienza quotidiana di tutti i medici che vogliono “perdere” (o investire?) un po’ di tempo nel raccogliere la storia dei bambini autistici, sentirsi spontaneamente ripetere con troppa frequenza dai genitori che i disturbi sono iniziati dopo le prime vaccinazioni pediatriche. Subito dopo il primo o secondo inoculo vaccinale il bambino presenta dei disturbi comportamentali e/o disturbi del sonno e/o dell’appetito con un netto aumento della facilità ad ammalarsi di patologie delle prime vie respiratorie e/o di disturbi digestivi, ma con un successivo inoculo vaccinale si assiste ad un drammatico peggioramento fino a svariate gravi patologie tra le quali spicca la sindrome autistica.
Capito?
Voi andate dal pediatra per capire il problema di vostro figlio, carichi di dubbi e domande, a volte spaventati, curiosi di conoscere le ipotesi disponibili ed i sospetti ed il pediatra trae una conclusione "scientifica" dalle vostre parole, un po' come se io, visto il costante numero di mamme che riferiscono acidità gastrica in gravidanza perché "sicuramente il bambino ha i capelli lunghi che si attorcigliano allo stomaco", concludessi che le capigliature folte del feto provochino la gastrite. Gava fa lo stesso: i genitori gli fanno presente che i sintomi dell'autismo sono iniziati dopo le vaccinazioni e lui conclude che l'autismo è colpa dei vaccini, un "metodo" infallibile per trarre conclusioni scientifiche da divulgare in pubblico, soprattutto per un medico. Un incompetente avrebbe potuto pensare al consumo di merendine o di latte artificiale, alla visione di cartoni animati o all'uso di bavaglini, (tutti comportamenti tipici dei bambini poco prima della comparsa dei sintomi autistici), Gava no, ha concluso: sono i vaccini.
La certezza di Gava sui vaccini quale causa dell'autismo deriva quindi  dal fatto che i genitori gli ripetono sempre che i figli hanno presentato i disturbi dopo le vaccinazioni (non dopo la prima dose, questa causerebbe disturbi del sonno e/o dell'appetito è il "successivo inoculo vaccinale" che causa il "drammatico peggioramento", secondo Gava, anche qui, un dato buttato in mezzo, tanto chi vuoi che controlli), certo, il fatto che i bambini si vaccinino pochi mesi dopo la nascita e che l'autismo insorga classicamente pochi mesi dopo la nascita ha acceso una sola lampadina al collega pediatra, ha ricevuto un'informazione e ne ha tratto una conseguenza, post hoc propter hoc, dicevano gli antichi. Gava non solo ha compreso la causa dell'autismo, ma ha capito anche il momento esatto del "contagio" causato dal vaccino, il "secondo inoculo" (gliel'hanno detto sempre i genitori).
Immagino gli studi che starà preparando, le statistiche nel cassetto, i report inviati al ministero della salute, visto che oggi non si hanno certezze in tema di autismo.
Ok, Gava ammette di non essersi basato su chissà quali grandi statistiche, lo dice lui stesso: "Questa non è teoria o dialettica speculativa, questa è esperienza ambulatoriale quotidiana spicciola.", mica fagiolini.

L'"esperienza ambulatoriale quotidiana spicciola" (la sua) è tutto ciò che Gava sa fornire nella scoperta della causa di una "epidemia mondiale", in drammatico aumento, alla faccia del ragionamento scientifico. Il pediatra, pende tanto dalle labbra dei genitori che ammette che: "Eppure sono migliaia ein netto aumento i genitori che nel nostro Paese fanno questa correlazione e, anche se questi non sono medici, loro non sono sicuramente privi né di obiettività né di buon senso", come se non fosse lui il medico che deve guidare il paziente verso conclusioni corrette o prive di pregiudizi, l'obiettività ed il buon senso non sono difetti ma possono indurre a conclusioni errate, falsi convincimenti, cattivi pregiudizi, il collega Gava sente sempre più genitori che danno la colpa ai vaccini e lui rimane lì, con lo sguardo verso l'alto e pensa "ho scoperto la causa dell'autismo". Uno dei primi casi di "diagnosi circolatoria", sono i pazienti che la comunicano al medico, che la ricomunica ai pazienti.

Il pediatra, fulminato da tanta rivelazione, va subito a cercare la letteratura scientifica, quella prestigiosa che potrà finalmente risolvere il suo dubbio amletico. Cerca e ricerca, il pediatra amico dei genitori finisce in uno dei "testi più importanti della pediatria internazionale" (ok, diciamo che definire "spazzatura" quel libro è fin troppo gentile), il libro di Tinus Smits, un omeopata olandese deceduto qualche anno fa, che curava i bambini autistici (guarendoli signori, guarendoli), con l'omeopatia, chiamando il suo metodo "cease therapy" (ovvero eliminazione totale dell'autismo). Ne ha guariti 300 (un numero che resta immobile, da decenni, è servito solo per il lancio del libro)!
Sempre più confuso ma ormai sereno per aver trovato un "mostro sacro" da consultare (anche Gava è un omeopata, per dire), in quel libro (una sorta di insieme di sciocchezze che mescola omeopatia, energie vitali e naturopatia), Gava, il buon medico amico del bambino fa la rivelazione: l'autismo si cura con l'omeopatia.

Ma non è che si usino omeopatici qualunque: secondo Smits, l'autore del libro, visto che l'autismo è causato dai vaccini, useremo i vaccini stessi, diluiti, diluitissimi, 200, 1000, un milione di volte, tante di quelle volte che di vaccino non ce ne sarà più, rimarrà solo acqua.
Quindi per guarire dal vaccino useremo l'acqua fresca. Basta somministrarla ai nostri bambini e "liberando il campo di energia" che tutti noi possediamo (non scherzo eh? Il mitico dottor Smits dice proprio questo) possiamo curare l'autismo. Capito genitori che cercate risposte?

Ok, voi direte, ma il più noto rappresentante dell'antivaccinismo italiano sostiene che con l'acqua (perché qualsiasi cosa diluita 200 volte è acqua, Gava dimostri il contrario) possiamo guarire l'autismo?
Sìsì, lo sostiene.
Noi medici, che vediamo questi genitori e i loro figli autistici nei nostri ambulatori di base, più che parole e discussioni sterili, desideriamo avere (non solo noi medici, ma anche i genitori e ovviamente i bambini autistici) una terapia efficace e delle linee-guida chiare
Intanto parli per lei, collega Gava, giustamente, dice, non è che con l'omeopatia uno si possa improvvisare, ci vogliono linee guida, d'altronde per diventare medico "Cease" e guarire l'autismo servono ben 5 giorni di corso (a pagamento), mica bruscolini.

Ma alla fine il dott. Gava si lancia in uno sfogo amaro e rabbioso nello stesso tempo, sembra di vederlo:
Siamo stanchi di giochi di potere, di sotterfugi, di tentativi fatti per nascondere la realtà e di pre-giudizi, vogliamo fatti concreti
Vogliamo (ma perché parla al plurale?) "fatti concreti", basta poteri forti, "vogliamo" (ma chi?!?) l'acqua per curare l'autismo, questa è la via, concreta. Genitori, avanti, portate i vostri figli ad assumere l'acqua della salute, guariranno tutti.

Ah, che soddisfazione!
Leggendo le righe di quell'articolo, ogni lettera era una sorpresa, ogni frase una vittoria della pseudoscienza.

Ed io dovrei arrabbiarmi per un articolo del genere?
Studiosi che hanno speso anni della loro vita per capire perché il nesso vaccini-autismo sia una bufala, epidemiologi che passano in rassegna dati da tutto il mondo, li paragonano, li pubblicano, infettivologi che studiano virus e malattie ed io ora dovrei essere dispiaciuto perché il principale sostenitore di questa tesi in Italia abbia scritto un articolo del genere? Questo è il miglior finale che poteva fare il movimento antivaccinista italiano, altro che...
Cari genitori convinti (da qualcuno) che la causa dell'autismo siano i vaccini, avete visto chi sostiene queste tesi?
Lo avete letto bene? Rileggetelo per favore.
I genitori che abbiano a cuore la verità, dovrebbero porsi una sola domanda: ma una serie di affermazioni così "discutibili" a chi servono? Ai genitori? Ai bambini autistici? Chiedetevelo, cercate di ragionare serenamente e poi provate a rispondere.

Benissimo, ora potete scegliere se fidarvi della medicina o di chi si professa antivaccinista, decidete liberamente e consapevolmente se affidare i vostri figli alla scienza o alla pseudoscienza. Decidete se i vostri bambini meritano di essere "curati" con l'acqua energetica o con ciò che la medicina può mettere a disposizione.

Fate come James Laidler, il medico americano convinto seguace delle teorie "alternative" sull'autismo, che talmente plagiato dalle falsità pseudoscientifiche che sentiva in giro (ed era medico!) era arrivato a fare conferenze contro i vaccini ed a favore delle diete e della chelazione. Lui lo chiama "risveglio". Durante una vacanza con i suoi figli, capì di essere stato preso in giro dai vari "guru" dell'antivaccinismo, suo figlio, da anni in dieta ferrea, che non poteva assaggiare i dolci come facevano tutti i suoi coetanei, che doveva sottoporsi a terapie inutili, costose, dolorose e rischiose, un giorno mangia un dolce di nascosto. Tutto crolla addosso a James, convinto di aver buttato al vento anni di sacrifici, si accorge che suo figlio migliora, sta bene, compie progressi e soprattutto comincia a vivere da persona normale, mangia i dolci, non fa più terapie assurde, si libera insomma da quelle catene che lo tenevano avvinghiato a false convinzioni. Ora Laidler è diventato un "risvegliato", uno che mette in guardia il prossimo da questi finti "altruisti", uno che va in giro a spiegare che prima era come "Alice nel paese delle meraviglie" e che uscendone fuori si è ritrovato più povero economicamente ma almeno consapevole delle sue azioni.

Fate come lui, unitevi per ottenere più diritti, non per dare voce alle stregonerie. I vostri figli (e voi) non lo meritano.
Nel frattempo mi aspetto che le associazioni omeopatiche prendano posizione, mica vorranno che la loro "medicina" sia marchiata da un tale esempio di sciocca disinformazione!
Dite lo faranno? La dottoressa Bernardini presidente di una delle più note società di omeopatia, che si era dichiarata "indignata" da un mio articolo che spiegava cos'è l'omeopatia scrivendo "lettere aperte" a destra e sinistra, si dichiarerà indignata anche per queste affermazioni?

Concludendo, era ora arrivassero dichiarazioni ufficiali di un antivaccinista, scritte nere su bianco, difficilmente smentibili, leggerle è utilissimo per chi cerca informazioni sul problema.

Grazie collega, mi hai aiutato come nessuno.

Alla prossima.


NOTA:
Avevo inserito un commento eliminato dalla moderazione del sito, lo ricopio (modificandolo nella parte dei link per renderlo più leggibile) per chi volesse rivederlo, era rivolto ad uno dei commentatori (medico omeopata) che sosteneva come non esistessero studi che paragonassero lo stato di salute di individui vaccinati dai non vaccinati, chiedendosi sospettosamente "perché non li fanno?", ecco la mia risposta cancellata:
il fatto di non conoscere bene i dati a disposizione della comunità scientifica non autorizza un medico a diffondere notizie non corrispondenti al vero. Di studi che comparano i vaccinati ai non vaccinati ne esistono pochi per il motivo "evidente" che la stragrande maggioranza della popolazione è vaccinata (in Italia il 96%). In ogni caso, quelli che esistono mostrano come non vi sia alcuna evidenza di differenze dello stato di salute tra bambini-adolescenti vaccinati e non vaccinati (naturalmente nei vaccinati vi sono meno casi di malattie infettive) con un chiaro (e per certi versi logico) miglior stato generale nei soggetti vaccinati. Come non ne esistono per atopie, allergie, asma. Esiste anche un grosso studio che si concentra proprio sull'autismo e sul rapporto con la vaccinazione MMR ed anche questo conclude che non vi siano differenze tra i due gruppi. Ne esistono altri ed altri sono in corso (a breve quello della Jackson State University), non è corretto quindi affermare che non esistono studi che comparino i due gruppi. Vero è che basterebbe mostrare i rischi della mancata vaccinazione (per esempio una meningoencefalite con idrocefalo da parotite, ma è solo uno dei migliaia di casi di danno da malattia prevenibile), ma evidentemente bisogna "convincere" quanto sia utile vaccinare, come se questa fosse un'opinione e non un evidenza. Se non si conosce un argomento è bene non affrontarlo, perché posso capire l'interesse dell'omeopata Gava nel diffondere pseudoscienza, ma da un medico mi aspetto almeno un po' di correttezza quando si dibatte di temi di salute. Sull'articolo di Gava, lo apprezzo moltissimo, mostra con assoluta chiarezza e più di tante parole il livello scientifico di chi si oppone alle vaccinazioni e gli interessi che ruotano dietro al problema autismo

Staminali: i brevetti, i pericoli, il business.

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Aggiornato dopo la pubblicazione iniziale

Torno sull'argomento staminali che ha suscitato una polemica incredibile per raccontare alcuni particolari che forse non sono noti che non credo siano stati diffusi correttamente da chi ha "pubblicizzato" la vicenda della ONLUS "Stamina".

Riassumo in breve l'argomento (chi fosse interessato può trovare un mio articolo più completo qui ed altri qui e qui).
Un docente di psicologia (sottolineo il particolare per dire che non si tratta di un medico) afferma di avere inventato una cura (in realtà la sua "cura" sarebbe basata su tecniche già note ma ancora quasi sempre sperimentali) che guarirebbe o almeno migliorerebbe significativamente alcune gravissime malattie neurodegenerative. Per motivi legali e burocratici (c'è un'inchiesta in corso su presunti pagamenti, su irregolarità e sulle norme legate alla somministrazione di queste "cure") le procedure, effettuate in un ospedale pubblico sotto forma di "cure compassionevoli", sono sospese. Alcuni pazienti in cura (e le loro famiglie) protestano per questo "intoppo", questo è il momento in cui una trasmissione televisiva, "Le Iene", interviene per chiedere un intervento del ministero e risolvere la situazione. Il problema non è però solo "burocratico" ma anche "scientifico", visto che Vannoni non solo non ha mai pubblicato nessun dato sui suoi presunti risultati ma non ha mai provato gli effetti di queste cure (che in altri centri anche quotati non hanno mai dato particolari effetti positivi, in quelle malattie) e soprattutto somministra le terapie in condizioni che secondo un'ispezione dei NAS e dell'AIFA sono preoccupanti, anche dal punto di vista igienico. Vista la complessità della vicenda, è bene approfondirla perché queste poche righe non rendono pienamente la realtà dei fatti.
Si tratta di una vicenda che chi si occupa di scienza o di medicina e chi è dotato di un minimo di buon senso, non può che considerare incredibile. Una persona, scientificamente un perfetto anonimo, diffonde la notizia di poter guarire (sì, guarire, ne riparleremo alla fine)malattie oggi inguaribili e grazie ad un servizio televisivo (di uno show di intrattenimento) ottiene pubblicità e "credibilità" mediatica ed è inaudito il tumulto popolare che ne è seguito. A quanto pare non è possibile far ragionare con criterio chi ha abbracciato la causa in maniera irrazionale, ma a questo punto completiamo la storia con un po' di particolari per averne un quadro completo, non servirà a far ragionare chi non ragiona ma almeno completerà la cronaca. Purtroppo devo dilungarmi perché gli elementi raccolti sono tanti e per spiegarli in parole semplici sono necessarie alcune spiegazioni. Chi lo ritenesse opportuno potrebbe leggere in varie parti l'articolo che ho diviso apposta in più parti per comodità.

I brevetti

Uno dei punti dibattuti quando si parla della vicenda è relativo ai brevetti della presunta "invenzione" (che invenzione non è, Vannoni non ha certo inventato le cellule staminali né il loro uso terapeutico). Davide Vannoni ha ripetuto in più occasioni che il suo metodo è "pubblicamente disponibile" e che la procedura (mai illustrata in canali scientifici) è facilmente rilevabile consultando i brevetti che lui avrebbe regolarmente depositato. Vannoni dice in una delle ultime interviste a "Le Iene" che "i brevetti sono pubblici" "basta digitare in un motore di ricerca "Vannoni e brevetti" e si trovano. Queste affermazioni sono state fatte con una sicurezza tale che per tutti (me compreso) non erano in discussione (anche nel mio ultimo articolo ho parlato di "metodi brevettati"), ma è bene controllare ciò che si sente dire e così ho fatto.

Grazie agli amici di Prometeus (un interessante sito di biotecnologia), sono riuscito a trovare i "brevetti" di Vannoni. Prima di tutto non è così semplice trovarli, oltre ad una certa dimestichezza con i motori di ricerca bisogna capire anche come consultarli ma (sempre grazie a Prometeus ed alla sua redazione) sono riuscito anche in questo dopo qualche difficoltà. Andando sul motore di ricerca che controlla i brevetti internazionali ci sono arrivato: a nome di Davide Vannoni vi sono 4 risultati relativi a cellule staminali.
In un'altra trasmissione, il professore universitario dice di avere brevettato le sue "procedure" negli Stati Uniti per evitare che altri lucrassero sulla sua "invenzione.

Sono una serie di affermazioni che a me non risultano.

Punto primo: non esiste alcun brevetto depositato negli Stati Uniti a nome di Vannoni sulle cellule staminali.
Esistono alcune domandedi brevetto, ad oggi non accettate dall'autorità statunitense perché le procedure sono descritte in maniera insufficiente, superficiale, in alcuni punti errata e "ovvia" (cioè ricalcano le altre procedure che già si praticano nel mondo, non c'è nessuna novità dunque da brevettare). Successivamente al loro deposito, Vannoni ha cercato di ritrattare le domande, richiesta respinta perché arrivata in una fase troppo tardiva, quella della pubblicazione nel sito del servizio brevetti statunitense.

Sorgono quindi ulteriori dubbi ai quali Vannoni dovrebbe rispondere:

perché dice che "esistono i brevetti" quando questi non ci sono?
Perché dice "è tutto spiegato nei brevetti" quando nei brevetti non vi sono spiegazioni accurate sulla procedura (tanto che l'autorità americana non ha potuto accettarli) così che nessuno possa "ripeterne" la preparazione?
Perché il prof. Vannoni dice di ottenere risultati diversi da quelli che si ottengono in altri centri (anche importanti) ma descrive (malissimo) delle procedure già adottate?

Un altro dubbio: in una trasmissione televisiva, Vannoni ha affermato di aver brevettato la sua idea negli USA per "evitare che altri lucrassero" rubandogli la metodica, vuole che tutti la usino "non a scopo di lucro", dipingendosi un'immagine altruista e piena di bontà. Visto che Vannoni SA che negli Stati Uniti non esiste alcun brevetto, perché ha fatto quell'affermazione?
Ma scendiamo nei particolari:

Vari passi della procedura definiti "non chiari" (unclear) dall'esaminatore del brevetto


Diversi passi della procedura che Vannoni descrive per ottenere le cellule staminali che poi verranno trasfuse ai pazienti sono definiti "non chiari" anche dall'ufficio brevetti (in questo caso non per forza per motivi "scientifici"). Gli esaminatori dell'ufficio brevetti statunitense, infatti, sono particolarmente severi (com'è giusto che sia) e quindi correggono persino gli errori grammaticali (alcuni sono presenti nella richiesta di brevetto). Leggendo la descrizione della procedura, in effetti, si evidenziano molti punti "vaghi", per esempio si descrive un metodo di preparazione che non si differenzia da quelli già utilizzati in altri centri (tanto che si fa riferimento, nella bibliografia allegata alla richiesta, a metodi già conosciuti), ma nello stesso tempo si resta sul vago in parecchi punti di questo procedimento e le stesse procedure "standard" comuni a tutte le tecniche di preparazione di cellule staminali non sono descritte come si dovrebbe.
Per quanto riguarda l'incubazione delle cellule (che hanno bisogno di un certo tempo per "differenziarsi" e diventare cellule "terapeutiche") Vannoni ad esempio, usa termini come "preferibilmente", "meglio ancora", "circa", in pratica descrive il tempo di incubazione in modo del tutto improprio: quanto tempo devono restare in incubazione secondo lui queste cellule? "Preferibilmente" e "meglio ancora" o "circa" non sono terminologie precise (e questo l'ufficio lo fa notare, come fa notare che non si può descrivere un processo di lavorazione senza illustrarne i passaggi in maniera esatta, questo anche dal punto di vista giuridico, visto che la differenza tra un'"invenzione" ed un'altra può risiedere proprio in un punto ben preciso, ad esempio proprio nei tempi di incubazione delle cellule).
Per capire l'assoluta "leggerezza" nella descrizione del metodo, in un altro caso è descritto il prelievo di midollo osseo dal donatore. Nella domanda di brevetto è scritto che bisogna frammentare il campione con "una pinza chirurgica". Un martello ortopedico da 1 kg ed una Pean (un tipo di pinza chirurgica) da 50 grammi, sono ambedue "pinze chirurgiche", secondo voi, si otterrebbe lo stesso risultato utilizzando genericamente una "pinza chirurgica" o bisognerebbe specificarequale pinza utilizzare? Questo glielo fanno notare anche gli esperti dell'ufficio brevetti.

Ci sono tante altre "leggerezze". Si utilizza la "tripsina" per "staccare" le cellule dalle provette (sto usando termini molto semplici ai fini della comprensione) ma non è specificato a che diluizione (la tripsina pura distrugge le cellule) e per quanto tempo, non è specificata la diluizione del siero bovino (che si usa per "inattivare" la tripsina) e tanto altro. Attenzione, questi non sono "particolari secondari" ma passi fondamentali della procedura ed un solo errore nei tempi o nei modi potrebbe danneggiare irrimediabilmente le cellule in preparazione.
Per "differenziare" le cellule staminali (ovvero trasformarle in quelle che interessano al caso "in terapia") si usa l'acido retinoico. Anche questa non è una novità (negli anni scorsi e già nel 2000 si sperimentava l'acido retinoico per differenziare le cellule staminali), l'unica novità che emergerebbe da quelle domande di brevetto è il tempo di "incubazione" per ottenere le cellule utili alla terapia: normalmente di alcuni giorni, nei brevetti di sole due ore (chiaramente né le domande di brevetto né le obiezioni degli esperti statunitensi entrano nel merito dell'efficacia, né esistono studi che la dimostrino).
Assieme all'acido retinoico è usato l'etanolo, le cui concentrazioni sono molto alte. Anche in questo caso non ci sono particolari sugli effetti (positivi o negativi) di questa elevata concentrazione di alcol.

Ma è addirittura nelle immagini a corredo della domanda di brevetto che si riscontrano altri particolari "interessanti". Le foto allegate sono fatte male, alcuna addirittura incomprensibili. Non si distinguono cioè nemmeno le cellule. Credo che qualsiasi persona di normale preparazione, possa capire che una foto per illustrare una procedura medica così delicata debba essere almeno comprensibile, per non dire di altissima qualità.
Le foto sono poco chiare
Ecco cosa si intende per procedura descritta troppo sommariamente. Ricordo che parliamo di una tecnica molto delicata, con passaggi standardizzati e particolari finissimi da descrivere perché basterebbe sbagliarne uno per fallire.
Quando Vannoni sostiene che la sua metodica "è illustrata nei brevetti" quindi, dice due cose che non corrispondono al vero:

1) Non esistono brevetti ma solo domande non accettate.
2) Nelle domande le procedure non sono illustrate correttamente e in ogni caso non in maniera esaustiva.

La procedura descritta nella domanda di brevetto, come detto, fa riferimento ad altre procedure esistenti (è possibile: chiunque può "innovare" una procedura già esistente, l'importante è migliorarla in maniera consistente).

Vannoni si riferisce ad altre procedure ma non la sua non ne ha le caratteristiche

Vannoni usa un metodo già esistente (anche se ne cambia le procedure)
In particolare, come notano gli esaminatori della richiesta di brevetto:

Vannoni chiede di brevettare un metodo che otterrebbe neuroni da cellule staminali mesenchimali usando una soluzione di acido retinoico ed etanolo, Cho (uno studioso che ha brevettato in passato il metodo per differenziare le staminali mesenchimali) ottiene neuroni da cellule staminali mesenchimali usando una soluzione di acido retinoico, sostanzialmente le due idee sono identiche ma Cho è arrivato molto prima.

Cosa emerge dalle domande di brevetto quindi?
E' vero che leggendole si "scopre" il mistero della produzione di cellule staminali particolarmente efficaci? No, anzi, dal brevetto si capisce (e questo lo sottolineano anche i controllori del brevetto) che Vannoni prepara le cellule con un metodo ufficialmente già in uso (come egli stesso descrive nella domanda) solo che non rispetta nemmeno le caratteristiche dei metodi che cita. La sua descrizione della preparazione è talmente "ovvia" per l'ufficio brevetti che la domanda non è stata accettata, in parole povere: se la procedura ricalca altre già esistenti non vi è nessuna invenzione, se è "nuova" non è descritta in maniera esaustiva.
Gli esperti americani, infatti, fanno notare a Vannoni che la procedura che egli descrive è del tutto insufficiente ed inattendibile e che una persona "con capacità ordinarie" (ordinary skills) non avrebbe compreso la procedura perché non descritta correttamente (è una delle caratteristiche che deve avere un brevetto).

Vannoni descrive male ciò che una persona con "normale capacità" dovrebbe saper capire leggendo la domanda di brevetto
In questi casi basterebbe "correggere" gli errori e rispondere ai dubbi degli esperti dell'ufficio brevetti ripresentando la domanda, ma questo Vannoni non lo ha mai fatto, chiedendo anzi, come detto, di ritirare tutte quelle domande, cosa che in parte non è stato possibile fare perché ormai la procedura era troppo avanzata.
Curioso quindi: Vannoni, un laureato in lettere che afferma di aver scoperto una cura incredibile, non sa nemmeno descriverla correttamente, eppure si è fatto aiutare da una biologa (come emerge dai nomi che hanno depositato la domanda di brevetto), eppure una domanda di brevetto deve essere descrittiva in maniera quasi maniacale, eppure stiamo parlando di terapie su esseri umani.

Tutto questo per esaminare le dichiarazioni di Vannoni a proposito di brevetti e della "procedura" della presunta terapia, ma se le infusioni sono state sospese, oltre a motivi giudiziari legati a vari sospetti sull'attività di Vannoni, c'è un altro punto che tocca soprattutto la pericolosità di quelle procedure, le gravi condizioni dei locali e delle cellule somministrate.

La pericolosità

Non è un dato secondario, stiamo parlando di sostanze infuse direttamente all'interno dell'organismo di esseri umani. Anche dal punto di vista legale, quelle "terapie", somministrate in base ad una legge chiamata "per le terapie compassionevoli", credo ci siano molti punti da chiarire, a me non sembrano rispettati diversi punti della legge, che potete visionare qui.
Ciò che è stato trovato nei campioni di cellule sequestrati nel laboratorio ce lo chiarisce direttamente colui che li ha analizzati: Massimo Dominici, dell'università di Modena, che assieme ad un collega dell'Istituto Superiore di sanità ha stilato il rapporto poi consegnato al ministero della salute.
In quei campioni è stato ritrovato un insieme di contaminanti altamente pericolosi sia per la riuscita dell'infusione, sia per la vita dei riceventi.
Pochissime cellule: se gli standardi in questo tipo di terapie prevedono circa 70.000.000 di cellule (per un adulto, in ogni caso di un milione di cellule per kg. di peso), nei campioni vi erano circa 200.000 cellule. Una quantità minima quindi, che il ricercatore definisce "omeopatica". 
Queste cellule inoltre avevano un'attività biologica irrilevante e talmente scadente che dopo 24 ore era già scomparsa.
Se non bastassero questi dati per chiarire su cosa si basa l'isteria collettiva sull'argomento, forse potrebbe essere utile sapere cosa hanno trovato in quei campioni i ricercatori.
Contaminanti ambientali. Per chi non sapesse cosa significa, possiamo dirlo in parole povere: sporcizia.
Cellule ematiche: Per chi non sapesse cosa significa, possiamo dirlo in parole povere, sangue.

La presenza di inquinanti e sangue, non è solo segno di una preparazione inaccurata e superficiale ma anche di un potenziale pericolo per la vita di chi riceve quei trapianti. Il sangue può trasmettere diverse malattie infettive ma ha un altro pericolo potenziale: se non compatibile con quello del ricevente, può scatenare una reazione (simile a quella allergica) anche letale (quello che si rischia con una trasfusione con un sangue non compatibile). Non ribadisco il potenziale pericolo di cellule di cui non si conoscono bene le possibilità di trasformazione neoplastica, caratteristica comune a questo tipo di terapie, anche in quelle più testate ed è per questo che nella manipolazione di questo tipo di tessuti servono lunghi e ripetuti esperimenti, le cellule staminali non sono un gioco e non esaspero la pericolosità potenziale di un intervento invasivo in anestesia (come la donazione del midollo osseo).

Servono altre spiegazioni?
Ma se servissero le posso dare.

Però prima una domanda alle "Iene" (la trasmissione che ha dato il via a questo delirante vicenda): se un'ispezione dei Carabinieri avesse trovato una flebo di farmaco pediatrico salvavita già somministrato a piccoli pazienti e contenente sporcizia, sangue e pochissimo principio attivo, che servizio televisivo avreste fatto?

Cosa emerge quindi da questi particolari? A mio punto di vista due cose:

1) A chi chiede di illustrare la sua procedura che otterrebbe risultati positivi mai notati da nessun altro centro staminali del mondo, Vannoni risponde "semplice, basta cercare con Google i brevetti". Oltre a notare la difficoltà della ricerca, anche trovando qualcosa in rete, non esistono "brevetti" ma solo "domande di brevetto", poi respinte. In ogni caso, anche leggendo le domande di brevetto, non si ha alcuna idea precisa di quelle procedure e quanto descritto in quei documenti è particolarmente lacunoso e vago.

2) A prescindere dall'eventuale efficacia del metodo, sono emerse gravi irregolarità anche "igieniche" nelle terapie somministrate. Si tratta di ispezioni e verbali pubblici, ufficiali, per i quali la trasmissione televisiva non ha dato alcun risalto e che in ogni caso fanno sospettare un serio pericolo per chi quelle terapie le assume.

In ogni caso quindi, non sarebbe stato "saggio" e più prudente, proprio a protezione di quei bambini, aspettare che si concludesse l'inchiesta ed accertarsi della sicurezza di quelle cure? Se uno solo di quei bambini dovesse avere conseguenze gravi, chi ne risponderà?
Ma oltre ai pericoli "diretti", ci sono quelli indiretti, sociali, culturali, di fronte a promesse illusorie: quante persone si indebiteranno per inseguire queste speranze? Quanti soldi destinabili alla ricerca pubblica, andranno ai privati che hanno semplicemente trovato un enorme eco pubblicitario? Quante malattie vedranno la ricerca rallentata per colpa loro? Quandi ne approfitteranno?

Tante, troppe domande, quelle che si pone ogni scienziato serio quando "decide" di provare una terapia su persone sofferenti ma che evidentemente non si sono posti i "cronisti" televisivi e nemmeno, purtroppo, tutte le persone in buonafede ed i "vip" che hanno deciso di sposare la causa non immaginando il danno incredibile che stanno facendo alle generazioni presenti e future.

Il business

Nel frattempo il prof. Vannoni, cosa sta facendo?
Continua a lanciare appelli da "ricercatore indipendente" contrastato dalle multinazionali farmaceutiche e nel frattempo ha cambiato il suo contatto (come risulta dalla sua pagina Facebook), ora bisogna rivolgersi alla Medestea, una società privata multinazionale farmaceutica che ne unisce altre e che si occupa di terapie di tutti i tipi: anti-AIDS, staminali, terapie cellulari, vaccini, cure anticancro, tante terapie senza supporto scientifico, nata qualche anno fa quando lanciò dei marchi di cosmetici (Vannoni ed il proprietario dell'azienda, collaboranoalmeno dalla fine del 2012).

Convegno a novembre 2012, Vannoni ed il presidente della Medestea stem cells, azienda farmaceutica

Il nuovo contatto di Vannoni, presso Medestea Stem Cells.


Medestea, società privata che vende terapie di svariati tipi.

Un destino particolare: Vannoni si dichiara boicottato dalle industrie farmaceutiche parla di "interessi economici, di prestigio e di potere" che ostacolerebbero il suo lavoro ma nello stesso tempo si appoggia ad un'industria farmaceutica che dichiara di aver preparato con le terapie con staminali un "modello di business pronto per essere attuato nel 2013" ("Medestea Stem Cell has elaborated a Business Model which is ready to be put in place during 2013", nella versione italiana della pagina questa frase non esiste) in varie parti del mondo  e che definisce quello delle staminali: "This is by far the project with the highest business potential." (ovvero: "Questo è di gran lunga il progetto con il più alto potenziale d'affari"). Un modello di business con il più alto poteziale d'affari, dicono.
Medestea, un nuovo modello di business.


Infine, per chi continuasse a dire "nessuno ha detto che con questa cura si possa guarire", ricordo il primo video delle Iene, questo, intitolato: "Si può guarire con le staminali?". Al minuto 13:08 Giulio Golia pone la domanda: "ma con le staminali si guarisce?" Davide Vannoni risponde: "Sì, con le staminali di [sic] tante patologie si guarisce".
...e naturalmente ora le staminali di Vannoni (a questo punto le chiameremo "le staminali magiche") sono terapeutiche, mentre quelle di tutti gli altri addirittura sarebbero dannosissime, come afferma il dott. Andolina in una "scientificamente inoppugnabile" nota su Facebook:

Andolina: bambina morta "proprio perché il giudice aveva imposto le cellule autorizzate"

Non ci resta quindi che aspettare queste guarigioni e credo che a questo punto ognuno possa farsi un'idea più precisa di ciò che discutiamo.
Nel frattempo stanno nascendo come funghi nuovi "centri" per terapie con staminali, alcune cliniche private offrono trattamenti per qualsiasi malattia, prezzi modici (decine di migliaia di euro) e, se si trovano all'estero, tutto compreso: viaggio e trasporto inclusi. Naturalmente c'è sempre la possibilità che gli scienziati di tutto il mondo, la magistratura, l'ufficio brevetti americano, l'AIFA e l'ISS, la società internazionale per la ricerca sulle cellule staminali, i Carabinieri ed il buon senso, abbiano preso un abbaglio clamoroso, ma questo potrà dirlo solo il tempo, quello richiesto fino al momento della guarigione o dei "miglioramenti mai visti" di quei bambini "aiutati" dalle Iene. Nel frattempo però, migliaia di famiglie che vivono il problema della disabilità stanno contattando il centro di Vannoni, non si sa mai, così come piovono le accuse più infamanti su Telethon ed i ricercatori italiani che non hanno avuto la "bella" e commercialmente popolare idea di promettere guarigioni miracolose ai nostri bambini malati ed ora sono accusati di insensibilità, chiusura mentale e peggio ancora, quella che non avrebbero avuto dei privati (i dirigenti della Stamina foundation) che non hanno scoperto nulla (almeno, ancora non lo hanno dimostrato) e che sono oggetto di indagini non ancora concluse. Nel frattempo migliaia di famiglie che vivono lo stesso problema e che non hanno ceduto alle sirene della "cura di tutti i mali" stanno in silenzio, spettatori mai interpellati in nessuna occasione, perché il silenzio non fa audience.
Questo è il risultato dello scoop ""benefico" delle Iene.

Approfondendo le ricerche sulla vicenda, comunque, mi sono reso conto che più andavo a fondo e più le cose si complicavano e toccavano aspetti che di medico o scientifico hanno davvero molto poco e che non spetta a me segnalare o giudicare, quindi, per ora, mi fermo qui ma con una domanda: come mai l'ospedale di Brescia somministrava le terapie con staminali appoggiandosi alle leggi sulle cure compassionevoli se le stesse leggi dicono che per poter essere somministrate, queste terapie devono aver raggiunto un adeguato iter di sperimentazione (questo prima dell'entrata in vigore della nuova legge che autorizza questa somministrazione in via eccezionale)?

(DM 8/5/2003:: l'autorizzazione può essere rilasciata soltanto qualora ricorrano le seguenti condizioni:
  • a) il medicinale sia già oggetto, nella medesima specifica indicazione terapeutica, di studi clinici sperimentali, in corso o conclusi, di fase terza o, in casi di particolari condizioni di malattia che pongano il paziente in pericolo di vita, di studi clinici già conclusi di fase seconda;
  • b) i dati disponibili sulle sperimentazioni di cui alla lettera a) siano sufficienti per formulare un favorevole giudizio sull'efficacia e la tollerabilità del medicinale richiesto;

Alla prossima.

Per la ricerca del materiale si ringrazia I.P., Prometeus Magazine, per la consulenza tecnica i colleghi del gruppo Facebook "Medicina Alternativa: Informarsi e Difendersi" e tutti coloro che mi hanno offerto consulenza. Gratis, come si fa tra persone che vogliono conoscere la verità.

Aggiornamento 17/04/13

Ho trovato un video che riprende il dottor Andolina in un incontro del 2009. Invito tutti ad ascoltarlo per sentire le argomentazioni di questa persona. Oltre le contraddizioni che si sussegono nel discorso (il video riprende solo pochi minuti delle sue dichiarazioni) vorrei far notare le "idee" a dir poco "incredibili" di questa persona, non dal punto di vista medico però, ascoltate pure...

Aggiornamento 20/04/13

Ulteriore puntata della trasmissione Le Iene sulla vicenda.
Stavolta incentrata su due casi di Parkinson (un'altra malattia per la quale il "metodo Vannoni" sarebbe efficace). Sono mostrati una signora che ha fatto richiesta di sottoporsi alla cura e di un paziente che l'avrebbe fatta in passato. Come "testimonianza" di efficacia del secondo caso è mostrato un referto di "un neurologo" che avrebbe accertato miglioramenti nel paziente in seguito alla "terapia". Oltre a confermare (lo ha fatto la donna che accompagnava il paziente) di aver versato una somma "vicina" ai 15.000 euro alla fondazione di Vannoni (ma la "cura" non era gratis?), non è specificato che quel neurologo che avrebbe firmato il certificato è un collaboratore di Vannoni, che inviava i suoi pazienti al suo centro. Una certificazione, diciamo, lievemente di parte.
Per curiosità, ecco il sito del centro ucraino nel quale lavorava una dei due biologi che avrebbero aiutato Vannoni a mettere a punto il suo metodo, scientificamente inoppugnabile, non c'è che dire:  Laboratorio Virola.
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