Quantcast
Channel: MedBunker - Le scomode verità
Viewing all 300 articles
Browse latest View live

Sperimentazione animale: superflua o necessità?

$
0
0
L'argomento è interessante e dibattuto ed anche di attualità.
La sperimentazione sugli animali è l'effettuazione di test su esseri viventi a scopo di ricerca, qualcosa che serve non solo a provare l'efficacia di una molecola, ma anche a chiarirne la sua pericolosità, la tossicità, la dose utile e quella "inutile", c'è un solo passaggio che precede l'uso sull'uomo, quello su esseri più vicini possibile all'essere umano, gli animali.
Per questo motivo i test su animali oggi sono obbligatori per testare l'efficacia e la tossicità di un prodotto, l'alternativa sarebbe quella (drammatica) di passare dalla teoria (le ipotesi scientifiche e le provette) direttamente all'uomo con tutto ciò che potrebbe conseguirne.
C'è però un limite, quello etico: molti animali hanno un valore "affettivo", possono cioè rappresentare un affetto per tutti noi, i cani, i gatti ma anche altri animali, oggi sono stati addomesticati e sono spesso parte integrante delle nostre famiglie, nascono quindi diversi movimenti che protestano contro la "vivisezione" (ma è un termine corretto?) e che chiedono che si sospendano i test sugli animali a tutti i costi, a questo argomento si può ragionevolmente rispondere con il fatto che la stragrande maggioranza dei test animali a scopo scientifico sono realizzati su animali non "affettivi" quali i topi ed i moscerini. Per questo il dibattito corretto non dovrebbe essere posto solo sul piano etico ma dovrebbe considerare anche il buon senso e la logica: raggiungere un compromesso tra "etica" e "scienza", obiettivo che già da tempo è discusso proprio negli ambienti scientifici, molto raramente nei movimenti cosiddetti "animalisti".
Questi movimenti di pensiero hanno molte sfumature, da quelli più "ragionevoli" (che chiedono ad esempio di evitare i test su animali di tipo affettivo o per motivi "superflui") a quelli più ideologici (che chiedono la sospensione di qualsiasi test su animale, una prospettiva praticamente inapplicabile) fino ad arrivare a movimenti violenti (che attaccano anche fisicamente chiunque sia anche solo teoricamente a favore della sperimentazione animale).
Il problema, come spesso accade, crea fazioni, divisioni, urla e confusione ed il cittadino (quello che alla fine usa ed è destinatario di ciò che si sperimenta sull'animale) è spesso confuso, non sa bene di cosa si parla, è inondato da informazioni di tutti i tipi, molte delle quali false e strumentali. Si tende infatti a far passare l'idea che i ricercatori che sperimentano anche su animali siano persone senza scrupoli né pietà e che gli esperimenti effettuati non servano a niente. In realtà, i movimenti "contro" la sperimentazione non oppongono molti argomenti a quelli di chi spiega l'importanza dell'uso di animali nella ricerca e così il dialogo, spesso animato, si basa quasi unicamente su posizioni etiche ed affettive.
Ci sono anche molte contraddizioni che nascono obbligatoriamente, ancora di più in questo momento, nel quale il parlamento italiano sta discutendo una nuova legge sulla sperimentazione animale che contiene molti punti piuttosto discutibili. Uno di questo è quello relativo agli "xenotrapianti", ovvero il trapianto di tessuti da una specie animale all'altra. La norma è piuttosto strana, se approvata vi sarebbero conseguenze piuttosto singolari. Ad esempio continuerebbe ad essere permessa la macellazione e consumazione di suini ma sarebbe proibito usare le loro valvole cardiache per salvare la vita ad un essere umano o sarebbe permessa la derattizzazione ma proibito usare un ratto per sperimentare su problemi gravissimi come il cancro o le ustioni.

Proviamo allora a fare chiarezza e chiediamo cos'è ed a cosa serve la sperimentazione animale a chi si occupa di queste cose e lo fa per motivi di ricerca.
Propongo quindi un'intervista al dottor Giuliano Grignaschi, responsabile Animal Care Unit IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano.

Ringraziandolo per aver concesso l'intervista credo che questa possa essere una buona occasione per chiarire qualche dubbio.

Dottor Grignaschi, iniziamo chiarendo un concetto: il termine "vivisezione"è corretto? C'è una differenza tra questa e la sperimentazione animale?

Il termine vivisezione indica, ovviamente, la sezione di un essere vivente e quindi potrebbe essere utilizzato per indicare qualsiasi intervento chirurgico, su un animale come su un uomo. Ad esempio, andando dal dentista potrei dire di essere “vivisezionato” e non sbaglierei dal punto di vista grammaticale ma sicuramente la definizione non sarebbe accettata. Il problema infatti è nel significato che comunemente si da a questo termine, utilizzato ad arte per evocare immagini di sofferenza e tortura. Per questo motivo il mondo della ricerca oggi non accetta più l’utilizzo strumentale di questo termine e vuole chiedere che si utilizzi la definizione più corretta di “sperimentazione animale”. Per quanto questa discussione possa apparire banale, va considerato il fatto che stiamo parlando di un argomento ad alto impatto emotivo quindi l’abuso di definizioni particolari, come appunto “vivisezione”, viene utilizzato per stimolare l’emotività della gente e sopraffare la razionalità. Un esempio evidente di questo è la domanda che frequentemente ci sentiamo rivolgere da attivisti di gruppi animalisti: “Perché la vivisezione non la fate sui cadaveri?”; ovviamente chi pronuncia una domanda di questo genere, sopraffatto dall’emotività, non si ferma nemmeno un attimo a ragionare sul significato di ciò che sta chiedendo. Possiamo quindi dire che la differenza tra “vivisezione” e “sperimentazione animale” è nel significato che comunemente si attribuisce ai due termini: nel primo caso una pratica rozza e crudele che è già vietata da tanto tempo mentre nel secondo caso una pratica bio-medica condotta in accordo con normative rigorose ed utilizzando le più moderne tecniche di anestesia ed analgesia.

Il punto più dibattuto e che molti non comprendono è relativo al fatto che l'uso di animali da esperimento sia così necessario. Vi sono alternative? La ricerca sulle malattie e sui farmaci ha la possibilità di affidarsi ad esperimenti senza animali?

La ricerca bio-medica ha numerosi stadi: si inizia dallo studio della biologia di base e del normale funzionamento degli organismi per poi passare alla analisi delle malattie (dell’uomo o degli animali) cercando di capire cosa sta funzionando non correttamente per poi individuare un possibile rimedio (farmaci ma anche dispositivi biomedici come pacemaker, arti meccanici etc.), da validare in test pre-clinici in cellule o con simulazioni a computer e, prima di passare nell’uomo, test pre-clinici in-vivo nell’animale da laboratorio. Dopo aver superato tutte queste fasi si può passare all’uomo, prima con volontari sani, poi piccoli gruppi di pazienti e se tutto va bene, l’ultima fase della sperimentazione è data dalla osservazione degli effetti del farmaco (o del dispositivo biomedico) quando immessi sul mercato e utilizzati da milioni di pazienti. Ognuno di questi passaggi è assolutamente necessario ed è fondamentale che venga svolto in stretta correlazione con il precedente e con il successivo allo scopo di evitare effetti disastrosi. Per essere chiaro provo ad utilizzare un esempio che conosco bene: la ricerca di terapie per la sclerosi laterale amiotrofica (quella che ha colpito molti calciatori recentemente, per intendersi). Si tratta di una patologia rara che colpisce i neuroni di moto (quelli che ci permettono di azionare la muscolatura volontaria) e li porta a morte (neurodegenerazione) nell’arco di pochi anni; la malattia purtroppo diventa evidente nell’uomo solo quando molti neuroni sono già morti e agli ammalati restano pochi anni di vita. La morte sopravviene generalmente a causa della totale paralisi della muscolatura volontaria e quindi anche di quei muscoli che ci permettono di respirare. Ad oggi purtroppo non si sa ancora per quale motivo i neuroni muoiano e quindi come fare a salvarli; inoltre è praticamente impossibile poter prelevare un neurone ammalato e poterlo studiare quindi generalmente si possono utilizzare solo tessuti provenienti da pazienti deceduti che non sono molto utili. Nello studio di questa patologia gli animali sono coinvolti in più stadi, dalla ricerca di base che cerca di individuare i meccanismi che causano la morte dei neuroni in animali ammalati, a quella farmacologica che testa tutte le possibili terapie proposte sulla base dei risultati della ricerca di base, prima di testarle nell’uomo. Senza l’aiuto del modello animale la ricerca su questa malattia sarebbe praticamente ferma poiché sarebbe difficilissimo studiarne le cause all’interno dei neuroni e sarebbe praticamente impossibile testare l’efficacia di possibili trattamenti, visto il relativamente basso numero di pazienti e la difficoltà nell’eseguire la diagnosi che, come detto, solitamente avviene quando ormai la patologia è in fase molto avanzata. In altri campi invece, quali ad esempio la tossicologia acuta, la ricerca ha individuato metodiche che non richiedono più l’utilizzo di animali da laboratorio e oggi tutto viene fatto in-vitro, con grande soddisfazione di tutti (anche delle aziende farmaceutiche che risparmiano enormi quantità di denaro). Purtroppo però questi casi sono assolutamente limitati (circa 40 metodiche alternative validate) e coprono una piccolissima parte della ricerca biomedica. 

Cosa dobbiamo alla sperimentazione animale?

Come detto la sperimentazione animale è solo un anello di una lunga catena quindi la riflessione che vorrei fare è leggermente diversa da quella che forse si aspetta. Innanzitutto c’è da dire che nella ricerca di base praticamente tutte la attività degli organismi viventi sono state evidenziate e studiate per la prima volta in animali o piante, basti pensare a Gregor Mendel, padre della genetica, che utilizzò piante di pisello per i suoi studi anche perché non gli fu consentito di utilizzare topi, considerati all’epoca assolutamente indegni di essere ospitati in un laboratorio o ancor meno in un convento. Mi piace inoltre qui ricordare inoltre il premio nobel della prof. Montalcini meritato grazie a studi di base effettuati su ratti che hanno portato all’individuazione di importantissimi fattori di crescita presenti nel cervello. Analogamente al caso della prof. Montalcini, circa il 90% dei premi nobel per la medicina sono stati assegnati a ricercatori che utilizzavano modelli animali. E’ però molto importante un altro aspetto, quello che riguarda l’enorme contributo dato dal modello animale al controllo della tossicità e degli effetti negativi delle molecole in fase di sviluppo. Ad esempio, è stato calcolato che su 100 molecole proposte come possibili chemioterapici, circa 40 vengono scartate nelle fasi di studio in-vitro o in-silico; delle 60 rimaste, circa 50 vengono scartate nelle fasi in-vivo (cioè negli studi in animali) perché non si dimostrano efficaci o perché evidenziano effetti tossici troppo elevati che nelle fasi precedenti non si erano osservati. Dei 10 rimasti, in media, solo uno arriva con successo all’uomo mentre gli altri vengono scartati perché non sono più efficaci di quelli già in commercio (o hanno più effetti collaterali). La sperimentazione animale quindi ha evitato che tante molecole non efficaci o molto tossiche arrivassero direttamente ai nostri malati. Non mi sembra davvero poco! Oggi poi si parla di Avatar e di terapia personalizzata: tumori che vengono prelevati dal paziente e inoculati ai topi nei quali si testano farmaci diversi per trovare il migliore che, una volta individuato, viene somministrato al paziente aumentando le probabilità di successo immediato.

Esistono secondo lei laboratori o sperimentatori che "trattano male" gli animali?

Non posso assolutamente escludere che esistano centri che non rispettano le normative internazionali e che non fanno buona ricerca “trattando male” gli animali e, magari, falsificando i risultati; la comunità scientifica deve essere attenta e isolare immediatamente chi non rispetta né la legge né le buone pratiche di laboratorio. Ripeto: la legge esiste e chi la vìola deve essere denunciato.
Le norme che abbiamo in Italia sono un giusto compromesso tra esigenze della ricerca e rispetto degli animali?
Le norme che abbiamo in Italia sono ottime; il D.to L.vo 116/92 che regolamenta la sperimentazione animale può sicuramente essere migliorato con il recepimento della nuova direttiva ma il livello era già ottimo. Oltre a questo mi lasci dire che la serietà e la competenza degli organismi deputati a controllare le attività dei centri di ricerca (ASL, Ministero della Salute e ISS) hanno sempre garantito il pieno rispetto della normativa vigente.

Il mio cane Frank, sano (e...molto vivace, sigh) anche grazie alla sperimentazione animale

Quali sono le precauzioni e le misure che si adottano per ridurre al minimo lo stress negli animali da esperimento?

Quella delle scienze degli animali da laboratorio è una vera e propria disciplina che negli anni ha portato ad individuare metodiche in grado di ridurre al minimo lo stress e la sofferenza degli animali da laboratorio. Innanzitutto è importante sapere che ogni laboratorio che ospita animali deve avere una speciale autorizzazione ministeriale che viene rilasciata solo se è dimostrato:

• Di possedere una struttura adeguata al mantenimento in condizioni ottimali degli animali (temperatura, umidità, ventilazione, condizioni igieniche etc). Il commento di molti medici che visitano la nostra struttura è “questi animali sono tenuti in condizioni migliori di molti pazienti”.

• Di avere un veterinario responsabile del benessere e della salute degli animali ospitati, sempre disponibile.

• Di avere personale di servizio qualificato in grado di garantire il controllo giornaliero delle condizioni degli animali.

• Di registrare puntualmente tutti gli animali inseriti nelle sperimentazioni

• Di essere in grado di controllare che tutti gli esperimenti siano stati autorizzati dalle autorità competenti.

In strutture con le caratteristiche descritte, sono numerose le procedure attuate per ridurre lo stress degli animali e vanno da lunghi periodi di ambientamento, all’arricchimento ambientale, alla manipolazione quotidiana per finire con i programmi di recupero e di reinserimento a fine sperimentazione. Noi ad esempio collaboriamo con l’associazione “La collina dei conigli” a cui affidiamo molti animali (topi e ratti) a fine sperimentazione affinchè possano essere dati in adozione. Durante le fasi sperimentali invece si fa ricorso a tutte le migliori pratiche di analgesia e anestesia disponibili poichè un animale sofferente NON E’ MAI un buon modello sperimentale. A costo di essere ripetitivo vorrei anche qui sottolineare il fatto che fare sperimentazione su animali maltrattati è eticamente sbagliato per diversi motivi: per prima cosa perché infligge una sofferenza inutile all’animale ma anche perché genera risultati non affidabili (quindi danneggia la ricerca e i malati) e causa uno spreco enorme di risorse (che molte volte derivano dalle donazioni delle famiglie degli ammalati).

Che animali si usano negli esperimenti?

In esperimenti bio medici si usano tantissime specie animali ma quelle incluse nelle norme internazionali sono solo i vertebrati; la nuova direttiva europea estende le normative anche ai cefalopodi. Per quanto riguarda i vertebrati, il numero più importante è rappresentato dai roditori (topi e ratti principalmente) che rappresentano più del 90% del totale; grande sviluppo stanno avendo nuovi modelli nei pesci mentre l’utilizzo di conigli, cani gatti e primati non umani è bassissimo e sempre in diminuzione. Numerosi studi però vengono effettuati ad esempio nelle zanzare (per combattere la diffusione della malaria) o nei famosissimi moscerini della frutta o nei cefalopodi. Il principio infatti è che la specie animale viene scelta in base a quello che si deve studiare quindi se il meccanismo di interesse è presente solo nella zanzara, si studierà in quell’animale; se poi il meccanismo di interesse è presente sia, ad esempio, nel cane che nel topo si studierà nel topo. Il virus dell’HIV purtroppo può essere studiato solo nelle scimmie quindi non si hanno alternative al loro utilizzo

Immaginiamo che da domani fosse proibito qualsiasi esperimento sugli animali, cosa succederebbe?

Visto che ancora non disponiamo di valide metodiche alternative alla sperimentazione in-vivo, succederebbe più o meno quello che circa 60 anni fa avveniva nei campi di concentramento nazisti: uomini considerati inferiori (per ragioni economiche o di razza) verrebbero utilizzati come cavie esponendoli a tutti quei rischi che ho descritto prima.

Lei ama gli animali?

Io amo molto gli animali e ne ho sempre ospitati molti in casa mia, cercando di lasciarli vivere nel rispetto delle loro caratteristiche senza cioè mai cercare di “umanizzarli” e trasformarli in qualche cosa che non sono e probabilmente non vogliono essere.

Cosa può dire a chi, amando gli animali, vive con sofferenza l'idea degli stessi nel ruolo di cavie?

Quello che voglio dire (e che dico sempre) è molto semplice: affiancateci in questo percorso e aiutateci ad individuare al più presto delle autentiche metodiche alternative. Entrate con noi nelle università e nei laboratori (solo nel 20% circa si fa sperimentazione animale quindi c’è molto spazio anche per chi non la vuole utilizzare) e impegnatevi nella ricerca! Una sera un attivista di un gruppo animalista mi ha detto che anni fa iniziò a studiare medicina veterinaria ma dopo poco abbandonò gli studi per dedicarsi al volontariato in un canile; io rispetto totalmente la sua scelta ma sono convinto che se avesse continuato gli studi e si fosse laureato oggi potrebbe essere molto più utile agli animali che ama. Tutti vogliamo smettere di servirci del modello animale ma prima dobbiamo trovare un modello migliore, altrimenti ne faranno le conseguenze i nostri ammalati e questo non è accettabile, almeno per me.
==

Un doveroso ringraziamento al dott. Grignaschi per la sua disponibilità e chiarezza. Se dovesse seguirne un dibattito spero che si mantenga nei binari della civiltà e del rispetto, anche perché temi come la malattia e la ricerca non meritano di essere trattati con volgarità.

Alla prossima.

Davide e Golia (1): 10 domande a Giulio Golia sulla vicenda Stamina.

$
0
0
Aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

La vicenda Stamina (sulla quale mi sembra siano state spese sufficienti parole) sembra chiusa dal punto di vista scientifico. Ora restano da chiarire alcuni aspetti, non secondari, relativi al martellante lavoro di "cronaca" da parte della trasmissione "Le Iene" (che ha lanciato e poi sostenuto la vicenda) ed agli aspetti relativi all'esistenza di questa presunta cura all'interno di un ospedale pubblico. Vi sono altri lati della storia da chiarire, ma di questo si sta già occupando la magistratura con un'inchiesta.
Iniziamo allora a chiedere ai protagonisti di spiegare ciò che non è chiaro ed iniziamo da Giulio Golia, colui che conduce i servizi per conto de "Le Iene" e che pubblicizza l'intera vicenda, con il contributo di giornalisti scientifici e blogger che si sono occupati dell'argomento.
Mi sembra abbastanza scontato, infatti, che chi si occupa di un argomento di cronaca (lasciamo da parte la scienza per un attimo, che in questa storia c'entra davvero poco), per correttezza debba analizzarne tutti gli aspetti, la cronaca è un racconto nel quale bisogna mostrare i fatti nella loro totalità per poi lasciare trarre le conclusioni a chi legge. Nei servizi di Giulio Golia molti dei fatti non sembrano essere stati trattati allo stesso modo di altri, forse per semplice disattenzione o forse perché si voleva giungere ad una conclusione già stabilita, non è sempre facile capirlo. Ma viste le polemiche e le conseguenze dei servizi delle Iene, è spontaneo porsi alcune domande, ormai anche abbastanza spontanee dopo mesi di dibattiti sul tema. Così un gruppo formato da giornalisti scientifici, medici e blogger, ha creato una serie di domande che possono interessare chi segue la vicenda.


Facciamone allora 10 alla "Iena", sicuri che vorrà rispondere almeno per chiarirci dei dubbi, vediamo quali:

==

1) Perché voi delle Iene non spingete Davide Vannoni a rendere pubblico il metodo Stamina? Se è davvero così efficace, non pensa sia giusto dare la possibilità a tutti i medici e pazienti di adottarlo?

2) Nei suoi servizi per Le Iene ci ha mostrato alcuni piccoli pazienti in cura con il metodo Stamina. Dopo otto mesi e quasi 20 puntate, perché non ha mai coinvolto le altre persone che Vannoni dice di aver curato negli ultimi anni, invitandole a mostrare i benefici del metodo stamina?

3) Perché non ha mai sentito la necessità di dare voce anche a quei genitori che, sebbene colpiti dalla stessa sofferenza, non richiedono il trattamento Stamina e anzi sono critici sulla sua adozione?

4) Nel primo servizio su Stamina lei dice che Vannoni prova a curare con le staminali casi disperati «con un metodo messo a punto dal suo gruppo di ricerca». Di quale gruppo di ricerca parla? Di quale metodo?

5) La Sma1 non sarebbe rientrata nella sperimentazione nemmeno se il Comitato l’avesse autorizzata, perché lo stesso Vannoni l’ha esclusa, ritenendola troppo difficile da valutare in un anno e mezzo di studi clinici. Come mai continua a utilizzare i bambini colpiti da questa patologia come bandiera per la conquista delle cure compassionevoli?

6) Perché non ha approfondito la notizia delle indagini condotte dalla procura di Torino su 12 persone, tra cui alcuni medici e lo stesso Vannoni, per ipotesi di reato di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere?

7) Perché non ha mai interpellato nemmeno uno dei pazienti elencati nelle indagini della procura di Torino?

8) Perché ha omesso ogni riferimento alle accuse di frode scientifica da parte della comunità scientifica a Vannoni, al dibattito attorno alle domande di brevetto e alle controversie che hanno portato a un ritardo nella consegna dei protocolli per la sperimentazione?

9) In trasmissione lei fa riferimento alle cure compassionevoli, regolamentate dal Decreto Turco-Fazio. Perché non ha spiegato che il decreto prevede l'applicazione purché «siano disponibili dati scientifici, che ne giustifichino l'uso, pubblicati su accreditate riviste internazionali»?

10) Se il metodo Stamina si dimostrasse inefficace, che cosa si sentirebbe di dire alle famiglie dei pazienti e all'opinione pubblica?

==

Le domande sono state preparate in collaborazione da:


Possono essere diffuse sui social network con l'hashtag #goliarispondi

Alla prossima.

Aggiornamento (24/10/13 16.15): Nessuna risposta finora arrivata. Nessun commento (da parte di Giulio Golia). Come si dice, anche una non risposta è una risposta. Aggiornerò se ci dovessero essere novità.

Abbiamo scoperto i virus. Embè? (1)

$
0
0
Credo siamo tutti coscienti del fatto che, a dispetto dei nostri stupidi problemi quotidiani, siamo in fondo un mucchio di cellule che passeggiano su un pianeta in mezzo all'universo. Lo facciamo per qualche anno e poi puff! Scomparsi.
Triste?
Perché? Non è bello fare parte di questi mucchi che passeggiano su un pianeta? Vuoi mettere uno che non ha mai provato la granita con la panna, non si è mai emozionato o non ha mai goduto dell'amore? Vuol dire che non vale la pena farsi una risata fino ad avere le lacrime?
Questo sarebbe triste, altroché.
Solo che non ci rendiamo conto di quanto sia breve il nostro passaggio e così ci sentiamo al centro del "mondo", come se tutto dovesse ruotare attorno a noi, come se il passato dei nostri avi ed il futuro dei nostri pronipoti, in fondo non ci appartenesse. Nulla di grave, è solo un problema di percezione. Lo stesso che ci fa sentire protetti da brutte malattie che per i nostri nonni erano maledizioni quotidiane, lo stesso che ci fa sembrare incredibile che "siamo stati sulla Luna ma non sappiamo curare tutte le malattie". La percezione del tempo e del progresso per noi è centrata sulla nostra persona. Si fa una scoperta, a volte scientificamente eccezionale, ma a noi non sembra nulla di particolare per il semplice motivo che non può portare a benefici immediati, a vantaggi per noi e non per i nostri discendenti che, diciamocelo, non conoscendoli, per ora, non ce ne frega nulla.
Eppure se avessero pensato così anche i nostri predecessori probabilmente saremmo all'età della pietra. Chi ha scoperto la ruota non l'ha usata subito, non ne ha avuto un beneficio immediato, ha dovuto aspettare secoli perché fosse scoperto il fuoco e poi millenni per la scoperta dei metalli. Ancora migliaia di anni per la scoperta delle leggi della fisica, poi del motore e poi ancora anni per scoprire il volo. Per arrivare, anni dopo, a provare i viaggi all'esterno della nostra atmosfera che si sono serviti della chimica e dell'ingegneria, che però senza informatica non avrebbe mai potuto fare i calcoli necessari per fare un viaggio nello spazio e tornare sulla Terra. Ognuno dei protagonisti di queste scoperte ha esultato per la sua vittoria ma probabilmente non aveva la minima idea di cosa avrebbe causato centinaia o migliaia di anni dopo la sua intuizione. La scienza ed il progresso fanno passi piccolissimi (rispetto alle nostre brevi vite), apparentemente fini a se stessi e che per forza di cose ci sembrano "inutili", "banali".
L'esistenza dei batteri, concetto per noi assolutamente "normale", fu scoperta a metà del 1800 (e passarono anni prima di confermarne la realtà). Cosa portò quella scoperta? Al momento praticamente nulla, una scoperta "teorica" fondamentale, ma la gente continuava a morire per una ferita infetta; di certo si conobbe la possibile causa di molte malattie, si provarono rimedi che spesso erano peggio del problema che volevano curare, si continuarono gli studi finché nel 1928 fu scoperta la prima sostanza con evidente effetto antibiotico (che uccideva i batteri) e soltanto negli anni '40 l'uso di antibiotici divenne realtà, più di un secolo dopo la scoperta dei batteri.
Gli uomini del 1800 non avevano idea di cosa fossero i batteri, quelli del 1900 lo sapevano ma sconoscevano il modo di distruggerli, quelli degli anni 2000 devono fare i conti con i batteri che non sono uccisi dagli antibiotici. Duecento anni di studi, prove, esperimenti, successi e...perché no, insuccessi per arrivare a qualcosa che per noi è "scontato", semplice (si ha un'infezione, si va in farmacia, si compra l'antibiotico, si guarisce), a portata di mano. Però per disporre di un antibiotico "sotto casa", è innegabile che è servito scoprire certe leggi della chimica e della fisica e che non potremmo averli così facilmente se nessuno avesse scoperto l'energia elettrica per fabbricarli industrialmente o il motore per i trasporti e tutto ciò che ne consente la fabbricazione intensiva.

Questo vale per tutte le scoperte scientifiche e quasi sempre il progresso in uno specifico campo di studi si incrocia poi gli altri, sostenendosi, aiutandosi, favorendosi. La medicina oggi non sarebbe nulla senza l'apporto dell'ingegneria (materiali, strumenti diagnostici e terapeutici, costruzioni), dell'informatica (computer, robot chirurgici, database) e così per tutte i campi della nostra ricerca.
Si legge spesso di una nuova scoperta definita "importante" o "storica" e mi rendo conto che, se per gli addetti ai lavori questa "importanza"è evidente, per i profani risulta spesso incomprensibile, esagerata.

Partiamo da una malattia di cui tanto si parla in questi giorni, la SMA (sigla che indica l'atrofia muscolare spinale).
I fatti oggettivi sono pochi ma chiari: è una malattia di tipo "neurodegenerativo", esiste cioè un danno del tessuto nervoso.
Se volessimo studiare la malattia da zero e trovarne una cura potremmo procedere come in una macchina del tempo, accelerando moltissimo l'avanzare della medicina e del progresso.
Possiamo partire sicuramente dal 1400, quando i primi studi pionieristici sulle strutture del corpo umano iniziarono a diventare metodici, ordinati, utili alla comprensione generale. Se non conosci le strutture del corpo, gli organi, i tessuti, i particolari, non saprai mai che un danno al sistema nervoso possa causare un problema come quello della SMA. Per conoscere "i nervi" (termine popolare che uso per comprensione) serve tantissimo tempo, essendo un tipo di tessuto che ritroviamo praticamente in tutto il corpo (ed è caratterizzato anche da una struttura complessa e letteralmente intricata). Servirono altri anni per scoprire il funzionamento dei nervi e quindi dei muscoli (che dai nervi sono "comandati"), è noto l'esperimento di Galvani che ipotizzò la presenza di "elettricità" negli animali ed ancora decenni per capire che quell'elettricità derivava da certe reazioni chimiche e fisiche e che, oltre ai nervi, erano necessarie altre sostanze (ad esempio i cosiddetti neurotrasmettitori) perché tutto funzionasse perfettamente.
Almeno 500 anni quindi per arrivare a capire le basi elementari del funzionamento del sistema nervoso e di quello muscolare (ed ancora oggi facciamo altre scoperte).
Questa è la "normalità".
Ma quando un muscolo o un nervo non funzionano bisogna capire cosa non li fa funzionare. Per farlo devi indagare su tutti i fronti: il problema risiede nel cervello (che controlla tutti i nervi)? O nei muscoli? Oppure negli stessi nervi? Per quale motivo i nervi non riescono a trasmettere l'impulso che serve a muovere i muscoli?

Nel caso della SMA il problema risiede nel midollo spinale, da qui partono i nervi che controllano i movimenti (si chiamano "motoneuroni"), come si è arrivati a questa scoperta?
Sono serviti anni di studi: anatomici, di fisiologia, neurologia.
Ok: "e allora?"
Ora, abbiamo capito (fino ad un certo punto) cosa provoca la malattia, abbiamo capito (fino ad un certo punto) dov'è il problema, sono serviti secoli di studi per arrivare a questo punto, possiamo trovare la cura, o no?
No.
Prima di trovare la cura bisogna ancora capire perché esiste quel problema alle strutture nervose, siamo quindi solo all'inizio.
Il problema è molto probabilmente più profondo, deve risiedere nei geni, quelle strutture piccolissime che regolano ogni attività del nostro organismo, dal colore degli occhi alla capacità di movimento. Ma studiare i geni è difficile: oltre ad essere strutture microscopiche, nel nostro organismo abbiamo più o meno 22.000 geni (alcuni non sono ancora stati studiati) e ad ognuno di essi dev'essere attribuito uno scopo, una funzione, qualcosa che si studia già da più di un secolo.
Ma prima di "scoprire" i geni dobbiamo scoprire la cellula, poi il suo nucleo ed infine arrivare a vedere i cromosomi, quelle strutture ancora più piccole che tutti noi umani abbiamo raccolti in 23 coppie per un totale di 46 cromosomi, uno diverso dall'altro, siamo arrivati alla fine del 1800 e nel 1910 si scopre che esistono strutture ancora più piccole, i geni appunto, nel 1944 si arrivò alla scoperta del DNA che poi fu perfezionata dopo alcuni anni.
Dalla cellula al gene
Nel frattempo, più o meno attorno al 1910, si cominciò a parlare di virus, "organismi" ancora più piccoli dei batteri che potevano causare malattie ed avevano un comportamento molto particolare: per vivere e riprodursi dovevano "entrare" in una cellula.
Scoperti i virus? E quindi? Che ce ne facciamo se a noi interessa trovare una cura per la SMA o per il cancro? Cosa porta la scoperta dei virus a favore delle persone con queste malattie?

Siamo arrivati al 1990, quando in diversi centri di ricerca in tutto il mondo si cerca in maniera spasmodica di scoprire quale possa essere il gene (o i geni) responsabile della malattia, ci riescono alcuni centri in contemporanea ed uno di questi pubblica sulla rivista Nature i suoi risultati che dicono di cercare nel cromosoma numero 5.
Ecco: la ricerca ha fatto un enorme passo avanti (e l'ha condiviso con il mondo pubblicandolo in una rivista scientifica, in modo che tutta la comunità scientifica possa controllare quei dati, riprodurre la scoperta e proseguire negli studi). Ai fini della cura immediata della malattia non cambia praticamente nulla ma sappiamo qualcosa (di molto importante) in più, conosciamo un elemento fondamentale, abbiamo aggiunto un tassello al "grande puzzle".
Gli studi vanno avanti, il cromosoma identificato viene passato al setaccio, studiato, confrontato, si studiano i cromosomi 5 di persone con SMA, poi di famiglie intere ed infine tutto torna: la causa della malattia è il gene detto SMN, localizzato con precisione, nella regione q11.2-13.3 del cromosoma 5, proprio il gene che codifica la proteina che fa sopravvivere i motoneuroni.
Pazzesco. Dopo tanti anni ora sappiamo da cosa è causata la malattia ed abbiamo identificato con assoluta precisione il difetto genetico che la causa, sappiamo anche dove si trova esattamente. Questa è fantascienza...ma a chi ha la malattia a che serve la fantascienza se la sua situazione non cambia neanche un po'?
A noi servono cure, non sterili scoperte che all'atto pratico non servono a nessuno.
Bene, questo è proprio il problema di cui parlavamo all'inizio, siamo talmente convinti che tutta l'esistenza umana si concentri sulla nostra breve passeggiata sul pianeta Terra, che una scoperta che non serve a noi personalmente, pensiamo non possa essere utile (per lo stesso motivo inquiniamo, a noi lascerà una malattia in più, ai nostri discendenti anche un'intera foresta in meno) all'umanità. Se così avessero pensato anche Fleming, Pasteur, l'inventore del microscopio o chi ha scoperto il funzionamento del cuore, noi saremmo ancora qui a curarci con le radici e con la canfora e morendo, se non di peste, di infezione, felici perché curati con la natura ma morti.
Il corso della scienza e la ricerca, che ne è il motore, è complicato, estenuante, lunghissimo ed apparentemente inutile all'atto pratico. 
Apparentemente, perché passo dopo passo, come dalla ruota si è arrivati allo Shuttle, dalla scoperta della cellula si può arrivare alla cura di una malattia incurabile.
Come? A volte con ulteriori lunghissimi passi, altre volte velocemente (in senso relativo) ma piccoli scalini possono portare in cielo e quindi non bisogna mai abbandonare la speranza, ogni scalino ha un senso ed un obiettivo. Così dalla scoperta dei virus tanti anni fa, i malati di SMA di oggi possono riaprire le porte della speranza. Succede anche per altre malattie, dei tumori e di altre patologie (sclerosi multipla, diabete, SLA...), solo pochi anni fa eravamo all'oscuro di tutto, oggi qualche scalino è stato percorso.
Ma forse ci stiamo dilungando (visto? Già solo raccontare le scoperte scientifiche è un lungo processo) e quindi, di ciò che è successo e di quello che possiamo fare dell'"inutile" scoperta dei virus, ne parleremo la prossima volta.

Alla prossima.

Stamina e guarigioni: la salute ai tempi della pubblicità.

$
0
0
Aggiornato dopo la pubblicazione iniziale

Ricordate i primi tempi del blog, quelli in cui studiavo fotogramma per fotogramma i video dei guaritori e le false testimonianze di guarigione miracolosa?
Ricordate le guarigioni incredibili grazie al bicarbonato che poi si rivelavano falsi anche grossolani ad un semplice controllo proprio dei video realizzati dai ciarlatani che alla fine erano la prova stessa delle loro falsificazioni?
Una presunta guarigione eclatante diventava un banale trucco da baraccone, ma come si sa il "venticello" diventa un uragano e così ogni cura alternativa ha la sua legione di "guariti" con tanto di testimonianze stupefacenti che devono essere rigorosamente diffuse via internet: ripeti una bugia 100 volte e diventerà verità, è un caposaldo della propaganda. Persino una perizia medica giurata, ad una semplice lettura, trasforma un miglioramento dovuto ad una cura alternativa in qualcosa di molto più "ordinario" (un miglioramento dovuto alle cure standard).

Quelle mie analisi erano l'occasione per ribadire che una "verifica medica" non si fa MAI in base a pochi elementi, quelli che possono essere presenti in un video oppure in una testimonianza non controllata; un percorso clinico (soprattutto per una malattia grave e complicata) è composto da vari fattori, spesso sovrapposti, che possono confondere, delicati. Se così non fosse, fare una diagnosi o prescrivere una terapia sarebbe una semplice operazione matematica: hai i sintomi a, b e c, corrispondono alla malattia X e quindi assumi la pillola YZ due volte al giorno. Guarito. Meglio ancora, in questo caso, hai la febbre, guardi la televisione e dopo due ore la temperatura corporea torna normale: la televisione è un antifebbrile.

No, non è così che funziona ed è per questo che esistono i test scientifici, le ricerche, le statistiche, hanno lo scopo di eliminare (o meglio, rendere minima) la possibilità di errore, di condizionamento, di errata convinzione. Una ripresa video, una "testimonianza" (anche giornalistica), una "guarigione" mediatica, non hanno nulla a che vedere con la medicina, con i percorsi che conducono ad una diagnosi, una prognosi, con le mille variabili di un giudizio medico che già può essere difficile anche se condotto con tutte le cautele del caso. Questo è un limite ben conosciuto dai ciarlatani e dai venditori di illusioni, che pensano di liquidare in poco tempo una enorme mole di dati fornendo solo quelli che vogliono loro per convincere chi guarda di avere poteri "straordinari", non per niente esistono su internet centinaia di video, testimonianze e referti di "guarigione" dovuti alle più strampalate terapie e solo in questo blog ne ho parlato diverse volte. "Certificare" il successo di una terapia per mezzo di referti velocemente mostrati in video (o in testimonianze non controllate) è un metodo da ciarlatani: nessun medico serio, nessuno scienziato, nessuno studioso si affiderebbe ad un video per un giudizio serio su un problema medico. L'errata convinzione che un'azione (una terapia, in questo caso) possa avere un risultato che speriamo, è un fenomeno ben conosciuto, si chiama bias di conferma: enfatizziamo ciò che conferma la nostra ipotesi ed escludiamo quello che la smentisce, così si arriva erroneamente alla conclusione che avevamo ipotizzato. Questo comportamento non è per forza un segno di malafede, lo viviamo ogni giorno anche inconsapevolmente.

Riguardo la recente vicenda Stamina, una delle richieste tra le più assillanti è stata quella di "vedere i pazienti uno ad uno". Questa richiesta, oltre ad essere del tutto pretestuosa perché quei pazienti sono stati già visti, è incomprensibile (i pazienti "uno ad uno" hanno delle cartelle cliniche che per l'ospedale di Brescia non hanno dimostrato nessun miglioramento). Ma anche se ciò non fosse vero, la richiesta di "controllare i pazienti" che si dicono guariti è una richiesta tipica delle pseudocure, dei ciarlatani, perché la stessa cosa potremmo chiederla con le decine di "guariti" da tumore "grazie" al bicarbonato di sodio o da chi è guarito bevendo la propria urina (c'è anche un'attrice che lo fa), con il "metodo Di Bella", la pseudomedicina di Hamer, che hanno seguito il metodo Gerson o Clark o le decine di persone "guarite" grazie alla tisana Essiac o al "siero di Bonifacio", ma anche con metodi molto più semplici ad esempio con una medaglietta della Madonna o con la meditazione. Che si fa, andiamo a controllare tutti perché non si sa mai?
No, non si fa così, ci sono due regole di scienza e buon senso:

1) Chi ha un'ipotesi deve dimostrare che è vera, non deve chiedere agli altri di smentirlo (si chiama "onere della prova"): altrimenti smentitemi quando dico di avere un elefante rosa invisibile in garage.
2) Prima di approfondire un'ipotesi bisogna assicurarsi che vi siano le basi di plausibilità per poterlo fare: è parte del metodo scientifico, altrimenti pretendo una sperimentazione nazionale su 100 pazienti che saranno curati dal mio elefante rosa in garage, capacissimo a guarire con uno sguardo.
Vi fidereste?

Non bisogna neanche ipotizzare quindi che da un video o una testimonianza incontrollata, si possa dare un giudizio medico, questo sarebbe un comportamento da ciarlatani, in termine medico si chiama "aneddotica", si tratta cioè di "racconti", interessanti, commoventi, ma mai validi ai fini di giudizio medico.

Pensate un po', c'è invece chi pretende di fare diagnosi e prognosi tramite video di pochi secondi pieni di tagli, evidenziazioni, musichette e sguardi pietosi e con queste basi parla di "dimostrazione" di efficacia di una cura.
Se questo succede per i ciarlatani più feroci stupisce vedere gli stessi trucchi e le stesse "furbizie" in una trasmissione televisiva (satirica) che mostra bambini (ma non c'è una legge che proibisce l'uso di bambini alla TV?) malati, a volte molto sofferenti e che in maniera ossessiva pubblicizza una pratica pseudoscientifica volendola vendere come "cura" per gravi malattie.
Torniamo così alla vicenda Stamina, la presunta cura (ancora segreta, mai sperimentata, senza nemmeno uno studio sugli effetti e l'innocuità o una statistica scientificamente attendibile) di cui si occupa in modo ossessivo la trasmissione televisiva "Le Iene". Come nel caso delle cure alternative per altre malattie gravi, anche qui si è parlato di "guarigione", "salvezza", "speranza di vita" già prima di conoscere la "cura" (che ad oggi nessuno, oltre ai proprietari, sa com'è fatta) ed inizia il venticello delle "tante persone migliorate" che rimbalza da un giornale all'altro, da un sito internet alla TV.
Il programma, in una delle ultime puntate, ha mostrato le "cartelle cliniche" dell'ospedale di Brescia relative a due bambini. Io non mostrerò bambini né farò il loro nome, mostrerò quello che Le Iene non hanno mostrato.
Già, perché quelle "cartelle cliniche", per Le Iene e per Giulio Golia, il conduttore di quella trasmissione (al quale sono state poste 10 domande che lui non ha degnato di risposta, interessante per uno che pretende con gli inseguimenti le risposte dagli altri), sarebbero la dimostrazione dei miglioramenti dovuti alle staminali. Non solo, la trasmissione accusa il ministro della salute Beatrice Lorenzin, di aver mentito quando ha dichiarato che dalle cartelle dell'ospedale di Brescia non si evidenziava alcun miglioramento medico.
Il punto non è se da quelle cartelle si evinca qualcosa "pro" o "contro" la presunta cura "Stamina", il punto è che non è possibile dare un giudizio medico leggendo di sfuggita poche righe, con evidenziato ciò che vuole chi le mostra ed estrapolate da un contesto clinico che è fondamentale ai fini del giudizio. Non solo: si tratta di documentazione relativa a due pazienti sottoposti alle cure bresciane. Ammettiamo la migliore delle ipotesi: quei due pazienti sarebbero migliorati, ma di quanto? Hanno avuto problemi? Quei miglioramenti sono costanti nel tempo? E quanti miglioramenti ci sono stati nel totale dei curati? Non si sa, i video delle Iene non ce lo dicono (e non lo dice nemmeno il "patron" di Stamina"), non sappiamo neanche se il presunto miglioramento sia "fondamentale" o se resti una soddisfazione psicologica che non toglie nulla al decorso della malattia. Sono perciò troppe le variabili che non permettono ad un video di pochi minuti di diventare "prova medica". Però la visione di quelle certificazioni ha lasciato molti nel dubbio: è scritto nero su bianco che quei bambini siano migliorati, tanti dubbi va bene, ma lì è tutto ufficiale!

Giulio Golia mostra infatti "le cartelle" con le evidenze "schiaccianti" di miglioramento (tanto schiaccianti da smentire un ministro della salute!). In effetti...basta seguire il loro video nel quale sono elencati i miglioramenti di due bambini, tutto certificato dalle "cartelle" mostrate: il termine "migliorato"è ripetuto diverse volte e così iniziano le veloci inquadrature dei primi documenti, quelli relativi al primo bambino che, sottoposto alla "cura Stamina" sarebbe migliorato.

Il 13 marzo 2013 (prima infusione) la visita certifica una "tetraipotonia globale" (debolezza muscolare degli arti, ndr). Il 7 luglio 2013 (terza infusione), "minimi movimenti di flessione delle mani e di flessione del polso". Il 30 settembre 2013, dice Giulio Golia nel video: "le cose cambiano ancora": "si segnalano minimi movimenti di flessione delle dita e delle mani" e ("leggete bene", dice la Iena) "movimenti di abduzione e adduzione degli arti inferiori".

Ecco. Questa è la certificazione da cartella clinica (come definisce Golia quei documenti) che evidenzia i miglioramenti del primo bambino che smentirebbero il ministro Lorenzin.
Peccato che Golia manchi di prudenza. Come detto, quelle carte non dicono nulla. Non è corretto, non è così che si fa in medicina, non è, chiaramente, un modo scientifico per mostrare miglioramenti medici e, secondo me sopra di ogni altra cosa, è pericoloso, perché si induce chi guarda, a credere a ciò che non è. Inoltre a Giulio Golia è sfuggito il particolare che quelle non sono cartelle cliniche, ma lettere di dimissione e certificazioni che con le "cartelle cliniche" non hanno nulla a che vedere.

Le "cartelle cliniche" che non sono cartelle cliniche, come mostra lo stesso filmato

Una lettera di dimissione è una sorta di "riassunto" veloce e generale della situazione del paziente che chiaramente non può analizzare ogni aspetto della malattia o della degenza. Per forza di cose una lettera di dimissione è semplicemente un documento semplificato di ciò che è invece un complesso percorso clinico. Se il ministro ha parlato di "cartelle cliniche" ed avesse visionato questi documenti, avrebbe sbagliato nei termini (sul "mentire" non sono io a poterlo dire), se invece ha visionato altri documenti, ovvero delle vere "cartelle cliniche", a mentire sarebbero state "Le Iene".
Ma a questo punto facciamo "La Iena" fino in fondo, così da capire come da quattro carte, con le giuste inquadrature ed evidenziazioni (ed omissioni) è possibile far credere quello che si vuole.
Se fossi una Iena che invece dei "miglioramenti" volessi dimostrare che quei bambini sono stati sottoposti ad un trattamento inefficace e pericoloso ci riuscirei?
Proviamoci.
Userò gli stessi identici "referti" di Golia, ma invece di evidenziare quello che fanno le Iene, evidenzio altre parti dei documenti, vediamo cosa succede e cosa riesco a "dimostrare".
Dopo il primo documento che certifica lo stato di "ipotonia globale" del piccolo paziente, si passa a quelli successivi.
7 luglio 2013 (III infusione): la cartella clinica recita: "assente il controllo del capo" e "si segnalano due episodi di desaturazione (diminuzione dei livelli di ossigeno nel sangue, ndr)". Una situazione per nulla "tranquillizzante", il bambino non sta meglio, addirittura ha difficoltà respiratorie

Dopo la III infusione nessun miglioramento del controllo del capo e 2 episodi di desaturazione (sottolineature rosse mie, evidenziazione bianca originale del video)

Nella stessa cartella inoltre, la situazione muscolare è definita "ipotonia muscolare grave": una situazione praticamente identica alla precedente (di "tetraipotonia globale"), se non più grave:

Situazione muscolare identica a quella iniziale, dopo 3 infusioni.

La situazione quindi è del tutto stazionaria, non migliorata e questo è "certificato" dalle "cartelle" (o lettere di dimissione?) dell'ospedale di Brescia, come si vede qui:

Quadro clinico stazionario, alla III infusione.

Cambio di rotta dunque, un documento mostrato per far notare i "miglioramenti", conclude per una situazione stazionaria. Ma allora il ministro Lorenzin non avrebbe mentito (e sarebbero state Le Iene a farlo)...
Ma siamo all'ultimo referto, si nota qualcosa di drammatico (qui ci vorrebbe la musichetta dei violini, ma quello lo evitiamo, come evito di mostrare immagini di bambini pubblicamente), il bambino fa l'infusione di staminali e guardate cosa succede:
Il 01/10 eseguita infusione di cellule staminali mesenchimali per via endovenosa e intratecale (nel sistema nervoso, ndr). Nelle ore successive si segnalano respirazione addominale ed episodio di desaturazione [...] contattati i rianimatori che ponevano il piccolo in ossigeno...
Desaturazione dopo l'infusione, intervengono i rianimatori...
Dopo l'infusione il piccolo ha una crisi respiratoria tanto grave da richiedere l'intervento dei rianimatori che devono mettere sotto ossigeno il bambino (provvedono anche ad idratarlo) e salvargli la vita.
Avete visto cosa è successo dopo l'infusione di staminali? Ma allora i miglioramenti? La mancanza di rischio?
Tutto falso? Golia ha mentito pubblicamente? L'infusione di staminali è rischiosa per la vita?

Infine: anni di trattamenti, centinaia di "pazienti curati", cartelle, documenti, ospedali...e tutto quello che abbiamo sono due lettere di dimissione con dati discordanti e che non dimostrano nulla? Abbiamo perso tutto questo tempo e speso tutte queste parole (e rischiavamo di spendere 3 milioni di euro) per tutto questo? Ma Le Iene hanno preso in giro un'intera nazione?

No, non lo so, non è possibile giudicare.
Io non sono una Iena, ma un medico e non posso che concludere così.
Non faccio spettacolo ma devo essere onesto ed obiettivo, il più possibile ed a garanzia delle persone. Così il ministero, gli organi competenti, la commissione scientifica che ha controllato il protocollo consegnato da Stamina Foundation al ministro Lorenzin.

Non è possibile stabilire da queste carte se le staminali facciano bene o male, se siano servite o meno. Anche se non è evidenziabile alcun miglioramento evidente, si parla di stazionarietà, non è analizzata la funzione respiratoria (l'aspetto più importante in questo tipo di malattie), i documenti sono pochi, non conosciamo le caratteristiche personali del paziente, non sappiamo quali terapie sono somministrate in contemporanea ed il decorso giornaliero, semplicemente non sappiamo nulla del paziente e dei suoi trattamenti che possono migliorare alcuni aspetti (soprattutto muscolari) della malattia. Nemmeno sulla pericolosità della staminali possiamo spendere una parola: il grave episodio di desaturazione potrebbe essere accaduto indipendentemente dall'effetto delle staminali, potrebbe essere legato semplicemente (anzi, probabilmente lo è) alla malattia, un caso, una combinazione. Non lo sappiamo e non possiamo saperlo.
Nel caso del secondo piccolo paziente, l'ultimo documento (è una valutazione eseguita tramite video fatto a domicilio del paziente, si legge nel referto, che "certifica"lievissimi ma significativi miglioramenti") è del 6 giugno 2012 (quasi un anno e mezzo fa!): e dopo? Come sta ora la bimba? Nel frattempo ha seguito altre cure? Anche qui, non lo possiamo sapere da quei documenti.

È così difficile capire che non è questo il modo più onesto e corretto di diffondere certe notizie?
C'è bisogno di dirlo? Bisogna essere luminari, medici o grandi scienziati o basterebbe solo un po' di buon senso, equilibrio ed onestà?

Attenzione (e ci tengo a ribadirlo): queste conclusioni non significano che le presunte cure siano un fallimento o che siano pericolose, non si può giudicare da queste valutazioni generali se una terapia funzioni o meno (soprattutto con valutazioni così frammentarie, generali, lontane nel tempo). Proprio questo è il problema, Golia usa questi foglietti come prove di qualcosa che non è provata (nel bene e nel male) per nulla. Oltretutto queste sarebbero prove "schiaccianti" (immagino le altre) e dimostrerebbero gli effetti di una cura del tutto rivoluzionaria (avete visto "rivoluzioni", ora che siamo riusciti a leggere altre parti dei documenti?). Sinceramente, non si sta esagerando?

Non so se Golia e le Iene siano davvero coscienti di quello che fanno o sono semplicemente ignoranti in tema medico e scientifico e troppo presi dal loro ruolo televisivo, spero soltanto si rendano conto, prima o poi, del grandissimo danno che stanno causando e che continueranno a causare, perché per rendersi conto della leggerezza con la quale affrontano l'argomento, basterebbe notare come in una delle puntate lo stesso Golia definisca queste pseudocure come "una strada rischiosa e senza nessuna certezza" e qualcuno potrebbe farli riflettere sul fatto che una "strada rischiosa" e che non fornisce alcuna certezza, prima di essere propagandata ed offerta come "cura" per malattie così gravi dovrebbe essere accuratamente controllata, provata, "sospesa" dai giudizi, almeno per prudenza. La stessa prudenza che lo stesso programma avrebbe usato scoprendo che un'azienda farmaceutica avesse sottoposto bambini malati ad una cura "rischiosa e senza certezza", perché per Stamina non si usa il criterio del buon senso?

Tutte queste discussioni sui servizi delle Iene, servano quindi semplicemente a far capire agli inevitabili (e spesso incolpevoli) dubbiosi (non quelli che ci credono "a prescindere" o che hanno interesse a farlo) che quei filmati, quei bambini messi in mostra come pupazzi e quei documenti non servono a nulla se non a coinvolgere emotivamente chi guarda rischiando di fargli prendere decisioni errate, non vi è alcuna base medica o scientifica che possa far ritenere quelle carte o i video mostrati in TV, attendibili o accettabili, tutto si basa sull'emotività, sullo "shock" che provocano, sulla pietà e, non a caso, Vannoni (l'inventore della pseudocura con le staminali), ora si rivolge al Papa, nella migliore tradizione del trascinatore di folle, quale medico o quale scienziato chiederebbe al Papa di risolvere un dilemma scientifico o di "approvare" una sua idea?

Cartelle cliniche che non sono cartelle, miglioramenti enfatizzati, stabilità minimizzate (dopo diverse infusioni), Giulio Golia un po' arrabbiato ed agitato, ha accusato il ministro di mentire. Giulio, se io ti accusassi di mentire per non aver fatto vedere anche le righe dei referti che non "soddisfacevano" la tua tesi e per aver definito "cartelle" delle semplici lettere di dimissione, cosa diresti?



Alla prossima.

Aggiornamento (11/11/13):

un mio follower su Twitter invita Marco Occhipinti (autore de Le Iene e di Giulio Golia) a leggere questo post. Occhipinti risponde:

 

Abbiamo scoperto i virus. Embè? (2)

$
0
0
Nello scorso articolo abbiamo fatto un velocissimo viaggio nel tempo con lo scopo di comprendere come la scoperta di una "cura" sia un processo lungo e complicato e come convergano su di essa decine di anni di studi in molte branche scientifiche e tecniche. Il progresso scientifico che permette di arrivare ad una scoperta non è quasi mai un'operazione come 2+2=4, ma assomiglia più a qualcosa come 2+x+xy+4+y+2z+h=8xyzh, ovvero l'unione di varie conoscenze che fornisce un risultato sconosciuto fino ad allora con ognuna di quelle lettere che rappresenta un'ulteriore scoperta che integra l'intera operazione e che impiega anni (decenni) prima di essere definita. Naturalmente il risultato non è sempre quello corretto e può variare nel tempo. Difficile eh?
Eppure oggi disponiamo di medicine e tecnologie che lascerebbero increduli i nostri avi.
Abbiamo scoperto i nervi (e l'anatomia umana), le cellule, i cromosomi, poi il DNA, i geni, i virus e le loro caratteritiche, abbiamo studiato una malattia e siamo riusciti a capirne la causa (un difetto genetico per la malattia che abbiamo preso come esempio, l'atrofia muscolare spinale, la SMA), abbiamo poi scoperto quale difetto genetico è causa esatta del problema. Per fare tutto questo percorso sono passati più di 200 anni.
Ognuno dei passi realizzati, al momento della sua scoperta, sembrava "inutile", senza applicazione pratica, ma la scienza non esiste per scoprire un rimedio per tutti i mali ma per comporre i mattoni di una grande costruzione: la conoscenza. Ok, tutto bello, ma a noi servono cure per le nostre malattie incurabili, la scienza sarà interessante ma se non ci fornisce dei mezzi di cura, a cosa serve? Avere scoperto i virus decenni fa, cosa porta in più ad un malato di SMA o di tumore?

Ognuna di quelle scoperte è uno scalino e per costruire la scala della conoscenza servono anni, secoli, ma alla fine questo ci consente di vivere meglio e raggiungere il nostro obiettivo. Abbiamo fatto un salto enorme in medicina e se la scoperta dei virus è qualcosa di molto distante dalla scoperta dell'anomalia genetica che è a base della SMA, ci accorgiamo come al contrario ogni scoperta si unisce e sostiene l'altra e che nessuna di esse è inutile. Come la scoperta dell'elettricità ci ha permesso di andare sulla Luna, la scoperta dei virus potrebbe permetterci di curare le malattie, anche quelle più gravi, le malattie genetiche, che per essere guarite necessitano di un intervento complicato ed apparentemente impossibile, dovremmo riparare i geni che non funzionano in tutte (o la maggioranza) le cellule del corpo.
Impossibile, come si può pretendere di riparare il gene difettoso se la causa della SMA risiede proprio in un preciso gene? Dovremmo non solo arrivare in qualche modo dentro la cellula, ma anche identificare il punto esatto in cui vi è il difetto e "ripararlo", è...impensabile, soprattutto considerando che non servirebbe entrare in UNA sola cellula, ma in tutte quelle dell'organismo.
No, a quanto pare per noi uomini nulla è impensabile, perché quando ci mettiamo d'impegno (positivo), noi umani troviamo una soluzione per tutto e così quello che sembrava "impossibile" negli anni, diventa "possibile".
Allora rientriamo nella macchina del tempo del progresso: abbiamo scoperto i virus e poi che questi, per "riprodursi" non facevano come altri esseri viventi (che per replicarsi si dividono, si accoppiano, si incontrano) ma dovevano necessariamente "entrare" in una cellula vivente, invaderla e così produrre altri esemplari della propria specie. Siamo riusciti a capire che nella SMA il difetto risiede in una cellula, per la precisione in un cromosoma, ancora più precisamente in un gene ed abbiamo scoperto quale con esattezza.
Abbiamo quindi scoperto che il difetto che causa la SMA è "dentro" la cellula e che per correggerlo dovremmo riuscire ad entrare anche noi dentro quella struttura piccolissima e correggere il problema. Non ci serve dunque "curare" i muscoli o il cervello, ma intervenire sul gene che "regola" la struttura dei neuroni (i "nervi") che comandano i movimenti e le funzioni del corpo.
Negli anni abbiamo scoperto anche che il virus non entra in una sola cellula, ma dopo averlo fatto, i suoi "discendenti" entrano in tante cellule del corpo, quelle di un determinato apparato per esempio.
Se proviamo ad unire le scoperte fatte negli anni può realizzarsi un'ipotesi azzardata ma affascinante: se utilizzassimo i virus per entrare dentro la cellula, potremmo poi penetrare nel nucleo, arrivare al DNA e persino ai geni, raggiungendo in maniera precisa il punto che presenta il difetto. Correggendolo potremmo, se non guarire una malattia inguaribile, almeno limitarne gli effetti, migliorarne la condizione e grazie ai virus non entreremmo in una sola cellula (come detto i virus si replicano ed invadono tante cellule di un tessuto o del corpo) ma in migliaia, milioni e così in tantissime cellule potremmo riuscire a riparare il difetto genetico. Questo consentirebbe non solo di migliorare o curare la SMA ma anche tantissime altre malattie genetiche e persino il cancro visto che, per molte patologie tumorali, conosciamo il preciso errore genetico che le causa.
Non sappiamo quando questo sarà possibile, forse tra 5 o 10 anni, forse tra 100 o forse mai, ma ci stiamo provando con qualche successo e così l'ipotesi azzardata diventa realtà, i "puntini" rappresentati dalle tante scoperte creano un disegno.
Da qualche anno infatti si studiano i virus quali "vettori" (ovvero trasportatori) di farmaci o di terapie che possano intervenire lì, soltanto nei geni e solo in quelli "malati", dove nessun farmaco riesce ad arrivare. Perché se sappiamo come fare a distruggere le cellule "difettose" (quelle che contengono i geni sbagliati, radioterapia e chemioterapia nei tumori fanno proprio questo), non riusciamo ad indirizzare le terapie solo nei confronti delle cellule che non vogliamo: è per questo che molte terapie contro le malattie più gravi possono essere pesanti e con grossi effetti collaterali, non riescono a distinguere cellule sane da cellule malate.
I virus invece sì. Bisogna naturalmente "manipolarli", fare in modo che sappiano dove andare e così con un abile lavoro di bioingegneria, si riesce a "guidare" questi virus dove si desidera: una sorta di proiettile infinitamente piccolo e teleguidato che sa dove andare e cosa fare, un'idea stupefacente.
È quello che sta accadendo con la SMA.
In queste settimane la FDA (Food and Drug administration, l'ente governativo statunitense che controlla e regola i farmaci) ha approvato una sperimentazione sull'uomo di una nuova terapia contro la SMA. Si utilizzeranno proprio i virus, che "telecomandati" (geneticamente modificati), andranno a raggiungere le cellule nervose, si indirizzeranno proprio dove c'è il gene difettoso (nel cromosoma 5) e lo correggeranno o almeno cercheranno di farlo trasportando materiale genetico per sostituire quello che non funziona. La maggioranza dei virus non riuscivano a raggiungere il sistema nervoso, questo ci è riuscito, si chiama AAV9-SMN (virus adeno-associato 9) ed è innocuo per l'uomo (non provoca malattie).
Sembra fantascienza ma non lo è. L'esperimento ha funzionato nelle cavie, si è visto che proprio nel tessuto nervoso, quello che ci interessava, vi era una forte presenza di virus, si è riusciti insomma a portare dove ci interessava (ed in nessun altro posto), il "gene" che ci serve. Un passo enorme nella cura di questa malattia e probabilmente di altre. Pensate ad esempio ai difetti genetici nei tumori o in altre malattie (anche diffuse).
Questi esperimenti hanno diversi obiettivi: correggere direttamente il difetto genetico, trasportare a livello nervoso delle sostanze che migliorano i sintomi o altre che proteggono i neuroni difettosi, tutte idee già consolidate ma che avevano, proprio nella difficoltà a raggiungere solo i tessuti che ci interessano, un ostacolo apparentemente insormontabile. I virus potrebbero essere la risposta. Quanto tempo ci vorrà per una cura? Non lo sappiamo, ma la ricerca non deve vendere prodotti, deve trovare soluzioni.

Terapia genica. Cosa succede nella SMA e con la terapia sperimentale (tradotto da fsma.org)

Cos'ha in comune questa terapia (ancora sperimentale!) con le cialtronerie che si sentono in TV e si leggono su internet? Nulla.
Chi l'ha ipotizzata, ha pubblicato la sua idea in una rivista scientifica in modo da illustrare la metodica, arrivata dopo altri esperimenti. Chi ha letto la pubblicazione ha provato a ripeterla a sua volta anche in altri ambiti, per altre malattie ed ha notato che i risultati erano simili, la strada quindi potrebbe essere quella giusta.
Per questi esperimenti non ci sono stati programmi televisivi, manifestazioni o proteste, nessun primo piano né urla o insulti, solo tanto lavoro, piccoli passi, prove e test, nessun "vip" ha sorriso prestando il proprio volto e facendo appelli e nessun politico ha lavorato per sostenere queste ricerche. Già, perché anche in Italia, nella nostra maltrattata Italia, una cosa simile è stata già realizzata ed ha donato il sorriso ad alcuni bambini ed alle loro famiglie, senza clamore. Questo genere di terapie, ancora innovative, rappresentano una possibilità incredibile proprio perché si tratta di agire su strutture particolarmente piccole e difficilmente raggiungibili (e che conosciamo da pochissimo tempo). L'uso di virus quali veicoli per trasportare sostanze o geni è il risultato di uno sforzo comune di vari campi di studio, è la terapia genica che promette di dare risultati inconcepibili allo stato attuale in malattie oggi chiamate incurabili. Abbiamo parlato della SMA, ma lo stesso discorso si può fare con il cancro sul quale si fanno esperimenti simili, con il virus del morbillo o della poliomielite.
Pensate come si possa riuscire ad usare qualcosa di infinitamente piccolo, modificarlo a nostro vantaggio, inviarlo dove vogliamo per fare una cosa che vogliamo e che ci serve e tutto questo praticamente senza danni all'organismo.
A questa scoperta hanno lavorato i bioingegneri ed i biologi che lavorano con i virus, i genetisti che studiano le malattie genetiche, i medici che le curano, gli statistici che controllano i numeri, gli ingegneri e gli informatici che forniscono i mezzi tecnologici, i tecnici che controllano le apparecchiature. Migliaia di uomini, migliaia di passi avanti e tutti con un solo obiettivo curare una malattia.
Tornate ora indietro nel tempo mentalmente, il tempo passato ci sembra lunghissimo.
Eravamo quelli che pensavano ai lampi come a messaggi divini, quelli che non sapevano dell'esistenza dei batteri e che si emozionavano sognando un viaggio attorno alla Terra.
Eravamo quelli che accendevano lumi ad olio per illuminare le case e che morivano per una ferita infetta o per il vaiolo e tutto questo non è successo nella preistoria ma tre o quattro generazioni fa, quando vivevano persone delle quali probabilmente abbiamo pure qualche foto o ricordo a casa nostra. Il tempo, come si sa, è una misura relativa, eravamo sempre uomini, gli stessi, solo un po' meno avanzati.
La ricerca, la sperimentazione, la nostra caparbietà, ci permettono di raccontare tutto questo e forse un giorno ci sarà un sito che, raccontando la storia della medicina, spiegherà che nel 2013 iniziarono i primi esperimenti che consentirono all'uomo di guarire malattie considerate incurabili (metterà un link a questo articolo per fare vedere come eravavamo arretrati?). Abbiamo fatto un passo unico, dalla scoperta del virus all'ingegneria genetica, ma lunghissimo e solo per brevità ho evitato di parlare delle centinaia di conseguenze e ricerche collaterali scaturite da ognuna di queste scoperte.
Per tutto questo ogni tanto diamo fiducia alla specie umana, a volte irragionevole ma quando vuole esempio di intelligenza superiore e per lo stesso motivo bisogna diffidare da venditori di miracoli e da geni incompresi che buttano un occhio alla telecamera ed uno al nostro portafogli.
Da ora in poi quindi, leggendo di una scoperta apparentemente inutile, riflettiamoci, pensando che nulla è inutile e che, se apparentemente lo fosse per noi, potrebbe però salvare milioni di nostri discendenti, diffidando al contrario di chi ci propone il rimedio pronto, efficace e senza conseguenze: non esiste.

Alla prossima.

La comunicazione persuasiva nella pseudomedicina: due casi a confronto.

$
0
0
Nota: L'articolo è molto lungo, stavo per dividerlo in due parti ma mi sono reso conto che avrebbe perso d'impatto e continuità. Consiglio quindi di leggerlo con calma (per questo motivo lo lascerò in homepage per più giorni del solito) o di stamparlo. Grazie.

Per chi volesse conoscere i particolari (tanti) delle due vicende può leggere qui relativamente al "caso Di Bella" e qui per il "caso Stamina".
==

La comunicazione persuasivaè un tipo di interazione tra uomini che ha lo scopo di influenzare l'opinione del prossimo tramite messaggi costruiti apposta per lo scopo. Si tratta di una tecnica utilizzata in molti campi e con delle regole ben precise. Vi sono diversi esempi quotidiani di questo tipo di tecnica, tanto sottile quanto pericolosa se conduce a decisioni errate e che spesso è rivolta non al singolo individuo ma ad interi gruppi, anche popolazioni.
L'argomento non è strettamente medico ma parla di vicende che si sono incrociate con la medicina, la scienza e la percezione di questa presso la società. Tutto è scaturito da considerazioni personali che poi mi hanno appassionato durante un approfondimento e così ho deciso di farne un articolo.

La recente vicenda Stamina ha molto a che fare con la comunicazione persuasiva, primo perché è stata un esempio di come una storia "televisiva" senza alcuna valenza medica sia diventata in brevissimo tempo "virale", abbia coinvolto l'ambiente scientifico anche ad alto livello ed abbia smosso le coscienze e le masse.
In secondo luogo, il protagonista di questa storia, Davide Vannoni, docente di ergonomia cognitiva all'università di Udine, ha scritto un libro proprio sull'argomento: "Manuale di Psicologia della comunicazione persuasiva", Utet Libreria, Torino, 2001, ovvero di come si caratterizza, si sfrutta e si manipola la comunicazione con lo scopo di "convincere" il prossimo. La persuasione è un mezzo molto utilizzato, soprattutto in campo pubblicitario (il marketing pesca a piene mani dalle regole della persuasione) ma anche nella "quotidiana" informazione (specie quella politica e militare). L'esperimento Stamina quindi, può essere visto come un gigantesco test di persuasione delle masse che ha avuto successo ma che non è andato oltre al fenomeno di costume (da certi punti di vista però con risvolti gravi).
In Italia di storie simili ce ne sono state tante e non solo in campo medico, hanno coinvolto numerose persone e sono state sfruttate quasi sempre per scopi economici, la vicenda Stamina, in particolare, è stata accostata e quella Di Bella, una storia simile ma che invece della cura per tutte le malattie neurodegenerative parlava di una cura per tutti i tumori (e di tante altre malattie). Anche in quel caso avvennero manifestazioni di piazza, si mossero politici e magistrati, si crearono fazioni, associazioni, trasmissioni televisive che erano occasione di scontro e polemiche a non finire. Anche in quel caso, ci si accorse, solo alla fine, che si era caduti tutti in un enorme isteria collettiva, originata da un umano desiderio di speranza ma poi sfuggito al controllo per l'amplificazione regalata dai media e per l'interferenza di politici e personaggi pubblici (che con la salute c'entrerebbero poco ma che in tema di "consenso popolare" sono spesso protagonisti).
Sembrerà strano, ma nonostante Vannoni sia un esperto di comunicazione di massa e persuasione, in questo caso ha sbagliato molte azioni, una in particolare e nel paragone tra lui e Di Bella ne esce completamente sconfitto. Vediamo perché?
Potrebbe essere un'occasione per scoprire i trucchi della persuasione e le vie più "semplici" per convincere le masse di aver trovato la salvezza per tutti.

Di Bella Vannoni, che differenze?

Le storie delle due vicende hanno alcuni punti in comune ma poi si differenziano per altri. Luigi Di Bella era un docente universitario di fisiologia, Davide Vannoni un docente universitario di psicologia (ad Udine). Il primo affermò di aver scoperto la cura sicura per tutti i tumori (ma anche per altre malattie), il secondo la cura per tutte le malattie neurodegenerative (ed altre). Il primo non pubblicò nessun lavoro scientifico sulla sua ipotesi, il secondo nemmeno, nessuno dei due ha sperimentato la sua idea per controllarne la correttezza e nessuno dei due ha mostrato dei risultati (anche personali) da sottoporre al controllo scientifico, così come il primo sosteneva che le sue idee fossero "insabbiate" per colpa di un complotto mondiale (dei medici, scienziati, magistrati, esperti, le case farmaceutiche) e lo stesso fa il secondo. Nello stesso momento il primo usava farmaci prodotti e venduti da case farmaceutiche (quindi perché le stesse avrebbero dovuto "insabbiare" una scoperta che le avrebbe favorite?), il secondo ha ricevuto sovvenzioni e denaro da una casa farmaceutica (quindi perché parlare di "complotto" delle case farmaceutiche se una di queste fornisce denaro?).
Passiamo agli effetti delle due cure.
Quella di Di Bella avrebbe guarito (ai tempi della storia) più di 10.000 persone (si parlava di oltre 20.000 pazienti curati già negli anni '90): all'analisi delle cartelle cliniche nello studio del professore però emerse un numero ben preciso di guariti: zero.
La cura di Vannoni, praticata da anni (e per la quale c'è un'inchiesta in corso), avrebbe guarito diverse persone e molte starebbero migliorando (ma se la cura è somministrata da anni, dove sono questi "guariti" o "migliorati"?). Alla richiesta di prove (mostrare un guarito da una malattia inguaribile è semplice...) questi "miracolati" sono scomparsi, mostrando un tasso di guarigione molto chiaro: zero.
Infine il giudizio degli esperti che hanno esaminato le due cure: la prima, quella di Di Bella non funzionò, la sperimentazione nazionale diede un esito indiscutibile: zero sopravvissuti. Nel caso di Vannoni la sperimentazione non è stata avviata perché gli esperti hanno notato parecchie lacune nel "metodo" che dovevano esaminare, non vi era addirittura chiarezza nemmeno nel tipo di cellule che si dovevano infondere nei pazienti.
A queste analisi i due hanno obiettato: Di Bella dicendo che il metodo applicato non era il suo originale ed era stato stravolto, Vannoni dicendo che il metodo analizzato non era il suo originale ed era stato stravolto per poterlo presentare agli esperti.
Sembra una fotocopia in effetti.
Gli argomenti dell'uno somigliano in maniera clamorosa a quelli dell'altro, le scuse del primo sono identiche a quelle del secondo.
Ma c'è un particolare che ha fatto la differenza e che nel campo della persuasione è fondamentale, per questo stupisce che proprio Davide Vannoni non lo abbia capito subito.

Il manuale sulla persuasione delle masse scritto da Vannoni che ha sperimentato sul campo con la vicenda Stamina
La comunicazione persuasiva si poggia (secondo Hovland et al.) sopra tre fondamenti: la fonte (colui che tenta di persuadere), il messaggio (il contenuto della comunicazione), il pubblico (chi riceve il messaggio).

La fonte: il "guru"

In ogni operazione di persuasione di massa è necessaria la figura del "guru", ovvero di una persona (a volte di un ideale) che permetta alla gente un'identificazione, un trasporto, la possibilità di riscatto e salvezza, la fonte deve essere credibile. Le grandi dittature, che della persuasione delle masse ne hanno fatto (e ne fanno) una regola, creano attorno al dittatore un mito, una figura mistica, inavvicinabile ed imbattibile, così nei casi che stiamo analizzando un ruolo fondamentale è dovuto alla figura dell'"inventore" della cura, il guru, appunto, che può essere l'elemento "vincente" di qualsiasi operazione di marketing (in piccolo, nella pubblicità, il "guru"è rappresentato dal testimonial).
In questo senso è fondamentale l'atteggiamento di chi "invia il messaggio", ma di questo ne parleremo dopo.
Il guru deve costruire attorno a sè il mito, sulla sua persona devono circolare voci tra il reale ed il fantasioso, deve trasformare qualsiasi fatto negativo in un fatto che sostiene le sue idee e chi lo critica o lo sottovaluta diventa automaticamente nemico di tutti, non solo suo.
Partiamo dalla figura di Di Bella.
Luigi Di Bella era un professore associato universitario di fisiologia, nessuna carriera o carica particolarmente prestigiosa, nessun riconoscimento mondiale particolare, pur se pienamente inserito nel mondo accademico si trattava di un docente, dignitosissimo, ma che non raggiunse mai fama scientifica particolare (anche la sua produzione bibliografica è irrilevante e non pubblicò mai uno studio di oncologia).
Così Vannoni: professore di psicologia (nonostante la sua laurea, in lettere), si occupava di ricerche di mercato, non era particolarmente noto e di lui le uniche gesta conosciute erano quelle relative ad un'inchiesta della magistratura.

Come trasformare l'anonimo professionista in trascinatore di folle? Il "guru" deve essere diverso dagli altri, dai "concorrenti" (in questo caso da chi cura le stesse malattie), deve elevarsi.
Ci sono diverse tattiche ed i due ne hanno scelta una simile.
Di Bella era un accademico e quindi la sua "esaltazione" doveva per forza passare da quel mondo, dalla medicina, di lui quindi si diceva che fosse candidato al premio Nobel per la medicina, che aveva pubblicato studi eclatanti, fosse chiamato "il padre della melatonina", che passasse le sue giornate piegato su un microscopio in un suo "laboratorio privato" dove poteva studiare i suoi "teoremi". Una sorta di incredibile genio che nessuno riuscì ad eguagliare. Un genio ineguagliabile, per forza di cose, fa scoperte eccezionali.

Vannoni, non essendo medico ha scelto la via dell'illuminazione: affetto da un'emiparalisi al volto, dopo aver tentato inutilmente una risoluzione, parte per l'Ucraina dove, in un laboratorio locale, si sottopone ad una cura con staminali e, contro ogni aspettativa "ne trae giovamento".
Di Bella diceva che i "baroni" universitari e le aziende farmaceutiche ce l'avevano con lui per le sue eccezionali scoperte, addirittura descrive diversi "tentativi di omicidio" a suo danno (tutti sventati!), Vannoni dice che tutti ce l'hanno con lui perché sono invidiosi e vogliono rubargli l'idea, soprattutto le case farmaceutiche. L'attentato, l'invidia, la gelosia, la cattiveria del prossimo, contribuiscono a cotruire il "mito", la figura dell'eroe buono contro tutti e contemporaneamente, chiunque ne parli male o semplicemente chieda spiegazioni, è un nemico da abbattere e se è nemico del guru è nemico di tutti (se qualcuno vuole eliminare l'eroe buono, dev'essere di una cattiveria incredibile!), un nemico del popolo, insomma.

Sono leggende, chiaramente, Di Bella non è mai stato candidato al Nobel, era praticamente sconosciuto in ambiente medico e non è certamente colui che ha scoperto la melatonina. Vannoni non è certo guarito dalla sua malattia e il "laboratorio ucraino" non ha guarito nessun altro con le sue metodiche, nessuno ha avvelenato Di Bella e nessuno ha rubato l'idea a Vannoni, che invece l'ha venduta ad una casa farmaceutica.
Eccoli i miti.

Sai Baba, guru indiano molto discusso che raccoglieva milioni di fedeli con semplici giochi di prestigio spacciati per miracoli.
Il messaggio: la compassione

Punto decisivo.
Per risultare convincente, il persuasore deve toccare gli aspetti più intimi e profondi dell'animo umano, in ambito medico il lavoro è molto semplice, parlare di malattie, a maggior ragione se gravi ed inguaribili, rende tutto più semplice e per ottenere il risultato più potente, l'arma dei bambini sofferenti senza speranza è infallibile. Il messaggio non deve presentare solo l'idea del guru ma anche le altre, quelle opposte, deve però fare in modo che quelle del guru siano considerate "chiaramente migliori", indiscutibili. Si tratta del fenomeno detto delle "banalità scintillanti" ovvero degli "specchietti per le allodole", le "buone parole" cariche di emotività ed il confronto deve essere spietato: l'idea del "guru" deve avere il potere di "compiacere" il destinatario (in questo caso di guarire i malati) (cfr.: Vannoni "Manuale di psicologia della comunicazione persuasiva", UTET) mentre la tesi opposta non ci riesce. Questo causa adesione alla causa del messaggero, in parole povere è il messaggio stesso, esagerato, definitivo (io guarisco, loro no) che, anche se poco credibile, arriva direttamente al destinatario causando un sentimento positivo. Non a caso la mossa che ha scatenato questa isteria di massa a proposito della vicenda Stamina è partita con la figura di una bambina malata in braccio ai propri genitori supplicanti, con le cure attuali nessuna speranza, con la pseudocura guarigione: infallibile, la pietà fattasi messaggio commerciale.

I due si sono dimostrati abbastanza abili in quest'attività.
Di Bella diceva di poter curare tutti i tumori, quasi sempre ed a qualsiasi stadio, ma con una via d'uscita (ricordate, la via d'uscita serve per rispondere a chi chiederà conto degli immancabili insuccessi). Vannoni dice che "da certe malattie si può guarire" (non ha specificato quali, ma quel "da certe" lascia aperta la speranza per qualsiasi malattia e nel sito della sua fondazione sono elencate decine di malattie "trattate"). Questo atteggiamento è l'anticamera della figura del "salvatore dell'umanità".
L'altra possibilità, nel caso di Di Bella era la chemioterapia (sempre inutile, dannosa, pesante, pericolosa), nel caso di Vannoni sono le cure attuali (sempre inutili, costose, illusorie). Chiaramente i due non sottolineavano che la chemioterapia, che è solo una delle armi contro i tumori, per quanto a volte pesante, permetteva di avere una speranza di salvezza reale di fronte a nessuna possibilità offerta dalla pseudocura e così Vannoni, non sottolinea che le attuali cure sono le uniche che permettono a quei bambini di vivere e non sono nemmeno paragonabili con il nulla da lui mostrato, gli stessi bambini sono vivi perché usano i rimedi creati per loro non da uno stregone di passaggio ma dal progresso tecnico e medico. C'è un particolare affascinante che Hovland (lo studioso che ha ipotizzato le categorie che compongono il messaggio persuasivo) ha riformulato in studi successivi, il cosiddetto "sleeper effect" (più o meno "effetto del sonno"), che avviene quando un'affermazione proviene da una fonte poco credibile e che rischia di non essere presa in considerazione perché eccessiva, esagerata ("guarisco tutte le malattie!", "La mia è l'unica cura efficace!").

Dopo un certo periodo di tempo la stessa affermazione sarà considerata più credibile semplicemente perché il destinatario del messaggio gradualmente dimentica il livello di credibilità del messaggero e non ricorda neanche la provenienza precisa del messaggio dandogli una dignità che prima neanche lui gli dava. Un esempio riguardante i due casi che sto esaminando: Di Bella sosteneva di aver guarito migliaia di persone dai tumori. Dopo l'ispezione ministeriale del suo archivio che notò che non vi era nemmeno un guarito l'affermazione non fu più ripetuta, ma nell'immaginario aleggiano quei "migliaia di guariti" nati chissà come e quando ma che nell'immaginario colletivo esistono ancora.
Lo stesso Vannoni. All'inizio della vicenda che lo riguarda, si parlava chiaramente di guarigione e di decine di persone curate definitivamente dalla sua pseudocura che d'altronde somministra da anni. Con l'evolversi della storia e con la conseguente necessità di mostrare quei risultati annunciati, i "guariti"scompaiono per essere sostituiti da "migliorati", le decine di persone diventano casi singoli (1-2) ma per parte dell'opinione pubblica resta il ricordo delle "guarigioni" in numero eccezionale, mai dimostrate. Se Vannoni avesse annunciato di aver lievemente migliorato due persone in decenni di cura su centinaia di pazienti, la sua affermazione sarebbe suonata sicuramente come irrilevante.

Il ricevente: la massa.

Se posso salvare quasi tutte le persone dalle malattie e se guarisco "certe" malattie, chiunque metterà in dubbio quelle affermazioni, non è "nemico del guru" ma "nemico dei malati". Questo è falso, ma il guru lo trasforma in verità: "non volete fare guarire queste persone, le volete morte".
Naturalmente il guru salta molti passaggi fondamentali e che chiunque conosce: prima di dire che una cura, qualsiasi cura, "guarisca" qualcuno, bisognerebbe dimostrarlo e non sarà certo un video o un servizio televisivo a fare testo ma un controllo medico, una statistica, una valutazione scientifica. In questi casi che stiamo esaminando le valutazioni scientifiche e mediche parlavano chiaro: non vi è alcuna evidenza di effetti positivi di queste cure. Non restava quindi che saltare, da parte dei guru, tutta questa fase e passare direttamente a quella dell'odio: chi ci ostacola non è nemico nostro ma dei malati.
E' un gioco facile, chi è nemico dei malati, ne converrete, è un criminale, un disonesto, cattivo e crudele, non si riflette però sul fatto che, al massimo, si può essere nemici degli pseudoscienziati, ma mai dei malati.
La persuasione a questo punto è quasi completa, la mente della massa ormai non segue più il filo della logica e del buon senso ma entra in un tunnel scavato dal guru che divide in due le uniche possibilità di ragionamento (tutte le altre, guidate dal buon senso, dalla scienza, dalla logica scompaiono del tutto): lui ha ragione, gli altri hanno torto.

Il fatto di rivolgersi all'opinione pubblica non è un caso e non lo è neanche il fatto di sfruttare il mezzo televisivo (come fecero entrambi gli pseudoscienziati), come dice il professor L.J. Shrum esperto di marketing: chi usa la televisione per farsi un'opinione ha più possibilità di avere una visione distorta della realtà. A freddo: se uno di noi facesse una scoperta scientifica cosa farebbe? Insomma, immaginate di scoprire una nuova legge della fisica, una nuova medicina, un nuovo carburante, andreste da un professore universitario a parlargliene, chiedereste informazioni al vostro amico studioso o andreste al telegiornale parlando di "scoperta epocale"? Dipende da cosa si vuole ottenere.

Rivolgendosi direttamente all'opinione pubblica si elimina il filtro della credibilità, della professionalità, si evita l'obbligo della cautela, degli studi, delle prove e del confronto, si passa direttamente al consumatore ed il consumatore, si sa, spesso si fa abbindolare dalle parole della pubblicità e non a caso in tutte e due le storie, il ruolo dei media e di giornalisti incauti (ed a volte in malafede) è stato fondamentale per la loro diffusione. In questo contesto è fondamentale l'utilizzo di "collanti", ovvero di mezzi che permettano di unire empaticamente persone distanti fisicamente e così nasce l'uso di slogan, che accomunano e dirigono l'opinione nella direzione voluta (nel caso Stamina: "Sì alla vita sì a Stamina", un vero e proprio slogan pubblicitario che significa che Stamina=vita e che chi è contro è "contro la vita", non ci sono altri significati). I media trasformano una notizia medica (scientifica), un argomento delicato, in "gossip", "telenovela" con i protagonisti buoni e cattivi e questo fa il gioco del programma televisivo che deve accontentare la morbosità degli spettatori ed indirettamente quello del "guaritore" che vive di pubblico, di fama da piazza, di applausi di pancia.
Nel caso di Di Bella si è assistito addirittura al "marketing" del guaritore (con calendari e canzoni che celebravano la gloria del defunto professore), nel caso di Vannoni esiste addirittura la pagina Facebook dei fans, esattamente come per una rockstar.

Tutto questo provoca una reazione a catena, il pubblico coinvolge le sue tante piccole comunità (amicizie, scuola, sport, gruppi di conoscenti...) per iniziare un processo che si autoalimenta e sostiene.
Nei due casi in esame sono avvenuti fenomeni incredibilmente identici (forse anche per questo si tende a paragonarli): oltre ad essere argomento quotidiano dei mezzi di comunicazione, i "sostenitori" dei due "metodi" spostarono la discussione in piazza (con le manifestazioni, avvenute in ambedue i casi), negli stadi (con gli striscioni "a favore della somatostatina" ed "a favore delle staminali") e...particolare curioso, in ambedue i casi una "pornostar" si espose pubblicamente per sostenere le pseudocure (nel caso Di Bella una certa Jessica Rizzo, nel caso Vannoni una certa Giglian) così come fecero altri personaggi pubblici (cantanti, attori, "vip" ormai sbiaditi e giornalisti). Sorge naturalmente il dubbio di quanto sia sincera questa esposizione e quanto sia motivata dalla ricerca di pubblicità, visto il tema attuale e discusso. La divisione in "schieramenti" e "tifoserie" rende poi immediata l'identificazione e la scelta di "una parte" da "sostenere" e quando si assiste a scontri tra tifoserie, si sa, la discussione non è certo utile o costruttiva (e questo va a favore di chi non ha alcun interesse a fare chiarezza sulla vicenda, che si sposta sul piano "emotivo" ed umano cancellando ogni validazione scientifica o legale) e diventa uno scontro nel quale vince chi urla più forte i propri slogan.

Questi "scontri" sono alla fine un modo per creare il "processo di validazione sociale" (Vannoni "Manuale di psicologia della comunicazione persuasiva", UTET, pagg. 45-49) ovvero quel fenomeno che si autoalimenta perché socialmente condiviso. Un partito politico che annunciasse di essere in vantaggio nei sondaggi pre elettorali guadagna più voti perché molti elettori tendono a favorire il candidato "vincente", l'artista di strada mette delle monetine nel suo cappello per far notare che già altri hanno apprezzato il suo spettacolo. Si usa la fama per darsi credibilità, così Di Bella aveva guarito 20.000 malati (in realtà nessuno), Vannoni ha ricevuto 20.000 richieste per la sua cura (in realtà i ricorsi in tribunale sono meno di 200), il "popolo"è dalla loro parte (nelle manifestazioni però si vedono poche decine di persone) e così via.

C'è un punto che molti sottovalutano e che credo sia abbastanza tipico dei "guru" qui in Italia. Il modo di porsi, l'immagine.

L'atteggiamento.

L'atteggiamento, il modo di porsi di chi lancia il messaggio persuasivo fa parte del primo fondamento della persuasione ma lo tratto separatamente perché risiede proprio qui, secondo me, l'errore di Vannoni.
Luigi Di Bella si presentava con abiti fuori moda ma portati dignitosamente, un atteggiamento di altri tempi, con la voce bassa, a volte incomprensibile talmente era "biascicata". Parlava di cancro come se parlasse ad un bambino e spiegava la sua "ricetta" come si spiega una ricetta culinaria. Le persone erano affascinate ed attirate da lui, suscitava tenerezza e simpatia. Di Bella riservava i suoi scatti d'ira e le sue polemice agli incontri ufficiali, ai rappresentanti del ministero della salute o agli accademici, ma nei confronti del pubblico, quello che in definitiva "decideva" se la sua cura dovesse essere provata (e così è stato, la sperimentazione fu fatta per "volere del popolo") non perdeva mai la calma, mai una parola violenta o fuori posto. Era quasi scontato "parteggiare" per lui e sospettare di tutti quelli che lo criticavano, i famosi "professoroni" che commentavano freddamente, senza trasporto e con tecnicismi incomprensibili le contraddizioni della cura per tutti i mali.
Era la stessa vita del professore modenese a trasformarlo in mito: Luigi Di Bella era un docente universitario, perfettamente inserito nel mondo accademico fatto anche di quel potere, immobilismo e corruzione che egli stesso denunciava: egli era un "professorone", esattamente come lui, velatamente disprezzante, amava definire i suoi pari grado. Per "piacere al popolo" il personaggio Di Bella si era trasformato in quello di uno di tanti figli di una povera famiglia di provincia meridionale, smagrito e con le scarpe larghe, che studiando sotto la luce di un lampione, curvo ed affamato, arrivò dove nessuno pensava, il vecchio barone universitario diventò così il "povero medico incompreso dalla parte dell'umanità".
Davide Vannoni invece ha scelto un'altra linea e questo secondo me è stato uno dei suoi più grandi errori. Forse obbligato dal non essere un esperto o un medico e quindi costretto ad usare termini ed argomenti non scientifici (nel quale campo sarebbe stato "battuto" inesorabilmente), ha posto tutto su un altro piano, quello dell'invettiva, dell'aggressività e della violenza verbale. Attacchi frontali verso chi ha usato argomenti scientifici per criticare l'inconsistenza della sua "cura", minacce, comunicati tesi ad aizzare la folla contro i critici, insinuazioni, persino volgarità. Davide Vannoni non si è curato della sua immagine e questo per un esperto di "comunicazione persuasiva"è stato un grande errore. Anche il suo aspetto, dimesso, anonimo, inelegante, ha rispecchiato la scelta del docente piemontese, quella di porsi più come un "rivoluzionario" da strada più che da "studioso ostacolato" dai poteri forti. Se Di Bella si faceva ritrarre davanti al suo microscopio (probabilmente inutilizzato, ma non era l'uso che voleva sottolineare l'iconografia quanto l'idea), da perfetto "scienziato", Vannoni si fa fotografare in mezzo alla folla da perfetto "capopopolo".

Luigi Di Bella
Davide Vannoni
La massa gli ha certamente dato ascolto ma è rimasta disorientata dalle sue continue contraddizioni, dalle dichiarazioni poi dimostratesi false (i brevetti che non esistevano, le foto copiate, i guariti mai mostrati...) e persino dal lato economico della sua vicenda. Mentre Di Bella nascondeva le sue ricchezze e rendeva leggendario il suo passato dentro le aule universitarie (andava in bici sfidando il freddo, si diceva), Vannoni esce in Porsche, si descrive come "ricco di famiglia", minaccia tutti dicendo che ha già pronte 60 querele con pesantissime richieste di danni, si definisce addirittura "scienziato" (ma è laureato in lettere). Insomma, un personaggio da favola, di altri tempi, contro un discusso imprenditore, scaltro e deciso. Simpatia (umiltà) contro aggressività (presunzione).
Ecco i due personaggi a confronto, due ritratti surreali (come disse qualcuno su Di Bella) in vicende surreali, ognuna a modo suo...

Mentre Di Bella dichiarava di non pretendere denaro dai suoi pazienti (che glielo davano lo stesso, ma ufficialmente sotto forma di donazione libera), Vannoni ha dichiarato la stessa cosa ma ha dovuto ammettere che ha fatto delle richieste di denaro su cui sta indagando la magistratura (giustificandosi con il fatto di dover "pagare le cure per chi non poteva permettersele"), mentre Di Bella dichiarava che le aziende farmaceutiche lo contrastavano perché avrebbero perso introiti (minimizzando il fatto che i prodotti che prescriveva erano a tutti gli effetti farmaci in vendita, anche costosi), Vannoni ha dichiarato lo stesso ma ha stipulato un accordo proprio con un'azienda farmaceutica. Pensate ad un Di Bella quasi piegato sulla sedia a confronto di Vannoni su uno scalino che parla alle folle, oppure al primo che camminava con il pettine in tasca con il quale ogni tanto ordinava i capelli ed al secondo che li ha disordinati ed al massimo li raccoglie in una coda. Questi aspetti, apparentemente secondari, in questo campo sono invece decisivi. L'identificazione con il guru, il sentirsi attratti dalla sua persona è il primo passo della persuasione: sentimentalmente siamo molto più portati a favorire il "debole" e l'indifeso piuttosto che il presuntuoso ed aggressivo. Si badi bene, anche Di Bella fu presuntuoso (dichiarava di poter guarire tutti i cancri senza averlo mai dimostrato neanche per uno) ed aggressivo (chiunque lo criticasse era un ignorante o peggio corrotto e fu pure condannato per diffamazione) ma "sapeva dirlo meglio", con più eleganza, quasi sussurrandolo. L'immagine del "messaggero" che plagia le masse d'altronde è la colonna portante della persuasione politica (il politico da votare è sempre rappresentato come "dinamico", sportivo, in salute, "bello", quello avversario è goffo, "brutto", vecchio...). I grandi dittatori puntavano tantissimo sui loro atteggiamenti "maschi" e sulle prove di forza fisica perché sapevano che "la massa" apprezza tantissimo una guida in salute più che una poco efficente e prestante e per questo anche la formalità (un insieme di comportamenti e stili fortemente controllati e regolamentati) è parte integrante della propaganda politica. Non a caso Di Bella si presentava da solo, Vannoni fa coppia con un pediatra dal passato autorevole ma ormai del tutto infilatosi nella pseudoscienza.

Insomma, per uno strano gioco del destino, il professore esperto di persuasione si è lasciato scappare proprio il "trucco" più semplice, quello di maggior presa, rappresentare la figura del "martire" della scienza, piccolo, povero e contro tutti che può salvare il mondo che nel suo caso si è trasformato nell'imprenditore che sfugge ai controlli per poi finire nelle braccia rassicuranti dell'industria farmaceutica con finanziamenti milionari, nessun "atto eroico", nessun misticismo, Vannoni ha fatto il venditore, né più né meno.

Questo segnerà la fine della vicenda Stamina?

Non è detto, perché come per Di Bella, anche per Vannoni sono nate una miriade di piccole associazioni, Onlus, comitati e gruppi di sostegno. Sono organizzati ed agguerriti, usano gli stessi mezzi del guru ed hanno un solo scopo: raccogliere denaro.
Se il futuro di Vannoni sarà quello delle decine di cliniche dei miracoli sparse per il mondo, quello delle associazioni sarà qui da noi, in Italia, di organizzare collette e partite di beneficienza, sponsorizzate da qualche "vip" incauto che tra lacrime e lamenti crederà di fare del bene quando invece entrerà solo nel complicato ingranaggio degli "sciacalli del dolore".
Questo fino al prossimo guru con la prossima cura miracolosa, perché è una storia che non finirà mai e ciclicamente si ripete, negli anni '70 si parlava della cura Bonifacio per tutti i tumori, negli anni '90 fu la volta di Di Bella, nel 2013 di Vannoni, ogni venti anni, periodo che scandisce perfettamente una generazione di esseri umani evidentemente di memoria pericolosamente molto corta.
Qui un'opera teatrale che racconta la vicenda Di Bella. Notate quante similitudini tra i due fenomeni mediatici.

"Se sei in possesso di questo rivoluzionario segreto della scienza, perché non lo provi diventando il nuovo Newton? Naturalmente noi sappiamo la risposta. Non puoi farlo." Richard Dawkins



Alla prossima.

Bibliografia
  • Vannoni D. Manuale di Psicologia della comunicazione persuasiva", Utet Libreria, Torino, 2001
  • Portolano M, Evans RB. The experimental psychology of attitude change and the tradition of classical rhetoric. Am J Psychol. 2005;118(1):123-40.
  • Briley, Donnel, L. J. Shrum, and Robert S. Wyer, Jr. (2013), “Factors Affecting Judgments of Prevalence and Representation: Implications for Public Policy and Marketing,” Journal of Public Policy & Marketing
  • Hovland, Janis, Kelly, The Hovland-Yale model. 1953
  • Morris D., I gesti: origini e diffusione Mondadori, Milano 1983.
  • Romina Sinosich: Strategie di persuasione nella comunicazione pubblicitaria. Università di Trieste, tesi.
  • Cavazza N., Comunicazione e persuasione il Mulino, Bologna 1997.

Cento manifestanti, un servizio in tv, un professore di psicologia e 3.000.000 di euro.

$
0
0
In un momento come l'attuale, nel quale una famiglia non ottiene mutui o prestiti per bisogni essenziali come una casa, un'azienda non è pagata per i servizi che ha già prestato allo Stato ed un lavoratore deve temere di perdere le proprie certezze come il lavoro o la pensione, può essere importante segnalare come ottenere in pochi giorni 3.000.000 di euro dal governo per provare se un anonimo cittadino dice bugie o la verità. Intendiamoci, ognuno può essere libero di pensare di aver scoperto la macchina che va alla velocità della luce o l'invisibilità, può dichiarare ufficialmente di aver visitato un pianeta alieno o di avere scoperto la cura per tutte le malattie (di mitomani e millantatori è piena la storia), ma la novità importante è che ora chiunque può dichiarare ciò che vuole, troverà sempre qualcuno, anche in un governo nazionale, disposto ad ascoltarlo e sostenerlo, anche con tre milioni di euro.
Non ci vuole tanto.

Prendiamo una persona con una laurea qualsiasi, mettiamo un letterato. Immaginiamo che abbia pensato ad una cura per malattie inguaribili, non una o due, tutte, persino quelle genetiche e che questa cura abbia dei presupposti che nessuna persona al mondo, nemmeno dei premi Nobel per la medicina, sia riuscito a notare.
Supponiamo che per dica in giro che la sua cura funziona, guarisca, migliori.
Ammettiamo che, nonostante non ci siano prove, documenti pubblici, evidenze, dimostrazioni di queste guarigioni (o dei miglioramenti), una trasmissione televisiva di intrattenimento decida di pubblicizzare questa "cura per malattie incurabili", evitando almeno la prudenza dovuta e la risoluzione di pesanti sospetti a carico della società del detto letterato. Facciamo finta che, davanti all'inconsistenza di questi fatti, la comunità scientifica internazionale cerchi di spiegare in tutti i modi che non è così che si curano le malattie né si trattano le persone con disabilità.
Immaginiamo che nonostante tutto questo, uno sparuto gruppo di sostenitori (nell'ultima manifestazione se ne sono contati un centinaio), scenda in piazza per urlare il loro sostegno a questa presunta cura.
Immaginiamo pure che tutta la vicenda arrivi sui banchi del parlamento italiano ed arriviamo ad immaginare che lo stesso parlamento, fondamentalmente con il solo scopo di accontentare parte dell'opinione pubblica, decida di "sperimentare" la presunta cura, destinando un fondo di 3.000.000 di euro.

Se torniamo al letterato che ha "inventato" la cura, c'è da sapere che nonostante questo cospicuo investimento, lui continua a gridare allo scandalo, ad insultare chi lo critica (li definisce "polli starnazzanti") e a non essere d'accordo con questa sperimentazione. "Accetta con rammarico" dice, tra lo sconfitto ed dispiaciuto. Stiamo assistendo allo spettacolo di un uomo triste, rammaricato, insomma, cosa strana, visto che il governo mette a disposizione milioni di euro per sperimentare una presunta cura, nemmeno ben delineata e codificata (l'inventore ha sempre detto che "è tutto nei brevetti", nonostante non esistano brevetti ma solo domande che non descrivono correttamente la metodica utilizzata tanto da essere respinti dall'ufficio brevetti statunitense), che non ha dimostrato di funzionare, che non è messa a disposizione del pubblico o almeno della comunità scientifica, che non ha nemmeno uno studio a suo favore, che non è stata mai testata in nessun modo precedentemente e soprattutto che afferma di curare malattie che nessuno al mondo riesce a curare (in maniera decisiva). Un bel vantaggio per il professore/inventore, non si capisce quindi perché rifiuti questa bellissima (per lui) possibilità, almeno per i bambini che lui dice di voler "salvare". Guai però ad avanzare dubbi o chiedere trasparenza, oltre alle accuse di insensibilità e cattiveria potrebbero aggiungersi i sospetti di chissà quale collusione o connivenza.

Cerchiamo allora di capire cosa si potrebbe fare con quella somma, per aiutare quei cento manifestanti e tutte le altre famiglie con problemi simili e probabilmente tante altre famiglie che di problemi simili potrebbero averne in futuro. Altri siti hanno fatto questo "calcolo" ed io lo riprendo, credo sia una delle assurdità più evidenti della nuova legge.

Con 3.000.000 di euro si potrebbero pagare 80dottorati di ricerca, ovvero 80 persone che studiano le cause e le terapie delle malattie più gravi, come ha calcolato il sito Prometeus.
Con la stessa somma, potremmo costruire6sale operatorie complete di attrezzature all'avanguardia, due al nord, due al centro, due al sud Italia ed 1 sala operatoria "mobile" da spostare in caso di calamità naturale.
Per i bambini (e gli adulti) affetti da grave disabilità, uno dei problemi principali è la disponibilità di centri di riabilitazione moderni ed attrezzati, con quella somma potremmo costruirne20, modernissimi ed attrezzati, che potrebbero aiutare, sostenere e curare migliaia di bambini con malattie come la SMA, la paralisi cerebrale ed altre malattie genetiche, ma anche adulti con SLA, sclerosi multipla, autismo e traumi spinali, diffusi in tutto il territorio nazionale. Questa somma è la stessa che l'associazione italiana sclerosi multipla (AISM) ha destinato per un anno di ricerca sulla malattia.
Con la stessa somma stanziata per provare una cura che finora non ha mai curato nessuno, potremmo pagare per due anni 100tecnici della riabilitazione, fisioterapisti, psicomotricisti, tutte figure fondamentali e realmente curative per tutti coloro che hanno un problema di disabilità, magari da assumere dove ne mancano tanti (e si darebbe aiuto ai disabili e nel frattempo anche lavoro a chi lo cerca), come migliaia di progetti di assistenza domiciliare e 1000 sedie elettroniche basculanti utilissime a chi ha problemi di movimento e deambulazione.
Quintali di oggetti di uso quotidiano utili alla vita di queste persone, 90medici che per un anno potrebbero seguire da vicino la situazione di persone con malattie neurodegenerative, 120 infermieri per due anni (utilissimi!) ed anche due anni per 100 insegnanti di sostegno per chi va a scuola e non trova l'aiuto necessario, senza considerare che si potrebbero pagare anche dei corsi e degli aggiornamenti per questi insegnanti, rendendoli specializzati nel sostegno per questo tipo di problemi.
Ma guarda quante cose si potrebbero fare con quei soldi...
Chi di noi contribuenti non sarebbe felice di destinare le proprie tasse a questi fini, di vedere quei bambini e quegli adulti ricevere cure ed attenzioni dovute e necessarie, chi non sarebbe orgoglioso di un paese che destinasse parte delle sue risorse (soprattutto in un momento di crisi come questo) per aiutare chi non ha tutte le nostre possibilità, eppure tutta quella somma di denaro andrà alla "sperimentazione" di un prodotto mediatico senza basi e soprattutto senza motivi per essere preso in considerazione seriamente. Attenzione, questi investimenti andrebbero a beneficio di quelle famiglie che ne hanno bisogno, comprese quelle che accusano lo stato e gli scienziati dei crimini più odiosi e che scendono in piazza per sostenere il professor Vannoni e la sua associazione urlando "assassini" ai rappresentanti delle istituzioni, le stesse persone che possono mantenere i propri figli in vita grazie agli strumenti reali (aspiratori, respiratori, ausili ortopedici, farmaci, fisioterapia, alimenti...) messi a disposizione dal progresso tecnico e dalla scienza: insultano dei fatti concreti e sostengono un'illusione. Andrebbero pure a vantaggio di tutte quelle "associazioni", nate come funghi, che ora organizzano raccolte fondi, riunioni, collette, vendono magliette e souvenir. Sarebbero insomma patrimonio di tutti.
Il parlamento ha preso una decisione che ha concluso per il finanziamento di una sperimentazione del "metodo", servirà a capire se davvero serve a qualcosa o è solo una grande bugia ma bisogna prenderne atto, è possibile criticarla ma le decisioni istituzionali bisogna intanto rispettarle.
Strano paese il nostro però, nel quale si confonde la "libertà di cura" con il "diritto alla cura". La libertà di cura è sancita dalla costituzione, dalla legge e dalla logica: chiunque può decidere come curarsi, cosa usare per migliorare il proprio stato di salute, come spendere i propri soldi per comprare una terapia o se farla o meno (esiste anche la libertà di NON curarsi). Altrimenti non avremmo persone che vanno a Lourdes per "guarire" o non si venderebbe l'omeopatia, non esisterebbero i pranoterapeuti e sarebbe fuorilegge recarsi in Thailandia per sottoporsi ad infusioni di cellule staminali.
Il "diritto alla cura"è ben altra cosa: tutti i cittadini hanno il diritto di poter accedere alle migliori cure a disposizione e lo Stato le mette a disposizione. Per questo motivo con le tasse di ognuno di noi si pagano le cure per tutti. Basta recarsi in ospedale e chiunque ne abbia bisogno, da un pronto soccorso ad un ricovero, da una terapia ad un intervento chirurgico, lo otterrà "gratuitamente". In Italia dunque, come in questo caso, il diritto alla cura come la libertà di cura sono perfettamente rispettati: chi ha bisogno accede pubblicamente alle cure già disponibili, chi cerca cure non provate o pseudocure, le paga di tasca sua e nessuno potrà impedirgli di effettuarle.
Nel caso delle staminali non si tratta neppure di "cura compassionevole", visto che per rientrare in questo tipo di inquadramento, una terapia deve aver superato una serie di test e prove che le staminali di Vannoni non hanno neanche sfiorato: non si capisce a questo punto nemmeno perché qualcuno abbia autorizzato le attività di Vannoni in una struttura pubblica (l'ospedale di Brescia).
Le staminali non sono un'invenzione di Vannoni, questo sia chiaro, né Vannoni ha mai saputo spiegare o mostrare effetti "particolari" delle sue preparazioni, tutto si è svolto come in un grande spot pubblicitario, visto che l'ha detto la TV, un'intera nazione ne sovvenziona la sperimentazione, non si è arrivati a questa decisione per altri motivi, né per evidenti miglioramenti dei soggetti ad oggi in cura.
Bisogna ricordare anche che i pazienti che hanno usufruito dei trattamenti di Vannoni (compresa la piccola Sofia, la bambina la cui storia ha dato inizio a tutta la vicenda) non hanno mai interrotto le terapie già in corso, quelle di sostegno, la fisioterapia, non vi è insomma nessuna prova che la "cura Vannoni" abbia avuto il benché minimo effetto positivo su queste persone, eppure la nostra nazione lo degna di interesse.

Fanno un po' di tenerezza a questo punto, tutte le persone che ritengono "miracolose" altre pseudocure, nessuno è riuscito ad ottenere ciò che la Stamina foundation (la società di Vannoni) ha ottenuto, nessuna sperimentazione per i viaggi a Lourdes o dei trattamenti sotto la piramide energetica, nessuno pensa agli anelli dell'immortalità o ai guaritori filippini. Le testimonianze ci sono (anche molte di più di quelle relative a questa vicenda), gli "operatori" garantiscono i risultati. Perché "Stamina" sì e loro no? Sembrano dei dilettanti tutti quelli che parlano di "cure segrete" ed "infallibili" in confronto a ciò che è riuscito ad ottenere il professore di psicologia lanciato dal programma "Le Iene".
Non perdano la speranza comunque, in Italia tutto può accadere.

Lo sanno i nostri governanti, evidentemente, perché grazie a loro, siamo arrivati  a questo punto (e dobbiamo quasi tirare un sospiro di sollievo, visto che c'erano possibilità peggiori) che vedranno come, qualsiasi dovesse essere il risultato della sperimentazione, non sarà accettato né da Vannoni né dai suoi seguaci.
Dopo settimane di "tam tam" mediatico insomma, siamo giunti al primo capolinea: si sperimenterà il "metodo Vannoni". Intanto questo può servire a capire a chi è troppo giovane l'atmosfera che si respirava ai tempi dell'altra pseudocura sperimentata a nostre spese, la "cura Di Bella", anche in quel caso manifestazioni, politici in pieno fermento e trasmissioni che rilanciavano la notizia e miliardi spesi per ottenere un nulla di fatto e centinaia di morti.
Ho già detto che in fondo al cuore resta la speranza che per qualsiasi motivo questa sperimentazione dia esito positivo, scambierei volentieri la mia incredulità con la salute di uno di quei bambini, però è anche vero che se i risultati fossero negativi più di una persona dovrà farsi un esame di coscienza. Si è parlato di cura, guarigione, salvezza, si sono disprezzati scienziati, esperti, famiglie e bambini, sono arrivate anche minacce ed insulti. Il protagonista indiscusso di questa storia è uno solo ed in ogni caso, alla fine, sarà stato lui a guadagnarci, qualsiasi sia il finale, perché qualcuno glielo ha permesso. Questa persona dice di aver trovato una cura per malattie incurabili e che questa cura la conosce solo lui e può essere "preparata" solo da lui (ovvero nei suoi laboratori). Basterà aspettare per conoscere la verità.
Un solo consiglio mi sento di dare al prof. Vannoni: la smetta di lanciare comunicati su Facebook, secondo me non le fanno onore, sembrano propaganda spicciola e nessuno deve arrivare a pensare che a lei interessi più la propaganda e smuovere le masse più che dimostrare che la sua cura funzioni. Si metta a lavorare in silenzio e provi finalmente al più presto di avere ragione. Se ne ha.


Davide Vannoni, avrebbe trovato la cura per malattie incurabili.

Alla prossima.

==

Nota aggiuntiva:

Interessante conoscere le obiezioni di Vannoni alla sperimentazione proposta, il professore, purtroppo, si contraddice ripetutamente e mostra di non conoscere bene né la biologia né le norme e nemmeno le regole di preparazione di cellule staminali, non essendo uno scienziato non sarebbe suo dovere, ma proprio per questo il buon gusto gli imporrebbe di non parlare di cose che non conosce (ed anche di non dipingersi come "inventore di medicine"), ma se siamo arrivati a questo punto, andiamo fino in fondo.

Per capire il livello di scuse obiezioni di Vannoni alla sperimentazione serve anche rispondere a ciascuna di esse, per questo, accanto alle obiezioni, è utile leggere le parole del prof. De Luca, esperto di staminali che con questo tipo di cellule ha letteralmente ridato la vista ai ciechi (e lo ha dimostrato...). Leggeremo gli argomenti di Vannoni e quelli di uno scienziato, così, giusto per farci un'ulteriore idea di chi è che dice cose ragionevoli.
Ecco le motivazioni pubblicate su Facebook (il prof. Vannoni ha proprio un'allergia al parlare di medicina in posti "consoni") che secondo Vannoni invaliderebbero la sperimentazione controllata con le relative risposte del prof. De Luca (riportate in corsivo subito dopo le parole di Vannoni, alcune risposte riguardano più obiezioni):
Nota: il laboratorio GMP: è un laboratorio dotato di precisi requisiti precisi tecnici, di sicurezza ed organizzazione (GMP=Good Manufactoring Practice, buone norme di lavorazione, sono una serie di regole che massimizzano i risultati e minimizzano i rischi di una procedura)

Davide Vannoni: Perchè la metodica Stamina non potrebbe essere utilizzabile in un laboratorio farmaceutico (modalità GMP)

1. Tutti i media di coltura utilizzati dal protocollo Stamina non sono GMP, modificarli per adeguarli ad una produzione farmaceutica crerebbe un prodotto cellulare differente che non sarebbe mai stato applicato sull'uomo a differenza di quello prodotto con il protocollo Stamina, che, seppure ancora da sperimentare pienamente, non ha mai dato effetti collaterali ed ha dato risultati significativi su singoli pazienti.


Michele De Luca (Professore Ordinario di Biochimica e Direttore del Centro di Medicina Rigenerativa Stefano Ferrari dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia):
Tutte le colture cellulari usate in tutto il pianeta per scopi clinici possono essere (e sono) coltivate in GMP, incluse le staminali mesenchimali oggetto di oltre 300 sperimentazioni cliniche ufficiali. Tutti i componenti dei terreni di coltura possono facilmente essere adeguati alle GMP. Stamina continua a dire che il suo metodo “è scritto nei brevetti”. Tutto quello che è scritto nelle domande di brevetto può essere riprodotto in GMP. In nessun caso una procedura GMP crea un prodotto differente per attività biologica da quello prodotto in condizioni non controllate. Crea solo un prodotto più sicuro. Se il prodotto non può essere fatto in GMP, allora il metodo non è utilizzabile in nessun Paese occidentale, e quindi non può essere riprodotto fuori dall’Italia. Se viceversa un prodotto cellulare è efficace solo se prodotto in condizioni che mettano potenzialmente a repentaglio la sicurezza del paziente, vuol dire potrebbe essere tossico. Un rischio anche se potenziale dal punto di vista deontologico è ingiustificabile. 

2. La procedura di differenziazione si completa durante le ultime tre ore prima dell'infusione e deve, quindi, essere svolta nell'ospedale in cui si svolge l'inoculazione. Ciò potrebbe avvenire nei laboratori dei centri trapainti presenti negli ospedali in cui si svolge la terapia, onde evitare spesso pericolosi spostamenti a pazienti in gravi condizioni.
6. I laboratori per trapianti, come è, ad esempio, quello di Brescia, sono laboratori sterili, a pressione positiva dotati di cappe a flusso sotto le quali operano i biologi in condizioni di altissima sterilità. Esistendo omologhi di tali laboratori in tutti gli ospedali in cui si fanno trapainti, il materiale sarebbe facilmente trasportabile e si potrebbe scongelare in diversi ospedali senza dover muovere i pazienti, mentre non avrebbe senso fare una parte della lavorazione in un laboratorio farmceutico per poi finirla in un laboratorio non farmaceutico.

Non esiste la possibiltà biologica che una qualsiasi cellula si trasformi in una cellula completamente diversa in solo 3 ore. In ogni caso, se il differenziamento è stabile, deve rimanere dopo 3 ore. Se il differenziamento è instabile, allora non esiste nessuna verifica che sia stabile dopo la somministrazione. 

3. La composizione dei terreni di coltura varia ogni 2 giorni in base all'andamento dello sviluppo cellulare tipico di ogni linea cellulare (di ogni paziente), ciò non è compatibile con i protocolli rigidi previsti nelle cell factories GMP.

Qualunque variazione dei terreni di coltura durante la produzione delle cellule può essere fatta in GMP; basta prevederla in quelle che si definiscono procedure ordinarie standard. Non è invece concepibile che la variazione sia decisa in modo estemporaneo e casuale. In base a quale parametro vengono modificate le condizioni di coltura, e in base a quali dati si identificano le variazioni necessarie per ogni coltura e per ogni paziente? E in che cosa consiste il “metodo”, se il metodo cambia ogni volta, anzi ogni due giorni, e nessuno sa in che modo? Visto che queste modifiche non sono descritte ne’ nelle richieste di brevetto, ne’ altrove, come si fa a sapere che la metodica sia riproducibile. In altri termini chi garantisce che Stamina non aggiunga o abbia aggiunto altri farmaci o altre cellule al materiale che viene infuso ai pazienti? 

4. Ogni stanza (camera bianca) di un laboratorio GMP contiene un solo incubatore con all'interno una sola linea cellulare (un solo paziente), quindi una cell factory di grandi dimensioni (10 camere bianche) potrebbe produrre al massimo, con la metodica stamina, cellule utili per la terapia a 10 pazienti, per un totale di 120 pazienti all'anno. Quantità assolutamente incompatibile con la numerosità dei pazienti in attesa, affetti da malattie orfane di farmaci.
7. Nei laboratori per trapianti si possono utilizzare più incubatori contemporaneamente, ponendo una sola linea cellulare per ogni piano (circa 4 linee cellulari per incubatore). Sono, inoltre previste sia la tracciabilità di tutti i media di coltura utilizzati, sia la descrizione delle procedure, sia approfondite valutazioni sul prodotto cellulare finito prima di essere iniettato (analisi di sterilità, caratterizzazione delle linee cellulari, telomerasi, vitalità cellulare), allo stesso modo in cui potrebbbero essere svolte in un laboratorio farmaceutico.

Non è vero che un singolo laboratorio GMP contiene un solo incubatore con all'interno una sola linea cellulare. È sufficiente adottare le procedure previste per poter coltivare le cellule di diversi pazienti in un singolo laboratorio, che può contenere certamente più di un incubatore. 

5. I costi per la produzione in un laboratorio GMP lievitano di circa 12 volte, così, se una linea cellulare prodotta in un labotratorio non farmaceutico, con la metodica Stamina costa tra i 5000 e gli 8000 Euro, in un laboratorio GMP verrebbe a costare circa 60.000 Euro. Visto che i costi di produzione cellulare sono a carico di Stamina, allora risulterebbe più etico continuare a produrre le linee cellulari presso gli Spedali Civili di Brescia dove, con le pronunce dei Giudici del Lavoro, si potrebbero curare un maggior numero di pazienti con lo stesso costo di produzione.

La sicurezza dei pazienti non può essere misurata in migliaia di euro. Dal momento che Stamina sostiene che il suo metodo può essere applicato a tutti i malati rari (circa 8000 malattie rare con almeno 1 milione di pazienti in Italia) la maggior parte dei quali non sono in pericolo di vita, è essenziale avere una coltura che sia sicura, per evitare di creare un danno in un paziente già di per sé debole. Lo Stato ha offerto di coprire i costi della sperimentazione in GMP. Stamina sostiene che si deve risparmiare a scapito della sicurezza dei pazienti, e in violazione della legge, perchè le spese per la produzione di cellule sono a suo carico. Lo Stato invece ha offerto di coprire i costi per 3 milioni di euro, per produrre le cellule in sicurezza a vantaggio dei pazienti, e non per “ stendere i protocolli di valutazione”, come è ovvio. È in grado Stamina e il suo finanziatore Medestea di coprire i 144 milioni di euro necessari a trattare, senza sperimentazione formale, e senza GMP, i 18000 pazienti di cui Stamina parla, al costo di 8,000 euro a paziente che Stamina indica?

6. I laboratori per trapianti, come è, ad esempio, quello di Brescia, sono laboratori sterili, a pressione positiva dotati di cappe a flusso sotto le quali operano i biologi in condizioni di altissima sterilità. Esistendo omologhi di tali laboratori in tutti gli ospedali in cui si fanno trapainti, il materiale sarebbe facilmente trasportabile e si potrebbe scongelare in diversi ospedali senza dover muovere i pazienti, mentre non avrebbe senso fare una parte della lavorazione in un laboratorio farmceutico per poi finirla in un laboratorio non farmaceutico.
7. Nei laboratori per trapianti si possono utilizzare più incubatori contemporaneamente, ponendo una sola linea cellulare per ogni piano (circa 4 linee cellulari per incubatore). Sono, inoltre previste sia la tracciabilità di tutti i media di coltura utilizzati, sia la descrizione delle procedure, sia approfondite valutazioni sul prodotto cellulare finito prima di essere iniettato (analisi di sterilità, caratterizzazione delle linee cellulari, telomerasi, vitalità cellulare), allo stesso modo in cui potrebbbero essere svolte in un laboratorio farmaceutico.


Non è vero che i laboratori per trapianti siano uguali ai laboratori GMP per le colture cellulari. Il Centro Nazionale Trapianti che li coordina in tutta Italia ha affermato che queste cellule sono farmaci e non tessuti e che i centri trapianti non hanno la competenza ne la capacità per lavorare queste cellule. Lavorare in GMP non significa solo avere una determinata tipologia di laboratorio. Significa adottare tutta una serie di procedure a garanzia del paziente. Procedure che garantiscono, nel caso delle colture cellulari, di somministrare al paziente un prodotto sicura e efficace Non è certo a spese di Stamina, che il sottoscritto dirige una Cell Factory Autorizzata in GMP, attraverso la quale ripristina da molti anni con cellule staminali vere, la vista di chi l’ha perduta (Rama et al., N. Engl. J. Med. 2010, 363:147-155). Sarà forse invece a spese dei cittadini che Stamina potrà sperimentare il suo "metodo"; se il Parlamento sovrano così decidesse ne prenderemo atto senza nessuna intenzione di chiedere degli sconti sulle regole di sicurezza.

Vaccini ed autismo: la prova in una scheda tecnica? No, mi sa di no...

$
0
0
Ho ricevuto molte segnalazioni su una delle tante "catene" che circolano su internet e sui social network a proposito di vaccini ed autismo.
Il titolo è altisonante "I vaccini causano autismo: la prova definitiva che sbugiarda i pro-vaccinisti".
La prova?
Vuoi vedere che è uscito uno studio serio che ne smentisce centinaia?
Si tratterebbe di qualcosa di rivoluzionario, visto che il nesso tra vaccinazione ed autismo è nato con una ricerca fasulla e, successivamente, non solo non fu confermato ma fu seccamente smentito da studi ripetuti sul tema.
Vado a controllare e, come spesso accade, ecco che la "prova che sbugiarda" si trasforma in "falso che conferma" (che c'è tanta ignoranza e malafede).
Prima leggete l'articolo e guardate l'immagine riportata.
Il vaccino Tripedia causa autismo! È scritto anche sulla scheda tecnica...
Si riferisce alla scheda tecnica del vaccino antidifterite-tetano-pertosse (nome commerciale Tripedia), tra le reazioni avverse è riportato l'autismo.

In realtà, questa prova, oltre a smentire decenni di studio rivelerebbe una nuova scoperta perché la leggenda originale voleva che a causare l'autismo fosse il vaccino MPR (anti morbillo, parotite, rosolia), in questo caso si parla di vaccino antidifterite, tetano, pertosse, due sconvolgenti scoperte al prezzo di una...e se lo dicono anche loro (l'azienda produttrice) in scheda tecnica qualcosa di vero ci sarà!
In realtà non è come vogliono fare credere i condivisori compulsivi (ovvero i diffusori di bufale). Negli Stati Uniti la pressione legale è molto forte (come è forte l'usanza di ricorrere a "class action", ovvero una sorta di "causa collettiva" contro qualcuno).
Le aziende farmaceutiche, per evitare che qualcuno pretenda risarcimenti pretestuosi ha iniziato a riportare nelle schede tecniche effetti collaterali di qualsiasi tipo, anche mai avvenuti o mai dimostrati: è un modo per dire "noi avevamo avvertito, non potete denunciarci". La stessa cosa sta avvenendo anche in Italia, per esempio non esiste alcun farmaco che sia indicato in gravidanza (persino dei farmaci che si usano solo...in gravidanza!), oppure basta leggere qualsiasi scheda tecnica di un farmaco molto utilizzato, si troveranno effetti collaterali rarissimi e spesso solo teorici con la dicitura "segnalati anche casi di...", così riportare un'avvertenza come "usare solo sotto controllo medico"è un modo per dire "noi non vogliamo rogne", una "protezione" legale che risponde all'aumento delle richieste di denaro dei consumatori che negli ultimi anni sta diventando una piaga economica: si tende a chiedere risarcimento per qualsiasi cosa, qualsiasi incidente, problema, evento deve essere "colpa di qualcuno" e quel "qualcuno" deve pagare, se è una grossa azienda è pure più facile.

Per comprendere come in quella scheda tecnica non sia riportato un evento avverso provato basterebbe leggere le righe che seguono la frase sull'autismo (che chi ha diffuso la bufala ha pensato bene di nascondere):
"Events were included in this list because of the seriousness or frequency of reporting. Because these events are reported voluntarily from a population of uncertain size, it is not always possible to reliably estimate their frequencies or to establish a causal relationship to components of Tripedia vaccine." (tradotto: "Gli eventi inclusi nella lista sono inclusi per la loro gravità o la frequenza delle segnalazioni. Dato che questi eventi sono segnalati volontariamente da una popolazione di dimensione incerta, non è sempre possibile stimare in modo attendibile la loro frequenza o stabilire una relazione causale ai componenti del vaccino Tripedia"
In parole povere, alcuni eventi avversi tra i quali l'autismo, sono riportati solo perché segnalati volontariamente dai vaccinati (negli USA esiste il registro VAERS che accetta segnalazioni on line da chiunque) e non vi è alcuna prova siano legati alla vaccinazione, per non sbagliare (e per proteggersi) l'azienda li ha quindi inseriti nella lista.
Il vaccino causa l'autismo, è scritto sulla scheda tecnica, ma è scritto anche che la segnalazione è su base volontaria (cioè qualcuno lo ha segnalato ma non vi sono certezze sull'attendibilità della correlazione).

C'è una grande differenza tra il riportare degli eventi segnalati di propria volontà e senza controllo e "prova" di collegamento tra un farmaco ed un problema di salute.
Convinti? Non ancora?
Beh, allora guardate un po' più su nella stessa scheda tecnica (anche questo non è stato mostrato dai antivaccinisti), poche righe sopra, dove sono segnalati altri eventi avversi, addirittura mortali:
"Causes of deaths included seven SIDS, and one of each of the following: enteritis, Leigh Syndrome, adrenogenital syndrome, cardiac arrest, motor vehicle accident, and accidental drowning." (tradotto: "Le cause di morte includevano sette SIDS ed una delle seguenti: enterite, sindrome di Leigh, sindrome adrenogenitale, arresto cardiaco, incidente automobilistico, annegamento accidentale".
Il vaccino causa anche incidenti stradali e annegamento

Avete letto bene? Secondo voi i vaccini causano anche incidenti stradali ed annegamento oppure l'azienda ha elencato qualsiasi segnalazione, giusto per proteggersi legalmente?
Ecco: la possibilità che un vaccino causi autismo sono esattamente le stesse di quelle di annegare per colpa del vaccino. Il fatto che già l'origine dell'ipotesi sia nata da uno studio falso il cui autore ricevette denaro per la compilazione dovrebbe far capire quanto ci sia di vero, ma anche la continua malafede e disinformazione sparsa dagli antivaccinisti dovrebbero far riflettere quei genitori che hanno qualche dubbio.

Qui la scheda tecnica originale (e senza manipolazioni) del vaccino (USA) Tripedia.
Questa scheda tecnica "sbugiarda i provaccinisti" (come dicono gli articoli sparsi sul web) o dimostra come qualcuno pur di spargere disinformazione diffonde il falso?
Ragioniamo prima di farci prendere per i fondelli.

Alla prossima.

Terapia adronica: bombardiamo il cancro con le particelle pesanti!

$
0
0
Quando parliamo di terapia contro i tumori a cosa pensiamo?
Forse il pensiero più immediato è alla chemioterapia. Beh, le cose non stanno proprio così, visto che la chemioterapia è solo parte (piccola parte, per alcuni tumori) della cura del cancro. Le terapie si sono evolute e persino la radioterapia, considerata un pilastro terapeutico inamovibile, ha fatto dei passi avanti. Spiegare i progressi della radioterapia non è semplicissimo ma ho chiesto ad un esperto di farlo per noi e di spiegarci cos'è l'adroterapia, il metodo più avanzato e preciso di terapia a base di radiazioni per la cura dei tumori. Ringrazio l'autore del pezzo per il suo contributo (interessante e molto divulgativo) e speriamo possa appassionarvi.
Adroterapia, vediamo di cosa si tratta?

==

Radiazioni contro il cancro? Possiamo usare le radiazioni per curare il cancro.
Ma come, possono pensare alcuni, mi avevano detto che le radiazioni fanno male!
Esattamente questo è il punto: le radiazioni fanno male. Anche al cancro. Se riusciamo a fare più male al cancro che al paziente che lo ospita, abbiamo un beneficio. Del resto tutto è veleno, nelle dosi sbagliate, e la tecnica sta nel dosare le radiazioni in modo da danneggiare il più possibile il tumore e il meno possibile il paziente. Come funziona? Perché le radiazioni fanno male in particolar modo al cancro? Le radiazioni sono particelle. Quando queste particelle colpiscono il DNA, come minuscole pallottole, lo danneggiano. In particolare, lo danneggiano più facilmente mentre si sta duplicando, cioè quando è aperto, meno compatto e più esposto. A volte i danni al DNA sono riparati dalla cellula stessa, ma se sono abbastanza ingenti la uccidono. Con più frequenza la cellula si duplica, maggiore è il tempo in cui il DNA resta esposto al bombardamento delle radiazioni.
Il cancro è quindi particolarmente vulnerabile a questo tipo di attacco, perché rispetto alle cellule sane:
(a) si duplica molto frequentemente
(b) è meno capace di riparare i danni al DNA [1].

Chiaramente, se bombardiamo un tumore di radiazioni, bombardiamo anche le cellule sane del paziente, che a loro volta subiscono dei danni. Questo è un apparente controsenso: alcuni si chiedono: ma come? Le radiazioni causano i tumori e io le uso per curarli? Sì.
Dobbiamo soppesare il rapporto rischi/benefici: otteniamo un'alta probabilità di danneggiare il cancro in cambio di un certo rischio, tra cui per assurdo proprio la possibilità di sviluppare un altro cancro. Le radiazioni non sono l'unico modo per trattare il cancro, sono solo una delle terapie possibili, da valutare caso per caso e in combinazione (sono utili ad esempio per attaccare un cancro che non è possibile rimuovere chirurgicamente perché in posizione troppo delicata o non raggiungibile). Non ci addentreremo nei dettagli delle terapie contro il cancro, questo è altro macro-argomento che trovate trattato nel dettaglio in altri post (come ad esempio questo).

Raggi X: fuoco a volontà!

Ci sono diversi tipi di radiazioni con cui bersagliare un cancro, vale a dire differenti particelle-proiettili da scagliargli contro per danneggiare il suo DNA e ucciderne le cellule. La tecnica più diffusa è senza dubbio quella dei raggi X (si tratta di fotoni), quelli usati in dosi basse per le radiografie. Immaginiamo siano proiettili: si tratta di spararli ai nemici (le cellule cancerose) che però sono circondati da bersagli amici (le cellule sane). Osserviamo un grafico che descrive come varia la dose di radiazioni a seconda dellla profondità raggiunta:

Immagine presa dal sito del Particle Therapy Cancer Research Institute, Oxford, Regno Unito [2]

Come possiamo notare dal picco, una forte dose di energia (radiazioni) è rilasciata a ridosso della superficie, dove raramente è localizzato il tumore. L'energia rilasciata decresce man mano che ci addentriamo nel corpo. Cosa vuol dire? Per semplificare, vuol dire che:
(a) più il nostro bersaglio è nascosto il profondità, più dovremo sterminiare (anche) delle cellule buone;
(b) il raggio attraversa tutto il corpo, lasciando danni anche quando ha oltrepassato il bersaglio.

I nostri proiettili arrivano ai nemici, insomma, ma colpiscono anche cellule sane davanti e dietro. Solitamente, per limitare i danni del fuoco amico, si irraggia il tumore da più direzioni, in modo da lsciare il tumore come area più bersagliata al centro, e distribuendo i danni sui tessuti intorno in modo da non concentrarli su una particolare area sana. Ma non sarebbe meglio se i proiettili (le particelle) colpissero solo il tumore? E qui entra in gioco la terapia adronica.

Terapia adronica: puntate, mirate, fuoco!

Anziché usare i fotoni (raggi X), che sono estremamente leggeri (non hanno massa), si possono usare particelle più pesanti. La terapia adronica utilizza gli adroni, in particolare: (a) i protoni oppure (b) gli ioni pesanti (di carbonio).
Queste particelle sono più pesanti dei protoni (più massive), e rilasciano radiazioni in modo differente dai raggi X. Osserviamo il grafico di come viene dispersa l'energia dei protoni, in relazione alla distanza percorsa:

Immagine presa dal sito del Particle Therapy Cancer Research Institute, Oxford, Regno Unito [2]
Gli adroni utilizzati per la terapia adronica rilasciano una massiccia dose di radiazioni concentrata in un solo punto del loro percorso, nel grafico identificata come picco di Bragg (Bragg Peak). Il percorso è dunque ben diverso dai raggi X: poca energia viene rilasciata man mano che le particelle entrano in profondità, e moltissima invece nel picco di Bragg. Possiamo regolare l'intensità della radiazione in modo da focalizzare il picco di Bragg sul cancro, con precisione letteralmente millimetrica, e rilasciare lì le radiazioni.
Quindi:
(a) il rilascio dell'energia avviene in una zona molto limitata a una profondità che determiniamo ad arte
(b) la radiazione non attraversa tutto il corpo, ma si spegne poco dopo il picco di Bragg.

I nostri proiettili sono quindi molto più precisi rispetto ai raggi X. (A voler essere pignoli [1]: gli ioni pesanti rilasciano una certa dose di radiazioni anche dopo il picco di Bragg, mentre i protoni no; d'altro canto, gli ioni pesanti causano danni più ingenti, e rispetto ai protoni o ai raggi X sono più letali per le metastasi. Si tratta sempre di un compromesso rischi/benefici.).

Ma quali sono gli svantaggi? Prima di tutto, i costi. Per generare gli adroni serve un acceleratore di particelle, non è mica roba da poco (ne parliamo meglio più avanti), mentre la radioterapia può essere fatta con apparecchiature ben più economiche. Ovviamente, anche il costo di un'applicazione di terapia adronica (da 578 a 1300 Euro) è maggiore di quello dell'irraggiamento tradizionale (da 190 a 407 Euro) [3], ma naturalmente su questi costi grava anche la natura sperimentale della cura.
La terapia adronica è una tecnica ancora sperimentale, in corso di studio al momento, mentre l'irraggiamento con i tradizionali raggi X è una tecnica consolidata da anni di pratica e già ottimizzata da decine di studi. Anche se le pubblicazioni sull'efficacia della terapia adronica sono decine [3], vi sono tuttavia alcuni studi che indicherebbero come marginali i vantaggi della terapia adronica rispetto al tradizionale irraggiamento [4].
Solo il tempo e l'evidenza statistica ed empirica degli esperimenti ci diranno di più. L'idea di base dell'adroterapia è sicuramente interessantissima, ed esistono già centinaia di casi documentati di applicazioni di terapia adronica a diversi casi particolarmente ostici di tumore con esiti molto positivi: tumori pediatrici, tumori all'occhio, alle ossa, al cervello, al tratto gastrointestinale, alla prostata, ai reni, ai polmoni, al seno [3].

Si pensi a un tumore localizzato dietro l'occhio: grazie alla terapia adronica, possiamo colpirlo senza danneggiare i tessuti attorno (l'occhio stesso, il cervello), e l'alternativa chirurgica implicherebbe la rimozione dell'occhio. Al momento nel mondo ci sono una trentina di strutture in grado di applicare l'adroterapia. Solo sei, tuttavia, possono utilizzare gli ioni pesanti [3]. E di queste sei, tre sono in Giappone, una è in Cina, una è in Germania e una è in Italia: il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica a Pavia.

Eccellenza italiana: il CNAO

Ho avuto la possibilità di visitare il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica durante la "notte dei ricercatori", evento pubblico gratuito verso la fine settembre 2013. L'istiuto è di recente fondazione, tanto che la fase sperimentale terminerà nel 2014, quando le cure ai pazienti entreranno a pieno regime (circa 2000 pazienti trattati all'anno). Quali tipi di pazienti? Come dicevamo prima, la terapia adronica si confà a casi di tumori dove le terapie convenzionali avrebbero scarse probabilità di successo, ad esempio tumori in zone critiche o radioresistenti.
Vista la natura sperimentale della cura, la fondazione dell'istituto ha richiesto grandi sforzi tecnici, che hanno portato all'eccellenza. Disegnare e assemblare un sincrotrone (l'acceleratore di particelle usato per la terapia adronica), insieme a tutte le strutture pensate per contenerlo, non è un'impresa da poco! Non solo si sono formate quindi altissime competenze tecnologiche, quindi, ma c'è anche stato un grande risparmio di risorse: costruendo da sé il sincrotrone e struttura, si è risparmiato tra il 30% e il 50% dei costi rispetto a farselo assemblare da un'azienda specializzata.

Il sistema di puntamento del fascio di particelle. Sul lettino, un manichino. Le linee rosse sono parte del sistema di posizionamento. Foto di N. Nazzicari.

Questa è la sala dove il paziente viene irraggiato. Il fascio di particelle colpisce con precisione millimetrica, quindi il posizionamento del paziente è cruciale. Occorre anche tener conto anche dei movimenti fisiologici del paziente (per esempio cuore che batte, respiro):


Ecco il sincrotrone. Le particelle vengono create dal dispositivo color porpora, e lanciate nell'anello. Il fascio per irradiare il paziente viene prelevato dal circuito e fatto risalire lungo la struttura a scivolo che si vede in alto a sinistra, per poi sbucare nella stanza della foto precedente e colpire il tumore del paziente sul lettino.

Le particelle sono generate dal sincrotrone. Il paziente non sa che sotto di sé c'è una sala gigante che contiene una gigantesca macchina (diametro 25 metri, lunghezza 80). Questa macchina accelera le particelle che verranno poi pescate, mandate al piano superiore e sparate contro il cancro. Il sincrotrone deve il suo nome a una serie di magneti (gli apparecchi con il guscio blu della foto) che devono appunto sincronizzarsi per controllare l'accelerazione delle particelle. Il vantaggio principale del sincrotrone (a differenza ad esempio del ciclotrone) è che i tecnici possono calibrare accuratamente il raggio di particelle accelerate (frequenza etc.), così da ottenere il picco di Bragg alla distanza ottimale per il singolo trattamento. I costi della terapia adronica (sia degli impianti che del singolo trattamento) dovrebbero ridursi nel corso degli anni grazie alle migliorie tecniche e alla consolidazione tecnologica, ma l'impiego futuro della terapia adronica dipenderà largamente da quanto evidenti saranno i suoi benefici rispetto alle alternative [3]. Pensare di arrivare a sconfiggere delle tipologie di cancro che pensavamo intrattabili piegando al nostro volere certe particelle subatomiche pesanti è un grande conquista.
Ci mostra, ad esempio, come la ricerca di base (la fisica delle particelle, in questo caso) possa portare alle applicazioni più disparate. Come ci ricorda xkcd, la scienza ci dà degli strumenti. Possiamo vivere più a lungo proprio grazie a quelle persone che li hanno progettati, non arrendendosi all'ineffabilità del fato.
Il fatto che uno dei pochi centri nel mondo a poter utilizzare questi strumenti sia in Italia non può che farci estremamente piacere.


[1] Tatsuya Ohno, Particle radiotherapy with carbon ion beams, EPMA Journal 2013, 4:9 http://www.epmajournal.com/content/4/1/9
[2] Particle Therapy Cancer Research Institute, Oxford http://www.ptcri.ox.ac.uk/research/introduction.shtml
[3] Loeffler and Durante, Charged particle therapy—optimization, challenges and future directions, Nature Reviews Clinical Oncology 2013, 10 http://www.nature.com/nrclinonc/journal/v10/n7/full/nrclinonc.2013.79.html
[4] Aaron M. Allen et al., An evidence based review of proton beam therapy: The report of ASTRO’s emerging technology committee, Radiotherapy and Oncology 2012, 103:1
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0167814012000588

L'autore:  
Simone Mariniè un ingegnere biomedico che si occupa di modelli matematici per prevedere le interazioni tra macromolecole. Attualmente fa il ricercatore (come post doc) in Italia dopo aver passato quattro anni in Cina ed essere tornato a casa in corriera.
Il suo blog: http://www.dottornomade.com

===

Interessante, vero?

Alla prossima (e buone vacanze a tutti!)

Statistiche e curiosità 2013

$
0
0
Appuntamento consueto ed annuale con il riepilogo dei dati relativi a questo sito. Non si tratta di un elenco di numeri poco interessanti ma di una breve analisi (con un finale sempre umoristico) di quello che i naviganti del web cercano quando finiscono per approdare nei meandri di questo blog.
Iniziamo con qualche statistica.
Il blog ha ricevuto ad oggi poco più di 1.400.000 visite, con una media di 1700 visite al giorno e due picchi, uno massimo di 6077 visitatori il giorno 11 marzo 2013 (pubblicazione del primo post su "Stamina") ed uno minimo del giorno 6 agosto 2013 con 633 visitatori. Dall'inaugurazione del blog sono stati inseriti più di 21.100 commenti.
Il browser più utilizzato quest'anno è stato Chrome nel 42,27% dei casi, seguito da Firefox nel 27,37% dei casi. Nel 39,14% dei casi i lettori sono arrivati qui dopo una ricerca su internet, mentre il 37,19% è arrivato direttamente, digitando l'indirizzo o cliccandolo dai preferiti.
L'88,99% dei lettori sono arrivati dall'Italia, seguita da Stati Uniti, Regno Unito e Svizzera, curiose le visite singole (una visita da ognuno di questi paesi) da luoghi come Haity, l'Uzbekistan e lo Zimbabwe.
I post più letti del 2013 sono stati quello dedicato all'Oscillococcinum (letto 49439 volte quest'anno) seguito dall'articolo sulla "dieta alcalina" e poi dal primo post che parlò della vicenda "Stamina".
La chiave di ricerca più cercata che ha portato qui è stata "oscillococcinum" (la Boiron mi amerà), seguita da "medbunker".
Interessante, vero?
Ma ora passiamo alla parte meno seria ma che ogni volta suscita un bel po' di risate. Sono le chiavi di ricerca più assurde e che qualcuno ha digitato finendo per arrivare su MedBunker, alcune sono proprio sorprendenti.

Iniziamo dagli "how to", ovvero da chi cerca "come si fa" una cosa. Da ciò che è più semplice al complicato, c'è un bell'elenco:

"come farsi il sangue acido"
"come costruire la macchina che cura tutte le malattie"
"come si fa la cosa per terra"
"come gestire capi incompetenti e restare calmi" (qui posso rispondere: "non si può").
"come si chiamano quei cosi per rianimare

Poi le grandi contraddizioni: "sciamano guaritore in sardegna serio" (sciamano, guaritore..."serio"?!).

...e gli immancabili dubbi sessuali:
incastrati durante rapporto
oggetti strani nella vagina
quello che si deve sapere sul sesso
accoppiamento chihuahua quante probabilità
aspirapolvere nel pene
aspirapolvere pene allungare

Sul complotto per sterminare la popolazione mondiale con i vaccini
 

...e per finire, i dubbi esistenziali:

una preghiera a san tullio ricostruisci i miei denti
curare le carie con la forza della mente
sono cattolica posso fare le cure omeopatiche
a questa età, è una rarità, è come se tu fossi un unicorno.

...e quelli di tutti i giorni:

"e il germe che esiste in ognuno di noi"
"minigonna dal medico curante"
"nella farmacia della fantasia c'è un rimedio"
"sai indovinare la patatina"

In effetti, leggendo le chiavi di ricerca, una donna non potrebbe fare altro che cercare: "mio marito e fissato con la pornografia pensa sempre li" e subito dopo, stanca: "non c'e un medicinale o agopuntura che faccia al contrario del viagra".
Ma il consiglio finale e più corretto è quello derivante da un'altra chiave di ricerca: "povero chi ascolta i ciarlatani".

Un saluto ed alla prossima.

...e gli animali continuano a morire...

$
0
0
Il dibattito sulla sperimentazione animale in questi mesi ha raggiunto momenti di scontro molto aspro, a volte violento verbalmente e fisicamente e con comportamenti che non credo servano a nessuno né sono costruttivi. Mi sono già occupato del tema e probabilmente lo rifarò.
Recentemente uno di questi dibattiti è arrivato sulle pagine dei giornali ed ha quindi assunto una popolarità inaspettata. Mi riferisco alla vicenda di Caterina Simonsen, una ragazza affetta da malattie genetiche gravi che, grazie alla sperimentazione animale (i farmaci e gli strumenti medici oggi disponibili sono tutti testati su animali) è viva.
Non che sia l'unica, certo, ma Caterina ha avuto il coraggio di esporsi, cosa non facile, soprattutto in un'epoca nella quale buona parte dei frequentatori di internet (e dei social network come Facebook), trovi una valvola di sfogo alle proprie frustrazioni e tendenze violente, insultando ed urlando come ossessi "contro" qualcuno.
Caterina ha detto la sua, ha sottolineato la sua posizione favorevole alla sperimentazione animale nella ricerca biomedica e solo per questo è stata bersaglio gesti vergognosi. Gli insulti, le minacce, gli auguri di morte, tutto "molto bello" quando rivolto ad una persona qualsiasi, peggio ancora se con problemi di salute, che ha semplicemente sottolineato la sua gratitudine alla scienza ed alla ricerca che le hanno permesso di vivere fino a questa età.
Il gesto di Caterina è risultato talmente "incredibile" per qualcuno, che c'è stato chi ha addirittura sospettato il falso (persino chi l'ha insultata sarebbe un falso usato per "esaltare" il problema), la parentela con aziende con interessi nella ricerca su animali, la provocazione, giornalisti che vanno a scavare nella sua vita privata, quasi questa ragazza avesse detto qualcosa di stupefacente, escludendo la motivazione più semplice, quella di una ragazza che ringrazia la scienza per averle fornito la possibilità di vivere. Non so se Caterina sia mancina o si gratti il sedere la mattina (penso di sì, ma questo non cambierebbe il significato di ciò che dice), non lo so e non mi interessa, io ho visto una ragazza che dice di stare male e che ringrazia la ricerca per quello che riesce a darle, nulla di straordinario o di stupefacente.
Stop, il resto sono fatti suoi.

Ha detto la sua, non ha parlato "contro" ma "a favore". C'è chi può dissentire (ma dissentire da cosa?), ma lo faccia con argomenti, con calma, spieghi la sua posizione, illustri il suo pensiero, potrebbe pure avere ragione, ma infangandosi con auguri di morte e sofferenza, oltre a dimostrare mancanza di argomenti, non avrà nessuno disposto ad ascoltarlo.

Tra le tante, una delle voci che hanno "risposto" a Caterina è quella di una ragazza che ha voluto un po'"imitare" l'appello facendosi ritrarre con un cartello nel quale è scritto che lei, diabetica dall'età di 8 anni, non ha avuto alcun beneficio dalla sperimentazione animale e che la ricerca, in 20 anni di esperimenti, è riuscita nell'unico intento di trasformare le siringhe (per la somministrazione dell'insulina, vitale per i diabetici) in "penne" (siringhe più molto comode, gestibili e precise di quelle tradizionali).
Sono fondamentalmente contento che la ragazza (chiamiamola Maria, per comodità) stia bene, partecipi alla vita sociale, abbia la possibilità di esprimere la sua opinione, ma mi piacerebbe si rendesse conto che se può fare tutto quello che fa, anche criticare la ricerca, dire "no alla sperimentazione animale", scrivere "...gli animali continuano a morire, noi non miglioriamo...", per uno strano scherzo del destino (o dell'ignoranza, dipende dai punti di vista), può farlo proprio grazie alla sperimentazione animale ed alla ricerca.

"Maria" dice che la ricerca sugli animali è "inutile" e non ha portato miglioramenti sulla sua malattia (se non quello di "trasformare le siringhe in penne"). Ha il diabete.

Non è vero che la ricerca in 20 anni abbia soltanto "trasformato le siringhe", ha fatto tante altre cose, ma mi dilungherei e quello che devo dire è già troppo lungo.
Ho naturalmente tutta la comprensione possibile per chi prova tenerezza e pietà per gli animali usati nella ricerca, non esiste persona sana di mente sulla Terra che sperimenti su un animale con sadismo, io sono da sempre un grandissimo amante degli animali e trasmetto questo amore a mio figlio, ma la vita è fatta a piramide, il più forte "mangia" il più debole per sopravvivere, c'è poco da fare e la realtà è ben diversa dai cartoni animati. Il fatto stesso che io stia scrivendo questo post, probabilmente ucciderà molti animali.
Così il leone mangia la gazzella, il serpente il topolino e l'uomo il bue, nessun animale si rifiuterebbe di sopravvivere per pietà verso il suo pasto.
La sopravvivenza però, non è intesa solamente come "avanzare naturale dell'età", altrimenti dovremmo accontentarci di vivere qualche anno e poi morire alla prima (inevitabile) infezione oppure se affetti dall'ipertensione, dal diabete (appunto) o se ci rompiamo un osso...insomma basta scegliere:

1) Lasciare fare alla natura
2) Lottare per sopravvivere

Maria, come la totalità delle persone diabetiche che conosco, ha scelto la seconda via, non lasciar scorrere "naturalmente" la malattia ed approfittare del progresso e dei risultati della ricerca per vivere, nonostante questi risultati siano costati migliaia di cavie morte e decine di uomini con lo stesso destino. Qualcuno se la sente di "insultare" e scavare nella vita privata di Maria, semplicemente perché si è avvalsa della morte di migliaia di cavie? Io no.

Maria ha scelto di lottare per sopravvivere, esattamente come Caterina e per ottenere risultati da questa lotta non ha molte scelte, deve utilizzare dei farmaci e degli strumenti medici.
I primi, nel diabete, sono rappresentati essenzialmente dall'insulina (in certi casi da farmaci chiamati "ipoglicemizzanti orali"), un ormone normalmente prodotto nel pancreas che, in chi soffre di diabete, è carente o non riesce ad avere effetto.
I secondi sono rappresentati da ciò che serve per iniettarsi l'insulina. Grazie a queste due cose (farmaco e mezzo per usarlo) Maria ha il diritto di parola, di opinione, di rabbia, di vita, di salute ed anche di felicità.
Senza queste due cose Maria avrebbe avuto gli stessi diritti ma probabilmente non avrebbe potuto approfittarne, perché morta (già, non ci sono altre possibilità, Maria alla sua età e lasciando "fare alla natura" sarebbe ormai morta senza i farmaci attuali).

Dal diabete non si guarisce, è vero, ma fortunatamente, grazie proprio a questi farmaci ed agli strumenti, il diabetico ha una vita praticamente normale, può viaggiare, mangiare normalmente, vivere con relativa tranquillità e non morire precocemente.
Non lo sapevate?

Forse allora può essere utile conoscere qualche dato.
Il diabeteè una malattia ancora per certi versi sconosciuta. Ne esistono due varianti, quello di tipo I (chiamato anche giovanile, dizione ormai abbandonata) e quello di tipo II (detto non insulino-dipendente). La causa è diversa per ognuno dei due tipi, nel primo è accertata una causa "autoimmune" (una sorta di malfunzionamento del sistema immunitario che "attacca" le cellule del corpo al quale appartiene) con conseguente distruzione di alcune cellule del pancreas che quindi non può produrre l'ormone (l'insulina) che regola i livelli di zucchero nel sangue,  nel secondo le cellule del pancreas non producono sufficiente insulina o l'organismo diventa "insensibile" all'azione della stessa, in questo modo il corpo non riesce più a controllare i livelli di zucchero del sangue.L'aumento della quantità di zucchero nel sangue espone a gravi conseguenze che con il tempo danneggiano in maniera grave ed irreversibile le funzioni più importanti del nostro organismo.
Non si tratta di una malattia "acuta" (non causa cioè danni importanti immediati) ma "cronica" (è il danno che si accumula nel tempo che può causare problemi gravissimi ed alla fine letali) e per questo può essere difficile la diagnosi immediata. In alcuni casi, se non controllato, il diabete può condurre a morte velocissima: se i valori di glicemia sono troppo elevati si instaura uno stato di coma che porta velocemente alla morte se non corretto istantaneamente (allo stesso modo, un errato uso dei farmaci può causare una diminuzione pericolosissima dei livelli di zucchero nel sangue). Non approfondisco altri argomenti su questo tipo di malattia, non è questo il tema del post, vado direttamente a ciò che la ricerca e la sperimentazione animale hanno costruito nella storia di questo problema molto diffuso.

La storia del diabete è cambiata. Per i nostri avi più antichi era una malattia sempre mortale, che non consentiva di vivere a lungo e che in ogni caso faceva condurre una vita segnata pesantemente dalla sofferenza e dal dolore e, come al solito, cose lontane spesso sono dimenticate. Proviamo a ricordarle, notando anche come i passi più importanti di questa lunga storia, siano segnati da sacrifici di animali (e di umani!) che poi hanno consentito le cure sull'uomo.

Si hanno tracce di persone diabetiche o di medici che descrivono sintomi collegabili alla malattia, già in epoche antichissime, persino nel 1550 a.C. in alcuni papiri egiziani sono descritti individui che urinano frequentemente e sono "malaticci", probabili diabetici senza cura.

1776: Matthew Dobson, medico inglese, scopre che nelle urine dei diabetici sono contenute sostanze dolciastre e che, allo loro evaporazione, si notano dei residui cristallini bruni. Notò anche che la stessa malattia era letale in pochi anni per alcune persone, cronica per altre.

1798: John Rollo scopre che le persone con il diabete hanno un elevato livello di zuccheri nel sangue e nelle urine.

1802: Scoperto un test per misurare la presenza e la quantità di zuccheri nelle urine

1869: Paul Langerhans, uno studente di medicina effettua esperimenti su vari animali (maiali, cani, rane e serpenti), descrive per la prima volta alcune cellule del pancreas che producono un ormone. Quelle cellule saranno poi chiamate "isole di Langerhans", perfeziona i suoi studi sul pancreas di coniglio. Bouchardat, medico francese, scopre che durante la carestia nel corso della guerra franco-prussiana, le condizioni di salute dei pazienti diabetici miglioravano notevolmente. Ipotizzò così di poter curare la malattia con una dieta personalizzata.

1889: I professori dell'università di Strasburgo, Minkowski e von Mering asportando il pancreas da un cane, scoprono che questo sviluppava diabete. È la prima volta che si collega la malattia ad un malfunzionamento di quest'organo.

1897: Sopravvivenza per un malato di diabete per età di insorgenza:
  • Età infantile (10 anni): 1 anno
  • Età adulta (30 anni): 4 anni
  • Età matura (50 anni): 8 anni
1908: Zuelzer prova a somministrare estratti pancreatici di maiale a cinque pazienti diabetici. Il risultato è eccezionale, i pazienti mostrano una diminuzione della glicemia e la sparizione degli zuccheri nelle urine, ma gli effetti collaterali sono inaccettabili.

1910: Ecco un elenco di "cure" in voga negli Stati Uniti dell'epoca:
-Farina d'avena mescolata a burro da mangiare ogni due ore.
-Alimentazione a base di latte o di riso.
-La "cura delle patate", che dovevano rappresentare l'alimento principale.
-Oppio.
1915: Il prof. Joslin è considerato il più importante specialista al mondo di diabete, definisce la malattia "la migliore malattia cronica" perché "indolore, spesso migliorabile, non contagiosa". Un'opinione che oggi suonerebbe incredibile ma, che in un'epoca che vedeva migliaia di morti per malattie infettive e che provocavano sofferenze enormi, poteva essere accettabile.

1916: Il prof. Allen, un altro luminare della diabetologia, consigliava un'astinenza quasi completa dal cibo. Per lui il corpo del diabetico non era fatto per assimilare gli alimenti e curava così: ricovero in ospedale, alimentazione basata su whisky mescolato a caffè ogni due ore, dalle sette di mattina alle sette di sera. Questo fino a scomparsa dello zucchero nelle urine. Seguiva successivamente un regime dietetico strettissimo da fare a casa. La maggioranza dei pazienti morivano per denutrizione.

La cura del diabete: acqua minerale (1902)

1920: Il prof. Frederick Bantingeffettua degli studi su cani ai quali era asportato il pancreas, sviluppavano tutti diabete. Estraeva da quegli organi un centrifugato purificato e filtrato che era somministrato ai diabetici i quali miglioravano istantaneamente. Furono i suoi studi a rilanciare l'idea del pancreas quale sede delle cause di diabete e furono diversi i ricercatori che si impegnarono a trovare l'ormone responsabile della malattia. Dopo vari tentativi con "estratti" di vari organi (ipofisi per esempio), nel 1921 fu provato l'ennesimo "estratto di pancreas", la "pancreatina". A cani senza pancreas fu somministrata la sostanza e fu un successo: la glicemia diminuiva in tutti.

1922 (febbraio): La pancreatina fu somministrata per la prima volta ad un umano dal prof. James Collip. Un bambino di 14 anni, Leonard Thompson ebbe notevoli benefici da quella sostanza e non mostrò segni di aumento dei livelli di zucchero nel sangue e nelle urine, questo avvenne dopo una prima prova incoraggiante ma non efficace. Leonard pesava 29 Kg prima dei test. La pancreatina fu chiamata "insulina" perché estratta dalle "isole di Langerhans" del pancreas.

1922: L'industria Eli Lilly iniziò la produzione intensiva di insulina in nord America.

1923: I professori Banting e John Macloed vincono il premio Nobel per la medicina. Banting dedica il suo premio al collega Best, Macleod al professor Collip

1940: Scoperta la correlazione tra diabete ed altre malattie, come alcune vascolari, degli occhi, del rene.

1945: Sopravvivenza per un malato di diabete per età di insorgenza:
  • Età infantile (10 anni): 45 anni
  • Età adulta (45 anni): 60,5 anni.
  • Età matura (50 anni): 66 anni
1955: Dopo 8 anni di sperimentazioni sugli animali e poi sull'uomo introdotti sul mercato gli "ipoglicemizzanti orali", diminuiscono i valori di glicemia con una compressa.

1959: Dopo un lungo mistero sui meccanismi e le caratteristiche della malattia, il diabete è definito da oggi in poi in due gruppi (tipo 1 e tipo 2).

1969: Si sperimentano i metodi di misurazione dell'insulina e della glicemia, passo fondamentale per la conoscenza della malattia. Dagli animali si può passare all'umano. L'anno successivo fu sviluppato il primo macchinario per la misurazione della glicemia. Venduto ai medici, costa circa 500 dollari. Gli esperimenti su cavie confermano il rischio ereditario della malattia, si conoscono altri importanti aspetti del metabolismo che porteranno a progressi fondamentali nello studio del diabete.

1978: Dopo anni di ricerca sviluppata la prima insulina a DNA ricombinante, si ottiene con la manipolazione genetica di un batterio ed è sperimentata su animali risultando di grande maneggevolezza e sicurezza. Fino ad oggi si usa insulina ottenuta da pancreas di animale (maiale, soprattutto).

1986: Sviluppati nuovi mezzi di somministrazione, più pratici e sicuri.

1996: L'FDA approva il commercio dell'insulina a DNA ricombinante.

1997: La disponibilità di centinaia di tipi e formulazioni di insulina consente ai medici di personalizzare i trattamenti, di renderli più efficaci e di somministrarli più correttamente.

2010: Nonostante ancora molte persone non sappiano di essere affette da diabete, lo sviluppo dei mezzi diagnostici e la sensibilizzazione sul problema rendono la diagnosi di diabete sufficientemente precoce. Oggi l'aspettativa di vita di un malato di diabete è più bassa (di circa 10 anni) di quella di una persona senza la malattia, naturalmente migliorata se la glicemia è ben controllata e se si adotta uno stile di vita adeguato.
Per il diabete di tipo 2 l'aspettativa di vita è più elevata rispetto a chi soffre di diabete di tipo 1.

I progressi nello studio e nel trattamento della malattia continuano ed è in sperimentazione (animale) avanzata "l'insulina in pillole" che permetterà di eliminare per sempre le iniezioni fatte finora e del "pancreas artificiale" una sorta di macchinario informatizzato capace di somministrare insulina in maniera automatica controllando le condizioni del paziente.
Mentre "gli animali continuano a morire", quindi, salvano milioni di vite umane, ognuno si faccia l'opinione che ritiene più corretta e scelga di conseguenza.

Che lunga storia, però non è noiosa, vero?

Ecco cara Maria.
Come hai fatto tu, anche io ho detto la mia, ma non ho parlato "contro", ho solo raccontato una storia, quella che ha permesso a te ed a chi ha la tua stessa malattia, di vivere come una persona normale, cosa che mi rende enormemente felice.
Tu hai notato che "in 20 anni la ricerca ha solo trasformato le siringhe in penne", io ho raccontato come la ricerca ti abbia consentito (con il tributo di migliaia di vite di animali sacrificati per te e per tutti noi) di vivere e dire quello che hai diritto di dire, guardando un po' oltre alle siringhe ed alle penne ed ai "20 anni" (perché 20 anni nella ricerca, sono un'inezia, un po' come se dicessi che in astronautica, in 20 anni, siamo stati capaci solo di mandare un robottino cinese sulla Luna...).
Come dici tu, gli "...animali continuano a morire..." ed a nessuno fa piacere, non esiste persona sana di mente che sia contenta per la morte di un essere che vive, ma questo consente a te di vivere e non ci crederai, muoiono anche per trovare un modo, in futuro, per fare a meno di sperimentare su di loro. Indirettamente quindi, si sacrificano proprio nell'interesse dei loro discendenti, proprio come noi umani. Io preferisco te ad un topo, preferisco un figlio ed una mamma ad un moscerino o ad un pesce, senza alcun ripensamento. Nonostante io ami gli animali, se dovessi scegliere tra me ed un ratto, sceglierei me e lo stesso se dovessi scegliere tra te ed il mio cane: senza alcun dubbio sceglierei te. Sono poco romantico? Poco poetico? Non lo so, ma sicuramente molto realistico e coerente.

Come vedi, Maria, non sto criticando la tua persona giocando sporco, giudicando il colore della tua maglietta o mettendo in dubbio la realtà della malattia (che metodi vergognosi, vero?), sto discutendo, pacatamente, cercando di spiegare a chi ha letto questo messaggio come tu, secondo me, ti sia sbagliata definendo "inutile" la sperimentazione.

Questo non significa che tu debba essere per forza "a favore" della sperimentazione animale né che qualcuno ti obblighi ad usare i farmaci, le "penne", gli strumenti di controllo: sono tutte cose che costano vite animali (pensa, persino il pennarello con il quale hai scritto il messaggio e persino la carta, sai come si ottiene?) e sta a te decidere se è più importante la tua vita o quella delle cavie, perché ognuno ha le sue personali posizioni ed opinioni, ma ti prego di non essere contro, non saresti contro la sperimentazione animale, ma anche "contro" di te e di tutte le persone che ti circondano e questo, secondo me, è il vero controsenso perché non si può dire di amare altre vite (gli animali) se non si ama neanche la propria, quando una persona non ha amore per la propria vita, evidentemente non può averne per nessun'altra.

In bocca al lupo ed alla prossima.

Bibliografia:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK1671/
http://diabetes.niddk.nih.gov/dm/pubs/statistics/index.aspx
http://www.diabetes.co.uk/diabetes-life-expectancy.html
http://www.defeatdiabetes.org/about_diabetes/text.asp?id=Diabetes_Timeline
http://www.cdc.gov/diabetes/

Se il controllore è complice...

$
0
0
Non ne parlo da diverso tempo, ma ogni tanto l'indignazione mi impone di tornare su argomenti già trattati.
Nel variegato mondo delle pseudomedicine si trova di tutto, spesso sono pratiche senza alcuna utilità (se non quella di fare arricchire chi le propone) talmente blande da non fare male a nessuno (sempre se la presa in giro, la truffa e la perdita della dignità ed economica non le considerassimo un danno), altre volte si tratta di pratiche dannose fisicamente, potenzialmente rischiose quando non evidentemente pericolose.
Sono queste le pseudomedicine che vanno combattute ad ogni costo e senza sosta. Se l'omeopatia ha dalla sua parte un rischio solo teorico (una caramella di zucchero non fa male, può farlo solo se sostituisce farmaci efficaci in malattie gravi), pratiche che affermano di curare il cancro o malattie incurabili sono un vero e proprio delitto nei confronti delle persone che ci credono.
Il caso Stamina è ancora in pieno svolgimento ed è stata solo la sua diffusione sui media che ha permesso a tante persone di conoscerlo, a scienziati di criticarlo mettendo in guardia il cittadino dalle false speranze offerte dai venditori di illusioni ma in altri casi non è così.
Ci si affida allora a chi di medicina se ne intende. Se esiste una pratica inutile o pericolosa, sono gli organi competenti che devono vigilare, proteggere il cittadino, evitare le truffe.
Ma quando sono proprio gli "organi competenti" ad appoggiare queste pratiche? Ecco che tutto diventa più subdolo, più rischioso e chi spende le sue energie per spiegare quanto sia assurda una presunta terapia, vede tutto il suo sforzo vanificato in un attimo.

Vi ricordate della "nuova medicina germanica"?
Una delle pseudomedicine più folli e terribili che esistano, ne ho già parlato qui, qui e qui.
Un ex medico tedesco, probabilmente colpito profondamente dalla morte tragica del figlio, teorizza una serie di princìpi che lo portano a fondare una "nuova medicina". Non si tratta di princìpi dimostrati o plausibili, ma di un serie di assurde ed arbitrarie interpretazioni personali che mostrano come la follia possa impadronirsi anche di una mente razionale.

L'ex medico Ryke Geerd Hamer
Per Ryke Geerd Hamer (oggi latitante in Norvegia), le malattie hanno "un senso", sono semplicemente il risultato di un trauma (un conflitto) vissuto e che, risolto, ci farà guarire.
Alcuni esempi di questi "conflitti"? Presto detto: la paura di morire causa il cancro al polmone, la stessa paura di avere una malattia causa una malattia, il senso di soffocamento un tumore alla gola, la voglia di portare qualcuno al petto causa il tumore mammario, un maestro cattivo la leucemia...e mi fermo qui, un elenco di deliranti ed incredibili teorie, partorite evidentemente da un cervello malato e poi silenzio, non parlare a nessuno di quello che si fa, con una serie di "protezioni" e sicurezze che fanno dei gruppi hameriani una vera e propria setta, anzi una psicosetta.

Per curare queste malattie? Semplice, basta conoscere il conflitto che le ha generate e risolverlo, senza bisogno di farmaci: dal cancro alle malattie infettive, si guarisce. Le testimonianze di chi ha assistito alle rivoltanti pratiche hameriane sono terribili: persone che per i dolori oncologici passavano la notte colpendo il muro con la testa, bambini ridotti allo stadio larvale per non essersi curati in tempo (nota la storia di Olivia Pilhar), ragazze morte precocemente per non essere ricorse alle cure per la loro malattia. Naturalmente Hamer o i suoi seguaci non ha mai pubblicato nessun lavoro scientifico né sono noti casi di persone guarite da malattie seguendo i suoi deliranti metodi.

Hamer sostiene che queste teorie sarebbero conosciute dagli ebrei che le praticano di nascosto e solo su loro conoscenti. Giova anche ricordare che l'ex medico, malato di tumore, si è curato con la medicina standard ed è guarito. Sarebbero tante altre le cose da dire, ma visto che già ne ho parlato in passato, per chi fosse interessato, esiste un sito (italiano) che approfondisce accuratamente le pseudoteorie dell'ex medico tedesco, forse il più completo al mondo.
Bene, direte voi, chi vuoi che creda a baggianate simili, certo, anche se ci credesse una sola persona sarebbe abbastanza, ma se queste baggianate le ospita e patrocina un ordine dei medici sarebbe uno scandalo. Sì, è successo (non è la prima volta). A Cagliari, in un'aula dell'ordine provinciale dei medici, conferenza sulle 5 leggi di Hamer.
Ho scritto all'ordine, chiedendo se si rendessero conto di ciò che stanno ospitando ma non mi è ancora arrivata risposta (e se dovesse arrivare sarà pubblicata) ma ritengo una cosa del genere come un grave insulto alla ragione ed alla medicina, oltre che una trappola per soggetti deboli.
Gentile Ordine dei medici chirurghi della provincia di Cagliari,

sono un medico iscritto ad altro ordine che da anni svolge un lavoro di divulgazione medico-scientifica. Mi arrivano diverse segnalazioni sull'operato (spesso drammatico) di pseudomedici, guaritori, ciarlatani che speculano sulla salute delle persone ed a queste cerco sempre di rispondere con dati scientifici, invitando i malcapitati a rivolgersi agli ordini dei medici per controllare o segnalare l'operato di uno o l'altro pseudomedico e consigliandogli di affidarsi solo al metodo scientifico. Non voglio dilungarmi, ma vi scrivo perché ho ricevuto la segnalazione di una conferenza che si svolgerà (http://www.omeca.it/index.php?option=com_content&view=article&id=733:quale-eziopatogenesi--le-5-leggi-biologiche-scoperte-dal-dott-hamer&catid=1:ultime&Itemid=50) il 14 febbraio presso i vostri locali e con il vostro patrocinio.

Si tratta di un "incontro" dedicato alle teorie assurde e del tutto antiscientifiche (per certi versi anche preoccupanti) dell'ex medico Ryke Geerd Hamer, oggi latitante, che sostiene che tutte le malattie hanno un senso e sono provocate da traumi e conflitti. Risolvendo questi conflitti possiamo guarire. Fioccano così una serie di corrispondenze incredibili: il diabete è provocato dalla paura dell'organo genitale maschile o dalla paura delle rane, il tumore al cervello da una caduta dalla culla, il tumore al seno dalla voglia di abbracciare qualcuno.
Sembra fantascienza?
Eppure è proprio così. Hamer è stato arrestato diverse volte ed infine radiato, dandosi alla macchia. In Italia esistono alcuni medici che praticano questa assurda teoria senza (c'è bisogno di aggiungerlo?) alcun fondamento scientifico, invitano i pazienti a non fare uso di farmaci, sconsigliano i vaccini e, persino la morfin, in caso di dolori oncologici, sarebbe dannosa.
Questa pseudomedicina (la chiamano "nuova medicina germanica" ed ha già fatto delle vittime) sarebbe conosciuta dagli ebrei che la praticherebbero in segreto. Follie? Sì, Hamer è stato già giudicato uno psicopatico (basta una ricerca anche sulla pagina di Wikipedia, è un personaggio ben noto alle cronache).
Quello che dico è solo una parte delle teorie di Hamer (per approfondire esiste un sito molto completo, questo:
http://www.dossierhamer.it).

Non voglio entrare nel merito della vostra decisione, ma apporre il vostro simbolo, collegare il vostro nome a certe cose, ospitare nei vostri locali certi temi, è pericoloso, dannoso per l'immagine della nostra attività, dannoso per la salute dei pazienti e fornisce ai seguaci (gli "hameriani" sono spesso paragonati ad una setta per la loro chiusura e determinazione) una pezza d'appoggio per convincere le persone della loro serietà. Questi fenomeni, un ordine dei medici, dovrebbe sanzionarli pesantemente, non ospitarli "a casa" e per me quello che potrebbe succedere è assolutamente incredibile.

Vi chiedo quindi di ripensare seriamente al vostro gesto prendendo le distanze da questo tipo di fenomeni (ci stupiamo del "caso Vannoni"?) ed aggiungo che riterrei un gesto irresponsabile il consentire l'ingresso di queste pericolose pseudoteorie (che dovrebbero essere combattute, non favorite!) nelle stanze dove si dovrebbe discutere di scienza, medicina, salute.

Scriverò presto un articolo sull'argomento e sulla conferenza che state ospitando e per questo motivo aspetto una vostra risposta, se possibile in breve tempo, che possa chiarire la vostra posizione a riguardo.
Non sottovalutate i pericoli della pseudomedicina.

Ringraziandovi, porgo cordiali saluti.
Dott. Salvo Di Grazia.
Non dico altro, che bisogno ci sarebbe di commentare se non aggiungendo che questi atti, oltre all'amarezza di veder svilita così una professione che dovrebbe avere nella scienza e nel buon senso due orientamenti imprescindibili, mettono in cattiva luce quegli organismi (come gli ordini dei medici) che dovrebbero vigilare, controllare, ammonire, se necessario ma soprattutto proteggere i pazienti dalle pericolose derive pseuodscientifiche?

...e ci stupiamo ancora del caso Stamina?

Alla prossima.

Aggiornamento 21/01/14 ore 16,00: La pagina del sito che pubblicizzava l'evento è stata cancellata. Non ho notizie di modifiche al programma o sull'eventuale cancellazione del convegno, eventualmente lo comunicherò.

Aggiornamento 21/01/14 ore 17,50: a quanto riportato nei commenti, al telefono dell'ordine dei medici di Cagliari avrebbero risposto che loro non hanno "patrocinato" l'evento. A scanso di equivoci pubblico la locandina del convegno (mi hanno segnalato che è apparsa sul bollettino dello stesso ordine), guardandola ognuno può farsi un'idea.


Aggiornamento 21/01/14 ore 19,00: Ho ricevuto una risposta via mail dall'ordine dei medici di Cagliari. Il presidente mi ha chiesto di presentarmi, un curriculum vitae e "l'origine delle mie competenze sull'argomento". C'è da dire che mi ero già presentato nella prima mail (si può leggere, è quella che ho copiato in questo post), ma mi sono ripetuto aggiungendo titoli, diplomi, master, attività e link, non si sa mai.
Ora attendo una risposta ufficiale e che entri nel merito ed ho dato la mia disponibilità a pubblicarla (se autorizzato). Per quanto mi risulta, la stessa risposta inviatami è stata inviata identica ad altri (ne ho notizia da almeno 2 persone) che avevano scritto all'ordine.
Mi sorge un'ulteriore domanda: ma perché un ordine dei medici chiede il curriculum vitae per rispondere ad una critica?

Come si fa? La fecondazione assistita

$
0
0
Il primo "bimbo in provetta" (una bimba, Louise Brown) nacque il 25 luglio del 1978, sembra una vita fa, eppure "creare artificialmente" una vita umana, sembrava a quei tempi un miracolo impossibile.
La realtà dei tempi infatti, voleva che una coppia con problemi di infertilità dovesse semplicemente rassegnarsi. Così qualcuna lo faceva, altre si affidavano a santoni o...santuari, altri ancora provavano rimedi popolari che però non avevano alcuna base scientifica e nessuna utilità.

Louise Brown, prima "bimba in provetta", oggi ed il giorno della nascita

Quel giorno quindi si squarciò uno degli ultimi veli della medicina, la possibilità di creare una vita e farla nascere, quasi un modo di sostituirsi alla natura, con tutte le procedure che rientrano nelle pratiche dette di "fecondazione assistita" o "procreazione medicalmente assistita" (PMA). Questa sorta di "stregoneria" fino a pochi anni prima impossibile creò naturalmente moltissime discussioni dal punto di vista etico, religioso, schieramenti di "pro" e "contro" si fronteggiarono per incoraggiare o criticare duramente quello che l'uomo stava facendo: "sostituirsi a Dio" (per chi ci credeva), "manipolare l'essere umano" (per chi sottolineava la necessità di "trattare" la donna per ottenere una gravidanza).

Non mi dilungo sulle cause di infertilità, non è questo il tema del post, questo articolo serve a spiegare, semplificando, come si fa tecnicamente ad "imitare" la natura riuscendo ad ottenere una vita umana quando non è possibile farlo naturalmente.
Partiamo quindi dal problema. Una coppia può avere difficoltà ad ottenere una gravidanza per vari motivi, alcune volte dovuti a problemi ginecologici, altre a problemi andrologici, altre volte ancora a problemi dovuti ai due partner. C'è anche una piccola quota di cause "sconosciute": tutti i parametri sono normali ma la coppia non riesce lo stesso ad ottenere la gravidanza tanto desiderata. Vi è una piccola differenza riguardo alle classi sociali colpite da problemi di infertilità, in quelle più povere il problema è lievemente più accentuato, probabilmente per la loro difficoltà ad accedere alle strutture sanitarie e per la maggiore incidenza di malattie trasmesse sessualmente.

Quando la problematica è risolvibile (infezioni, malformazioni degli organi genitali, problemi ormonali ed altro) in genere una terapia può servire a risolvere il problema ma quando la causa non è risolvibile non c'è altro modo che intervenire dall'esterno e ricreare le condizioni che già naturalmente permettono una gravidanza: si tratta alla fine di "imitare la fisiologia".
Per questo motivo (e nonostante quello che si crede), le procedure di fecondazione assistita non consentono una percentuale di riuscita altissima ma ricalcano quelle normali in condizioni fisiologiche. Normalmente una coppia riesce ad ottenere una gravidanza nel 20% dei casi per ogni tentativo mirato (quindi con rapporti sessuali nel periodo fertile), così le procedure di PMA, ottengono una gravidanza in circa il 20% (in media) dei casi per ogni tentativo.
Come fa la medicina ad imitare la fisiologia?
Deve favorire l'incontro tra ovocita (cellula femminile) e spermatozoo (cellula maschile), le due cellule che, unite, permettono la formazione dell'embrione. Non sempre basta "unire" artificialmente queste due cellule ed in ogni caso bisogna procurarsi un numero sufficiente di cellule per poterle analizzare, trattare ed infine utilizzare. Per questo esistono diversi metodi di fecondazione assistita che, in ordine di complessità, aiutano a risolvere i problemi di infertilità.

Andiamo per ordine (schematico):

Vista la delicatezza delle procedure (ed i costi, i rischi, gli effetti collaterali), ad ogni procedura si cerca di ottenere il massimo delle possibilità facendo in modo di far produrre alla donna quanti più ovociti possibile (normalmente una donna produce 1-2 ovociti per ciclo mensile): con dei farmaci particolari (si chiamano "induttori dell'ovulazione") le ovaie femminili produrranno quindi 5, 10, a volte 20 ovociti ed ognuno di questi potrebbero essere candidati per diventare i "protagonisti" della tecnica. Anche il seme maschile è sottoposto ad una sorta di "ripulitura" e selezione per massimizzare le possibilità di risultati positivi. L'induzione dell'ovulazione è forse il momento più complicato da gestire per la donna poiché prevede l'uso di farmaci molto attivi e frequentissimi controlli. Ottenuto un numero accettabile di cellule uovo, si può procedere al loro prelievo. Con una tecnica (si chiama "pick up ovocitario") si "estraggono" le cellule uovo dalle ovaie della donna e si conservano (analizzandole per studiarne la qualità).

Aspetto delle ovaie stimolate dai farmaci all'ecografia. Ogni "zona" scura è un follicolo che contiene la cellula uovo.
A questo punto abbiamo i due "ingredienti" essenziali per procedere: gli ovociti e gli spermatozoi. Possiamo pensare di utilizzare una delle varie tecniche (elenco quelle ancora in uso, visto che altre sono ormai abbandonate) a disposizione per cercare di ottenere un embrione.

Inseminazione intrauterina (IUI): si tratta di introdurre dentro l'utero il liquido che contiene gli spermatozoi. Si introduce una cannula molto sottile all'interno dell'utero e si "posa" il seme al suo interno. Perché questo metodo abbia successo è necessario che le tube (dette anche trombe di Falloppio o salpingi) siano "aperte", permettano cioè il passaggio dell'ovocita dalle ovaie, attraverso le tube, fino all'utero, dove troveranno il seme introdotto. Qui avverrà (quando avviene) la fecondazione, ovvero gli spermatozoi incontrano l'ovocita e lo fecondano in maniera del tutto spontanea, creando un embrione che si anniderà nelle pareti uterine. Se tutto procede come previsto inizia la gravidanza.

FIVET (Fertilizzazione in vitro con trasferimento dell'embrione): Quando le tube sono chiuse o danneggiate l'ovocita non potrà mai passare dall'ovaio all'interno dell'utero. Sarà quindi necessario realizzare il loro "incontro" all'esterno del corpo. La tecnica Fivet si effettua mettendo a contatto l'ovocita con il liquido seminale in una "provetta", qui le due cellule si incontreranno ed avverrà (quando avviene) la fecondazione. Si ottiene quindi un embrione che il medico preleverà introducendolo grazie ad una piccola cannula dentro l'utero. Quando questo avviene correttamente inizia una nuova gravidanza.

ICSI (Iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo): La procedura è simile a quella della FIVET, la differenza risiede nel fatto che non si attende che ovocita e spermatozoo di incontrino "spontaneamente" ma si fa in modo che lo spermatozoo, tramite una piccolissima siringa, sia iniettato all'interno dell'ovocita, "forzando" la procedura che avviene in natura. Quando tutto procede come previsto si origina un embrione che è "posato" all'interno dell'utero. Le cose vanno a buon fine quando questo embrione si annida nelle pareti dell'utero ed inizierà una nuova gravidanza.


ICSI. A sinistra una "pipetta" che tiene fermo l'ovocita (quella cellula rotonda al centro), a destra la siringa che inietta lo spermatozoo all'interno dell'ovocita


Quando la donna per vari motivi non può produrre ovociti (in menopausa, malattie, interventi chirurgici...) non vi è altra possibilità se non quella dell'ovodonazione. Si utilizzeranno cioè ovociti di un'altra donna (donatrice) ed ottenuto l'embrione con una delle tecniche descritte si impianterà l'embrione nel suo utero, questa possibilità non è permessa dalle leggi italiane.
In un "ciclo" di fecondazione assistita non si usano necessariamente tutti gli ovociti ottenuti (con le tecniche di stimolazione dell'ovaio accennate prima) così come, se si dispone di embrioni già ottenuti (con la FIVET ad esempio), non è possibile impiantarne più di 3 (questo è il limite imposto per legge ma è anche il numero considerato più "utile"). Gli ovociti o gli embrioni in sovrannumero possono quindi essere conservati a bassissime temperature per molti anni, permettendo una nuova gravidanza quando desiderato. C'è da aggiungere che le procedure di PMA non sono esenti da rischi ed effetti collaterali.

Dietro queste tecniche, comunque, c'è un lavoro incredibile il cui sviluppo e progresso è durato anni (e che naturalmente ho semplificato enormemente). Dallo studio dell'embriologia, la fisiologia, l'anatomia e di tutti i processi che portano dall'unione di due cellule ad un bambino, a questo si uniscono strumenti modernissimi e precisi, tanta esperienza da parte degli operatori (il lavoro più "delicato" in questo campo è svolto dai biologi) e tante speranze e desideri. Per questo motivo, accanto ad un lavoro medico, esiste anche un sostegno psicologico per quelle coppie che decidono di affidarsi alle tecniche di PMA.
C'è anche una curiosità. Come detto all'inizio, le percentuali di successo di queste tecniche non sono molto elevate (anche se dipendono da molti fattori) ma sufficientemente ottimistiche per chi senza di esse non riesce ad ottenere una gravidanza: circa il 20% di gravidanze portate a temine dopo procreazione assistita e questa è la stessa percentuale di ottenere una gravidanza spontaneamente in condizioni fisiologiche.
Ciò fa pensare che la medicina della riproduzione non abbia "superato" la natura ma la "imita", riesce a raggiungere gli stessi risultati, quando "la natura" ha degli ostacoli. Ulteriore curiosità: per stabilire i criteri di successo di un centro che si occupa di cura dell'infertilità, il valore che fornisce una reale visione dei livelli di successo di un centro non si misura con il numero di gravidanze ottenute ma con quello dei parti avvenuti (si dice "bambini in braccio", ovvero quanti di quei cicli di fecondazione assistita hanno ottenuto una gravidanza con successo finale), questo perché sono ancora molto alti i tassi di cicli di fecondazione assistita che riescono ad ottenere una gravidanza ma questa, per vari motivi, non procede. Tra gravidanze ottenute e "parti ottenuti" c'è quindi una grande differenza.
I costi delle procedure di fecondazione assistita sono molto alti, esistono anche molti servizi negli ospedali pubblici che permettono di risparmiare economicamente. Le percentuali dei centri privati non sono superiori a quelle dei centri pubblici perché si usano le stesse procedure, ormai standardizzate.

In fondo è un segno dei tempi. Sono ormai centinaia di migliaia (in Italia sono più di circa 40.000 i bambini nati con PMA) le coppie nel mondo che hanno ottenuto un figlio grazie a queste tecniche e di...bambini in provetta, dai tempi di Louise Brown, ne sono passati tanti.




Alla prossima.

Salute e Bugie (il libro).

$
0
0
Che emozione.
Mi viene da iniziare questo articolo così: "con viva e vibrante soddisfazione..." e poi una pausa, schiarisco la voce e mi porto una mano alle palpebre, la abbasso ed inizio di nuovo farfugliando qualcosa e poi continuo: "dopo tanti anni di costante ed incondizionato servizio per la corretta informazione..." ma no, no...meglio tornare al mio stile.

Per una curiosa coincidenza esattamente dopo 5 anni dalla fondazione di questo blog, tutto il lavoro, le "indagini", gli studi e le ricerche nel campo delle truffe in campo medico finiscono su carta. Si chiama "Salute e Bugie" ed è edito da Chiarelettere, il mio primo libro, il libro del blog, che da domani potete trovare in tutte le librerie.
Chi l'avrebbe mai detto?
Il sito che state leggendo è nato per un puro caso (che qualcuno ricorderà, sì, il primo lettore del blog è ancora qui che legge ed è ringraziato pure nel libro) che credo in molti non conoscano.
Mi trovavo in ospedale in attesa del collega del turno successivo. La giornata era stata tranquilla e dopo aver discusso dei casi in reparto e sistemate alcune cose, ci sedemmo un po' a discutere.
Si parlava anche del caso di una signora che, dopo essersi "curata" (a modo suo) con l'omeopatia (ma la sua malattia era seria, infatti non aveva avuto alcun beneficio ed era arrivata anche in condizioni piuttosto gravi), era stata operata e stava bene.
Da quello la discussione toccò temi come le "medicine alternative", quelle più strane, ricordi di persone che erano convinte di sconfiggere i malanni con una dieta o con una pozione trovata su internet, ero assolutamente impreparato sull'argomento, lo liquidavo, come succede a tanti, semplicemente come sciocchezze un po' da creduloni. I tanti "guariti" dalle medicine alternative? Guarigioni spontanee. L'omeopatia? Mah, medicinali con dosi piccolissime che male non facevano.
Ma c'era pure chi diceva di guarire il cancro e proprio a proposito di questo il collega mi disse di aver visto un video nel quale una donna con un tumore alla vescica raccontava di essere guarita dopo aver seguito i consigli (via mail) di uno dei tanti guaritori del web. Era Tullio Simoncini.
La donna si era curata con il bicarbonato di sodio, in poco tempo era guarita e c'era anche la sua testimonianza su internet. Incredulo (quanta strada dovevo fare...) chiedo al collega di mostrarmi il video, ma era tardi e non ricordava dove l'avesse visto.
Il giorno dopo, a casa, cercai di rintracciare quel video (la mia curiosità da bambino non mi ha mai abbandonato) e lo trovai in un sito pieno di altri articoli su vari argomenti. Eccolo il video, in effetti la donna raccontava di essere guarita da un tumore vescicale facendo dei lavaggi con acqua e bicarbonato, c'erano anche i referti che, evidenziati nel video in una veloce zoomata, mostravano "assenza di cellule neoplastiche". Incredibile, una cosa del genere poteva avere solo due spiegazioni: una rivoluzione medica, una truffa.
Nonostante la stanchezza riguardo quelle immagini diverse volte. La storia "quadra" ed è lineare:

Tumore-Bicarbonato-Guarigione.

Ci sono i referti, magari si potessero leggere bene, la risposta può essere lì, ma non è facile, il video "sgrana" la scrittura, l'inquadratura è veloce e dura pochissimo, la lettura non è agevole. Allora mi servo del "fermo immagine", lo faccio e lo rifaccio, finché riesco a "bloccare" l'immagine su una frase che spiega il mistero: la signora si era operata. L'assenza di cellule neoplastiche evidenziata nel video del guaritore, era un commento al controllo eseguito nella visita "post operatoria", era scritto, nessun segreto, solo un "effetto speciale", una bufala. Un effetto della medicina spacciato per miracolo della ciarlataneria.

Ingenuamente pensai che fosse il caso di farlo presente. Mi iscrivo al sito (con il nick "WeWee", vi spiegherò anche questo) e chiedo lumi. Se la signora è stata operata ed il tumore asportato con un intervento, perché dire che è stato il bicarbonato a guarirla?
Dopo un po' di smarrimento interviene il proprietario di quel sito che insiste diverse volte: "la signora non ha fatto altra cura oltre al bicarbonato". Ma non è vero, lo notano anche altri partecipanti alla discussione e d'altronde è tutto lì, nero su bianco, proprio nei referti mostrati (di sfuggita) nel video, ironicamente tutto questo sembra rispecchiare il detto "se vuoi nascondere una cosa mettila bene in mostra". Succede di tutto e nel sito è il caos, persino dei lettori "fedeli" si rendono conto (fortunatamente, significa che qualcuno usa ancora il proprio cervello per ragionare) della manipolazione della storia, qualcuno abbandona il sito, altri si arrabbiano, altri ancora se la prendono con chi fa finta di non capire, qualcuno si indigna con il proprietario del sito che sembra cadere dalle nuvole. Volano parole forti, il proprietario del sito si arrabbia, poi ironizza, e si arrabbia di nuovo, si agita, il suo nervosismo era chiaro. Non ne era chiaro il motivo (almeno per me), cosa ci sarebbe di strano in un medico che ti spiega un trucco da baraccone che può essere pericoloso?
Vado a cercare qualche notizia su questo "guaritore", ha un suo sito e trovo altri casi di "guarigione miracolosa", sono diversi, una ventina forse, così inizio a "studiarne" due, poi un altro ed anche lì il solito trucco. Lastre taroccate, referti che dicono una cosa diversa da quella dichiarata, guarigioni che non ci sono state. Miracoli raccontati ma mai avvenuti, guarigioni ostentate ma dovute alla medicina.

Torno sul sito, annuncio la "scoperta": "guardate che quello lì ha realizzato altri falsi, se volete ve li racconto". Non li racconterò mai, con una prontezza di riflessi eccezionale, il proprietario del sito (che poi si scoprirà gestiva, neanche a farlo apposta, anche il sito del guaritore e faceva da contatto) mi espelle, mi butta fuori accusandomi di "diffamare" il guaritore del bicarbonato con le mie accuse di falso, ma questo gesto diventa un motivo ulteriore di scontro all'interno del sito che è addirittura costretto a chiudere per qualche ora per calmare l'atmosfera ormai bollente.

Ci rimasi pure male, non capivo infatti perché si dovesse zittire o "censurare" una persona che alla fine spiegava che c'era qualcosa che non andava in quel "miracolo", spiegando cosa e che metteva in guardia dai pericoli della rete in tema di salute, avevo ancora tante cose da dire, qualsiasi persona di buon senso sarebbe rimasta ad ascoltare, a restare stupita per la furbizia del guaritore, a scoprire quel sottile trucco per convincere gli sprovveduti del miracolo impossibile e "non volere ascoltare" forse nascondeva qualcosa (che poi con il tempo ho capito).
Non mi persi d'animo. Cercai come si potesse realizzare un sito personale per raccontare quello che avevo scoperto ma non avevo potuto dire e mi accorsi che il modo più immediato era quello di aprire un "blog", ovvero un diario personale, un luogo nel quale dire e scrivere quello che volevo.
Due click, la ricerca di un nome ed ecco nato MedBunker. Un gioco di parole "bunker della medicina", a protezione dell'informazione corretta e nello stesso tempo "debunkermedico" (il "debunker"è colui che svela le bufale).

Raccontai di quella storia, poi di altre. I lettori si mostrarono interessati, arrivavano anche gli incoraggiamenti, il sostegno di chi voleva sapere e così iniziai ad interessarmi anche di altre "medicine alternative", di truffe mediche, di pozioni curative, di false informazioni mediche. Leggere i primi post di questo blog per me è emozionante. Traspare un po' di ingenuità, lo stile è ancora immaturo, forse si legge anche la mia inesperienza, ma è tutto normale, con il tempo si impara, però traspare quello che poi sarebbe diventato lo scopo di MedBunker.
Con il tempo mi accorgo che ciò che per me era scontato non lo era per chi leggeva e quindi iniziai anche a parlare di scienza, medicina, salute, progresso, qualche storia personale ed i lettori apprezzano. Mi hanno impegnato moltissimo in termini di ricerca e lavoro, i miei approfondimenti sui vaccini e sulla "cura Di Bella", ho scoperto cose che non conoscevo, sono cresciuto (anche professionalmente, non l'avrei mai detto!) ed ho percorso vie mai viste.
Da piccolo diario personale il blog iniziava ad essere un punto di riferimento ma la cosa più importante è che stavo appassionandomi ad un campo che non avevo mai approfondito, che sembrava secondario durante il mio percorso professionale, cosa vuoi che importi ad un medico di quella "gente strana" che si cura con l'ozono o di chi usa l'omeopatia, ma mi accorsi che importava a tanta gente e stava iniziando ad appassionare anche me.
Mi incuriosivano i meccanismi che spingevano le persone ad abbandonare la via della ragione per abbracciare quella dell'irrazionalità, il fascino delle "bufale", i trucchi dei guaritori ed i loro comportamenti, quello che era iniziato per caso stava diventando una passione, profonda. Questi argomenti interessavano, c'è tanta gente che ha sete di conoscenza ed io potevo mettere a disposizione le mie, di conoscenze, per trasferirle agli altri e nello stesso tempo crescere conoscendo i dubbi, le paure, le domande dei lettori, dei pazienti e di chi mi seguiva. Tutto questo costa tanto. Studiare, tradurre, capire, cercare, quando hai già un lavoro che ti impegna profondamente, impiegare il tempo libero per...continuare a lavorare può sembrare assurdo, ma quando ti spinge la passione sarebbe assurdo non farlo e soprattutto diventa tutto più piacevole. Curiosa anche la reazione di qualche collega: "ma chi te lo fa fare?", "quanto guadagni?", "perché lo fai?" e queste domande dimostrano come sia ancora per alcuni incredibile che si possa fare qualcosa con passione; gratis poi, neanche a parlarne. :)

Il resto è "storia".
Dopo cinque anni quindi, tutto il lavoro di MedBunker diventa un libro. Di cosa parla? Di quello che trovate qui e di altro, di falsa medicina, truffe, ciarlatani, pseudoscienza, false (e scomode) verità.
Ecco un'anticipazione:
Cure vegetali anticancro

Che la maggioranza dei farmaci si ricavi totalmente o in parte da piante e vegetali non credo sia un mistero. Dalla notissima Aspirina a potenti chemioterapici, il regno vegetale è stato da sempre l’officina farmaceutica dell’uomo che, un tempo in maniera artigianale, oggi industrialmente, estrae, purifica, concentra e confeziona ciò che la natura ci dona. La percezione che ogni cosa derivi dalla natura sia «benefica » o salutare non è del tutto corretta: in natura esistono potentissimi veleni o sostanze capaci di uccidere un uomo all’istante; siamo noi che riusciamo a modificarne le proprietà per rendere una molecola benefica o utile alla salute umana. Nel mondo della medicina alternativa, proprio per sfruttare la moda del «naturale a tutti i costi», vendere come efficaci prodotti che invece non lo sono è una pratica molto diffusa. Frutti che guarirebbero tutte le malattie, estratti e frullati anticancro, mandorle, noci, fiori anticancro: c’è di tutto. Ma spesso, dietro all’innocente maschera del «naturale», si nascondono vere e proprie illusioni, anche pericolose.

L’erba che brucia il tumore

Lo abbiamo già detto: quando la medicina era ancora agli albori, l’uomo aveva pochissime armi contro le malattie; sappiamo tutti che si moriva d’infezione, di bronchite o per i postumi di una semplice ferita. Nel caso dei tumori non vi era altra alternativa se non rimuovere, qualora possibile, un’escrescenza. I nostri avi non si facevano tante illusioni e non avevano uno stomaco debole: non esistevano gli antibiotici, l’anestesia o i bisturi e bastava un coltello arroventato e lo stordimento del malcapitato paziente con un po’ di alcol per procedere con l’intervento. Il tumore veniva letteralmente bruciato, cauterizzato, estirpato...
Non è piacevole anche solo immaginare le atroci sofferenze di chi subiva questi interventi. Quegli uomini non meritano la nostra ammirazione perché conoscessero chissà quale rimedio misterioso per le malattie ma perché, nonostante non avessero alcuna arma per curarle, a volte riuscivano a guarire. Fortunatamente gli anni ci hanno regalato magnifiche scoperte e almeno la sofferenza è quasi sempre evitata. Non per i naturalisti a ogni costo che, pur di non adottare le soluzioni della medicina standard, tornano indietro nel tempo sottoponendosi a vere e proprie torture, crudeli oltre che inefficaci. Negli Stati Uniti esiste la Black Salve, una pasta corrosiva estratta da alcune piante spontanee. Le proprietà della pianta sono conosciute da secoli e l’abitudine di «bruciare il male», arcaica e primitiva, in certe zone dell’America del Nord sopravvive indisturbata. Negli Usa la chiamano «unguento nero...
Naturalmente parlo anche delle stranezze dell'omeopatia e delle follie delle cure anticancro, c'è tutto, da Simoncini con il quale ho iniziato a Vannoni che avviene ai nostri giorni.
A questa nuova avventura del libro ci hanno creduto in tanti ed in tanti lo avevano anche chiesto, ora c'è.
Inutile fingere indifferenza. Sono contento ed anche un po' fiero.


Ah!
Il nick "WeWee".
Ho lavorato per un periodo della mia vita in Francia, esperienza per me fondamentale professionalmente ed umanamente. La lingua non era un problema...pensavo (ah! quanto mi sbagliavo...), avevo studiato francese a scuola, alle medie ed alle superiori, me la caverò. Ma pensavo male, malissimo!
Arrivato in Francia mi resi conto che tra "studiare" e "conoscere" una lingua c'è un abisso.
Letteralmente non capivo nulla e non mi facevo capire.
L'inizio fu quindi scioccante: ad ogni domanda dei francesi rispondevo "oui, oui" (ovvero sì, sì), un modo sbrigativo per fare l'indifferente liquidando il cugino d'oltralpe che cercava una discussione con il sottoscritto che aveva grosse difficoltà linguistiche. Con i mesi la situazione migliorò fino a diventare accettabile, ma ormai era fatta, per il personale dell'ospedale francese, ormai, ero il "docteur ouì ouì". Per scegliere il nick ho semplicemente "inglesizzato" il mio "nick" in Francia e "ouì ouì" diventò "WeWee".

Concludo: ringrazio di cuore e sinceramente tutti coloro che si sono fermati almeno una volta in questo blog, dal primo all'ultimo. Sono loro che mi hanno permesso di trasformare un "diario privato" in un "posto pubblico". Grazie. Anche a chi mi ha scritto, a chi commenta, a chi mi incoraggia e mi spinge a continuare, grazie, grazie, grazie.
Poi un ringraziamento atipico. A quella persona che cinque anni fa mi mandò via dal suo sito perché osai rivelare le falsificazioni nel video del guaritore che pubblicizzava. Se non fosse stato per lui e per quell'espulsione ora tutto questo (ed altro) non sarebbe possibile. Non sono una persona rancorosa e per questo un grazie va anche a lui, però basta, non esageriamo, ora che l'ho ringraziato si ritenga soddisfatto.

Il resto dei ringraziamenti li ho scritti nel libro.
Questo potrebbe essere solo il primo passo di un nuovo capitolo nella mia "nuova vita", quella della divulgazione scientifica, il mio lavoro sarà sempre quello che ho scelto, in ospedale, in corsia, in sala operatoria, ma ormai non torno indietro, questa nuova passione è parte integrante della mia professione. Una sorta di banco di prova che servirà a capire quanta sete c'è di sapere e conoscere, da parte mia solo l'augurio che tutto quello che ho fatto possa servire a qualcuno.
Per un po' di tempo mi vedrete impegnato nella promozione del libro, non vi annoiate e sopportatemi, per favore, è semplicemente il piacevole coronamento di tanti anni di passione.
:)

Alla prossima.

SALUTE E BUGIE 
COME DIFENDERSI DA FARMACI INUTILI, CURE FASULLE E CIARLATANI
di Salvo Di Grazia
Chiarelettere, Milano 2014
In uscita il 7 febbraio pagine 256 prezzo 13,60
ean 9788861903968 formato brossura 12,8 x 19,8

Davide e Golia (2): 10 domande a Davide Vannoni

$
0
0
Il prof. Davide Vannoni, docente dell'università on line Unicusano, sostiene di aver messo a punto un metodo (ancora segreto e non diffuso pubblicamente) per curare centinaia di malattie genetiche, molte delle quali considerate incurabili dalla medicina. Della questione me ne sono occupato diverse volte e la vicenda è molto conosciuta ed attuale. Vannoni è stato criticato ripetutamente dalla comunità scientifica e da non addetti ai lavori per le numerose contraddizioni, per le dichiarazioni discutibili e per il suo modo di procedere ma ha sempre risposto in maniera vaga e poco precisa. Una delle sue risposte alle critiche è quella che, gli articoli di giornale e scientifici che lo riguardavano, non avevano mai ascoltato la sua voce e pertanto si basavano su informazioni inesatte quando non false (ha accusato anche me di aver diffuso informazioni false ma non mi ha mai detto quando, dove e quali sarebbero quelle "vere"). Per questo motivo ho pensato di sentire la sua voce direttamente ponendogli delle domande precise che richiedono risposte precise e che io non commenterò nell'articolo ma se richiesto nei commenti così, sia Vannoni che chi lo legge, avrà la garanzia di non vedere le parole travisate o male interpretate. Le domande si basano su fatti documentati e non prevedono "divagazioni", così che chiunque, leggendo le risposte, possa giudicare l'operato del professore. Naturalmente Davide Vannoni è anche libero di non rispondere, esattamente ciò che ha fatto Giulio Golia (conduttore della trasmissione che ha iniziato a parlare della vicenda) alle 10 domande che gli sono state inviate da me e da altri esponenti della scienza raccontata alle quali non ha risposto.
Qualche giorno fa ho avuto una breve discussione su Twitter con Vannoni nella quale, dal mio punto di vista, il presidente di Stamina faceva affermazioni a dir poco superficiali. Da quella discussione (e visto lo scarsissimo spazio a disposizione sul social network) ho chiesto se fosse disposto a rispondere ad alcune domande.



Ho scelto quindi un elenco di 10 domande tra le tantissime possibili, concentrandomi su quelle che riguardano argomenti non chiariti o contraddittori, inviandolo a Vannoni personalmente.
Le domande sono state inviate il 30 gennaio 2014, non avendo ricevuto risposta ho ricordato la cosa al prof. Vannoni via Twitter il 7 febbraio ma, anche stavolta, nessuna risposta, saranno gli impegni ma il prof. Vannoni evidentemente ha cambiato idea. A questo punto pubblico le domande lo stesso così da renderle pubbliche perché, come ho già detto, anche una "non risposta"è una risposta.

Davide Vannoni

1) In diverse occasioni, all'inizio della vicenda "mediatica" lei ha parlato di brevetti che registravano il suo "metodo" (in questo video, dal min. 0:56:20: "I brevetti sono pubblici, quelli per gli Stati Uniti e non valgono per l'Europa, qua chiunque può prendere e provare a rifare quello che facciamo..." ), lo stesso ospedale di Brescia nei procedimenti di autorizzazione all'uso come "cura compassionevole" parla di metodica brevettata. Perché ha fatto questa dichiarazione quando lei sapeva che non esisteva alcun brevetto (ma solo le domande, rigettate dall'ufficio statunitense)?
R.: 

2) Perché in data 29/3/13 ha dichiarato (ripetendolo in TV il 30/03/13 come si può ascoltare nel video di prima) di aver "lasciato in piedi" o di "averli lasciati aperti" i brevetti americani (per "fare in modo che nessun altro potesse brevettare") quando non è stato lei a "lasciare aperti" i brevetti ma le è stato imposto di farlo? Lei stesso infatti, già prima, in data 5/11/12 aveva fatto domanda per ritirare gli stessi, domanda  respinta dall'ufficio brevetti.
R.:

3) In un video de "Le Iene" (dal minuto 13,08) ha dichiarato che con la sua metodica "da tante patologie si guarisce". Ci dice con esattezza da quali?
R.:

4) Ovviamente per affermare quanto detto sulla guarigione da "tante patologie" sarà a conoscenza di persone guarite (=che non presentano più alcun segno clinico o strumentale della malattia che le affliggeva) esclusivamente grazie al "metodo Stamina" (ha parlato anche di "una ragazza che ha ricominciato a parlare dopo anni di silenzio"). Chi sono? È possibile rintracciare questi guariti per rendersi conto di questi risultati?
R.:

5) Perché ha sempre dichiarato di aver curato "gratis" (anche in passato) se poi lei stesso ha ammesso di aver chiesto denaro in cambio delle cure anche se in forma di donazioni e questo succedeva anche in passato (anche questo lo ha affermato lei)? Il fatto è confermato anche da diversi pazienti sottoposti al trattamento. A prescindere dalle motivazioni, chiedere denaro per qualsiasi motivo non significa "curare gratis", ne conviene? Per capirci, perché ha fatto dichiarazioni contrastanti di questo tipo:
A)  "I pazienti che entrano in terapia sono completamente gratuiti, non pagano nulla, non fanno donazioni alla fondazione Stamigna [sic] nè direttamente, nè indirettamete (neppure in passato ciò è mai avvenuto)".
B) "quelli che non pagavano un euro e quelli che pagavano giusto il costo, erano più di quelli che pagavano le cifre che sono state scritte [...] Con loro però compensavamo quelli che venivano curati gratis. I pazienti che potevano permetterselo donarono intorno ai 20 mila euro a testa".
R.:

6) Ha sempre dichiarato che il suo metodo sarà sempre senza costi per chi lo richiede. Il presidente di Medestea (Merizzi), la casa farmaceutica con la quale ha stipulato un contratto di esclusiva per lo sfruttamento della sua metodica ha dichiarato che la "cura" sarà gratis solo per chi non ha alcuna copertura assicurativa o per chi non ha soldi. Questa affermazione la smentirebbe. Merizzi, insomma, dice che la cura sarà gratis solo per chi non avrà soldi, non per tutti. Come mai?
R.:

7) Proprio perché segreto (il ministero è vincolato in questo da un accordo stipulato con Stamina), il suo metodo non può essere studiato da nessuno che non sia espressamente autorizzato. Se davvero è così efficace come lei sostiene, perché non lo diffonde pubblicamente (oltre ad un guadagno economico lei guadagnerebbe la gratitudine eterna dell'umanità) lasciando tutti i medici e gli scienziati liberi di "guarire" tutti i bambini malati del mondo e di perfezionarlo se necessario?
R.:

8) La legge Fazio/Turco definisce come "cure compassionevoli" quelle terapie che, anche se non ancora giunte all'approvazione, possono essere somministrate a malati senza alternative di cura. Unico requisito l'esistenza di sperimentazioni o studi che ne dimostrino (naturalmente su rivista scientifica di adeguata importanza, dalla legge definite "accreditate") un'efficacia, anche se preliminare, oltre alla sicurezza di innocuità. In base a quali sperimentazioni o studi che dimostrino efficacia ed innocuità della sua metodica si somministra la sua"cura"? Può indicarceli con precisione per favore (per esempio un link in rete o in una banca dati consultabile in modo da poterli studiare), ribadendo che per legge è necessario che gli studi descrivano l'uso della metodica Stamina, naturalmente, non un uso generico di staminali.
R.:

9) Come mai ed in base a cosa definisce efficaci le sue cure sulla SMA1 (una delle malattie che dice di curare) in base a ciò che si vede in alcuni video filmati pochi giorni dopo le infusioni e non ha inserito la stessa malattia tra quelle da sperimentare perché "non basterebbero 18 mesi per mostrarne i risultati e nessuno strumento diagnostico servirebbe a farlo"?
R.:

10) La sua domanda di brevetto (statunitense, quella respinta che come da lei dichiarato è l'essenza stessa delle procedure che segue) che descrive il suo "metodo", parlava espressamente di differenziazione (cioè trasformazione) di cellule mesenchimali in neuroni, punto cruciale dunque. Il dott. Andolina, vicepresidente di Stamina, ha detto chiaramente che con il metodo non trasformate le mesenchimali in neuroni e che questo, in ogni caso, non servirebbe a niente. Questo significa che neanche voi sapete bene cosa succede o cosa ottiene la metodica?

Domanda di brevetto "metodo Stamina", le mesenchimali si trasformano in neuroni

Marino Andolina: "non trasformiamo cellule in neuroni, non servirebbero a niente".

==

Le risposte non sono arrivate (se dovesse succedere le pubblicherò) e quindi lascio a chi legge trarre le proprie conclusioni.

Alla prossima.

NOTA: Domande inviate a  Davide Vannoni (info@NOSPAMstaminafound.org).

False cure, miglioramenti e viaggi della speranza: un video della BBC.

$
0
0
Un documentario della BBC sulle speranze illusorie offerte per malattie gravi. Il video non è nuovo (è del 2009) e questo dimostra ancora di più come il "miracolo staminali truffaldine" non sia una novità o una pseudoterapia nata da noi in questi mesi, ma è una storia che esiste già da qualche anno (io stesso ne parlai tempo fa qui).
Si toccano tanti temi che abbiamo imparato a conoscere in questi anni. Le false terapie, le "staminali miracolose", le raccolte fondi per cure all'estero, i ciarlatani della salute. Viaggi "della speranza" in paesi dove le regole sono inesistenti, miglioramenti e guarigioni date per certe ma mai successi, la storia non è nuova ma fa sempre bene ricordarla. Particolare interessante (e triste per certi versi) quando si parla di "miglioramenti" indotti dalle staminali, i genitori "vedono" la figlia migliorare quando miglioramenti non ne esistono e la richiesta di "venire a vedere i bambini".
Notate anche le risposte dei "terapisti"...non vi ricordano niente?
C'è poco da discutere, nel campo della salute, lucrare sulla malattia è una truffa squallida e vergognosa.
Altro elemento che ho discusso in passato e che ribadisco: diffidiamo sempre da chi ci parla di raccolta fondi per effettuare cure all'estero. Una cura scientificamente provata, quasi sempre è disponibile nel nostro paese (l'Italia non ha nulla da invidiare all'estero) e nel caso (rarissimo) di cure che da noi non sono disponibili, lo stato rimborsa tutti i costi. Chi chiede fondi per fantomatiche cure estere quindi, dovrebbe prima spiegare che tipo di cura e per quale motivo non si può effettuare in Italia.
L'invito che ribadisco oggi è quello che faccio da sempre: diffidate dalle cure miracolose, attenzione ai ciarlatani, non vendiamo la nostra dignità ai truffatori.


Link diretto al video: qui (blogger è spesso incompatibile con alcuni formati video potreste quindi non visualizzare il video incorporato, bisognerà guardarlo direttamente nel suo sito originale), dura 24 minuti. Articolo originale della BBC (2009), qui.
Alla prossima.

Antroposofia: l'occultismo in medicina.

$
0
0
Il nome è complicato anche da pronunciare: antroposofia. Chi la conosce?
Pochi.
Allora vi stupirete che questa pseudomedicina è a tutti gli effetti una pratica medica legale, permessa, inserita negli elenchi delle "medicine complementari" degli ordini professionali e può essere prescritta solo da medici iscritti all'ordine.
L'antroposofia fu il frutto di studi personali di un filosofo, Rudolf Steiner.
Steiner (1861-1925), austriaco, appassionato di esoterismo ed occultismo, diffondeva la sua filosofia (diffusa in vari campi) con corsi e lezioni molto seguite soprattutto dopo aver raggiunto una certa notorietà nei circoli culturali tedeschi. Egli allargò le sue ipotesi negli ambiti più diversi, dall'agricoltura alla medicina, l'architettura, la pedagogia e la religione. Nelle sue idee c'è tutto il repertorio della pseudoscienza: le "energie" ("cosmiche" e spesso indefinite) agli influssi astrali, le forze spirituali, l'autoguarigione ed altro ancora. Per il filosofo concetti come "ultraterreno" e "destino" erano abituali, egli stesso si definiva "spinto dal destino" e raccontava di esperienze di "viaggi astrali" o chiaroveggenza, si ritirava spesso in meditazione e parlava di "anima" non solo a proposito degli esseri umani ma anche degli animali, le piante, i minerali e questa diventò quasi un'ossessione, egli infatti dichiarò diverse volte che lo scopo della sua vita fosse quello di dimostrare l'esistenza dell'anima in maniera scientifica (ma non ci riuscì mai). Il suo interesse nei confronti dell'"aldilà" e della reincarnazione lo misero in contatto con un mondo del tutto fuori dalla scienza dal quale si fece influenzare, così come dalle figure dei "guru" spirituali in voga in quegli anni. Per lui esistevano due piani: quello fisico e quello spirituale del tutto collegati e che si influenzavano a vicenda per mezzo di "forze eteriche" mai dimostrate. Si interessò anche di occultismo (autore di diversi libri sul tema, come Occult science: an outline nel 1913 e Investigations in Occultism Showing Its Practical Value in Daily Life nel 1920) e magia nera.

Nonostante le conoscenze acquisite con il tempo smentissero molte delle sue credenze più estreme, la filosofia steineriana è arrivata fino ai giorni nostri e, cosa ancora più misteriosa, è ancora applicata in vari campi. In agricoltura ad esempio, Steiner si ritrova in quella chiamata "biodinamica" (spesso confusa con quella definita "biologica".

L'agricoltura biodinamica fu fondata da Steiner nel 1924, utilizza tutti i concetti della sua filosofia in una serie di procedure e riti magici che favorirebbero i raccolti e la loro qualità in un insieme di pratiche del tutto inutili e che pescano a piene mani nella superstizione. Non ci credete?
Secondo Steiner, per "concentrare" gli influssi astrali sui prodotti della terra, bisognava utilizzare parti animali come la vescica di cervo, le corna di vacca o il suo intestino ed il cranio di bue. Questi oggetti devono essere trattati, sepolti e poi disinterrati con un preciso calendario che lo stesso Steiner spiegava nei suoi scritti, unendo a queste "particolari" preparazioni, anche concetti che ricordano l'omeopatia ed altre pseudoscienze (per esempio per ottenere un terreno "ragionevole" bisogna interrare qualcosa di "piccante" come l'ortica). Vecchie superstizioni? Credenze ormai sorpassate? Certo, ma oggi c'è ancora chi questi riti li fa e ne vende i risultati. Qualcuno potrà trovare interessante scoprire cos'è il "cornoletame", utilizzato tipicamente da chi usa l'agricoltura biodinamica.
Troviamo degli articoli che approfondiscono l'argomento qui e qui. L'austriaco ebbe l'occasione di approfondire i suoi studi occultistici guidando alcuni gruppi esoterici e persino una loggia massonica e fu autore di opere d'arte apprezzate e tutt'ora molto note (come il Goetheanum).

Rudolf Steiner
Nel campo della pedagogia il filosofo austriaco sviluppò un suo metodo (detto Waldorf) che si tradusse nell'inaugurazione di diverse scuole che ne applicavano i principi: inizialmente frequentate dai figli della borghesia tedesca e svizzera, queste scuole si diffusero in molte parti d'Europa fino all'Italia, nazione nella quale la filosofia di Steiner fu sostenuta da suoi ammiratori ed in particolare da medici che volevano seguirne le orme.
La filosofia delle scuole Waldorf (o "steineriane") seguivano i dettami pubblicati in alcuni testi firmati da Steiner che avevano regole pedagogiche precise: scompaiono i libri di testo per assicurare libertà assoluta di apprendimento agli alunni, scompare il nozionismo, particolare attenzione alle attività artistiche ed altro ancora, solo dopo i 14 anni, quando l'"energia astrale entra nel corpo fisico", si può iniziare un percorso didattico più severo e costruito. Parte integrante della pedagogia steineriana è l'euritmia, l'arte del movimento, una sorta di danza-movimento particolare, ritmica e lenta, che è stata applicata prima come rappresentazione (anche teatrale), poi nelle scuole steineriane ed infine anche in medicina antroposofica.
"L'euritmia terapeutica può essere di estremo vantaggio nel trattamento delle malattie e può essere applicata in quei casi nei quali si sa che un certo movimento reagirà con un certo organo con risultati benefici."
Se esistono apprezzamenti sul tipo di "educazione" di tipo "steineriano" esistono altrettante critiche e testimonianze durissime che rendono sicuramente controversa la pedagogia del filosofo austriaco, esiste anche un sito web che racconta storie piuttosto raccapriccianti, come quella di Sharon e di sua figlia che, ammalatasi ma costretta a rifiutare ogni cura, fu obbligata a colorare e disegnare continuamente per guarire, fino ad arrivare in condizioni gravi. Solo la ribellione della madre le consentì un ricovero in ospedale che servì a salvarle la vita.

Fu alla fine del 1910 che Steiner iniziò ad occuparsi anche di medicina, cercando un nuovo approccio nei confronti della malattia e del paziente. Collaborò con diversi medici, diffuse i suoi libri, organizzò conferenze. Alcuni suoi seguaci crearono un'azienda farmaceutica che ne seguiva la filosofia (oggi ancora esistente e che produce omeopatia).
L'eco della sua filosofia arrivò quindi anche in Italia, alcuni medici si appassionarono alle idee estreme del filosofo austriaco fino a diventarne "rappresentanti" che con libri e corsi facevano anche proselitismo. Con il tempo così si formò anche nel nostro paese una piccola ma agguerrita rappresentanza dell'antroposofismo. La fama di Steiner però iniziò a procurargli anche molte critiche che, curiosamente, provenivano da parti spesso in contrapposizione. In medicina ad esempio, i medici "tradizionali" criticavano l'antroposofia perché pescava a piene mani dalla magia e dalla superstizione (anche in campo medico era frequente il richiamo alle energie impalpabili ed agli astri), gli "esoteristi" la criticavano perché mescolava concetti "astrali" e "filosofici" con altri scientifici e troppo "materiali". In realtà Steiner era a tutti gli effetti un valido divulgatore ma di teorie per la maggior parte di fantasia e con frequenti invasioni nel campo della magia e la sua figura, ritenuta valida ed inizialmente rispettabile, si macchiò definitivamente alle prime accuse di razzismo (sosteneva che la razza europea, in realtà inesistente, fosse quella superiore).
Nei suoi libri si parla di vita su Saturno o come in origine l'uomo avesse un solo sesso (maschio e femmina nello stesso tempo) e derivasse da razze sconosciute come quelle dei "lemuriani" e degli "atlantidei", di come la specie umana, secondo lui, esistesse dal momento della nascita del pianeta Terra, sono frequenti le citazioni astrologiche e la descrizione di pomodori con l'anima e cetrioli pensanti, i suoi discorsi da fantascienza però appassionavano la borghesia ed erano richiestissimi nelle riunioni di cortesia dei ricchi cittadini svizzeri e tedeschi e questo lo mantenne sempre uno scalino sopra i ciarlatani di strada. Anche questo però contribuì a scatenare l'invidia dei maghi e degli imbonitori più noti del momento.
Questi scontri di pensiero contribuirono a relegare la filosofia steineriana in campo medico a metà tra una filosofia profonda ed affascinante, una "psicomedicina" che considerava il paziente uno spirito etereo ed un rito magico bello e buono.
L'antroposofia è una medicina alternativa che ufficialmente "cura" corpo e spirito. C'è da dire che negli anni sono diverse le interpretazioni di questa pratica medica e spesso si assiste a medici che applicano una vera e propria seduta psicologica più che una terapia fisica. D'altronde fu lo stesso Steiner a sottolineare come per curare le malattie bisogna avere una solida base scientifica, "possono farlo solo i mediciprofessionisti", per dirlo con le sue stesse parole e le sue teorie mediche volevano essere più un ragionamento su certi meccanismi e certi risvolti della malattia più che una vera e propria terapia, tanto che egli non provò mai a curare nessun malato, con il tempo però le idee teoriche di Steiner furono trasformate (da altri) in procedure mediche.

Il "cornoletame", uno dei rimedi rituali dell'agricoltura biodinamica di Steiner

In questo modo si diffuse la cosiddetta "medicina antroposofica", insieme di credenze a metà tra lo spiritismo e l'astrologia che unisce a queste la somministrazione di erbe e minerali (quasi sempre di tipo omeopatico, a volte tinture madri o olii essenziali) e tutta una serie di pratiche ritualistiche.
Il medico antroposofico sottoporrà il proprio paziente (con qualsiasi malattia, anche la più grave, compreso il cancro che per Steiner si curava con il vischio, uno dei rimedi alternativi utilizzati per primi contro la malattia) ad una serie di pratiche fisiche come massaggi, bagni termali, aromaterapia, cromoterapia, tutto accompagnato da prodotti omeopatici o infusi di erbe e derivati minerali. Spesso il paziente è sottoposto ad un rito di "purificazione" (per esempio una sorta di meditazione con una borsa di ghiaccio sullo stomaco) oppure ad una "espiazione" del male (sempre con un rito di meditazione e l'uso di aromi o vapori o sostanze spalmate o semplicemente appoggiate sul corpo). Utilizzata anche "l'arteterapia" ed il "massaggio terapeutico", l'euritmia della quale ho accennato all'inizio, in un insieme di tentativi di arginare sintomi e disturbi che, quando non sono di tipo psicosomatico (massaggi, aromi, meditazione, rilassamento possono avere un ruolo nel miglioramento delle malattie di tipo ansioso o psicologico) non hanno mai ottenuto nessun risultato dimostrabile (qui per esempio nel miglioramento dei sintomi della menopausa, ma anche in altri ambiti non si evidenziano effetti superiori al placebo), segnalato il miglioramento di disturbi con possibili basi psicologiche (ansia, cefalea, insonnia, stress) o in patologie con tendenza al miglioramento spontaneo. C'è da dire che la maggioranza degli studi realizzati su questa pratica sono appannaggio di cliniche antroposofiche, che praticano medicine complementari e presentano diverse lacune di metodo e statistiche, non esistono ad oggi, purtroppo, studi ben realizzati e seriamente organizzati. Il vero rischio della medicina antroposofica è legato sia alla rinuncia a terapie efficaci che all'uso di questa pratica come cura principale di malattie serie.

Per i medici antroposofici è da limitare al massimo l'uso di medicine, specie gli antibiotici o i vaccini perché "ucciderebbero" delle vite (che per Steiner sono da avere come amiche e non da eliminare) ma in genere, quando è necessario, non si nega alcuna prescrizione fondamentale (ciò rende "legale" l'applicazione dell'antroposofia). Alcune volte però non è così, uno dei casi più drammatici di morte da pseudoscienza (quello di Clara Palomba, ormai simbolo di come l'ignoranza uccida) fu caratterizzato, almeno nelle sue fasi iniziali, proprio da un'imperdonabile negligenza da parte di medici antroposofici, ma sono note anche epidemie di morbillo in comunità antroposofiche (per rinuncia alla vaccinazione) con complicazioni che hanno richiesto il ricovero. Segnalati anche effetti collaterali da prodotti antroposofici iniettati a scopo terapeutico (anche se molto rari e di lieve-media entità).
Può quindi non stupire che dal punto di vista scientifico non vi sia alcuna evidenza che le pratiche antroposofiche possano migliorare malattie o condizioni patologiche, l'uso costante di prodotti omeopatici ne sottolinea l'inconsistenza scientifica e l'utilizzo di pratiche esoteriche ne aumenta il fascino ma contemporaneamente il valore di "pratica magica" e non curativa. D'altronde (e come detto fu lo stesso Steiner a sottolinearlo) l'antroposofia non nacque come "medicina" ma come filosofia che tentava (con le conoscenze dell'epoca) di spiegare la malattia, l'uomo, la sofferenza. Trasferire la filosofia in medicina, arte che ha molto di "materiale" e poco di filosofico però può essere rischioso ed è per questo che Steiner è ricordato come un interessante filosofo ma uno scadente scienziato.

Non è facile, come si è visto, comprendere appieno la filosofia steineriana e l'antroposofia (che come detto ha poi subìto numerose modifiche con gli anni), come non si può accettare l'uso nella medicina scientifica di concetti come "Karma" o "energie cosmiche", ma è anche l'aspetto pratico dell'antroposofia a non lasciare spazio a ragionamenti scientifici, per capire l'uso delle "sostanze" che usa questa filosofia, può essere utile leggere perché si usano vegetali come l'ortica secondo la società italiana di medicina antroposofica :
L' Ortica cresce laddove materiali di deposito vengono riassorbiti dall'ecosistema: ai limiti di una discarica, vicino a mucchi di letame o di pietrisco. Nel trattamento antroposofico essa è usata in conformità alla sua natura: viene somministrata in tutti quei casi in cui qualcosa sia fuoriuscito dal normale flusso vitale – vene varicose, emorroidi.
E per capire la confusa commistione tra medicina e paranormale, basta leggere la definizione di medicina antroposofica della stessa società:
Il medico che orienta la sua professione in senso antroposofico si sforza di cogliere, assieme al paziente, il significato della malattia riguardo alla sua evoluzione corporea, psichica e spirituale, tenendo conto delle leggi intrinseche alla biografia dell’uomo.
Il ricorso a termini quali "spirito", "natura", "cura dell'anima", preparazione di "medicamenti basati sui ritmi tra Terra e Cosmo" danno un'idea sulle basi scientifiche a proposito dell'antroposofia. In ogni caso questa pratica è affidata per legge ai soli medici iscritti agli albi professionali i quali, si presume, sono in grado di distinguere una malattia organica da una psicosomatica, per questo motivo, se proprio qualcuno desidera sottoporsi a riti magici che lo faccia almeno con un minimo di accortezza, provando a comprendere che in caso di malattia reale bisogna affidarsi a medici, non ai filosofi.

Alla prossima.

Punti nel vivo: l'agopuntura, un mito intoccabile.

$
0
0
Aggiornato dopo la pubblicazione iniziale

Con l'uscita del mio libro, di fronte ai tanti piacevoli commenti di apprezzamento, non potevano mancare le critiche. Pochissime devo dire, quasi tutte non argomentate (i "chi ti paga?" o i "chi non crede alla pranoterapia è chiuso di mente", non sono neanche critiche), altre invece possono essere ben fatte ed utili alla discussione.
Mi piacciono le critiche utili, civili, serie e quindi, se ci saranno, sarò lieto di discuterle. Oggi rispondo ad una di queste, documentata (non troppo, ma capisco che non si possa fare l'elenco delle pubblicazioni scientifiche mondiali) e la scelgo perché alla fine è quella che si è mantenuta meglio nei canoni della discussione civile.
Mi scrive (anzi, scrive al Fatto Quotidiano), il presidente della FISA (Federazione italiana delle società di agopuntura), il dott. Carlo Maria Giovanardi che ha preparato una "risposta" ad un articolo che riportava una mia intervista apparso sul Fatto Quotidiano (prima cartaceo poi on line).

Il dott. Giovanardi definisce l'articolo addirittura poco informato, banaleericco di affermazioni non vere.
Sostiene anche che mai (mai!) nella sua trentennale carriera di agopuntore, aveva letto un articolo così: ma cosa avrò detto di terribile o di distante dalle posizioni della medicina scientifica?
Posto il fatto che la parte dedicata all'agopuntura era proprio un trafiletto, per forza di cose molto vago e non certo un articolo scientifico, vediamo quali sarebbero secondo il collega agopuntore queste gravi affermazioni non vere. Non preoccupatevi per la lunghezza (necessaria) dell'articolo, ci sono tante immagini...

Prima è bene riportare il trafiletto sull'agopuntura, eccolo:
Agopuntura e leggende metropolitaneNon è millenaria, è nata nella Cina di Mao Tse-tung per soddisfare la gente povera che non poteva pagarsi le cure occidentali. Oggi invece è una tendenza chic per gente benestante. Come funziona? “L’agopuntura – piega [sic]  Di Grazia in “Salute e bugie” – si basa sul presupposto che ogni malattia è originata dallo squilibrio di presunte energie del nostro organismo. Per tornare in salute bisogna stimolare con degli aghi sottili i punti di agopuntura, che risiedono su linee immaginarie, i ‘meridiani’, che non esistono anatomicamente e non hanno un senso dal punto di vista medico: non ci sono infatti vasi sanguigni o fasci muscolari corrispondenti a quei punti”. Risultato: l’agopuntura può avere al massimo un effetto antidolorifico.
E qui la "lettera" del dott. Giovanardi (essendo lunga non l'ho copiata, prima di proseguire nella lettura sarebbe utile leggerla).

Ma allora rispondiamo al collega, visto che ha inviato la sua "protesta" sia al giornale che a me in privato.

Prima di tutto dovrei ribadire che Giovanardi risponde alle parole scritte nell'articolo come se le avessi pronunciate io, faccio presente quindi che in un'intervista solo il "virgolettato"è pronunciato dall'intervistato, il resto è scritto dall'intervistatore. Se quindi dovessi estrarre solo le mie affermazioni, sarebbero queste:

"L’agopuntura si basa sul presupposto che ogni malattia è originata dallo squilibrio di presunte energie del nostro organismo. Per tornare in salute bisogna stimolare con degli aghi sottili i punti di agopuntura, che risiedono su linee immaginarie, i ‘meridiani’, che non esistono anatomicamente e non hanno un senso dal punto di vista medico: non ci sono infatti vasi sanguigni o fasci muscolari corrispondenti a quei punti"

Come si vede non sto "rivelando" chissà quali verità nascoste, sto dicendo ciò che la logica, la conoscenza e la scienza sanno. Ma il dott. Giovanarsi approfitta di quelle mie parole per fare un piccolo "viaggio" nelle affermazioni sull'agopuntura, allora approfittiamo di questa occasione per chiarire alcuni punti da lui citati nella "lettera al direttore".

Elenco le sue principali affermazioni estratte singolarmente per comodità.

1) L'agopuntura risale al III millennio a.C.

La storia ci dice che il primo documento scritto che descrive qualcosa di simile all'agopuntura risale forse al III secolo a.C., probabilmente al secondo secolo a.C. (la fonte più accreditata è lo Huangdi Neijing, il primo testo storico di medicina cinese, ma lo dicono due esperti agopuntori cinesi, in un loro testo, manuale adottato ufficialmente dagli studenti cinesi di agopuntura), che descrive i "nove aghi", la prima forma descritta di "ago" per uso medico ed ecco scomparsi già i millenni di storia, rivelazione proveniente da chi di agopuntura ne capisce abbastanza e lo confermaPlinio Prioreschi, noto storico della medicina, come risale al II secolo avanti Cristo il Lingshu (antico testo di medicina tradizionale cinese, forse il più noto) che descrive ancora "i nove aghi" della medicina cinese, strumenti chirurgici veri e propri che nulla avevano a che vedere con gli aghi da agopuntura ma avevano ognuno un ruolo ben preciso: drenaggio, puntura, massaggio, taglio, incisione, eccetera, esattamente come qualsiasi strumento chirurgico primitivo di qualsiasi parte del mondo (antico).
Che l'agopuntura sia una pratica medica che risalga al massimo ai primi secoli prima di Cristo lo affermano varie fonti "insospettabili", anche "di parte", altre sono molto vaghe, il NCCAM (il centro per le medicine alternative e complementari del National Institute of Health), dice come sia stata "practiced in China and other Asian countries for thousands of years" ("praticata in Cina  ed altri paesi orientali per migliaia di anni") ma persino lo stesso termine cinese (针 Chen) che definisce l'agopuntura, è stato scritto per la prima volta un secolo prima della nascita di Cristo.
Questa è storia, chi si documenta seriamente ed onestamente sull'argomento, non ha particolari dubbi, l'agopuntura è nata attorno al 100 a.C. in forma primitiva e poco simile alla forma moderna e tutti gli altri racconti che la vogliono come pratica plurimillenaria, risalente a 3000 o 6000 anni prima di Cristo sono leggende senza alcuna base storica, l'agopuntura moderna è ancora più recente (e di molto).

Tutti gli altri report che gli agopuntori legano all'origine di questa pratica sono infatti documenti culturalmente rilevanti ma che con l'agopuntura non hanno niente a che vedere (descrivono pietre o lance infisse per "curare" ed "estrarre il male", punte arrotondate per massaggiare parti doloranti, punte di metallo per incidere ascessi, trapanature, cauterizzazioni, tanto che lo scopo di molti di questi strumenti era proprio quello di procurare sanguinamento...). Sono gli stessi strumenti che usavano le popolazioni primitive occidentali ed avevano lo stesso scopo.
Anche da noi in occidente (epoca romana, antico Egitto, Britannia...), infatti, esistono antichi strumenti a punta (anche in ferro), utili per eseguire i primi e primitivi interventi chirurgici (lance, punte, aste di metallo) ma nessuno si sognerebbe mai di chiamarli aghi. Chi legge comunque può giudicare se gli "antichi aghi da agopuntura" siano paragonabili all'uso che se ne fa in questa pratica.

Antichi strumenti orientali descritti come "primi esempi di aghi da agopuntura" (206 a.C.), sono i "nove aghi dell'agopuntura antica", ognuno con uno scopo preciso e descritto nei documenti storici (utilizzati per incisioni, svuotamenti, trapanazioni, cauterizzazioni) come si evince d'altronde dalle loro dimensioni e dallo spessore, simili agli strumenti della medicina preistorica occidentale. Questi sono strumenti di circa 2000 anni fa, per molti agopuntori, gli aghi esistevano già 6000 anni fa.

"Aghi" romani (I secolo d.C.), alcuni con la "cruna", servivano per cucire ferite, altri per incidere, tagliare. Che l'agopuntura abbia avuto origine nella Roma antica?


Ancora i "nove aghi" (dinastia Ming, ritrovati in tombe) che qualcuno collega all'agopuntura


Attrezzi chirurgici romani (202 a.C circa). Si notino gli "aghi".

Ma oltre ai documenti basterebbe usare un attimo di buon senso.

I "nove aghi" dell'agopuntura, sono descritti nei primi testi storici di medicina cinese, risalenti al I-III secolo avanti Cristo, è falsa la teoria che vuole l'agopuntura risalire a 3000 e più anni prima di Cristo.
Perdoni la mia ignoranza quindi, ma dalla mia conoscenza dell'agopuntura (sicuramente mai pari alla sua), questa si basa sull'infissione di aghi nella cute. Chiaramente per essere infisso nella cute avendo un effetto benefico senza risultare "rischioso", l'ago deve essere particolarmente sottile (e resistente o si spezzerebbe) tanto che oggi si usano aghi da meno di 1 millimetro. Cioè, non è che si possa dire che dare una pugnalata alle spalle sia una forma di agopuntura, ne conviene? Altrimenti chiunque facesse iniezioni intramuscolo potrebbe definirsi "agopuntore". Varianti dell'agopuntura come l'auricoloterapia poi, hanno origine solo pochi secoli fa, nessuna tradizione millenaria. Il fatto che molti di questi "aghi preistorici" abbia un buco sulla sommità, non le fa venire il sospetto di un suo uso molto più...occidentale di quanto sia fatto credere dai fautori dell'agopuntura (suggerimento: cruna)?

Che l'agopuntura possa derivare da antichi riti (anche preistorici) quindi o da superstizioni lontane nei millenni mi starebbe pure bene (c'è chi dice derivi dalla demonologia, addirittura e molti la legano all'astrologia, con la quale ha interessanti connessioni), ma naturalmente non mi riferisco all'origine della medicina in Cina ma all'origine dei princìpi dell'agopuntura Se agopuntura significa "infissione di aghi sulla cute" (lo dice il nome stesso), che senso ha indicare come "strumenti da agopuntura" grosse punte di metallo che sono comuni in tutte le medicine preistoriche di tutto il mondo? La diceria che l'agopuntura abbia origine migliaia di anni prima di Cristo è una semplice operazione di marketing, non storica.

Non per niente ancora oggi in oriente è utilizzata proprio la tecnica del salasso (incisione della cute con scalpelli che prevede fuoriuscita di sangue) che ha degli specifici punti di applicazione (con delle punte si incide la cute in punti specifici per ogni malattia e tradizionali, per "estrarre il male") diversi dall'agopuntura, esattamente come da noi in occidente molti secoli fa, eppure nessuno osa sostenere che le tecniche di salasso siano una sorta di agopuntura primitiva.

1528: punti da salasso, da Hans von Gersdorff, ricorda qualcosa?

Riuscirebbe d'altronde a farmi vedere (anche solo per curiosità e vista la sua trentacinquennale esperienza) un ago (quindi con una punta molto sottile e resistente) in acciaio (ma anche di legno o di osso) del III millennio a. C. inseribile nella cute senza provocare gravi danni? Riuscirebbe nello stesso tempo a spiegarmi con quale tecnica gli uomini del 3000 a.C. sarebbero riusciti a costruire aghi così sottili da non assomigliare più a punte di lancia o coltelli? Perché lei avrà sicuramente ragione ad affermare che ciò che dico è sbagliato (ed anche banale), ma a questo punto tocca a lei farmi da maestro e farlo anche a chi vuole conoscere meglio la storia dell'agopuntura.
Naturalmente non serve mostrarmi pietre, punte o pezzi di legno come "antica agopuntura", qui parliamo di aghi, giusto?
L'origine storica dell'agopuntura quindi è molto ma molto più recente rispetto a quando il marketing cerchi di farla risalire, tanto che nemmeno gli agopuntori sono mai riusciti a datare accuratamente questa fantomatica origine (se fosse un fatto "storico" la datazione sarebbe immediata) dando delle date a caso, c'è chi la fa risalire (tra gli agopuntori, naturalmente) addirittura a 3.000.000 di anni fa! Prima della comparsa dell'uomo!
La diffusionein Cina dell'agopuntura, invece, fu opera di Mao che, per offrire alle fasce povere della popolazione una cura non costosa (che non potevano permettersi), pubblicizzò l'agopuntura (alla quale peraltro non credeva neanche lui).

2) I punti da agopuntura corrispondono a strutture esistenti

Falso o almeno, se proprio vogliamo essere letterali discutibile. Naturalmente è facile trovare una corrispondenza tra qualche struttura anatomica ed un punto di agopuntura (sono disseminati praticamente dovunque, dalla testa ai piedi, sul corpo umano non c'è zona con "niente" sotto la pelle), è molto più complicato dimostrare come ad ognuno di essi corrisponda una struttura anatomica precisa ed esclusiva o che un punto di agopuntura abbia caratteristiche diverse da un punto del corpo a caso, non per niente esistono studi che mostrano come un effetto analgesico avvenga infliggendo aghi in punti "a caso" e non in quelli dell'agopuntura, addirittura fingendo di infliggere aghi e conoscerà sicuramente il "needle effect" (effetto dell'ago) che mostra come l'effetto analgesico dipenda da "come" si infili l'ago e non dal "dove" e che l'efficacia di questo effetto dipenda anche dallo "stato d'animo" del paziente. Il dott. Giovanardi avrebbe un modo semplicissimo per dimostrarmi che "i meridiani" siano strutture anatomicamente reali ed esistenti, mostrarmi una pagina di un testo di anatomia umana che li illustri, che ne descriva il decorso, l'aspetto, la struttura. Se non esiste, evidentemente non si tratta di punti anatomici ma di punti letteralmente immaginari, inventati.
Come fa un medico a definire "esistenti" delle strutture che nel 2014 nessuno vede e nessun testo di anatomia umana descrive? Qualche agopunturista dice che, se "pungere" questi punti ha un effetto, evidentemente in quei punti deve esserci qualcosa.
L'ho detto prima, che un effetto dopo aver infilzato un ago nella pelle esista non stupisce nessuno, stupisce invece credere che intervengano forze oscure, immateriali e impalpabili. I punti da agopuntura sono del tutto inventati, non seguono il decorso di vasi sanguigni o nervi, non corrispondono in maniera univoca ad organi o punti particolari dell'anatomia umana, sono punti a caso, cambiati negli anni, senza alcuna "evidenza" anatomica o fisiologica. Secondo gli agopuntori, questi punti corrispondono a linee altrettanto immaginarie, i meridiani, che corrispondono a "canali" nei quali scorre il "flusso energetico" che pone il nostro organismo in equilibrio: dove sono questi canali? Me ne mostrerebbe uno? Il flusso? Di che tipo? Come lo misuriamo?

Che un ago infilzato sulla pelle stimoli particolari zone cerebrali, può stupire chi non conosce la fisiologia, visto che pure una martellata su un braccio stimolerà le stesse aree (ed in maniera più evidente). Non si tratta di fantascienza, ma di fisiologia spicciola. Le stesse aree cerebrali infatti, sono stimolate dalla "falsa agopuntura" (sham acupuncture), ovvero da aghi retrattili che non penetrano la cute e...guardacaso, anche questi hanno effetti (e non importava neanche dove venissero inseriti!). Basarsi su queste cose può essere giustificato quando un agopuntore parla con un profano, con chi non conosce i meccanismi di base dell'elettrofisiologia, con chi non sa cosa sono le tecniche di "neuroimaging": anche una carezza modifica la risposta delle aree cerebrali.

Per "dimostrare" la consistenza scientifica dei punti da agopuntura, lei cita prima una ricerca sui conigli su una rivista scientifica di elettronica nemmeno indicizzata su Pubmed (eppure una scoperta del genere meriterebbe ben altri palchi scientifici), poi una ricerca che mostrerebbe particolarità di tipo elettrico nei punti da agopuntura (variazioni elettriche), ma la sua sicura conoscenza delle regole della ricerca (corretta) sa benissimo che non è uno studio (ma neanche 100 se vogliamo) che trae una conclusione, ancora di più quando lo studio citato è poco importante, ha parecchi punti deboli (in inglese si chiamano flawed data) o si trova tra altri studi di tenore opposto, come quello che cito io (realizzato anche da agopuntori, pensi un po') che dice l'esatto contrario, che cioè non è per niente dimostrata una corrispondenza tra i punti dell'agopuntura ed eventuali alterazioni elettriche. L'ipotesi che nei punti da agopuntura esistano particolarità di tipo elettrico è ad oggi del tutto indimostrata, messa in dubbio e discussa persino da centi di eccellenza di medicina complementare.

I punti di agopuntura sono talmente tanti che ricoprono tutto il corpo. Studi hanno dimostrato che non fosse importante rispettarne la localizzazione per ottenere un effetto sull'uomo.
Pensi che sempre il NCCAM ha finanziato uno studio (pubblicato su una rivista di medicine complementari!) che conclude come non vi sia alcuna attendibilità in questi studi sulle variazioni elettriche cutanee in agopuntura. Parola di Andrew Ahn, docente all'istituto di medicina complementare della Harvard School di Boston, studioso che lei sicuramente conoscerà. Curioso, non crede?
Gli studi, alcuni agopuntori e persino scuole ed istituzioni di medicina complementare dicono che quello che lei dice è sbagliato, non se la prenda con me quindi.
Sono comunque disponibile ad un esperimento controllato. Lei scelga il macchinario più adatto per la misurazione di una caratteristica a sua scelta di particolari punti da agopuntura (per esempio quelli sulla schiena). Su 20 soggetti dovrà dirmi (senza l'aiuto della vista) quale punto di agopuntura sta misurando (schiena? Polpaccio? Gamba?). Se li descrive tutti esattamente, evidentemente potrebbe essere un risultato interessante, se sbaglia in maniera significativa evidentemente ha tirato ad indovinare e quindi lei, esperto trentennale, non sa distinguere un punto da agopuntura da un altro (naturalmente decideremo assieme i particolari e le sicurezze di controllo dell'esperimento). Essendo il rappresentante (con esperienza trentacinquennale) di una società ufficiale di agopuntura, nessuno potrà dire che l'esperimento sia stato effettuato da persona inesperta, quindi lei ha un modo facilissimo per dimostrare a tutti che i punti da agopuntura esistono e sono identificabili.
Accetta?

3) Gli effetti

La lettera prosegue:

il dott. Di Grazia descrive l'agopuntura come "una medicina basata sul nulla, priva di evidenze scientifiche, con un effetto paragonabile al placebo".
Lei non conosce evidentemente il mio atteggiamento nei confronti dell'agopuntura. Che debba molto del suo effetto al noto effetto placebo non lo dico io, ma numerosi esperimenti con risultati per lo meno contrastanti e, se come dice lei, sono passati 6000 anni dalla nascita dell'agopuntura, il fatto che non siamo riusciti a dimostrarne in maniera certa l'efficacia nemmeno per una patologia, non le fa sorgere nessun dubbio? Il dubbio è scientifico, le certezze sono religione.

Le uniche patologie per le quali l'agopuntura sembra avere qualche evidenza (anche qui, per niente dimostrata in maniera inequivocabile) sono quelle di tipo doloroso, come la cefalea ed i dolori articolari (non le elenco la mole di studi anche in questo campo) e qualche problema di tipo psicosomatico, tutti problemi che risentono tantissimo dell'effetto placebo ed anche in questo senso non si è giunti ad una conclusione univoca. Per il resto l'agopuntura non ha mai mostrato efficacia superiore al placebo (parliamo naturalmente degli studi più corretti, altrimenti la discussione non ha senso) e soprattutto non cambia il decorso di malattie considerate incurabili dalla medicina (un fenomeno che si ripete stranamente in maniera costante in tutte le medicine alternative, funzionano solo dove si riesce a guarire da soli o con i farmaci, altrimenti esisterebbero agopuntori che curano i loro pazienti solo con gli aghi con file di clienti soddisfatti e sani). Vuole che le elenco gli studi? Non credo ce ne sia bisogno, li conosce sicuramente. Ma giusto per non sembrare autoreferenziale le indico un paio di analisi della Cochrane (così andiamo dritto al punto), come quella sui sintomi della menopausa, quella sull'incontinenza o quella sulla riabilitazione post trauma (fatta da medici cinesi) (anzi, visto che lei ne ha inserita una sulla procreazione assistita ne aggiungo uno anche io). Risultati? Placebo. Placebo. Placebo, ben che vada i risultati sono definiti "incerti" e "da confermare", l'agopuntura mostra di non funzionare nemmeno per smettere di fumare e...sorpresa, anche l'effetto sul dolore non è per niente così "accertato". Naturalmente esistono centinaia di studi che mostrano effetti evidenti dell'agopuntura, ma si tratta nella quasi totalità dei casi di studi debolissimi, fatti male, pubblicati su riviste di scarsissimo valore (quando non evidentemente di parte) ed a questo proposito le riporto l'opinione dell'accademia francese di medicina a proposito degli studi sull'agopuntura:

"la loro qualità è, per molti di essi, considerata mediocre per chi li valuta con i criteri della medicina fondata su prove (errori di metodo, assenza o imperfezione del placebo, "doppio cieco" insoddisfacente, mancanza di significatività statistica dei risultati, impossibilità di una meta analisi"

Ha mai scritto all'accademia francese di medicina accusandola di banalità ed ignoranza?
Se una pratica medica funzionasse senza ombra di dubbio, d'altronde, non servirebbero migliaia di studi che cercano di dimostrarlo "da 6000 anni", chi potrebbe dire oggi con uno studio che un antibiotico non funziona? Sarebbe molto complicato. C'è uno studio recente molto interessante che fa capire come "fare qualcosa" (in questi casi infilzare aghi sulla cute) sia molto meglio del "non fare niente" e che fa comprendere le potenzialità dell'effetto placebo (e quindi dell'agopuntura). Hanno misurato gli effetti sull'asma con 5 diversi "trattamenti":

1) Broncodilatatore
2) Placebo
3) Agopuntura vera
4) Agopuntura finta (aghi retrattili)
5) Nessun intervento

L'effetto migliore è stato oggettivamente (in maniera misurabile) quello del farmaco, l'agopuntura ha funzionato peggio ed allo stesso modo di tutti gli altri interventi (quindi della falsa agopuntura, del placebo e del non fare nulla: in pratica un buon effetto placebo) ma quando si chiedeva ai pazienti un giudizio sui loro sintomi, ecco che agopuntura vera, falsa e farmaco avrebbero funzionato (a giudizio soggettivo) bene ed allo stesso modo, molto più del semplice "non far nulla". In pratica per gli strumenti funziona il farmaco ma non l'agopuntura, per il giudizio personale funziona tutto tranne il "non far nulla".
Non è affascinante come il metro di giudizio soggettivo sia del tutto diverso da quello oggettivo, strumentale?

Questo significa che l'agopuntura sia una truffa oppure che lei nonostante la sua esperienza trentacinquennale sia poco aggiornato?
No, significa che le teorie dell'agopuntura, ad oggi considerate non scientifiche, restano non scientificamente dimostrate e che deve buona parte dei suoi successi all'effetto placebo, lo stesso che si ottiene usando una finta agopuntura, altrimenti non saremmo qui a parlarne e non continuerebbe la ricerca, finora infruttuosa, dell'esistenza dei meridiani o del "Qi" o dei punti da agopuntura, questa è la posizione della comunità scientifica, non quella mia, personale.


Io non ho detto che un agopuntore sia un ignorante ma che l'agopuntura non abbia efficacia dimostrata.
Lei non ha dimostrato l'efficacia dell'agopuntura ma mi ha dato dell'ignorante.

Trovi le differenze.

Oltre ad essere legale, infliggere aghi sulla cute può (a volte) avere qualche effetto limitato su certi tipi di dolore, l'ho già detto, ma può avere alcuni rischi e non ha effetti dimostrati in nessuna patologia. È corretto quindi e doveroso essere onesti: spiegare al paziente che somministrare agopuntura significa provare un metodo non scientificamente dimostrato, che può avere alcuni rischi e che si basa su teorie pseudoscientifiche.

Aggiungo che sono state avanzate diverse ipotesi che spiegano il funzionamento dell'agopuntura su queste patologie, oltre al già citato effetto placebo, conosciamo ad esempio effetti neurologici noti (come l'effetto "distrazione" che si usa in diversi ambiti senza per questo evocare spiriti maligni o danze vudù) o la produzione di sostanze come le endorfine o l'azione sui recettori dell'adenosina (meccanismi che rientrano perfettamente nel già citato effetto placebo). Questo significa che, rispetto ad altre medicine non convenzionali (per esempio l'omeopatia), l'agopuntura, prevedendo un'azione fisica (l'infissione di aghi, appunto), può suscitare delle reazioni visibili, fisiologiche e misurabili. Nulla di magico né di incredibile, ma da questo dire che i meridiani esistano o l'agopuntore curi gli "squilibri energetici" ce ne passa (lo dicono gli studi e l'oggettività dei fatti, ripeto, non io). Per questo il mio atteggiamento nei confronti di questa pratica è quello di ammettere un effetto fisico (per forza, è ìnsito nella stessa tecnica), ammettere la possibilità, a volte, di migliorare alcuni stati di tipo doloroso (per vari meccanismi conosciuti), ma nello stesso tempo mi piacerebbe che i colleghi agopuntori si mantenessero nel campo della scienza, non della pseudomedicina parlando di energie o fantasiosi flussi corporei.
Sono convintissimo ad esempio, che l'agopuntura possa agire su disturbi di lieve entità di tipo doloroso, psicosomatico, psicologico, fa risparmiare soldi ed ha meno effetti collaterali dei farmaci, ma lasciamo stare le energie cosmiche, parliamo di placebo, endorfine, endocannabinoidi, "bridge effect".

Se poi lei da medico che ha studiato fisica, chimica, biologia e fisiologia, vuole dirmi che crede ai "flussi di energia" o al Qi, naturalmente è libero di farlo, ma non può pretendere che lo faccia io o che si debba andare contro la scienza semplicemente perché lo dice lei senza aver mai mostrato al mondo questi fantasmagorici flussi e soprattutto non può vendere ai pazienti come scientifici, dei concetti assolutamente astratti ed indimostrati, questa è onestà e deontologia: un collega che pratica anche agopuntura mi ha raccontato di docente in una scuola di agopuntura che disse agli allievi: "se curate una polmonite con l'agopuntura sarei il primo a denunciarvi, esistono gli antibiotici".

Ripeto anche a lei quello che sono abituato a ripetere a chi mi attacca quando spiego la non scientificità di una pratica in medicina: se solo si ammettessero i limiti e le assurdità di alcune pratiche dette "alternative" (agopuntura, omeopatia), saremmo tutti d'accordo con il fatto che l'effetto placebo in certe condizioni è benefico ed evita l'abuso di farmaci, ma fino a quando si attacca chi non la pensa come noi in maniera isterica come chi difende un credo religioso e soprattutto si mente al paziente dicendo che esistono i fenomeni paranormali, saranno proprio i fautori delle medicine alternative a restare confinati nel recinto della pseudoscienza e della inattendibilità. Gli agopuntori, così come i seguaci di altre medicine alternative, dovrebbero avere atteggiamenti costruttivi, basati sull'evidenza scientifica e collaborare con i colleghi che fanno medicina scientifica, senza trincerarsi in posizioni dogmatiche e di tipo religioso, questo nell'esclusivo interesse dei pazienti ai quali delle credenze personali non importa nulla.

In parole povere è lei che ci tiene a sottolineare che l'agopuntura si basi su concetti non scientifici, non io, che ne sottolineo i pochi ed utili dati scientifici a disposizione.

Naturalmente resto a disposizione nel divulgare con la dovuta enfasi il giorno in cui un agopuntore (speriamo italiano!) riuscirà a dimostrare in maniera incontrovertibile l'esistenza dei meridiani o dei flussi energetici rivoluzionando la medicina, la biologia, la fisiologia, cosa che fino ad oggi e nonostante migliaia di (presunti) anni di storia, nessuno è mai riuscito a fare.

"La cosa più bella della scienza è che è vera, a prescindere che tu ci creda o no" (Neil deGrasse Tyson).

Sempre con rispetto e cordialmente.

Alla prossima.

Nota: per evitare "botta e risposta" infiniti, il dott. Giovanardi può replicare nei commenti brevemente o inviarmi una risposta (in forma compatibile con le esigenze di questo blog) che pubblicherò.

Autismo e vaccini: ancora?

$
0
0
In questo blog ho trattato l'argomento qualche anno fa ed ogni tanto se ne riparla.
Già, perché la storia che vuole che i vaccini causino l'autismo non è per niente nuova e come gli zombi ogni tanto ritorna; nacque nel 1998 quando uno studio di un medico, Andrew Wakefield, concludeva per la necessità di studiare meglio la presenza di anticorpi antimorbillo in bambini con disturbo dello spettro autistico.
Lo studio, che non dimostrava per niente un'associazione tra vaccini ed autismo, fu usato come "grimaldello" dal suo autore che in conferenze stampa annunciava come quelle conclusioni gli facessero sospettare che la vaccinazione trivalente MPR (morbillo, parotite, rosolia), potesse essere responsabile dell'autismo, un disturbo dello sviluppo neurologico molto diffuso (e con tante forme e sfaccettature). L'allarme fu reale, i media inglesi sparsero la voce e ne parlarono approfonditamente, i politici non presero posizione ed anzi si resero responsabili di gaffe imbarazzanti e così la popolazione d'oltremanica fu preda di una vera psicosi. Diminuirono le vaccinazioni e la prima conseguenza fu il ritorno di malattie che sembravano ormai un ricordo. Dopo 14 anni in Inghilterra tornò il morbillo, che causò ricoveri, complicazioni e persino decessi.

Iniziò così la "caccia al colpevole". I gruppi antivaccinisti accusarono i vaccini di "stragi" e malattie, identificando nei derivati di mercurio contenuti nei vaccini, la principale causa di "pericolo". Per "precauzione" questi derivati furono eliminati da quasi tutti i vaccini ma nonostante questo l'incidenza di autismo continuava ad aumentare. Bisognava cercare altri "colpevoli" che però non furono mai trovati. Ma tanti istituti di ricerca iniziarono a studiare il caso: davvero la vaccinazione trivalente causava l'autismo? No.
Nessuno studio (nemmeno quelli con grossi campioni studiati) evidenziò un aumento di casi di autismo in individui vaccinati, nessun dato fa pensare a questa correlazione.
Si provò allora a paragonare vaccinati con non vaccinati ed anche qui: nessun aumento di casi di autismo nella popolazione vaccinata rispetto a quella non vaccinata. I fatti sono chiari: quell'ipotesi non è confermata da nessuna indagine.

Sullo studio di Wakefield iniziarono quindi a comparire alcuni dubbi. I dati riportati dalla ricerca non sembravano corrispondere a quelli reali, comparirono addirittura vere e proprie falsificazioni, anche piuttosto maldestre, molti dei "co-autori" dello studio ritrattarono la loro firma, un giornalista indagò sulla vicenda e si scoprì una delle più grandi frodi scientifiche moderne. Wakefield aveva falsificato lo studio dietro pagamento di un avvocato che si occupava di cause di risarcimento. Curioso come la storia non sia mai maestra. Oggi sta avvenendo la stessa identica cosa, con un po' di ritardo, anche in Italia. Avvocati che si occupano di cause di risarcimento si rivolgono a medici compiacenti che certificano come l'autismo sia causato dalla vaccinazione trivalente (e che "naturalmente" hanno anche la cura che guarisce l'autismo, a detta loro ed a caro prezzo). Qualcuno pensa che la vicenda italiana sia solo una strana coincidenza? Beh, basta controllare i nomi delle persone coinvolte: avvocati, medici ed associazioni sono sempre gli stessi e sono gli stessi che organizzano convegni e riunioni in "tour" per l'Italia, per fare proselitismo, c'è una vera e propria organizzazione che ha precisi interessi economici.
Così la procura di Trani, in seguito alla denuncia di due genitori, ha aperto un'inchiesta per scoprire se esistono collegamenti tra la somministrazione di vaccino trivalente (morbillo, parotite, rosolia) ed insorgenza di autismo.
 
Intendiamoci, non appoggio l'attacco alla magistratura che ho notato da qualche parte parlando della vicenda. Il PM di Trani ha ricevuto una denuncia e quindi ha il dovere di indagare, anzi, ben vengano le indagini! Alla fine di queste mi aspetto un risultato, un chiarimento: scoprirà che, contrariamente a quello che mostrano tutti gli studi sul tema, il vaccino trivalente causa autismo? Che si puniscano i responsabili, duramente. Scoprirà che non è vero e che qualcuno ha fatto una denuncia pur sapendo che non vi fossero motivi per farla? Che si puniscano i responsabili, duramente. Chiedo troppo?
Non credo.
Ad oggi siamo a questo punto, nessuna indagine scientifica mostra un nesso tra vaccini ed autismo, neanche chi lo sostiene è riuscito a dimostrarlo e quindi spargere allarmi nazionali su un tema così delicato è pericoloso ed irresponsabile.

Così un folto gruppo di scienziati ed esponenti del mondo scientifico in Italia hanno sottoscritto un appello alle istituzioni, non solo al ministero della salute ma anche ad autorità competenti perché venga messa fine a questo scempio della ragione e della salute pubblica. L'interesse di pochi (i gruppi antivaccinisti) non può prevalere su quello di tutti. Qui non stiamo parlando di persone che portano dati o elementi seri sull'argomento, parliamo di gruppi lobbistici che avendo un interesse economico personale, creano ad arte allarme e confusione.
Ecco l'appello (in questo momento 31/03/2014 ore 10.00 ha raggiunto 1448 sottoscrizioni):

===

Al Ministro della Salute
On. Beatrice LORENZIN
Al Presidente della XII Commissione (Igiene e sanità) del Senato della Repubblica
On. Emilia Grazia DE BIASI
Al Presidente della XII Commissione (Affari sociali) della Camera dei Deputati
On. Pierpaolo VARGIU
Al Presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri
Dott. Amedeo BIANCO

La recente notizia dell'indagine della procura di Trani sul presunto nesso tra vaccinazione trivalente e autismo ha riaperto una discussione che sembrava sepolta.
L'ipotesi che il vaccino trivalente MPR (morbillo, parotite, rosolia) potesse causare l'autismo risale al 1998 quando un medico inglese pubblicò uno studio che sembrava dimostrare l'esistenza di anticorpi antimorbillo nell'intestino di bambini autistici. L'allarme suscitato dallo studio causò un brusco calo delle vaccinazioni nel Regno Unito con conseguente ritorno del morbillo con migliaia di infezioni, molte complicazioni e persino decessi. Le indagini che seguirono scoprirono che l'autore dello studio aveva realizzato un falso scientifico deliberato, manipolando i dati e falsificando le conclusioni; confessò poi di aver agito su pagamento di un avvocato che si occupava di richieste di risarcimento.

Lo studio fu quindi ritirato e il medico radiato dall'ordine professionale. Successive e ripetute indagini hanno dimostrato che non c'è nessuna relazione tra vaccinazione trivalente e autismo. Anzi, la correlazione è ampiamente smentita da studi su campioni importanti di popolazione.

Sappiamo che alcune malattie prevenibili con la vaccinazione (morbillo, poliomielite, rosolia ed altre), e che spesso non hanno una cura efficace, possono causare gravissimi danni a chi ne è colpito e persino la morte (nel morbillo in un caso su 2000 in media) mentre gli effetti collaterali dei vaccini (sempre possibili quando si parla di un farmaco) sono rarissimi e nella grande maggioranza dei casi lievi e passeggeri.
Eppure ripetutamente, per malafede o per ignoranza, il falso allarme delle vaccinazioni che provocano autismo viene rilanciato. In diverse occasioni, associazioni senza alcun peso scientifico, medici che non hanno mai realizzato una pubblicazione scientifica sul tema e avvocati specializzati in cause di risarcimento ripropongono il tema rilanciando le loro affermazioni sui media, e causando un comprensibile allarme in chi si sottopone alla vaccinazione fidandosi delle istituzioni pubbliche e sanitarie.

Questi allarmi ingiustificati minano la fiducia nelle vaccinazioni, che invece hanno salvato noi e i nostri figli. In questo senso, stupisce anche la presa di posizione di un'associazione (Codacons) che avrebbe lo scopo di proteggere il consumatore. Il pericolo è reale, basti pensare alle recenti epidemie in varie parti del mondo, come in Galles (con migliaia di infetti e un decesso da morbillo) e Olanda (anche qui un decesso), dovute proprio al rifiuto della vaccinazione. In Europa i casi di morbillo sono inaccettabilmente alti, 30 Paesi dell'Unione Europea hanno registrato 10.271 casi e 3 decessi.

Perché, contro il parere unanime delle società scientifiche, dell'Istituto superiore di sanità, dell'Agenzia italiana del farmaco e dell'OMS, dare credito a fonti del tutto inattendibili e con l'interesse preciso a spargere informazioni false?
Si chiede quindi a voi, quali rappresentanti delle istituzioni, di prendere gli opportuni provvedimenti per informare correttamente la popolazione, evitare che siano sparse paure ingiustificate e pretestuose quando non palesemente false e far sì che le persone che causano un allarme nella popolazione debbano rispondere nelle opportune sedi delle loro affermazioni. Al tempo stesso, ferma restando la necessità di informare adeguatamente i cittadini sui rischi e i benefici della pratica vaccinale favorendo così un'accettazione cosciente e responsabile della vaccinazione, è opportuno un giusto sostegno ai programmi di vaccinazione, che rappresentano un segno di progresso, civiltà e protezione della salute pubblica, compito che la stessa OMS ha deputato ai ministeri competenti nazionali e quindi anche a quello del nostro paese.

---------- PRIMI FIRMATARI

Vincenzo BALDO, professore di igiene presso il dipartimento di medicina molecolare dell'Università di Padova;
Paolo BONANNI, ordinario di Igiene all'Università di Firenze, coordinatore Core Board Gruppo Vaccini della Società Italiana di Igiene (SItI);
Luca BONFANTI, neurobiologo e professore all'Università di Torino;
Alessandro CAPOLONGO, pediatra di famiglia, referente per le Marche della Rete Vaccini e malattie infettive della Federazione italiana medici pediatri (FIMP);
Paolo CASTIGLIA, ordinario di igiene all'Università degli Studi di Sassari, Consigliere dell'Ordine dei medici delle provincie di Sassari Olbia-Tempio;
Elena CATTANEO, professore ordinario all'Università degli Studi di Milano e senatore a vita;
Marco CATTANEO, direttore di "Le Scienze";
Giorgio CONFORTI, pediatra di famiglia e referente della Rete Vaccini e malattie infettive della Federazione italiana medici pediatri (FIMP);
Gilberto CORBELLINI, professore di storia della medicina alla "Sapienza" Università di Roma;
Michele DE LUCA, direttore del Centro di medicina rigenerativa "Stefano Ferrari", Università di Modena e Reggio Emilia;
Maurizio DE MARTINO, professore ordinario di pediatria dell'Università di Firenze, direttore del reparto di pediatria Internistica dell'ospedale pediatrico "Anna Meyer";
Salvo DI GRAZIA, medico specialista in fisiopatologia della riproduzione umana, divulgatore scientifico;
Sergio DELLA SALA, professore di neuroscienze cognitive umane, University of Edinburgh;
Giuseppe FERRERA, responsabile Servizio Epidemiologia ASP di Ragusa;
Antonio FERRO, responsabile del progetto "Vaccinarsi. org";
Silvio GARATTINI, direttore dell'IRCCS-Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri";
Franco GIOVANETTI, dipartimento di prevenzione della ASL CN2 Alba-Bra;
Jacopo MELDOLESI, professore al dipartimento di neuroscienze dell'Università Vita e Salute San Raffaele di Milano;
Luca PANI, direttore generale dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA);
Giuseppe REMUZZI, direttore del dipartimento di medicina dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e coordinatore delle ricerche all'Istituto Mario Negri di Bergamo;
Giovanni REZZA direttore del dipartimento malattie Infettive, parassitarie e immunomediate dell'Istituto superiore di sanità;
Walter RICCIARDI, direttore del dipartimento di sanità pubblica del Policlinico Gemelli di Roma;
Luigi SUDANO, dirigente medico Ausl Valle d'Aosta, già membro della Commissione Nazionale Vaccini;
Gianluca VAGO, ordinario di anatomia patologica e rettore dell'Università degli Studi di Milano;
Paolo VINEIS, Professore Ordinario di Epidemiologia, Imperial College of Technology, Science and Medicine, Londra;
Carla M. ZOTTI, docente di sanità pubblica presso la Scuola di medicina dell'Università di Torino


Hanno inoltre aderito tra i primi firmatari, le associazioni:


A.N.G.S.A. - Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici - Veneto;
Autismo Treviso Onlus;
CICAP - Comitato Italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze;
SITI - Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica

-------- Maggiori informazioni sul presunto nesso tra vaccini e autismo sono disponibili a questi link:

- http://www.epicentro.iss.it/temi/vaccinazioni/MPR_autismo.asp
- http://ecdc.europa.eu/en/publications/Publications/measles-rubella-monitoring-february-2014.pdf
- http://www.cdc.gov/vaccinesafety/Concerns/Autism/antigens.html
- http://www.who.int/vaccine_safety/committee/topics/mmr/mmr_autism/en/

===

Bisogna quindi mettere fine a tutto ciò.
Per questo l'appello può essere sottoscritto da tutti coloro, singoli, genitori, scienziati, medici, che si sono stancati della falsa scienza, degli interessi economici che non guardano in faccia nessuno, delle frodi che si infilano nell'ignoranza scientifica del nostro paese. Sono le istituzioni che devono fermare questo scempio, ma noi cittadini possiamo chiederglielo a gran voce.
Chi volesse leggere e firmare l'appello, lo trova qui.

Attenzione, le firme sono raccolte solo sulla pagina de Le Scienze, non qui.

Alla prossima.

Due aggiornamenti

$
0
0
Brevi aggiornamenti.

Per chi fosse interessato, il dott. Giovanardi (presidente FISA), ha inviato una sua replica alla mia "risposta" sul tema dell'agopuntura, la trovate subito sotto il mio post, qui.
Il "dibattito" sull'agopuntura, per quanto mi riguarda, per ora si chiude qua.
La mia posizione è nota, quella degli agopuntori (ufficiale, a questo punto) anche, credo possa bastare.

Per chi invece volesse assistere ad una presentazione del mio libro Salute e Bugie, il prossimo appuntamento è al Museo di Scienze Naturali di Cesena il 14 aprile prossimo, in piazza Zangheri 6. Ingresso libero ed inizio evento alle 20,45.
Per ulteriori e prossime date darò aggiornamenti da queste pagine e dalla pagina Facebook del blog.
Nell'attesa sorbitevi questa mia intervista video e, visto che oggi è la giornata mondiale dell'omeopatia, leggete questa pagina dedicata i corsi di omeopatia, pura grammatica diluita.
Ne approfitto per ribadire la mia difficoltà a rispondere a tutti i messaggi che ricevo via mail, siete davvero tanti e sono solo io a gestire tutto, spero comprenderete (leggo tutti i messaggi comunque!) come possa essere difficile dare una risposta a tutti, soprattutto ora in periodo "post-libro". In ogni caso, grazie per tutto.



Alla prossima.
Viewing all 300 articles
Browse latest View live