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Criptomedicina: la sensibilità chimica multipla (MCS)

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Ho deciso di riunire una serie di articoli sotto una categoria che non esiste dal punto di vista medico e che ho quindi creato arbitrariamente per dare continuità all'argomento: la criptomedicina. Ho mutuato il nome da "criptozoologia", la disciplina che studia specie animali ancora non catalogate definitivamente ma anche mai esistite, solo leggendarie o che non hanno dati scientifici che le facciano ritenere reali (il mostro di Lochness, lo Yeti, varie specie di mammiferi, eccetera).
Non voglio "ridicolizzare" un argomento medico ed il mio accostamento è semplicemente legato al nome.
In questo gruppo di articoli analizzerò una serie di presunte patologie che non sono ancora state classificate, non inquadrate in un preciso tipo di malattia o che addirittura sembrano non esistere ma sono create ad arte, altre che sono diventate "malattie" senza alcuna base scientifica o che ancora oggi sono "sotto studio". L'esempio più noto di criptomedicina è il cosiddetto"morbo di Morgellons", una malattia della quale ho già parlato in passato e che sembra in realtà una variante di certe malattie di tipo psichiatrico e psicosomatico.
In questo caso parlerò della "sensibilità chimica multipla" (sigla MCS), una presunta malattia che è caratterizzata dall'intolleranza grave a diverse sostanze (soprattutto di tipo cosmetico, come profumi, odori, prodotti estetici e cosmetici, conservanti, coloranti...). I sintomi di questa malattia sono molto vaghi e spesso poco simili a quelli classici dell'allergia come la conosciamo.
Spiego brevemente cos'è un'allergia.
Il nostro corpo è fornito di un sistema immunitario che tramite varie sostanze (ad esempio l'istamina) "attaccano" qualsiasi corpo estraneo o potenzialmente dannoso penetri al suo interno. Per poter effettuare questa operazione (che è un meccanismo di difesa), il sistema immunitario deve riconoscere "l'estraneo" e quindi per ottenere una difesa efficace deve essere "sensibilizzato". In parole povere: se il sistema immunitario entra in contatto con una sostanza per la prima volta, potrebbe non riconoscerla e quindi "ignorarla" lasciandola libera di compiere i suoi effetti. Se il sistema immunitario è già entrato in contatto con quella sostanza (quindi la "conosce"), la volta successiva sarà preparato e metterà in moto diversi meccanismi specifici. Ogni volta che l'organismo entra in contatto con la sostanza che riconosce come "estranea" ripeterà quei meccanismi (molto potenti). La reazione allergica altro non è che un "attacco" potente nei confronti della sostanza ritenuta dannosa. Questo attacco a volte può essere talmente potente che il rilascio delle sostanze che servono a questo scopo possono essere dannose anche per l'organismo stesso con conseguenti disturbi che possono essere di lieve entità (starnuti, rossore agli occhi, prurito) o pericolosissimi (difficoltà a respirare, edema, ovvero rigonfiamento, di organi vitali, eccetera). Quando l'attacco immunitario è potente si può rischiare anche la vita.
Noi uomini possiamo essere "allergici" praticamente a qualsiasi cosa. Minerali, piante, farmaci, animali, non si è allergici ad un organismo ma ad una sostanza che esso contiene (non si è allergici al gatto ma a qualcosa di cui il gatto è veicolo, come gli acari, non si è allergici all'ape ma a sostanze contenute nel suo veleno...).
Nel caso della MCS questa presunta allergia compare quando l'individuo è a contatto con numerosissime sostanze di vario tipo, spesso non del tutto identificate e per quantità bassissime, persino difficilmente misurabili ed in maggioranza presenti nell'uso quotidiano (cosmetici, profumi, saponi...).
Sono riferite così allergie allo shampoo, ai deodoranti, ai vestiti (o alle sostanze usate per confezionarli), alla plastica, colori e coloranti, ma anche "all'acqua" e addirittura all'elettricità (quindi a qualcosa di "impalpabile") e non per esposizioni "eccessive" ma sempre per dosi normali, anche infinitesimali e per questo motivo il "paziente" non può sopportare una vita sociale normale: uscire, andare a fare shopping, andare a scuola, al lavoro, sono tutte attività che comportano il contatto obbligatorio con la maggioranza delle sostanze alle quali il malato di MCS si dice allergico. Questi individui spesso evitano anche i contatti umani, gli odori delle persone scatenerebbero in essi disturbi e gravi conseguenze.

C'è però un problema: non sono state individuate in maniera certa ed univoca delle caratteristiche precise o misurabili legate a questa malattia e per questo motivo il problema è ancora considerato di tipo "psicologico" più che "organico" (la malattia non sarebbe quindi una reazione del corpo alle varie sostanze come succede nelle allergie, ma un rifiuto psicologico del paziente dell'ambiente esterno, spiegato con una non ben definita "allergia a tutto").

L'organizzazione mondiale della sanità ha definito la malattia con un termine più appropriato: "sensibilità ambientale idiopatica", sottolineando così come questo problema dipenda più da disturbi dell'individuo che da "disturbi" ambientali, ribadendo anche che non esistono ricerche definitive ed indipendenti ed in maniera simile si è espresso il nostro istituto superiore di sanità, che ha affermato: "la condizione nota come MCS non appare al momento come entità nosologicamente individuabile, non essendo disponibili evidenze in questo senso nella letteratura scientifica".
Nonostante questo sono diversi i servizi ambulatoriali pubblici che seguono casi affetti dalla presunta patologia e qualche regione si è attivata per includere la malattia nell'elenco delle malattie rare, nonostante non vi sia alcun inquadramento preciso e non siano neanche note in modo chiaro le caratteristiche che la definiscano, si parla anche di malattia "presunta", visto che gli unici riscontri del disturbo sono "riferiti", ovvero è l'individuo che dice di stare male di fronte alla mancanza totale o quasi di sintomi oggettivi o alterazioni evidenti.


I sintomi di questa presunta malattia sono vari e vaghi. Alcuni sono simili a quelli delle comuni allergie (prurito, difficoltà nella respirazione, malessere), altri del tutto particolari (lesioni della pelle, stanchezza cronica, cefalea, insonnia, ansia). La terapia si basa essenzialmente sul sostegno psicologico e l'uso di farmaci ansiolitici con effetti positivi sulla sintomatologia.
Spesso le persone che riferiscono di soffrire di questa patologia si presentano in uno stato di profonda prostrazione, con una mascherina che copre il volto, trascurati fisicamente, spesso a letto e senza alcun interesse per le attività esterne che secondo loro sarebbero "ostacolate" dall'impossibilità di avvicinarsi al prossimo perché i profumi e le sostanze presenti nell'aria causerebbero gravi disturbi, in molti di loro si nota la concomitanza con altri disturbi di tipo psicologico-psichiatrico (disturbi dell'alimentazione, ansia, depressione, gravi alterazioni dell'umore, autolesionismo).

Il problema più grande che non permette un corretto inquadramento della malattia è che non sembra vi siano parametri che facciano rientrare i sintomi in quella che può essere un'allergia. Quanto emerge oggi, è un sorta di "intolleranza" psicologica (e conseguentemente fisica) a certi odori o addirittura a certi comportamenti e per questo finora si parla di malattia di tipo psicosomatico e non di vera e propria "allergia ambientale".

Conferme da questo punto di vista arrivano da alcuni esperimenti.
Sembra infatti che i pazienti con questa problematica, attivino dei recettori nel cervello che si "accendono" quando un odore è associato a memorie negative. In parole poverissime, il malessere non deriva da un danno diretto provocato dalla sostanza ma è il suo odore (ed il suo ricordo) a scatenare una reazione psicologica di rifiuto (e forse delle reazioni ormonali e recettoriali) e conseguente malessere, una sorta di ipersensibilitàolfattiva a certi odori più che una vera e propria intolleranza alle sostanze alle quali questi soggetti dicono di essere "allergici", senza per questo poter stabilire se la "reazione" dell'organismo sia volontaria, mentale o davvero inconscia, fisica; l'odore della sostanza ritenuta "sensibilizzante" infatti, è riconoscibile dal paziente che può quindi subire la sua influenza ed accusare vari sintomi.
Alcuni esperimenti confermavano questo dato, non sarebbe neanche l'odore a creare problemi ma il fatto che chi lo considerava "nocivo" lo riconosca sviluppando vari disturbi (l'American Health Association già nel 1999 lo aveva sottolineato).

Sembrano essere presenti anche alcune alterazioni fisiologiche (in questo caso a carico di recettori di sostanze ormonali), ma  risultato simile si è avuto sottoponendo degli individui con "intolleranza chimica" a prodotti omeopatici (che notoriamente sono inerti, non contengono nulla), mentre altri studi che giungevano alla stessa conclusione sono stati criticati per l'estrema debolezza dei dati. Uno studio mostra una presenza di sostanze (come mercurio) in alcuni pazienti (26 su 41) che riferivano MCS anche se l'analisi è ricca di fattori confondenti (presenza di amalgama dentale contenente mercurio).
Nel 2008 uno dei maggiori studiosi di medicina ambientale ha sottoposto diversi individui affetti da MCS (confrontandoli in doppio cieco con individui senza malattia) ad aria pulita ed aria contenente vapori di solventi chimici (ai quali i soggetti con MCS dicevano di essere allergici), il risultato finale mostrava come nessuno dei partecipanti all'esperimento sapesse distinguere l'aria pulita da quella con tracce di solventi e che in nessuno di questi individui vi fossero modificazioni fisiche o agli esami ematochimici, anche in questo caso quindi, il disturbo nasceva solo quando i soggetti erano coscienti di essere esposti alle sostanze alle quali si dicevano sensibili.
Si nota anche la dipendenza dei sintomi dalle caratteristiche personali del soggetto, individui molto suggestionabili o "stressati" avvertono una sintomatologia maggiore di altri che non lo sono e per questo l'opinione che la MCS sia sostanzialmente un malessere psicologico è più che fondata. Altro elemento interessante è che queste persone affermano di essere allergiche, oltre che a varie sostanze "materiali" anche ad elementi come "l'elettricità" o "la luce".
D'altronde terapie di supporto psicoterapeutico hanno procurato dei benefici a chi soffre di questo problema così come l'uso di farmaci antipsicotici.
Ad oggi quindi non vi è alcuna evidenza che un individuo (in condizioni normali) possa soffrire di un'allergia propriamente detta a qualsiasi sostanza, c'è invece una forte evidenza di un'origine psicologica e psicosomatica di questo disturbo, anche se in ogni caso non sono stati raggiunti risultati significativi o conclusivi.
Ciò non significa che questi individui non stiano male o simulino una malattia (anche se in alcuni casi la simulazione è stata sospettata) ma tutto sembra sottolineare come questo problema abbia bisogno di un approccio particolare e che non emergano vere e proprie "allergie" a sostanze ambientali legando il problema ad una condizione di stress in senso generale.
Se quindi questo problema è ancora per certi versi poco chiaro, c'è l'altro aspetto, quello più "oscuro".
Può sembrare strano, ma anche questo argomento (abbastanza delicato) risente moltissimo di speculazioni e false cure.
Partiamo dalle seconde.
Come ho detto non esiste una "cura" per una malattia della quale ancora conosciamo poco, ma, anche questo l'ho detto, l'approccio psicologico sembra il più adeguato (anche perché fornisce tantissimi benefici).
C'è però qualcuno che approfitta della situazione.
Dal punto di vista terapeutico, molti pazienti, non accettando l'aspetto psicologico del loro disturbo, sono alla ricerca di una terapia "medica" che possa migliorare le loro condizioni. Strano (?) a dirsi, ma anche in questo caso esistono centri che offrono questa presunta terapia. In Italia sono poco diffusi (anche se su internet si trovano terapeuti che offrono rimedi "rivoluzionari", che in realtà sono bufale e non hanno alcuna attendibilità), ma all'estero ci sono addirittura delle cliniche (private) che offrono trattamenti per chi dice di avere la MCS.
Una di queste, tra le più note, è il centro Breakspear inglese, che si presenta come sede di cura di "allergie e malattie ambientali" e che in questi anni è diventato meta di "pellegrinaggio" di numerosi pazienti con MCS. Non conosco la struttura interna del centro (si tratta in ogni caso di struttura privata non sovvenzionata dal sistema sanitario inglese), ma visitando il loro sito si leggono affermazioni molto interessanti, come quella che li vuole specialisti nella cura della MCS. Si leggono termini come "disintossicazione" (da cosa?) e cure con "immunoterapia a basse dosi" ma anche una curiosa forma di "cura": ossigenoterapia e raggi infrarossi (che aumentando la temperatura del corpo aumenterebbero la possibilità di disintossicazione) per finire con la "chelazione" (rimozione di metalli pesanti dall'organismo) che non si sa a che titolo diventerebbe "cura" per una malattia ignota che con i metalli pesanti non ha ad oggi nessuna correlazione, è bene ricordare che questa procedura è un vero cavallo di battaglia di molti ciarlatani.
Sono "terapie" che suonano di falsa medicina lontano un miglio e che, guardacaso, non hanno al loro attivo né pubblicazioni scientifiche, né dimostrazioni (vere) di efficacia. Aggiungendo particolari curiosi alla già curiosa situazione, si scopre che la "diagnosi" di MCS è fatta quasi sempre da medici che lavorano nel centro privato inglese (chissà perché queste diagnosi sarebbero impossibili nelle altre parti del mondo).

Qui suona un campanello d'allarme e suona ancora di più quando nelle cronache si leggono di collette e raccolte di beneficienza effettuate per eseguire queste fantomatiche e mai provate "cure all'estero" e, incredibile a dirsi, a volte con l'aiuto delle autorità e l'organizzazione di viaggi istituzionali a spese della collettività.

Curioso infatti che una disintossicazione con prodotti medici non possa essere effettuata in Italia ed ancora più curioso come il centro offra "vaccinazioni singole antimorbillo-parotite-rosolia" (ricordate? Era ciò che offriva Andrew Wakefield per "salvarsi" dall'autismo provocato a suo dire dai vaccini) o trattamenti contro la "sensibilità all'elettricità" o che a proposito di sclerosi multipla, si offrano rimedi come la dieta, la disintossicazione (ecco che torna) dai metalli pesanti o le vitamine...
Ascoltando delle testimonianze di persone che hanno frequentato il centro si sente parlare di "miglioramenti" vaghi, mai dimostrati, non oggettivi (sono "riferiti"), quasi tutti "certificati" dallo stesso centro che non ha mai pubblicato dati e statistiche controllate ed in sedi adeguate ed a quanto risulta la responsabile del centro è stata già oggetto di ammonizione da parte del GMC (corrispondente al nostro ordine dei medici) per somministrazione di terapie non scientifiche, mancata informazione ai pazienti e somministrazione di trattamenti potenzialmente pericolosi ed a questo punto credo che il cerchio si chiuda. Manca ancora qualcosa? Ah, sì, le "testimonianze", come in tutti i siti "medici alternativi" che si rispettino, anche in questo caso un video e qualche storia su una pagina web, fanno la casistica del centro.
Una presunta malattia ancora mancante di dati scientifici, una presunta cura senza alcuna base scientifica, presunti miglioramenti mai dimostrati, centri privati che offrono terapie miracolose.
In chi conosce questi argomenti, si accende una lucina?
L'altro aspetto è quello legato alla speculazione. Trattandosi di un problema difficilmente inquadrabile e diagnosticabile con difficoltà (chiunque può simulare di non sopportare un odore o un ambiente), esistono persone che hanno approfittato di questo stato per attirare l'attenzione e così, anche in questo caso, come in altri, si assiste alle classiche raccolte fondi, serate di beneficienza e collette per eseguire cure all'estero o acquistare materiali non "sensibilizzanti".
La mancata conoscenza del problema ha consentito così a gruppi di pressione e lobby, di diffondere l'idea della MCS come "malattia rara", quando in effetti ancora non vi è alcuna conoscenza di questa presunta patologia, si assiste allora al coinvolgimento di autorità ed enti pubblici nel sostegno e nell'inquadramento della patologia, il problema è che non si fa in modo di garantire aiuto psicologico ed assistenza sanitaria ma si tende ad inserire la patologia nell'elenco delle "patologie rare" in modo da rendere possibili i rimborsi delle cure a questi pazienti. Torniamo quindi al problema precedente: per queste persone (attualmente), le uniche cure valide ed efficaci sono quelle indirizzate al sostegno psicologico, tutte le altre ("disintossicazioni" ed altro) non hanno alcuna validità scientifica né efficacia dimostrata e soprattutto, se efficaci, potrebbero essere effettuate dovunque, anche in Italia.

Si rischia quindi un impegno non solo inutile e ciarlatanesco, ma anche economicamente insostenibile ed ingiusto per la società, perché i soldi dei contribuenti sarebbero usati per scopi tutt'altro che medici.
L'obiettivo a questo punto dovrebbe essere quello di separare la ciarlataneria dalla medicina, diffidando come sempre da chi propone rimedi miracolosi senza averne facoltà e da chi, facendosi scudo con uno stato di "malattia" per niente evidente, chiede denaro, raccoglie fondi e si dipinge come "vittima del sistema".
Purtroppo è un copione già visto e spesso sottovalutato.

Alla prossima.

Stamina e media: vergognarsi? Macchè...

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Della vicenda Stamina ne abbiamo sentito parlare abbastanza, ma quando tutto sembra svanito, ecco che nuovi particolari sembrano rinnovare l'interesse per questa storia. Non particolari scientifici dei quali, in questo esempio di cattiva scienza ed interesse personale, non c'è mai stata traccia, ma notizie e comportamenti che sembrano coltellate nei confronti di chi si è chiesto come abbia fatto un simile scempio a diventare "cura" all'interno di un ospedale pubblico.
Dalle carte pubblicate (relative alla chiusura delle indagini della magistratura) dalla procura di Torino si scopre, tra le altre cose, come alcuni dei (pochissimi) medici che si erano più esposti in pubblico "a favore" della presunta terapia, davanti ai magistrati facciano dei passi indietro clamorosi, repentini: chi si "vergogna" di essersi espresso positivamente perché in realtà non conosceva neanche la cura e chi ammette di essersi fatto "coinvolgere" dalla vicenda mediatica.

Le dichiarazioni ai magistrati di tre medici che avevano parlato di "miglioramenti" sui bambini grazie al "metodo Stamina" (nomi oscurati da me)

Dei medici che si fanno coinvolgere dai media? Altri che non conoscevano la cura?

Incredibile ma vero, questi professionisti prendono le distanze e la sicurezza che mostravano nelle decise e pubbliche dichiarazioni di efficacia che arrivavano nelle case di milioni di italiani scompare così, in un attimo, lontano dalle telecamere ma immediatamente. I grandi miglioramenti di quei bambini urlati a destra e sinistra a favore di luci e microfoni e su Facebook (nuova frontiera della scienza cialtrona), scompaiono nell'asetticità di un ufficio del tribunale. Nel frattempo si scopre che Vannoni cercava di convincere i diplomatici dell'isola di Capoverde ad ospitare la sua falsa cura e per rendersi più credibile si faceva accompagnare da un falso medico e compagna (falsa infermiera), che bella scena, davvero edificante, pensare che dei genitori affidino a tali mani i loro bambini è scoraggiante.
Il nome del falso medico era già noto alle cronache visto che testate, anche nazionali, lo descrivevano come "assistente del prof. Di Bella" e prescrittore dell'altra presunta cura, mescolata con la tintura di iodio e l'argento colloidale (tutto fa brodo), con la quale guarisce malati di tutti i tipi meritandosi anche un'intervista su "Il Giornale", che lo dipinge come un eroe senza macchia e dai successi incredibili, parliamo di cancro eh? Ma non c'è niente di cui vergognarsi.

Ce le beviamo tutte noi italiani, in TV e sui giornali finiscono dei falsi eroi che piacciono al popolo perché il popolo di quelli ha bisogno e lo spettacolo deve continuare.
A proposito di spettacolo: ma che fine hanno fatto Le Iene, il programma che mesi fa lanciò proprio mister Vannoni?
Per un po' hanno abbandonato l'argomento ed ora si dedicano alle diete che guariscono il cancro, anche di questo ha bisogno il popolo dal mondo dello spettacolo. A chi ha chiesto a Giulio Golia (inviato delle Iene che ha realizzato tutti i servizi su Stamina) se avesse qualcosa di cui vergognarsi, il buon Giulio ha risposto per le righe, niente da fare, non c'è niente di cui vergognarsi ed in un attimo cancella un anno di servizi televisivi appassionati, sguardi ammiccanti e musichette sulle facce dei bambini malati nei quali ha raccontato di una presunta cura, mai dimostrata che serviva a "salvare" quei bambini.
Nel frattempo Vannoni e vannoniani si presentano alle elezioni, sia mai che qualcuno si vergogni a mettere in lista persone del genere, convinti che qualcuno disposto a votarli ci sarà sempre, non c'è niente di cui vergognarsi.

Non siamo in una commedia surreale, siamo in Italia, paese di inventori ed esperti da tastiera, nel quale ci sono giornalisti che pubblicizzano falsi medici e programmi televisivi che vendono bambini e malati in cambio di ascolti. Questa gente è finita in parlamento, i nostri politici hanno discusso quanti soldi pubblici spendere per loro, molte persone malate ci hanno creduto e persino dei giudici, individui che amministrano una cosa chiamata "giustizia", hanno ritenuto giusto obbligare dei medici a somministrare una falsa cura. Giustizia è fatta.
Intendiamoci, qui fino ad oggi nessunoè colpevole ma è proprio questo il punto: non stiamo parlando di un rigore non assegnato nel derby di calcio, ma di cure somministrate a persone malate in un ospedale pubblico. Se anche Vannoni fosse il peggior criminale nazionale, nulla aggiungerebbe o toglierebbe all'attendibilità delle sue "staminali segrete", non è questo il punto, sono ben altri.

PRIMA di somministrare la "cura segreta" nelle sale operatorie di un ospedale, bisognerebbe sapere cosa si sta somministrando, conoscere i suoi effetti, essere sicuri dei rischi, prima, non dopo. Per questo PRIMA di tutto questo, spacciare per cura salvavita o per terapia qualcosa che non ha nemmeno un test al suo attivo è criminale. Vannoni ha semplicemente venduto il suo prodotto, questo è commercio, di prodotti falsi o illusori ne conosciamo tantissimi e qualcuno che ci prova esisterà sempre, ma esistono persone ed organismi che dovrebbero proteggere le fasce più deboli da queste illusioni. Per questo, a prescindere dalle eventuali colpe di Vannoni ci sono altri che dovranno rispondere della loro superficialità, a partire dagli spettacoli televisivi che hanno confuso la cronaca con la pubblicità ingannevole per finire con chi, amministratore della cosa pubblica, ha permesso un simile scempio.

Prima di Stamina, alle Iene c'era il "veleno di scorpione cubano", la cura anticancro che non ha curato nessuno ma ha permesso a decine di truffatori e speculatori di organizzare viaggi della speranza ed importazioni illecite di flaconi d'acqua semplice venduti come "terapia". La stessa cosa successa con il "metodo Zamboni", lanciato sempre dalla stessa trasmissione televisiva, un'altra presunta cura, stavolta per la sclerosi multipla. Anche lì c'erano i "guariti" che poi con il tempo sono scomparsi (esattamente come i "guariti" di Vannoni, svaniti nel nulla), cosa ci sarebbe di vergognoso in tutto questo? Assolutamente nulla, Golia fa benissimo a dire di non vergognarsi.

Le Iene è un programma di intrattenimento, varietà, un contenitore tra uno spot ed un altro, Golia fa spettacolo, non informazione scientifica e muove in fondo l'economia ed il commercio, come quello delle decine di piccoli ambulatori e cliniche private in Italia ed all'estero che vendono "trattamenti" per la sclerosi multipla, illusori, inutili, pericolosi, ma che fanno guadagnare tanti soldi, (di guarigioni nemmeno l'ombra, ci mancherebbe), che ci sarà mai da vergognarsi, la TV ed i giornali "raccontano storie", non sono certo congressi scientifici.
O qualcuno pensa di scegliere le proprie cure in base ai servizi in televisione?
Infatti la lezione non è servita a nulla.

Le Iene ora hanno iniziato a diffondere l'idea che basti una dieta vegetariana per guarire dal cancro (però mi raccomando, si aggiunge l'aloe, da sola non funziona, sembra...dicono...raccontano), ci sono pure i testimoni.
Certo, il primo "testimone" interpellato si era curato in ospedale ed è vissuto 11 anni grazie a questo fino ad ora, ma vuoi mettere la storia della dieta con quella del ricovero in ospedale tra infermieri scorbutici e sveglie all'alba?
Il secondo ed il terzo stanno purtroppo peggiorando, ma il primo peggiora perché ha iniziato a fumare il sigaro ed il secondo perché è tornato a mangiare carne (non scherzo, dicono proprio così), quindi che vergogna o scuse, le cose le dicono chiare, anzi, le raccontano chiare, spettacolo, storie strappalacrime, avventure emozionanti.
Pensate che bellissima trama: aveva un tumore, mangia frutta e verdura con frullati di aloe e guarisce, poi fuma un sigaro toscano e sta di nuovo male, non è bellissimo come lancio pubblicitario pure con il finale triste a sorpresa?

Cosa c'è di strano in tutto questo?
Nulla. Se qualcuno davvero si beve la storia del professore di lettere bravo e buono spuntato dal nulla che cura tutte le malattie neuromuscolari o del veleno di scorpione che fa sparire il cancro, se c'è gente che crede che basti mangiare lattughe e carote per guarire dal cancro, non conta nulla, ognuno fa le sue scelte. Persino quella di bere "l'acqua alcalina", come diceva la dottoressa (sempre "raccontata" dalle Iene) che con lo sguardo fisso alla telecamera elencava le proprietà miracolose di quella è che una vera e propria bufala (ma fa spettacolo ed ora organizza corsi a pagamento).
Che Vannoni abbia ricevuto centinaia di migliaia di euro da una casa farmaceutica, che abbia ammesso di aver preteso dei pagamenti dai suoi "pazienti" (non è un medico, ma non importa) che con la sua cura non sia guarito nessuno, non importa, sono particolari che rovinerebbero la storia da raccontare, la ridurrebbero ad ordinaria vicenda da giornalino di periferia, qui servono i "miracoli", le speranze, le persone che si alzano dalla sedia a rotelle.

Nel frattempo nascono come funghi centri di "terapie naturali", dopo le cliniche che "riaprono le vene" come nel "metodo Zamboni, le cliniche ucraine che guariscono con le staminali non si contano e le farmacie che vendono i dosaggi corretti del "metodo Di Bella" come se tutte le altre fossero gestite da poveri incompetenti, sono sempre lì, come di associazioni "pro Stamina" se ne contano decine, qualcuna organizza pure viaggi della speranza (a pagamento, mica gratis, la pubblicità costa) e poi vai con le collette non-si-sa-per-cosa, in mezzo a tutto questo ci si dovrebbe vergognare per uno che vende diete per guarire dal cancro o macchinari che "alcalinizzano il sangue"?
C'è da vergognarsi se esistono agenzie di viaggio specializzate nella compravendita di "flaconi di veleno di scorpione cubano" (che contengono solo acqua, sono ultradiluiti, acqua e niente altro)?
Che poi, diciamocela tutta, ma che ci importa, la pellaccia è vostra cari miei, siete voi che avete creduto alla pubblicità televisiva, peggio per chi ci crede.

Pensate che il giorno in cui vi sveglierete capendo che l'erba gatta non cura il cancro potrete prendervela con Le Iene o con il giornale? Ingenuotti, quelli raccontano storie, non sono medici né scienziati ed i medici e gli scienziati (quelli che non vanno in TV) ce l'avevano detto, vi avevano avvertito e voi li avete insultati, non li avete voluti ascoltare.
Arrivate ad essere talmente ingenui da pensare che i giornalisti che pubblicizzano la dieta alcalina o il "metodo Di Bella" si curino con le pozioni magiche? Oppure pensate davvero che praticamente tutti gli scienziati ed i medici del mondo vi somministrino veleni e di nascosto si curino con le erbe e le staminali magiche? Ci credete proprio?

Qualcuno ancora ha dubbi, si appella alla deontologia: possibile che stampa e televisione si prestino a cose così delicate? Non pensino alle conseguenze?
Un giornalista o un programma televisivo hanno certo il dovere di "raccontare" le storie, ma avrebbero anche quello di documentarsi, informarsi, indagare, approfondire, non dico tanto, ma almeno il minimo, a maggior ragione su temi delicati e seri, oppure se non si capisce ciò che si vuole trattare chiedere a chi ci lavora, usare molto tatto, stare attenti ad ogni minima parola. La stessa cosa che dovrebbero fare tutte quelle persone che solo perché "noti" al pubblico hanno sostenuto Stamina nonostante tutte le contraddizioni.

Il giornalista, lo showman, non deve farlo solo per correttezza e dignità, non solo per fare il proprio lavoro con amore e senso del dovere, ma anche perché domani quei falsi medici e quelle false cure potrebbero usare anche i loro figli per i loro scopi, potrebbero essere una trappola anche per quelli che con tanta leggerezza e superficialità, parlano di "cura" senza neanche sapere cosa significa. Essere corretti professionalmente, oltre che valore personale è un dovere morale che prevede grandi responsabilità.
Ma anche questa ingenua illusione crolla subito.
I giornalisti ed i conduttori televisivi sono stati ampiamente messi in guardia da chi si occupa di scienza e medicina, si è scomodato addirittura un premio Nobel, sono stati in tanti ad esporsi a spiegare, criticare e dall'altro lato una selva di "opinionisti", cantanti, attrici, showmen che hanno detto la loro, chissà con quali competenze sull'uso delle staminali o sull'attendibilità scientifica di un cura.
Qualche domanda il giornalista, a questo punto, dovrebbe pure farsela, potrebbe semplicemente rendersi conto di aver sbagliato ed accettare il consiglio di chi è competente, se non lo fa quali possono essere le spiegazioni oltre all'ignoranza o all'incapacità di accettare il proprio errore?
Così, quando qualcuno chiede di "vergognarsi", la risposta è chiara: non si vergognano.

Credo anche io non ci sia alcun motivo di vergognarsi, devono invece preoccuparsi dei danni che stanno facendo.
Crescere una generazione di creduloni, di spettatori e lettori "mordi e fuggi", formare un pubblico ingenuo, superficiale, acritico, è un pericolo per tutti. Quel pubblico saranno i professionisti di domani (del prossimo domani), i futuri giornalisti, medici, giudici, governanti e politici. Formare una generazione ignorante è preoccupante.
Preccupatevi perché un giorno, in un ospedale, quando uno dei vostri figli starà male, potrebbe trovare quello che gli propina l'infuso di lattughe per guarire dal cancro e se questo non bastasse, una bella bevuta di veleno di scorpione omeopatico non guasta mai, basta uno che ne parla in TV, la giusta quantità di pubblicità ed un insieme di incapaci, non ci vuole tanto. Un pendolino magico al posto dell'ecografia? Una seduta spiritica al posto di un consulto tra specialisti? Aspettate con fiducia, prima o poi capiterà.

Pensate di cavarvela? Non siatene certi, questa gente non si fa scrupoli e potreste sentirvi dire "non avremo pietà di voi", già successo e questi sono molto più protetti di chi fa il suo lavoro in maniera seria, pubblica, poiché deve rispondere ai propri datori di lavoro che sono i cittadini e non vende "cure segrete", le cure che usa sono a disposizione di tutti.

Preoccupatevi quindi, non vergognatevi.
Preccupatevi perché se domani al pronto soccorso, invece del medico che organizza le fasi dell'intervento chirurgico per salvarvi la vita, capitate con quello sbagliato, vi potrebbero proporre una macchina astrale che toglie il malocchio, non ci sono prove scientifiche, ma in TV hanno raccontato che funziona e voi sarete sbandierati come "casi pietosi" (con le musichette se servisse), chi oserà impedirvi di usare il pendolino su di voi?

Vergognarsi di cosa quindi?
Non c'è motivo: la libertà di cura esiste e se qualcuno si beve quello che dicono negli spettacoli televisivi, se la prenda con se stesso, si batta la testa nel muro per essere stato tanto credulone.
Siete convinti che basti imbottirsi di melanzane per stare meglio? Vi fidate del primo che passa che si inventa la cura per tutti i mali? Insistete, si troverà sempre quel politico in cerca di voti o l'attricetta al tramonto che vorrà darvi spazio (per proprio tornaconto certo, non perché amante del prossimo), troverete sempre il disonesto o l'arrivista e prima o poi qualche altra cura magica o truffaldina entrerà in un altro ospedale italiano, a spese di tutti noi.
Fantascienza? Macché, qualcuno (e sarà la magistratura a scoprire chi) ha fatto entrare in una struttura pubblica, pagata con i soldi di tutti, dove si ricoverano persone che cercano aiuto, una pseudocura inutile e pericolosa. Succede, eccome se succede, è scandaloso, ma giornali e TV invece di scoprire lo scandalo e denunciarlo, lo hanno usato ne hanno fatto uno spettacolino, per poi uscirsene con un "non ne sapevamo niente". Facile, in Italia d'altronde ultimamente di persone che fanno cose "a loro insaputa" ce ne sono tantissime, si comprano pure le case "insaputamente", figuriamoci i beveroni miracolosi.

 

Per questo dovete preoccuparvi, perché da parte mia, come medico e come la stragrande maggioranza dei medici, curerò sempre i miei pazienti in scienza e coscienza, come uomo e come la stragrande maggioranza degli uomini, mi curerò e curerò i miei cari con quanto di meglio la medicina, la ricerca, l'uomo e l'onestà, abbiano saputo offrire.
Non importa se non dovessi farcela, avrei almeno la consapevolezza di non essere l'ulteriore spot pubblicitario per uno o l'altro ciarlatano, per il genio incompreso e per l'ambizioso frustrato, sarei un uomo normale, non la marchetta di gente in cerca di polli da spennare. Sarei anzi fiero di essere una persona normale, che ragiona con la propria testa, che usa la logica, che si basa sui fatti, non sull'audience e che, nonostante il fango ricevuto per avere il coraggio di dire la verità, non accetterà mai di dire il falso come hanno fatto altri medici davanti le telecamere.

Per questo motivo io non avrei nulla di cui preoccuparmi, farei il possibile, affidandomi al meglio.
Io invece sarei preoccupato al posto vostro, il rischio è quello che riceveranno i vostri figli grazie a voi ed alla vostra superficialità e quando qualcuno di loro chiederà perché in un ospedale pubblico si ritrovi circondato da sciamani e guaritori, qualcuno potrà sempre trovare la scusa "l'hanno detto alla TV, ma a loro insaputa".
Per questo, non serve vergognarsi ma preoccuparsi.

Alla prossima.

Paul Zenon's Preparations (e se lo facessimo in Italia?)

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Non posso fare a meno di condividere questo video che mi hanno segnalato (grazie!), è fantastico, la sintesi di tutte le bufale, le pseudoscienze, le medicine alternative e le sciocchezze di tutti i tempi.
Una sorta di cronaca di una giornata all'insegna delle superstizioni con protagonista Paul Zenon, prestigiatore che combatte le "false magie" (guaritori, persone che comunicano con i defunti e simili...).

Anche se il video è di origine inglese e qualche personaggio è noto solo nei paesi anglosassoni (per esempio Jenny Mc Carthy, visibile sul telefonino del protagonista come immagine per la sveglia, ex coniglietta Playboy oggi attiva antivaccinista o Simon Singh, divulgatore e nemico giurato della chiropratica che fa...il chiropratico), il video è comprensibile a tutti, con momenti di pura ilarità. Guardatelo più di una volta, io facendolo ho scoperto particolari bellissimi (il giornale che parla di Wakefield, ad esempio...).

Guardandolo mi è venuta un'idea "folle": se realizzassimo un video del genere anche in Italia (con qualche "bufala" nostrana)? Se come "attori" apparissero i più noti "divulgatori" antibufala italiani?
Non sarebbe fantastico?

Io sono disponibile per una parte.
Servirebbe tutto il resto.



Alla prossima.

MedNotizie: miracoli e bufale

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Rassegna di notizie, curiosità e novità mediche e...pseudomediche.

Coerenza

Le Iene, il programma televisivo che ha lanciato il veleno di scorpione (omeopatico) per curare il cancro (che non cura nessuno) e il "metodo Stamina", altra "cura" farlocca, ora si è lanciato nella propaganda di altre bufale mediche, l'ultima è la dieta vegetariana per curare il cancro, non per prevenirlo, badate, proprio per curarlo, con tanto di testimoni. Poi si cerca il video nel loro sito e si scopre (o si conferma) che "pecunia non olet" e davanti ad un bel panino con hamburger da fast food non c'è cancro che tenga, oppure il trucco è proprio nella foglia di lattuga magica che si intravede nella pubblicità.


Scusi, oggi c'è di guardia Dio?

Credo sappiate che c'è gente (brava gente, per carità) che prima di un intervento chirurgico si affida a Dio o ai santi, c'è pure chi (meno brava gente, orsù) dopo un intervento chirurgico ben riuscito, invece di ringraziare almeno per educazione i chirurghi, ringrazia Dio ed i santi, ché un aiutino lo avranno dato a quella benedetta mano che taglia e cuce nella loro pancia. In rari casi però c'è gente (ancora meno brava, cribbio) che nella sfortuna di soffrire per qualcosa, va in ospedale ed ha la fortuna delle fortune. Come la signora che scrive su Facebook, sofferente di un grave problema al sangue va al pronto soccorso con le piastrine (delle cellule sanguigne che entrano in gioco nei fenomeni della coagulazione) bassissime e si trova davanti EGLI, lui, il primario dei primari. Con tanto di tunica e barba. Mentre la donna sta per morire (sarebbe bastata una "semplice botta"), Dio, che quella sera è di turno (sarà puntuale nel dare il cambio ai colleghi?), somministra cortisone, antiemorragici e le fa pure una trasfusione di piastrine. Perché non essergli grati in questi casi?



Poi la signora resta incinta: non si sa come, ma in qualche modo miracoloso succede, lei neanche se ne rende conto. La storia giunge al capolinea e finisce con la signora che, ora, sta bene ma, ingrata e smemorata di chi aveva incontrato al pronto soccorso, dà tutto il merito della sua guarigione al figlio, unico protagonista della sua storia. Dal racconto della paziente emerge il ruolo fondamentale e decisivo del Creatore, nonostante la donna voglia fare credere il contrario.
Questo naturalmente non è l'unico episodio di guarigione sorprendente da intervento sovrannaturale ed ognuno è libero di ringraziare chi vuole per la sua guarigione, ma questo è un episodio tra i tanti che può fare capire quanto siamo poco attendibili noi umani, il merito (o la colpa) di ciò che ci succede è sempre di chi vogliamo noi, non di chi lo ha veramente.


Sono sempre belle notizie, ma basta che non si chieda una sperimentazione nazionale, perché in Italia di questo passo...

La sindrome dello studio singolo

È un errore di ragionamento fatto in buonafede o per interesse: una ricerca scientifica trae una conclusione più o meno "rivoluzionaria" e qualcuno la traduce in verità assoluta.
Se uno studio nota che l'estratto di un'alga marina distrugge le cellule tumorali, chi produce estratti di alghe marine potrebbe diffondere la notizia come fosse un'incredibile scoperta e come un fatto assodato, quindi comprare quelle alghe marine serve a curare il cancro, minimizzando (spesso appositamente) il fatto che da questa conclusione alla reale applicazione sull'essere umano potrebbero esserci di mezzo decenni o addirittura le stesse conclusioni potrebbero essere smentite o sminuite, è la "sindrome dello studio singolo". Oppure un ciarlatano può usare una ricerca per dimostrare che una sua ipotesi sia ormai "accertata" scientificamente, ma anche un ricercatore stimato potrebbe usare l'eco suscitato da un suo studio per ottenere consensi, finanziamenti o appoggi.
Oltre al fatto che uno studio, per quanto preciso e ben fatto, non è quasi mai "definitivo", chi ha interesse a portare acqua al proprio mulino spesso estrae dalle conclusioni dello studio ciò che gli interessa per farne bottino da usare quando è comodo. Questo tipo di comportamento è frequente anche nei mezzi di comunicazione, se è pubblicato uno studio che trova una correlazione tra una sostanza chimica ed una malattia, questa conclusione spesso non è riportata come "possibile" o "da approfondire" ma come "accertata", definitiva. Così sui giornali si legge di una sostanza che "cura il cancro", di un'altra che "lo causa", di un farmaco "tossico" o di uno che "guarisce la sclerosi multipla". In genere queste notizie non sono che spazzatura, senza nessun valore scientifico.

La cosa più incredibile è che lo stesso errore può colpire istituzioni mediche considerate serie ed attendibili. Forse uno degli esempi più recenti è relativo alla Mayo Clinic, una delle istituzioni mediche statunitensi più importanti al mondo.
In molti infatti si sono sorpresi leggendo una "news" sulle pagine del sito americano: fare la vaccinazione antiinfluenzale in gravidanza protegge il bambino dall'autismo.
Ma è vero?
No. Non è possibile avere nessuna sicurezza siamo ancora nel campo delle ipotesi.
L'idea nasce dal fatto che uno studio notava come i bambini nati da mamme che avevano sofferto di febbre o influenza nel periodo della gestazione, erano più a rischio di sviluppare problemi dello spettro autistico. Conclusione interessante e che è stata confermata da altri studi, ma del tutto preliminare, di valore esclusivamente statistico e che sicuramente non può far concludere che l'influenza in gravidanza possa essere causa di autismo.
Ci sono molti fattori, infatti, che possono influire sulle conclusioni: non sappiamo se la correlazione sia con il virus influenzale o con la febbre o addirittura con i farmaci che si assumono in questi casi, è ancora un dato "debole", sotto tutti i punti di vista.
L'affermazione quindi, anche se in senso stretto corretta, non è "scientificamente" altrettanto attendibile.

Come mai allora la Mayo Clinic (che non ha certo interesse a comportarsi come un qualsiasi ciarlatano) ha fatto un simile (assurdo) scivolone?
Probabilmente per interesse.
Già, perché la maggioranza delle cliniche statunitensi vivono grazie al numero di ricoveri. Il sistema sanitario statunitense è profondamente diverso dal nostro e se da noi un ospedale può lavorare la metà di un altro pur di assicurare assistenza alla popolazione locale, negli USA se non arrivano pazienti chiudi.
Così molti ospedali si inventano operazioni di marketing vere e proprie, spesso aggressive, cercano in tutti i modi di attirare pazienti, sia con il "prestigio" ma anche con vere e proprie campagne pubblicitarie, operazioni di immagine e diffusione virale, non vedo altre ragioni plausibili, perché si tratta davvero di un'operazione di bassa lega.
A questo punto è bene sottolineare il messaggio medico reale, non quello pubblicitario: il vaccino anti influenzale è indicato per i soggetti che, sviluppando influenza sarebbero più a rischio di complicanze, non è un vaccino "per tutti", visto che l'influenza, tranne complicazioni, in un soggetto sano non causa particolari conseguenze. La gravidanza è uno di questi casi, ma vaccinarsi in gravidanza non è certo un modo per evitare un figlio autistico, almeno fino ad oggi.

Alla Mayo Clinic una bella tirata d'orecchie, il loro gesto avventato somiglia moltissimo a quello dei tanti guaritori che le pensano tutte pur di attirare disperati.

Il congresso cinese

Solo un aggiornamento sulla prestigiosa carriera del prof. Massimo Della Serietà, che dopo aver raggiunto le vette della ricerca scientifica ed essere candidato al premio Nobel (cit.) (buttata lì, tanto chi vuoi che vada a controllare), si sta ritirando a vita privata. Questo però non impedisce al prestigioso comitato scientifico del congresso mondiale di oncologia che si svolge in Cina di invitarlo insistentemente. Per esporre le sue ultime ricerche.

Dopo lo studio sul cetriolo e sul "metodo Sbudella", il prof. Della Serietà continua ad essere ospite gradito al congresso mondiale di oncologia, ma ormai ha mire più elevate.

Ho già ricevuto due ulteriori mail di invito, ormai nemmeno le leggo...


I genitori sono i medici migliori

Perché spesso si dice che l'opinione di un genitore è molto importante per giudicare l'efficacia di una cura o di un'ipotesi diagnostica? Perché mamma e papà stanno molto più accanto al loro figlio di qualsiasi medico, perché guardano, ascoltano, seguono. Questo è vero, ma è vero anche che un genitore è molto condizionato da giudizi personali, è coinvolto emotivamente e psicologicamente, è molto meglio essere "neutri" in un giudizio o quando si prende una decisione delicata, i genitori possono aiutare nella diagnosi, ma non sono certo i soggetti più adatti per "giudicare" (in senso diagnostico) argomenti che non conoscono bene.

Non si spiegherebbero altrimenti le guarigioni miracolose con i granuli di zucchero dell'omeopatia, che funzionano su tanti bambini ma al momento del controllo "statistico" non funzionano su nessuno (perché il controllo smentisce l'opinione di molti genitori?) o l'incredibile efficacia di pseudocure come "Stamina" che per i genitori funzionavano ma per gli strumenti (freddi e neutri) e per i medici (consulenti "esterni") no.
Un genitore difficilmente può giudicare con freddezza, a volte "ingigantisce" qualsiasi piccolo miglioramento (anche insignificante dal punto di vista medico) e soprattutto può essere condizionato da comportamenti, anche inconsci, che cambiano del tutto la realtà. Forse sembra difficile da credere, ma qualsiasi medico, meglio ancora un pediatra, ha sperimentato esperienze del genere.
A questo proposito può essere interessante leggere un aneddoto apparso su Lancet, in risposta ad un articolo scientifico che sosteneva come l'opinione dei genitori a proposito della tonsillectomia (intervento chirurgico che consiste nell'asportazione delle tonsille) fosse molto importante se non decisivo, smentendo ciò che ho scritto prima. Un medico, in risposta all'articolo, racconta un simpatico aneddoto che merita di essere letto. 


Eccone la traduzione:

"Fried (Lancet, 9 settembre, p 714 ) suggerisce che le informazioni fornite da un genitore sull'esito positivo di una tonsillectomia su un membro della famiglia devono contribuire alla decisione di intraprendere questa procedura in un altro bambino. Sono fortemente in disaccordo. I genitori vogliono la tonsillectomia. Nelle loro menti l' operazione funziona sempre, risolvendo una miriade di difficoltà. A questo proposito racconto il seguente aneddoto. Nel corso di una visita clinica di routine, ho notato che un bambino di 6 anni aveva avuto una tonsillectomia un anno fa. La madre dichiarava che aveva avuto frequenti mal di gola con conseguenti problemi della crescita. Ha aggiunto, con disprezzo, che un pediatra (che poi scoprìi essere il sottoscritto) aveva inizialmente negato l'operazione. Tuttavia lei insistette e alla fine ottenne l'intervento da un altro pediatra. Dopo l'intervento chirurgico, il bambino non ebbe più mal di gola e la sua crescita fu spettacolare. Controllando i suoi dati feci notare alla madre che il figlio fu visitato ancora per il mal di gola e che le sue tabelle mostravano che il suo tasso di crescita era esattamente lo stesso, prima e dopo la tonsillectomia. Lei mi guardò con rabbia lasciando la clinica con il figlio, senza aggiungere altro. 

Chester M Edelmann 
Albert Einstein College of Medicine, Yeshiva University, Jack e Pearl Resnick Campus, Bronx, NY 10461, USA"

Tutti a pranzo, oggi placenta!

Sembra una follia (e forse lo è), ma non è qualcosa di inedito.
La placentofagia è una caratteristica comune a molti animali che, per istinto, subito dopo aver partorito mangiano la propria placenta (quella struttura che svolge un ruolo di "scambio" tra madre e figlio in epoca di gravidanza e che è espulsa subito dopo il parto). Il motivo di questo comportamento è presto detto: l'obbligo di un prolungato periodo di fermo (quello necessario a partorire) induce nell'animale un vero e proprio stato di denutrizione e disidratazione, che può essere molto pericoloso. Proprio per questo l'evoluzione ha portato gli animali a recuperare "energie" nutrendosi del primo alimento a portata di mano dopo il parto, ricco di liquidi, proteine e sali minerali: la placenta.
Gli animali, appunto, perché gli esseri umani, seppur animali, hanno altri mezzi per sopperire alla stanchezza ed agli sforzi del parto e soprattutto in quel momento possono quasi sempre contare sull'assistenza della propria famiglia (l'uomo è un animale sociale) che procura il necessario per ripristinare il normale stato nutrizionale. Mangiare la placenta quindi, per un essere umano, non ha nessun significato fisiologico, ma al limite "simbolico", rituale.
Esistono però esseri umani che per questi motivi, soprattutto religiosi ed ideologici, mangiano la propria placenta e questa "strana" mania è tornata in voga in queste settimane perché una donna che aveva partorito (a quanto pare una signorina del mondo dello spettacolo) si è fatta ritrarre mentre beveva un frullato della sua placenta. Io con le placente in un certo senso "ci lavoro" (no, non come cuoco, ma come medico) ed ammetto che il suo aspetto non invita certo a grandi abbuffate. L'abitudine, che può fare storcere il naso a tante persone, è potenzialmente pericolosa (si tratta pur sempre di sostanze biologiche, che possono essere infette) ma oltre ad un naturale disgusto si può dire che un comportamento del genere non porta praticamente nessun beneficio (tanto che per qualcuno è un segno di disturbo mentale). Chi ha ribrezzo quindi dimentichi in fretta questa particolare abitudine, ma chi invece sogna di sbafare placente a volontà, sappia che esiste anche il libro delle ricette, ben 25 maniere ricche e gustose di cucinare la placenta. Che poi, a pensarci bene, nella vita non si sa mai, potrei aprire un ristorante..sareste miei ospiti?

Bicarbonato e ciarlataneria.

Il tristemente noto guaritore italiano Tullio Simoncini, ha programmato un "tour" in Svezia per parlare e prescrivere la sua folle pseudoterapia a base di bicarbonato di sodio.
Pubblicizzata da siti e riviste alternative, la notizia è arrivata alle autorità ed alla stampa e per questo motivo diversi giornalisti svedesi hanno cercato informazioni su quello "strano" medico italiano che faceva inusuali "tour" nazionali.
Così hanno scoperto che si trattava di un ex medico, che proponeva cure truffaldine e pericolose e che aveva sul suo groppone diverse condanne e sanzioni, cosa che ha allarmato la stampa nazionale.
È per questo che la radio nazionale svedese ha organizzato un'inchiesta sulla vicenda, contattando diversi medici, famiglie coinvolte nelle cure con Simoncini e lo stesso pseudomedico.
Qualche settimana fa anche io sono stato intervistato da Sverige Radio (radio nazionale svedese) sul caso Simoncini. Ero particolarmente preoccupato per una mia intervista in inglese parlato da svedesi ma fortunatamente è intervenuto il giornalista Ilario D'Amato a darmi una mano, fondamentale.

La giornalista ha intervistato un oncologo, diversi medici, ricercatori del Karolinska Institute (prestigioso istituto di ricerca svedese), un giornalista svedese, la mamma di una vittima olandese di Simoncini ed il sottoscritto. Poi all'interno della trasmissione chiamano Simoncini in persona per prenotare una visita e qui si scopre che il guaritore è a Roma e riceve per le visite, proponendo un ricovero in una clinica italiana o in Albania (a Tirana) o a Belgrado "dove preferisce", dice l'ex medico.


Insomma, Simoncini insiste ed è questa la cosa che mi colpisce di più:  la determinazione di questa persona.

Nonostante tre condanne (una per omicidio colposo, due per truffa) penali, due condanne dell'AGCOM, varie indagini a suo carico delle quali due in corso, lui continua imperterrito. Credo che una persona "normale" si fermerebbe, rifletterebbe su ciò che sta facendo, sulle conseguenze delle sue azioni, su ciò che può comportare il suo (evidente) essere fuori da ogni regola civile e medica (e giuridica), una persona "ragionevole" probabilmente si ridimensionerebbe, invece Simoncini no. Non si ferma, continua, propone ricoveri, ha cliniche compiacenti, riceve a Roma.
Nessun pentimento, nessun rimorso, nessun passo indietro. Questo faccia riflettere quelli che degnano Simoncini di credibilità e quelli che pensano che questa gente sia capace di "ripensamenti". Metto il link solo per curiosità (trasmissione in lingua svedese, praticamente incomprensibile, la mia voce si sente al minuto 33,30), dopo questa trasmissione il "tour" svedese di Simoncini è stato annullato dalle autorità.
Per quanto riguarda la vicenda di Luca Olivotto, il ragazzo italiano deceduto in Albania dopo essersi sottoposto alle pseudocure con il bicarbonato dell'ex medico romano, Simoncini è imputato in Albania (per condotta medica colposa, art. 96 cod. penale albanese) con un altro medico (che non si capisce a che titolo esercitasse in Albania), mentre in Italia sono in corso le indagini che si avviano alla conclusione.

Qui il link alla trasmissione (solo per cronaca, la lingua svedese è incomprensibile per chi non la conosce).
Radio Sverige premere su LYSSNA per ascoltare (a destra).
Alla prossima.

Storia di Marco e di chi lo ha aiutato.

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Ho incontrato tante persone in questi anni di divulgazione scientifica. Mi chiamano per parlare di medicina, di ciarlataneria, per spiegare la ricerca e la scienza, ma ogni occasione di incontro per me è una crescita, non è mai una formalità, capisco, apprendo, cresco. Storie che non conoscevo, persone eccezionali, drammi, sconfitte e vittorie.
In uno dei tanti incontri ai quali partecipo in tutta Italia ho conosciuto una storia, non unica o rara ma molto comune. In questo caso si parla di un bambino, di uno che era bambino e poi è cresciuto: Marco.
Lui è un bimbo come tanti, allegro e vivace, va a scuola, come tutti i bambini ed ha una passione per la natura che lo porta a frequentare i boy scout con i quali si impegna in mille avventure. Un giorno, uno uguale agli altri, mentre cammina con il fratello, una macchina lo investe in pieno: un incidente che lo lascia a terra arrivano i soccorsi, il fratello si salva lui è gravemente ferito.

Marco è vivo, ma le lesioni riportate lo costringeranno ad una vita immobile, paralizzato, in coma, in quella condizione chiamata "coma vigile": non hai possibilità di movimento e parola ma capisci ciò che ti succede, il suo problema è chiamato anche in un modo che chiarisce il dramma di queste vite, si chiama "sindrome del locked in", ovvero del "chiuso dentro", un essere vivente chiuso in un corpo immobile, ma cosciente. Passano i mesi e dopo la tragedia iniziale inizia il grande calvario del "dopo". Marco accompagnato dalla sua numerosa famiglia, genitori e quattro fratelli, è controllato e seguito, arriva il parere dei medici, di centri specializzati tra quelli più moderni, tutti parlano chiaro e la sentenza non è delle più piacevoli. Purtroppo per lui non ci sono molte possibilità di ripresa, ma con un lavoro continuo, preciso, fatto di cure, riabilitazione, affetto e stimoli, Marco potrà interagire con l'ambiente senza muoversi ma restando vivo e sveglio. Le proposte di ricovero sono tante e la famiglia le esamina con attenzione  e così passano alcuni mesi nei quali Marco è ospite in vari reparti per persone come lui; al suo letto si alternano amici, parenti, ma lo stesso personale dell'ospedale diventa parte di quella battaglia, una sorta di famiglia allargata che consente a Marco piccoli passi che non lo porteranno alla guarigione ma gli permetteranno di apprezzare l'affetto che lo circonda. I genitori del ragazzo sono contattati dall'immancabile ciarlatano che propone la cura sicura e semplice, il "miracolo impossibile", ma con sorprendente razionalità la risposta è un rifiuto, Marco non sarà venduto a chi vuole rubare soldi e dignità.

Parla con gli occhi Marco. Un battito di ciglia è la risposta alle domande che gli fanno, ma riesce anche irrigidendo le gambe a dire se un esercizio gli piace o non lo fa stare bene, sembra quasi sorridere quando di fronte ad una battuta solleva l'angolo della bocca. Tutto diventa abitudine e le operazioni che sembravano insormontabili, gli interventi che sono possibili sono con mani esperte, le emergenze, diventano quotidianità, mamma e papà si trasformano in infermieri, medici, fisioterapisti, sono loro che con l'aiuto del personale riescono a gestire al meglio quel figlio che amano tanto.
Con il tempo questa consapevolezza diventa una scommessa: le stesse cose che Marco faceva in ospedale avrebbe potuto farle a casa, è difficile, molto difficile, si sa, ma con l'impegno, l'affetto e la forza di una famiglia non esistono ostacoli, così la decisione è presa, Marco torna a casa.

Proprio nel suo ambiente inizia qualcosa che è più di una bella storia, nella stanza di Marco c'è sempre qualcuno, uno della famiglia o un estraneo, tutti fanno qualcosa.
Il volontario legge una rivista e Marco lo guarda, l'infermiere controlla quel groviglio di cavi e la mamma lo riempie di carezze, aspirarlo, pulirlo, sono gesti quotidiani ma continui. È una gara di affetto, letteralmente, anche i colleghi di lavoro dei genitori organizzano i turni per permettere di accudire il figlio, si muove praticamente una città e la ULS locale concede un piccolo contributo economico extra, alla fine quel gruppo di improvvisati "terapeuti" sta facendo persino risparmiare alle casse dello stato ed i genitori si appoggiano alla fede, che li aiuta a sopportare un dolore troppo grande. Gli scout, i vecchi compagni di infanzia, organizzano i turni di assistenza, c'è chi ha prestato il suo servizio civile alle cure del ragazzo, chi si occupa di guidare la macchina che porta i volontari a casa sua ed un centinaio di persone si alternano nei vari compiti. Marco cresce, diventa un ragazzino, un giovane ed è sempre circondato, giorno dopo giorno, da altre persone, amici e sconosciuti, tutti attorno a lui.

Chiuso dentro il suo corpo, non è "chiuso a casa", al contrario, esce, trasportato dal papà e dalla mamma o dagli amici quando c'è una bella giornata, passa un pomeriggio nel campo scout, ha sempre compagnia. Un disabile, ma non è solo. Non lo ha abbandonato nessuno, né le persone né le istituzioni. Per il suo compleanno si organizza una festa, gli amici ballano tra palloncini e musica assordante e Marco sorride, con le ciglia.

Questo è fondamentale per lui e per la famiglia che non si è mai sentita abbandonata.
Gli anni passano,con Marco crescono anche i suoi genitori, che fanno sempre più fatica a gestirlo anche solo fisicamente, ma nulla cambia, la magnifica rete di sostegno che si è creata attorno a lui è esemplare, non stiamo parlando solo di operatori che lavorano in cambio di uno stipendio ma di un gruppo di persone che si danno il cambio per fare qualsiasi cosa, di semplici cittadini, di ragazzi che tra un'uscita ed una vacanza passano alcune ore a far fare ginnastica al loro amico.
Il tempo è inesorabile, la mamma di Marco muore, troppo stanca, ormai malata.
Il papà è anziano anche lui ma può contare sugli altri quattro figli che, assieme ai volontari, non smettono di stare vicino al suo figlio più debole.
All'età di 34 anni anche Marco non ce la fa e ci lascia, dopo 22 anni di coma ed al funerale c'è una folla immensa.
Il papà, quando possibile racconta la sua storia, quella di un bambino che ha visto la sua vita trasformarsi troppo presto, quando hai un intero futuro davanti, quando i tuoi pensieri sono i giochi e le corse. Marco non poteva correre più, ma ha corso con le gambe di tanti suoi amici, tanti conoscenti e volontari, persone che hanno fatto quello che le sue gambe e le sue mani non potevano fare. Nessuno lo ha abbandonato, nessuno ha "lasciato fare" agli altri, ognuno per quanto competeva ha fatto qualcosa ed ha donato a Marco le gioie che gli spettavano e l'affetto che meritava, neanche le istituzioni se ne sono lavate le mani con un'ora istituzionale di fisioterapia, si sono curate di lui, si sono informate, preoccupate, date da fare. Si chiama solidarietà e solo una società civile può comprenderla e renderla reale.


Questa dovrebbe essere una storia quotidiana, normale, non un'eccezione.
Quando la società, le istituzioni, la gente, si prendono cura in tutti i modi dei più fragili e deboli, sta facendo semplicemente quello che è giusto.
Abbandonarli, ignorarli voltandosi dall'altra parte, significa condannarli.
Quando ho ascoltato questa testimonianza ho avuto un groppo alla gola, vedere quel padre che raccontava emozionato la storia del figlio, conoscere le sue amarezze e le gioie, ricordare la moglie scomparsa, è stato duro, ma una bella lezione. Avevo parlato poco prima di false medicine, imbrogli sulla salute, "guru" incompresi che hanno scoperto la "falsa" cura per tutte le malattie e poi, come uno schiaffo emotivo, arriva il papà di Marco a dire la sua.
In quel momento ho pensato che se nessuno lasciasse sole queste persone, probabilmente i ciarlatani resterebbero chiusi nel loro delirio, non avrebbero a chi vendere le loro illusioni, perché la famiglia di Marco era consapevole non ci fosse nulla da fare per il figlio ma ha riempito la sua vita di tanto affetto che già quella era una cura, non miracolosa o illusoria ma reale, efficace. Ecco chi dovrebbero essere i nostri "guru", gli esempi da imitare, il tempo da prendersi tra una sciocchezza ed un impegno inutile.
Se c'è una base di umana creduloneria e di inevitabile speranza in chi ha una malattia grave, c'è anche una parte di colpa di chi, avendo come scopo quello di occuparsi dei più deboli, si volta dall'altra parte lasciando che gli avvoltoi aggrediscano le prede a disposizione, solo chi è abbandonato si aggrappa a chiunque, anche ai disonesti. Il papà di Marco dice "quando le famiglie hanno il conforto della solidarietà, non crollano".
Ecco, io prima di qualsiasi cosa, di qualsiasi discussione, di qualsiasi provvedimento sociale, politico ed economico, farei di tutto perché i nostri simili più deboli e fragili non siano mai lasciati soli, siano assistiti a tutti i costi, siano fatti sacrifici per loro, ma che non siano mai abbandonati, mai isolati.
Mai.
"Perché è la vita, non la morte, a non avere confini" (G. Marquez).

Alla prossima.


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Nota:

Mercoledì 18 giugno alle ore 17,00 sarò a Treviso per un incontro, organizzato da Telethon, sul tema: "Salute e bugie: tra inganni mediatici e falsa medicina". Patrocinio del Comune di Treviso.
Sala Verde di Palazzo Rinaldi (palazzo comunale, centro città)- ingresso libero.

Fuggire dalla realtà: la storia di Jessica Ainscough

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Quando ti occupi per tanto tempo di un argomento finisci per conoscerne gli aspetti più nascosti, quelli invisibili dall'esterno, le pieghe più profonde di certi comportamenti e posso dire che in questi anni ho compreso molti dei meccanismi (soprattutto psicologici) che rendono tante persone vittime di ciarlataneria e pseudoscienza, cosa che mi è servita moltissimo, anche professionalmente.
In questi anni ho risposto a tanti dei quesiti che mi ponevo sui diversi aspetti dell'uso di medicine alternative da parte della gente. Le guarigioni spiattellate su internet? Probabilmente rari casi di guarigione spontanea fatti passare per successi della pseudomedicina, così pensavo. Le persone che si rivolgevano ai ciarlatani? Disperati, a volte solo ignoranti che confondevano il guaritore con una persona degna di attendibilità. Con gli anni molti dei miei atteggiamenti sono cambiati, spesso (quasi sempre!) le guarigioni "miracolose" erano semplicemente dei falsi creati ad arte dal guaritore e le persone che cedono alle lusinghe delle medicine alternative non sono per forza ignoranti e disperate. Uno degli ultimi dubbi era quello relativo a chi insiste a seguire una cura senza efficacia e lo fa anche quanto l'inutilità della sua scelta è evidente, scritta sul corpo, una realtà, evitata. Una sorta di fuga: rendersi conto di aver intrapreso una strada sbagliata ma troppo tardi per ammetterlo.

Negli ultimi anni ho anche conosciuto realmente o via mail alcune persone che dichiaravano pubblicamente di essere guarite grazie ad una medicina alternativa. Tanto convinte da metterci la faccia, il nome ed il cognome. Difficile trattarsi di "attori" e allora per mia curiosità e grazie alla loro disponibilità mi sono messo a disposizione per controllare quelle guarigioni dal punto di vista medico.
Con mia sorpresa non solo le guarigioni non esistevano (bastava controllare le carte) oppure esistevano ma non erano dovute alle pseudocure, ma anche il paziente, che pubblicamente giurava di essere guarito, in privato ammetteva la sua sconfitta. In uno di questi casi, dopo l'ammissione fattami faccia a faccia, nella vita reale, appena tornato in quella virtuale di internet il paziente ricominciava a parlare di guarigione e "remissione", come se nulla fosse (anche per questo ho smesso questo tipo di valutazioni).
Ecco, lì ho capito che c'è una forte componente psicologica in questi comportamenti. Molti dei "guariti" con pseudomedicine non ammetteranno mai di essersi sbagliati, probabilmente lo sanno benissimo, ma non torneranno indietro nei loro passi. Si sono esposti troppo, hanno coinvolto chi li conosce (e li porta ad esempio di "successo" della ciarlataneria), hanno mentito a se stessi ed agli altri, a quel punto l'unica possibilità è continuare a recitare la parte del guarito. Alcune delle storie che ho conosciuto sono poi finite tragicamente.
Ammetto che questa per me (prima di fare certe esperienze) era la possibilità più remota, ma mi sono dovuto ricredere davanti ai complessi meccanismi della mente umana.

Non è facile (ed a volte non è ammesso) raccontare storie reali, bisognerebbe avere dei dati pubblicabili e spesso si tratta di persone che subirebbero un danno troppo grande dal vedere rivelata una realtà che essi stessi rifiutano, si tratta di vicende private, ma l'occasone per mostrarne una si è presentata conoscendo una storia pubblica avvenuta negli Stati Uniti. Dati ed immagini pubbliche, storia diffusa dalla protagonista, esperienza evidente ed indiscutibile. Molto interessante nella sua tragicità e che può servire da spunto per molte discussioni.
Questa è la storia di Jessica Ainscough, una bella ragazza, già modella australiana con il desiderio di sfondare nel mondo dello spettacolo, un sogno presto interrotto da una brutta notizia.

Jessica Ainscough, il ritratto della bellezza
Jessica riceve infatti nel 2008 la diagnosi di sarcoma epitelioide del braccio sinistro a 22 anni. Rivoltasi ad un medico si sottopone ad una dose di chemioterapia.
Il sarcoma epitelioideè una rara malattia tumorale maligna che colpisce soprattutto i giovani, caratterizzata da una progressione lentissima ed una buona sopravvivenza se in terapia. A cinque anni (malattia localizzata, come quella di Jessica) la sopravvivenzaè del 75% a dieci anni ancora del 42-55%. Chi si è sottoposto a chirurgia ha il 78% di sopravvivenza a 5 anni contro il 33% di chi non si è sottoposto a chirurgia. Le buone possibilità di sopravvivenza dipendono anche dallo stadio della malattia, con il tempo ed in mancanza di cure infatti, la malattia tende a dare metastasi, disturbi importanti e diventa sempre meno curabile, la fase terminale prevede anche metastasi a distanza, inizialmente più rare. Oggi si tende quando possibile ad evitare amputazioni preferendo interventi locali seguiti e/o preceduti da chemio e radioterapia sempre locali, molto efficaci.
La malattia è a lenta progressione e se curata in tempo ha quindi buone possibilità di guarigione, il problema è quando la malattia è trascurata, si diffonde e quindi la cura è molto complicata.
Nonostante il ciclo di chemioterapia, Jessica ha una recidiva e le viene comunicato che l'unica soluzione possibile resta l'amputazione dell'arto, possibilità drammatica ma ai tempi l'unica possibile (come detto oggi si attua una terapia meno aggressiva). Considerata la giovane età della paziente e la scarsa estensione della malattia, l'intervento chirurgico potrebbe darle ottime possibilità di sopravvivenza. Jessica è scioccata (comprensibilmente) e rifiuta l'intervento, si mette così alla ricerca spasmodica di altre soluzioni e le trova su internet, dove legge di una terapia alternativa che dice di poterla salvare, si tratta della "cura Gerson".
La terapia Gerson è una pseudomedicina molto conosciuta negli Stati Uniti che unisce ad uno strettissimo regime alimentare a base di vegetali e frutta (quasi tutta in forma di frullati), anche clisteri di caffè (generalmente cinque al giorno) da fare a casa. La Gerson promette di curare qualsiasi tipo di cancro in poco tempo. Non si conoscono persone guarite dalla terapia, non vi è alcuna evidenza scientifica che questa cura possa guarire un tumore.

Jessica si lascia convincere ed inizia la "terapia Gerson", litri di succhi di frutta (un frullato ogni ora), verdure e clisteri di caffè, uno dietro l'altro (5 al giorno), parla di disintossicazione, di metalli pesanti e candida, tutti concetti che chi conosce le teorie della medicina alternativa, prima o poi ha sentito, va in Messico, dove ha una clinica la figlia del dott. Gerson (l'inventore della cura, ormai deceduto), Charlotte, che la "cura" e la istruisce su come comportarsi (al costo di 15.000 dollari). Poi decide di raccontare la sua storia su internet, prima nel suo blog, poi su Facebook. Raccoglie sempre più consensi, è convinta di guarire e dice che ce la farà. Decide di fondare una società, lei è una combattente e la chiama "la guerriera del benessere" (The wellness warrior), con la quale inizia a fare dei tour in tutti gli Stati Uniti ed inizia a raccontare la sua guarigione, cosa che la rende notissima e molto seguita, una paladina del "naturale", diventa"la donna che si è autocurata il cancro", per finire a rappresentare un "guru" delle terapie "naturali". Crea gruppi di discussione ed un vero e proprio "impero" della salute, video, interviste, vendita di integratori, mostra la sua bellezza, sempre elegante e sorridente, raccoglie denaro per finanziare le sue conferenze che sono sempre più affollate, la gente paga volentieri 100 dollari a testa per sentirla raccontare di essere guarita, si circonda di collaboratori ed addetti stampa. Scrive un libro, vendutissimo e continua i suoi tour nei quali racconta la storia della sua guarigione. Tra un'apparizione televisiva e l'altra la ragazza racconta della madre che, ammalatasi di tumore mammario, ha rifiutato anche lei qualsiasi cura per essere trattata con la "disintossicazione" dai metalli pesanti, diete (anche lei la dieta Gerson come la figlia) e naturopatia e diventa anch'essa testimonial delle cure alternative per il cancro: anche la madre, a dire di Jessica, guarisce. Poi, per qualche mese, scompare dalle cronache, Jessica invece continua a raccontare in tutti gli Stati Uniti la sua storia.

Un articolo racconta la storia di madre e figlia che abbandonano le cure per seguire le proprie idee: "Paziente, curati da solo: Jessica e la sua mamma dicono che stanno battendo il cancro con i rimedi naturali. Si ingannano da sole?"

Qualcuno però riflette sul fatto che dal momento della diagnosi sono passati meno di cinque anni e quindi la sua sopravvivenza già non rappresenterebbe qualcosa di stupefacente, ma c'è qualcosa che colpisce ancora di più alcuni dei suoi seguaci più affezionati. In tutte le foto ufficiali Jessica nasconde il braccio colpito dalla malattia: l'inquadratura, la luce, il vestito, c'è sempre qualcosa che non permette di vedere le condizioni dell'arto malato qualcuno arriva a parlare di foto modificate e tagliate ad arte per non mostrare il punto di insorgenza della malattia. Finché qualcuno trova delle foto private, non "ufficiali" e senza posa. Il suo braccio appare danneggiato, pieno di gonfiori, ulcere, macchie scure. Qualcuno le chiede come mai, cosa fossero quelle lesioni visto che lei si dichiarava guarita e si tratta oltretutto delle tipiche lesioni cutanee di quel tipo di tumore. Jessica prima non risponde, poi dice che si tratta di un "linfedema" (un gonfiore causato da problemi di circolazione linfatica) ma non sembra proprio trattarsi di questo, ha ben altre caratteristiche, poi parla di danni della chemioterapia che poi diventano "parzialmente dovuti alla chemioterapia" ma dopo cinque anni ed un solo ciclo di chemio, è piuttosto improbabile che quelle lesioni (oltretutto in peggioramento) siano dovute alla chemio, anzi, hanno proprio l'aspetto delle lesioni tipiche della malattia di Jessica e d'altronde le immagini della ragazza nel 2009 mostrano una mano ed un braccio assolutamente sani.

2009, non ci sono segni particolari sull'arto superiore di Jessica

Sembra proprio quindi che la malattia sia andata avanti, inesorabilmente, senza aver ottenuto nessun beneficio dalle centinaia di litri di frutta e dai clisteri di caffè, siamo nel 2011 e la "guarigione" mediatica di Jessica accusa qualche colpo.

Lesioni cutanee (tipiche della malattia) sul braccio sinistro di Jessica, sempre più evidenti. Con lo stesso braccio prepara i i clisteri di caffè che avrebbero dovuto guarirla, siamo nel 2011.

Qualcuno glielo fa notare, Jessica si innervosisce, cancella i commenti di chi le chiede il motivo di tanto mistero, del perché definirsi guarita quando è evidente che la malattia sia ancora lì e sia, anzi, avanzata.
Così la ragazza cerca di recuperare, dice di non aver mai parlato di guarigione, di non aver mai detto che la dieta Gerson potesse guarirla, ma qualcuno ha conservato i suoi vecchi annunci e le mostra le affermazioni pubbliche di miglioramento, come nel 2010, quando diceva "...come dice il dott. Gerson, seguire strettamente la sua dieta per almeno due anni fa guarire dal cancro come non può nessun farmaco", frase che contrasta con quanto dice oggi "dicevo dall'inizio che la dieta Gerson da sola non poteva guarirmi". Ma la ragazza, ormai personaggio pubblico, dimentica di aver detto troppe volte di essere guarita o in via di guarigione, era a suo dire un'evidenza, per lei e sua mamma: "stiamo tutte e due benissimo, vedo con chiarezza che la cura sta guarendo il mio tumore al braccio".

Ma non è così, altre foto di Jessica infatti mostrano le gravi condizioni dell'arto sinistro della ragazza, la mano è deformata, il braccio colpito dalla malattia addirittura piegato e più corto del destro, la ragazza presenta tutti i sintomi tipici della malattia in assenza di terapia, è evidente che mentre Jessica continua a preparare frullati e clisteri, raccontando al mondo di essere guarita, il tumore non abbia alcun arresto, ma lei risponde che quelle sono le conseguenze delle terapie "standard" e che un "massaggio oncologico olistico" ha migliorato le condizioni del braccio che sta tornando normale. Ma non è finita e mentre Jessica continua i suoi "tour" a favore della "medicina naturale", crolla un altra colonna della sua vita. La mamma, colpita da tumore mammario e che aveva rifiutato le cure per seguire dei trattamenti alternativi, diventando una paladina delle "cure naturali", esattamente come la figlia, muore dopo due anni e mezzo dalla diagnosi (l'aspettativa di vita per un tumore mammario non trattatoè di 2,7 anni, coincidenza che mostra come clisteri e diete equivalgano a non fare nulla), vi risparmio il calvario della povera donna che in fase terminale continuava ad essere definita dalla figlia "in fase di disintossicazione". Un serio colpo comunque alla credibilità della "guerriera del benessere". Nel sito della clinica Gerson, nessuna notizia di questa tragica fine.

2012: la malattia avanza
 

Siamo ai giorni nostri.
Ora Jessica appare nelle sue conferenze con una vistosa fasciatura che ricopre in parte ciò che è diventato un tumore non curato, la mano resta deformata, come il braccio, le lesioni peggiorano ed appaiono dei linfonodi ingrossati sotto l'ascella, chi la incontra di presenza parla di macchie in tutto il braccio che appare gonfio e con lesioni cutanee. Ma è sempre sorridente, qualcuno dice che "finge" di esserlo e la accusa di disonestà. C'è chi la accusa addirittura di aver fatto tutto per soldi, avere sfruttato la sua storia per raccogliere denaro, fare conferenze a pagamento, diventare una "star".

Jessica con la mano deformata coperta da una fasciatura

La realtà sembra evidente anche al più suggestionabile dei suoi fans (ormai Jessica ha più di 50.000 seguaci su Facebook) che le chiedono il motivo di quello stato dopo anni di rassicurazioni, conferenze nelle quali raccontava come fosse guarita da un tumore grazie alla dieta, un libro che incoraggiava le persone a non sottoporsi a cure mediche perché dei frullati le avrebbero salvate. Jessica si trova di fronte ad un mostro che ella stessa aveva creato: "non ho mai detto di essere guarita dal cancro, mai una volta, sono seguita da uno staff medico altamente preparato", dice su Facebook rispondendo a chi le chiedeva il perché di quella scelta. Ma le sue parole risuonavano ormai da troppe parti, dichiarazioni come "guarita dal cancro" ("cancer free") o "dire addio alle medicine", frasi come"la cura ha funzionato" erano il suo cavallo di battaglia e rimangiarsi la parola sarebbe stato ammettere di aver detto bugie. Jessica è un personaggio pubblico e riceve centinaia di messaggi e richieste di chiarimento, sono tante le persone che hanno rifiutato le cure per seguire i suoi consigli, così nel suo blog puntualizza:
"I’m not “in remission” or “cancer free”: I’m living and thriving with cancer, six years after diagnosis [...]. I also don’t go around saying “I have cancer” because I don’t like to give power to the dis-ease. Whenever someone asks me about my health and how I’m feeling I say, “I’m awesome".
Trad.: Non sono in remissione o guarita: sto vivendo e crescendo con il cancro, sei anni dopo la diagnosi [...]. Non vado nemmeno in giro dicendo "ho il cancro" perché non mi piace dare potenza alla malattia. Quando qualcuno si informa sulla mia salute e mi chiede come sto, dico: "splendidamente".

Dopo queste parole sono gli stessi "fans" a migliaia, a svegliarsi da un "sogno" di guarigione inesistente, qualcuno in maniera addirittura aggressiva perché si è sentito preso in giro, chi ha seguito i suoi consigli e purtroppo non ce l'ha fatta non può più protestare. Nella sua pagina Facebook appaiono a questo punto veri e propri attacchi, accuse, "bugiarda", "disonesta", addirittura "truffatrice" per i soldi raccolti nei vari giri promozionali e Jessica cancella ed elimina ogni "disturbatore", chiunque osi mettere in dubbio il risultato delle sue "cure". Un finale del tutto inaspettato ma che non cambia il percorso della ragazza, l'immagine e la storia che ormai rappresentano la sua principale attività non possono essere "macchiate" da proteste ed insinuazioni, tutto deve far parte di una favola a lieto fine e così continua con le foto dove è ritratta in piena salute (ma con il braccio nascosto), raccogliendo spettatori a centinaia ed ospitate in TV, proprio come una vera star guarita dal cancro con i frullati di verdura.

Non so se Jessica cambierà ancora strada o se ormai reciterà fino alla fine il copione scelto, di sicuro questa è una storia che mostra come, nonostante la realtà gridi forte la gravità della malattia, qualcuno decida di voltarsi e vivere un'altra vita, illudendosi di sconfiggere la più grave malattia umana con sciocchezze senza utilità. Questa volta la realtà è venuta a galla perché nonostante gli sforzi Jessica non ha potuto nasconderne le conseguenze, ma pensate a chi ha un problema non evidente dall'esterno (per esempio un tumore del sangue o della prostata), chi ha una malattia non "visibile", ecco, tanti "guariti" che ho incontrato in questi anni di blog vivevano proprio così la loro guarigione mai esistita, mentivano a loro stessi ed agli altri; così ci sarebbe da discutere sul senso psicologico di questi comportamenti, su chi sta vicino a queste persone che si dovrebbe accorgere di "qualcosa che non va", sui motivi che spingono a nascondere la verità in un momento così delicato e su un aspetto che ho sottolineato diverse volte: meglio una dolce bugia che un'amara verità, a tutti i costi. Personalmente non credo ad una ragazza che possa aver creato tutto per truffare il prossimo, al contrario credo che si sia illusa di una soluzione semplice ad un problema grave e che ormai, anche davanti alla realtà, abbia semplicemente rifiutato di accettarne le conseguenze, a quel punto era troppo coinvolta pubblicamente per tornare indietro. Penso anche che per una ragazza di 22 anni l'idea di un'amputazione possa essere davvero devastante e non posso che provare una simpatia spontanea per chi ha scelto di lottare, a modo suo, ma di farlo, spererei anche in una risoluzione del problema, insomma, questa non è una bella storia ma una sconfitta.
Non illudiamoci poi di sentirci più forti di Jessica o che avremmo fatto sicuramente una scelta diversa. Ogni condizione è personale, soggettiva e piena di variabili che solo la persona interessata può conoscere.

Però questa storia, indipendentemente dai motivi e dai particolari, ci mostra come sia debole l'essere umano, proprio quando servirebbe tanta forza e come sia quindi condizionabile da chi vende miracoli.

Libertà di cura significa anche libertà di informazione, consapevolezza su ciò che possiamo fare.
Sta ad ognuno di noi scegliere la via che riteniamo più opportuna, senza dimenticare che non abbiamo spesso i mezzi culturali per poterlo fare senza consultarci con i professionisti, chi conosce il problema, possiamo chiedere aiuto alla medicina scientifica, quella che poggia su basi solide, possiamo fuggire, cullarci sperando che il miracolo accada, credere al primo ciarlatano che passa.
Avete fatto caso che le false cure per il cancro sono sempre "semplici e banali"?
Succede perché rispondono al nostro desiderio che la soluzione al problema grave sia lì, pronta, semplice e banale.
Sappiate però che è molto meglio guardare in faccia la realtà, lottando ogni giorno per noi ed i nostri cari, che nasconderla dietro ad un paravento vendendoci a cure inutili che ci rubano salute, soldi e dignità, detto chiaramente è un fuga che non serve a niente.
Come ripeto sempre, nessuno può obbligarci ad una o all'altra scelta, sta a noi decidere, ma assicurandosi di essere coscienti e realmente informati sulle strade possibili e ricordando che quando c'è un problema c'è sempre un avvoltoio pronto a convincerci che la sua idea, quella che lui vende, è la migliore. Per lui naturalmente.

Alla prossima.

La molle vita del MedScrittore.

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D'estate (anche se questa è un'estate un po' piovosa) serve sempre un post più leggero, eccolo.
Come sapete qualche mese fa è stato pubblicato un mio libro, il risultato di cinque anni di blog riassunto su carta. Non sono uno scrittore, ho semplicemente provato a diffondere un po' di medicina, di pensiero scientifico e di sano (e salutare) scetticismo.
Per me è stata un'esperienza bellissima, interessante ed anche faticosa per certi versi e come spesso faccio volevo condividere qualche episodio, alcune cose che mi sono capitate e che penso valga la pena raccontare. La "fatica" relativa all'uscita del libro non la immaginavo, credevo fosse un percorso semplice: "uscirà il libro, qualcuno mi chiederà qualche intervista, qualche messaggio, forse un po' di curiosità e tutto finirà lì".
No, già dal giorno dopo la pubblicazione iniziano le mail e le telefonate. Non mail e telefonate "normali" ma una valanga. Un giorno ho contato 21 messaggi mail e 12 telefonate. Tutte richieste di intervista, inviti per presentare il libro in tutte le parti d'Italia, in grandi città e sperduti paesini, inviti in programmi radio e TV, domande per articoli di giornale, pensate che sono stato svegliato all'una e mezza di notte per una richiesta di intervista (per una radio nazionale). Se all'inizio ero elettrizzato da questo interesse, dopo pochi giorni ho cominciato ad esserne preoccupato, ero letteralmente sotto assedio! Non sapevo più come organizzarmi ed ho dovuto prendere pure qualche giorno di ferie.
Ma non è questo che interessa, molto più interessanti sono alcune delle cose successe nei vari appuntamenti ai quali ho partecipato. Iniziamo con le interviste.
La cosa che mi ha colpito di più è stata l'atteggiamento verso quello che dovevo e volevo dire che cambiava secondo le opinioni dell'intervistatore. Non dovrebbe essere così (credo): un giornalista che intervista qualcuno, si limita alle domande e potrebbe aggiungere le sue opinioni a margine, ma l'intervista deve (dovrebbe...) rispecchiare l'opinione dell'intervistato. Mi è successo che in diverse occasioni l'intervistatore volesse concentrare l'attenzione su un argomento di suo interesse (e non di pubblico interesse) accompagnandomi verso una conclusione che era la sua.
In un caso, ad esempio, mi è stata chiesta un'intervista sulle false medicine, ma al momento della diretta, su una decina di domande, nove erano dedicate ai "mali" della medicina e solo una a quelli della medicina alternativa. In un altro caso mi è stato chiesto espressamente di non fare cenno al "metodo Di Bella" perché l'emittente (radiofonica) non avrebbe potuto sopportare l'invio di mail di insulti come già successo in passato, un'altra volta l'intervistatore mi ha chiesto di non parlare della folle "nuova medicina germanica" perché il proprietario della radio era un seguace di una di queste sette, insomma, di tutti i colori.
In un caso (televisivo) nel quale ho parlato di integratori sottolineandone l'inutilità in caso di buona salute (non ho detto nulla di "eclatante", ma ho semplicemente dato il consiglio di usare il buon senso e non diventare "dipendenti" dalle vitamine), alla fine del servizio il personale in studio mi guardava allibito ed uno di loro mi ha detto "ci è andato giù pesantissimo...". Ho chiesto il motivo di quel giudizio e mi è stato risposto che "criticare così i farmaci è da coraggiosi", tanto per dire la consapevolezza di molte persone...
Infine, in un altro studio televisivo, la conduttrice che doveva intervistarmi, sfogliando il libro si accorge del capitolo sull'omeopatia: "Noo, mi distrugge anche l'omeopatia? Io la uso, non è possibile!" ed uno dei tecnici di studio: "Ma sai, loro medici ufficiali sono così...a loro non piace l'omeopatia...". Immaginate il mio sforzo nel mantenere contegno e non creare discussioni. Nell'intervista che ne è seguita, neanche a farlo apposta, nessun cenno ad omeopatia e fiori di Bach, solo sull'informazione medica su internet.
Altro caso: si parla di farmaci, un bel dibattito fino a quando mi chiedono degli esempi di prodotti inutili venduti in farmacia. Faccio un elenco generico e chiudo con "un esempio su tutti è l'omeopatia, granuli di zucchero venduti come farmaci curativi". Non ci crederete, nella replica serale della trasmissione quella frase sull'omeopatia è saltata, sarà stato un problema tecnico.
:)



Se fossi stato un paranoico avrei gridato al "gomblotto".
Un altro aspetto che mi ha incuriosito è relativo a qualcosa che può spiegare perché spesso troviamo notizie incredibili o interviste a presunti esperti che in realtà di "esperienza" non ne hanno. Forse è un problema di cultura anche da parte degli addetti ai lavori nel campo del giornalismo. Non sono state poche infatti le interviste di giornalisti che mi chiamavano per chiedermi un parere sulla vicenda Stamina presentandomi come "esperto di staminali" (non lo sono, sono un medico ma non mi occupo di cellule staminali) oppure come "esperto di farmacologia" (forse perché il giornalista mi aveva contattato per un'intervista sui falsi farmaci venduti in farmacia, non saprei...), poi degli atteggiamenti eccessivamente gentili di conduttori che, probabilmente per essere cortesi, di volta in volta mi hanno presentato come "noto in tutto il mondo" o come "il noto professore" o il simpatico giornalista che mi ha inviato una lista di 40 domande per le quali ho impiegato una settimana per rispondere...un delirio...
:)
Insomma, tra le cose che mi hanno colpito di più in nel periodo di promozione del libro, forse proprio perché ho notato un panorama per me nuovo, c'è tutto quello che "ruota" nei media e nel mondo dell'informazione, è stato per me interessante scoprire come la cultura scientifica sia davvero, a livello dei media, alla preistoria, più che dell'informazione molti si preoccupano delle reazioni degli spettatori, quasi fosse un disturbo avere qualcuno che dissente da ciò che si dice in TV, ci si informa poco sulle credenziali dell'intervistato, a volte non si sa nemmeno con chi si sta parlando. Non ci stupiamo quindi per trasmissioni televisive con contenuto scientifico più vuoto dello spazio cosmico, è semplicemente ciò che chi decide i palinsesti pensa debbano vedere gli spettatori. Non so se la maggioranza degli utenti televisivi sia davvero composta da creduloni o mandrie di pecore belanti, non so neanche se certe scelte siano fatte proprio per ottenere delle "pecore belanti", ma so che quando ho chiesto di parlare di medicine alternative, pseudocure o truffe sulla pelle dei malati, il "consiglio" che mi sono sentito ripetere più spesso è stato "lasciamo stare, oppureci vada piano, poi chi li sente".
Naturalmente non bisogna generalizzare, ho partecipato ad interviste ed incontri interessanti, con conduttori e giornalisti capaci, informati, competenti e che conoscevano l'argomento che si dibatteva, tanti facevano quasi il "tifo" per me e per la buona scienza, ho conosciuto giornalisti entusiasti della scienza ed avversi alle pseudoscienze, ho risposto a domande pertinenti, interessanti, stimolanti, ma questo dovrebbe essere la regola, per questo non stupisce e spero diventi la normalità.
Le reazioni di chi ha letto il libro mi sono arrivate da subito, tanti messaggi di apprezzamento e di incoraggiamento, i più "incoraggianti" quelli di persone che compravano prodotti omeopatici senza sapere per cosa spendevano i loro soldi o chi si beveva tutte le bufale di internet, pensate che una donna malata ha abbandonato una cura propostale da un ciarlatano per curarsi in ospedale ed è venuta a trovarmi per avere una dedica personale. Se non sono soddisfazioni queste...
Per quanto riguarda le presentazioni del libro non posso dire di aver avuto particolari esperienze da raccontare. Forse solo una, quando una donna ha iniziato a lamentarsi del fatto che "noi medici abbiamo medicalizzato troppo il parto" e che "una volta si nasceva anche a casa", ho risposto che nessuno obbliga una donna  partorire in ospedale, che si sceglie liberamente, che l'ospedale è una possibilità in più che può dare sicurezza, ma niente, non si è convinta, ha aggiunto che essendo un'insegnante mette sempre all'erta i suoi studenti dalla "medicina ufficiale", invitandoli a non fidarsi mai.
Bell'insegnante...e bell'insegnamento. Il pubblico ha protestato per l'atteggiamento della signora, sono dovuto intervenire in sua difesa sottolineando la libertà di ognuno nel pensarla come preferisce, ricordandole però del dovere di informarsi soprattutto se si occupa un posto pubblico.
L'episodio più "polemico"è avvenuto a Bologna, dove un gruppo numeroso di agopuntori si è presentato alla presentazione del libro autoorganizzando un "dibattito pubblico" (che nessuno aveva organizzato, ma tant'è...) ed occupando praticamente tutto lo spazio riservato alle domande trasformandolo in uno spazio riservato alle loro considerazioni.
...e poi gli aneddoti, dovete sapere che, ad ogni presentazione, immancabile, c'è sempre quello che aspetta educatamente il suo turno per chiedermi un parere sul farmaco che assume o se la posologia prescrittagli dal medico è corretta o meno, consigli personali insomma, oppure coloro che sostengono alcune medicine alternative che più che domande fanno dei monologhi (ne ricordo uno a Cesena, di un "hameriano") lasciandomi senza parole in quanto non desideravano chiedere qualcosa ma semplicemente esprimersi. Infine il "nemico giurato" apparso ad una di queste presentazioni. Si è presentato a petto in fuori e con fare solenne mi tende la mano dicendomi: "io non la penso per niente come lei, uso l'omeopatia, però la ammiro, è bravo e le concedo l'onore delle armi". Dopo un po' di smarrimento e di tentativo di capire al volo ciò che voleva dire, sono riuscito a rispondere con un semplice "grazie".

Il resto è stato un susseguirsi di belle esperienze, nuove conoscenze, il piacere di parlare con persone che mi leggono ma non conoscevo "dal vivo", sapere che in tanti seguono quello che faccio senza commentare, in silenzio ma apprezzando. Questo è stato rispecchiato dalle vendite del libro, ottime, tre ristampe in poco tempo e la consapevolezza che continuare è un piacere per me ed un dovere per il lavoro che faccio. Un ringraziamento finale va a tutti coloro che hanno acquistato il mio libro ed a chi mi ha incoraggiato ed aiutato. Siete stati fantastici, davvero.


Quindi vado e, se volete, andiamo avanti.
La casa editrice di Salute e Bugie, in occasione di questo articolo, ha concesso (solo per giorno 24 luglio!) la vendita del formato e-book del libro a 2,99 euro.

Alla prossima.


Aggiornamento: Dimenticavo di raccontare uno degli episodi più "particolari": un medico alternativo ben conosciuto ha avuto la faccia tosta di chiedere in regalo alla casa editrice una copia del mio libro per una "recensione" (sì, come no...). Naturalmente su mia richiesta, gli è stato risposto di recarsi nella libreria più vicina. Sono soddisfazioni.

Zombishield! La prova? Dammela tu...ma che sia una prova.

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L'incubo di un'invasione di zombi (ovvero di corpi di defunti che tornano ad una sorta di nuova vita sulla Terra) è un incubo ricorrente. Alimentato dai film e dalla letteratura horror, un po' tutti abbiamo immaginato cosa potrebbe accadere se davvero i "non morti" si riversassero sulle nostre strade. Tanto è diffusa questa paura che enti come il CDC (center for disease control, ente sanitario governativo statunitense), ha diffuso un vademecum per fronteggiare un'invasione di zombi. Naturalmente questa iniziativa era solo un pretesto per spiegare alla popolazione (con un po' di fantasia) cosa fare in caso di calamità naturale, come in caso di terremoto o uragano.
Ionon ho paura di un'invasione di zombi. Dopo anni di studi ed aiutato da alcuni colleghi, sono riuscito a mettere a punto un prodotto che combatte in maniera efficace e definitiva gli zombi. La formula del prodotto (che si presenta in forma liquida ed incolore) la devo tenere segreta, immaginate quante aziende potrebbero rubarmi l'idea realizzando guadagni stratosferici, ma i risultati sono sempre garantiti.
La sostanza antizombi si può usare senza particolari difficoltà, vista la sua forma e struttura, è possibile addirittura tenerla a casa, pronta per l'uso e l'emergenza. Può essere sufficiente riempire della sostanza (l'ho chiamata "Zombishield", ovvero "scudo antizombi"), un flacone spray, il comune "spruzzino" che si usa per spruzzare acqua nelle piante, o nei capelli, economicissimo ed acquistabile dovunque. La sostanza, in dosi non eccessive, è assolutamente innocua ed inoffensiva per l'uomo e gli animali, non danneggia superfici casalinghe (può danneggiare le superfici in metallo) ed il suo uso è semplice ed alla portata di tutti.
Il meccanismo d'azione è tanto banale quanto geniale (non per vantarmi ma dopo aver studiato per anni era il minimo che potessi creare), incontrando uno zombi, è sufficiente spruzzare una piccolissima quantità del prodotto, ad altezza d'uomo, facendo in modo che almeno una piccola quantità dello stesso raggiunga (colpisca) qualsiasi parte del corpo della creatura. Istantaneamente si assisterà alla vaporizzazione della bestia. Per vaporizzazione si intende proprio quello che si immagina: scomparsa totale, lo zombi scomparirà completamente, senza lasciare tracce, residui o scarti indesiderati.
Provato sperimentalmente lo Zombishield funziona, sempre, non ha mai fallito.
Qualcuno potrebbe pensare: "ma io non vedo zombi in giro!". Appunto, non c'è zombi che il prodotto di mia invenzione abbia lasciato correre liberamente, non vedrete mai zombi in giro, li ho polverizzati io...
Altri potrebbero pensare: "non c'è un'immagine, un documento, qualcosa che provi la sua efficacia?", certo, vi mostro l'immagine che ho scattato un anno fa quando ho iniziato a sperimentare il prodotto. Ero su una collina e fronteggiavo una decina di zombi, sono bastate tre spruzzate (a volte ne servono quattro) ed ecco lo spettacolo che si è presentato davanti ai miei occhi dopo l'uso del mio Zombishield:

Campo collinare che ho bonificato completamente da una colonia di zombi

Naturalmente, davanti ad una scoperta così clamorosa, che può mettere in crisi i fabbricanti di armi e la lobby degli argentieri (sapete che la scienza ufficiale consiglia di uccidere gli zombi con una pallottola d'argento sparata sulla loro testa?), non sono mancate critiche ed incredulità, ma non mi toccano, d'altronde, se qualcuno di questi professoroni o qualsiasi altra persona, desidera smentirmi o provare che io stia mentendo, basterebbe farlo, provare che la mia invenzione non funziona, dimostrare che lo Zombishield sia inefficace. Non lo fanno? No, non lo faranno mai, perché non ci riescono, quindi io ho ragione.

Per chi volesse acquistare flaconi di Zombishield, per i primi sei mesi offerta speciale: 50 euro al litro, successivamente il prezzo subirà probabili aumenti per sostenere la ricerca sul tema (che faccio io nei miei laboratori).

Tutta questa pappardella per introdurre un argomento che rappresenta una delle colonne del metodo scientifico. L'onere della prova.
Della mia fantasmagorica invenzione salvavita non ho fornito prove di efficacia e nessuno potrà mai verificare se quello che affermo sia vero o no: gli zombi non esistono e quindi nessuno potrà provare l'utilità della mia invenzione. Sto giocando sporco, propongo un'ipotesi non scientifica, faccio affermazioni che sono in realtà mie ipotesi indimostrate. Quello che dico, quindi, non solo non ha alcuna prova di attendibilità ma non può pretendere nemmeno di essere un argomento scientifico e questo non perché gli scienziati non mi degnano di ascolto o non vanno a cercare gli zombi, ma per motivi molto più semplici: le mie presunte prove di efficacia non sono verificabili e questo corrisponde ad assenza di prove.
In parole povere, è a chi propone un'ipotesi fornire le prove delle sue affermazioni e le prove devono essere tali. Parliamo di medicina? Ok.
Chi dice "ho scoperto la cura per il diabete" deve dimostrarlo. Non deve chiedere agli altri scienziati o ad altre persone di smentire la sua affermazione, mai, chi lo fa evidentemente non ha dimostrato nulla e già questo è segno di malafede ed inattendibilità.

Naturalmente non si deve giocare sporco.
Non solo non si chiede agli altri di smentire la propria affermazione ma ciò che si propone deve essere verificabile. Lo Zombishield non solo non ha nessuna prova di efficacia, ma non è nemmeno falsificabile, non esistono gli zombi e nessuno potrà mai smentirmi, non si può smentire un'ipotesi negativa ("dimostrami che questo non funziona"), si può fare solo con un'ipotesi positiva ("dimostrami che questo funziona") e deve farlo chi propone l'ipotesi, non chi è scettico.

Lo scudo vaporizzatore di zombi è una versione un po' dissacrante (e moderna) della "teiera di Russell".
Bertrand Russell, filosofo inglese nato nel 1872 e premio Nobel per la letteratura molto influente e discusso, propose una spiegazione metaforica per illustrare come sia impossibile negare qualcosa che nello stesso tempo nessuno ha mai dimostrato.
Russell si riferiva alla religione ed all'esistenza di Dio, ma il suo ragionamento può essere esteso all'ambito scientifico perché proprio la ricerca e la scoperta scientifica sono campi che richiedono prove, che mostrano le strade che hanno portato ad una conclusione e questa è discussa da chi fosse interessato. Un'ipotesi è scientifica quando è falsificabile.
Questa frase, apparentemente complicata, è invece semplicissima da comprendere: se sostengo di aver scoperto una sostanza che colora la pelle di rosso, la mia affermazione può essere controllata. Si potrà così capire se davvero la mia sostanza ha quel potere o se invece avessi preso un granchio (un buonafede o con l'intento di truffare).
Se invece sostengo di aver scoperto una sostanza che genera elefanti rosa invisibili, sarà praticamente impossibile smentirmi, la mia "prova" (10 elefanti rosa invisibili) è a casa mia ed è naturale che nessuno la veda, sono invisibili e nessun occhio come nessuno strumento, potrà mai vedere il risultato del mio esperimento.
Chiaro che qualcuno, nonostante l'invisibilità dei miei elefanti, potrebbe insistere chiedendomi di mostrargli le orme dei miei animali, ma io potrei benissimo rispondere che, essendo invisibili ed impalpabili, gli elefanti non lasceranno nessuna traccia sul terreno. Non c'è alcun modo di "provare" che la mia ipotesi sia falsa. Se questa ipotesi non è falsificabile (non smentibile) non può essere sottoposta a nessuna verifica, quindi non ha nessun valore scientifico. Ognuno può inventare quindi ciò che vuole, ma non può pretendere di essere preso in considerazione se egli stesso non fornisce una prova certa o almeno plausibile  e quindi verificabile delle sue ragioni.
Ecco, una delle colonne del metodo scientifico: la falsificabilità, ciò che si può smentire è verificabile, ciò che non è possibile smentire non è nemmeno verificabile, quindi non ha alcun valore.
Russel con la metafora della teiera spaziale voleva spiegare proprio questo.
Se una persona, un genio incompreso, sostenesse che tra la Terra e Marte (quindi nello spazio) esistesse una teiera in porcellana in orbita attorno al Sole, basterebbe che questa persona aggiungesse che questa teiera è talmente piccola (come tutte le teiere) che nessun telescopio, nemmeno il più moderno, riuscirebbe a vederla dalla Terra, che nessuno potrebbe smentire la teoria del nuovo genio incompreso. Il genio a questo punto potrebbe dire: "visto che nessuno riesce a smentirmi, io ho ragione e chi dice che la teiera non esiste è chiuso di mente e non è attendibile". Ecco, il genio pensa di aver ragione e chi non conosce il metodo scientifico pensa lo stesso, quando in realtà il genio incompreso non ha dimostrato nulla e chiede una cosa impossibile: dimostrare un dato negativo. Puoi dimostrare che la teiera esista (forse un giorno inventeranno telescopi ancora più potenti, oppure si potrebbe cercarla con un'astronave...) ma non puoi mai dimostrare che non esista. La prima possibilità (che la teiera esista) è un dovere del genio incompreso, l'onere della prova è suo, se non dimostra non ha ragione. Punto.
Russell aggiunge che se poi si iniziasse a parlare della teiera in tutti i libri di scuola, nelle conferenze e nelle università, la teoria indimostrata diventerebbe talmente "ordinaria" da diventare "probabile", quasi certa, in un certo senso credibile quando invece non ha nulla di reale.
Per lo stesso motivo, discutere e dibattere di ipotesi o concetti mai dimostrati, è un'inutile (in senso scientifico) perdita di tempo che nulla aggiunge sull'esistenza di quell'ipotesi. Io le ho chiamate"fintoversie": inutile discutere sull'altezza degli elefanti rosa se non ne troviamo nemmeno uno.
Inutile discutere sull'efficacia dell'omeopatia se sappiamo di assumere semplice zucchero ed inutile discutere di terapie saltate dal cappello del ciarlatano di turno se lo stesso non è riuscito a produrre una sola prova delle sue affermazioni. Non serve negare una teoria che nemmeno colui che la propone ha dimostrato (cfr. Euclide: "ciò che è affermato senza prova può essere negato senza prova").
Prendiamo due esempi per capire perché alcune presunte cure vendute come "efficaci", non sono state prese in considerazione dalla scienza.

Il bicarbonato per curare il cancro: Si tratta di una pseudocura contro il cancro inventata da un ex medico italiano molto seguito negli ambienti alternativi più estremi. Questo medico non ha mai effettuato esperimenti, non ha mai pubblicato alcun documento sul suo presunto trattamento, non ha mai fornito dati che facessero sospettare che la sua ipotesi fosse corretta. Le uniche "documentazioni" che ha fornito si limitano ad alcuni casi "raccontati" nel suo sito (molti falsi, altri con documentazione inadeguata) e a video pubblicati su internet (molti che evidenziano come il bicarbonato non abbia avuto alcun ruolo nella storia dei pazienti intervistati). Nonostante queste evidenti assurdità, Simoncini (questo il nome del guaritore), pretende di avere ragione e dichiara che la sua idea non è presa in considerazione dalla comunità scientifica perché "troppo economica" da utilizzare.

Il "metodo Vannoni": Laureato in lettere, afferma di aver "importato"un metodo di preparazione di cellule staminali mediante il quale sarebbe possibile curare (fino a guarire) malattie ad oggi inguaribili, molte delle quali genetiche. Non ha mai pubblicato uno studio scientifico, mai provato in maniera organizzata gli effetti della sua presunta cura, non ha mai rivelato quale sarebbe la procedura da lui utilizzata e non si conoscono casi di pazienti che abbiano tratto un giovamento almeno evidente grazie alla sua "terapia".

Come si vede, in questi due casi (scelti tra i tanti solo perché più noti "mediaticamente", ma tutte le medicine non scientifiche hanno queste caratteristiche) chi ha avanzato un'ipotesi di tipo medico, non si è curato per nulla né di dimostrare di avere ragione, né di illustrare alla comunità scientifica le proprie idee permettendone una conferma scientificamente corretta. La cosa interessante è che al controllo (anche superficiale) dei presunti effetti delle due terapie, emergono grandi dubbi, addirittura falsi plateali, manipolazioni dei dati ed un costante uso dell'emotività e degli "appelli" mediatici per ottenere ragione.

Casi come questi non avranno mai l'avallo della scienza e resteranno sempre nell'immenso gruppo delle pseudoterapie ciarlatanesche. Non si vedrà mai un ciarlatano impegnarsi per trovare un modo per dimostrare di avere ragione, non è il suo scopo e sa che verrebbe smentito alla prima verifica, al contrario, il ciarlatano punterà tutto sull'emotività, sugli "spot", sulle "testimonianze", esattamente come il venditore di cianfrusaglie usa il megafono, argomenti scientificamente inutili ma che arrivano al cliente, ciò che il ciarlatano cerca, una semplice fonte di guadagno.

Alla prossima.


Siete tutti creduloni, tranne me. Ovvero: il complotto delle collanine d'ambra.

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MedBunker è la "fiera dell'ignoranza" e dovrei essere denunciato per diffamazione.
La signora è indignata, furiosa e il sospetto dell'influenza delle "solite"lobbies [sic] è una certezza.

Quello che vedete sopra è uno screenshot di un commento arrivato sulla pagina Facebook del blog. Dice la signora (gentile signora) che io sarei "sovvenzionato per fare terrorismo" (oltre che ignorante, naturalmente) e "sostenuto dalle solite lobbies".
Cosa commenta la signora?
Ho discusso una cura alternativa per il cancro che ha tanti sostenitori?
Ho smontato uno dei tanti guru di internet? Forse ho insultato lei o un suo caro?
Oppure ho "suggerito" un farmaco controverso?
Quale sarà il terrorismo che causa questi scatti d'ira, l'indignazione e la proposta per una denuncia per diffamazione?

Questo:
Sapete che ci sono mamme che mettono delle collanine d'ambra ai loro bambini (piccoli) perché queste li aiuterebbero a superare i disturbi della dentizione? Incredibile? No, ci sono persino dibattiti nei siti dedicati alle neomamme, chi dice servano e chi ha dubbi e c'è chi ci crede tantissimo. Spero di non dover spiegare perché una collanina di resina non serva a nulla e non cambi nulla nello sviluppo del bambino (o dei suoi denti), ma forse è il caso di ricordare che queste collanine possono essere pericolose, il rischio di strangolamento (la collanina si stringe sul collo) o soffocamento (la collanina si rompe ed i piccoli pezzi sono ingoiati) è presente e reale. La collanina di ambra per i denti è niente più che un talismano (e qualcuno si stupisce che esistono mamme che usano l'omeopatia con i propri bambini), non ha nessuna base scientifica e nessun significato medico, rischiare una tragedia per qualcosa che non serve a nulla è stupido. Consapevole dei rischi, ogni mamma decida se mettere un amuleto magico addosso al proprio bambino o tranquillizzarsi pensando che lo sviluppo dei denti non è una malattia.
Noi esseri umani siamo portati biologicamente a credere. Siamo superstiziosi, è un meccanismo neurologico e psicologico ben conosciuto, comune a tutti noi.
Le collanine d'ambra per i denti.
Come scritto, l'argomento mi sembrava piuttosto insignificante, ma dopo una segnalazione via mail ho cercato di capire quanto fosse radicata la superstizione che la collanina d'ambra potesse avere un'azione sulla dentizione dei bambini. Si tratta di una credenza molto diffusa, in tutto il mondo ed anche in Italia. Così ho scritto una nota che mi sembrava scontata nella sua banalità.

L'idea di scrivere questo post mi è venuta proprio in seguito alle reazioni a quelle mie parole, qualcosa di assolutamente irrazionale (ed a tratti violenta, verbalmente) che dimostra come qualsiasi persona sia suscettibile di false convinzioni e come "difenda con le unghie" queste convinzioni, nonostante, anche con una semplice riflessione, si dimostri come non vi siano motivi per ritenerle reali. Un fenomeno che colpisce tutti, siamo tutti razionali, con gli altri.

Quella di cui parlo è una superstizione senza alcuna base scientifica che unisce, all'inutilità, anche alcuni rischi. Parlavo delle "collanine d'ambra", delle piccole collanine formate da piccole pietre di "ambra" (visti i prezzi ho qualche dubbio siano di ambra pregiata o vera ambra). Sapete (io non lo sapevo, me ne sono reso conto dopo una segnalazione) che esistono tantissimi genitori che mettono queste collanine d'ambra perchè aiuterebbero a superare i disturbi dei neonati al momento della nascita dei primi denti?
Il momento in cui comincia l'eruzione dei primi denti ai lattanti, possono esserci varie conseguenze, non costanti e non gravi (salivazione aumentata, irritabilità, agitazione) ma che spesso preoccupano i genitori o ne condizionano...il sonno. Vi sono alcuni rimedi, spesso con poco effetto, per esempio dei gel con anestetico o degli spray che possono dare qualche sollievo, ma c'è da dire che non si tratta di malattia o di grave problema e quindi basta attendere qualche giorno per far tornare tutto a posto.
La tradizione vuole (e mi dicono che questa è consigliata anche da operatori sanitari) che mettere ai lattanti una collanina d'ambra, li aiuterebbe a sopportare meglio questi disturbi. C'è chi le indossa anche in età adulta (anche questo l'ho scoperto tra i commenti) perché la stessa collanina avrebbe altri effetti positivi (non ben specificati).
Una collanina di ambra avrebbe effetti sulla salute.

Collanina d'ambra per i denti. Un talismano usato da secoli,  dovunque.


Naturalmente non esiste nessun motivo perché queste collanine abbiano qualche effetto sui bambini, l'ambra è una resina dura che non rilascia (in condizioni ambientali) alcuna sostanza ed in ogni caso non si usa certo come una compressa o un farmaco, sta, al massimo, a contatto con la pelle. Nessun motivo plausibile né logico perché queste collanine funzionino. Chi le vende spesso parla di rilascio di"acido succinico" (una sostanza già presente nel nostro corpo che è contenuta nelle ambre pregiate) ma sarebbe interessante capire non solo quanto acido succinico contengano le ambre per le collanine, come farebbe questa sostanza a passare dalla resina al corpo del bambino (ma in quantità minima, altrimenti lo intossicherebbe) e soprattutto come farebbe ad agire visto che l'acido succinino non ha effetto analgesico o anti infiammatorio. È bene notare che l'ambra fonde a temperature altissime, centinaia di gradi. Poi ci sono gli estremisti, che "caricano" l'ambra di "energia" (quella indefinita tipica delle "bufale olistiche") ed in qualche realtà estera l'ambra è sostituita da denti di animali, pietre varie o metalli preziosi. Un talismano che deriva da tradizioni antiche, quando si tentavano cerimonie per risolvere tutti i problemi umani, magie per risolvere l'ignoto. In alcune culture si pratica addirittura la pericolosa usanza di incidere le gengive dei lattanti per favorire la fuoriuscita dei denti da latte.
Sono tradizioni popolari e secolari, diffuse in tutte le latitudini (in Europa soprattutto nel nord del continente), in certi stati (come in Italia) la vendita è permessa (anche nelle farmacie) mentre in alcuni stati proibita.

Come si fa a credere ad una cosa del genere?
Ma pazienza, si potrebbe pensare, nulla di grave, in fondo gli oroscopi sono letti da milioni di persone, ma in questo caso qualche dubbio sulla magia dei dentini dovrebbe esserci.
Di fronte ad una palese inutilità, infatti, esistono alcuni pericoli. La collanina può rompersi ed il lattante soffocare con uno dei componenti della stessa, può impigliarsi o può stringersi al collo del bambino strangolandolo, è chiaro che questa non è un'esclusiva dei talismani d'ambra per i denti ma di tutte le collane, le corde ed i pendagli a portata di "bambino", sembrerebbe qualcosa che il semplice buonsenso dovrebbe consigliare. Con i bambini nessuna precauzione è mai troppa e, se questa riguarda un oggetto inutile, il buon senso è doppio.
Il pericolo d'altronde non è solo "ipotetico".
Un report (ho trovato la notizia in siti "governativi" ed attendibili ma la pagina del report è irraggiungibile) dell'ospedale parigino Necker ha documentato 30 morti l'anno di bambini per strangolamento da collane e pendenti (tra i quali quelle di ambra), fenomeno che ha indotto la società di pediatria d'oltralpe ad allertare le autorità sanitarie, mentre l'ordine francese dei farmacisti ha emanato un comunicato che ricorda come la vendita di tali oggetti in farmacia fosse proibita e d'altronde il soffocamento e lo strangolamento dei bambini è una delle principali cause di morte infantile in tutto il mondo (nel 2000, negli Stati Uniti, lo strangolamento è stata la prima causa di morte nei bambini). Naturalmente (e fortunatamente) si tratta di un evento non frequente, ma ancora nel mondo gli incidenti sono tanti e soprattutto molti di essi sono evitabili e riguardo ai bambini, i meccanismi che possono diventare pericolosi sono spesso imprevedibili ed inusuali. Nessun panico né paranoia, solo (come detto) buon senso ed attenzione. La prima regola è "sanare" (eliminare cioè oggetti e situazioni potenzialmente pericolose, tra le quali appunto collanine, braccialetti, oggetti con piccole parti e simili) il luogo in cui dorme o passa molto del suo tempo il bambino (o neonato o lattante), tenendo presente che nel caso di neonati, lattanti o bambini, la forza sufficiente a creare problemi respiratori da strangolamento è molto più bassa di quella necessaria nell'adulto e molte autorità sanitarie hanno messo in guardia i consumatori proprio sull'uso improprio di oggetti per bambini.
In Australia, Stati Uniti e Svizzera, infatti, sono frequenti gli appelli a non usare collanine nei bambini per la loro pericolosità.

Notizia di cronaca del dopoguerra, un dramma evitabile
Non a caso tutte le società scientifiche pediatriche del mondo e le autorità mediche, sconsigliano l'uso di questi ed altri "ciondoli" nei bambini piccoli, proprio per il rischio di pericolosi incidenti.

Qualcuno dice che tutto può essere pericoloso, giustamente, ma correre un rischio per qualcosa di assolutamente inutile mi sembra piuttosto stupido.

Ci siamo?
Ho detto qualcosa di incredibile?
Un medico deve dilungarsi nello spiegare queste cose? No, vero?
Come pensavo prima di occuparmi di collanine d'ambra, penso ancora che non credo ci si debba dilungare particolarmente per spiegare due cose ovvie: le collanine d'ambra non hanno effetti sul fisico e possono essere pericolose, che poi ognuno possa mettere al proprio figlio quello che vuole va anche bene, se le collanine piacciono e sono usate come ornamento va benissimo (con le cautele del caso toglietele quando il bambino dorme), ma si accetti l'evidenza: le collanine d'ambra non servono a niente e possono essere pericolose. Punto.

Invece no, non si finisce mai di imparare.

Scritta questa brevissima nota, dopo un iniziale dibattito (chi conosceva le collanine, chi non ne aveva mai sentito parlare...) fanno capolino delle mamme che la collanina non solo la usano ma ne difendono pure le proprietà. Più di 150 commenti, in un crescendo di nervosismo, attacchi ed insulti (devo dire quasi tutti da parte dei "fedeli" alla collana d'ambra).



"La collanina funziona", "...esperienza personale, con me ha funzionato!", qualcuno dice che l'esperienza con la collanina è stata positiva. Altri allora intervengono: "non è possibile", "...guarda che l'esperienza personale non ha molto significato...", qualche mamma dice di aver notato qualche bambino con quelle collane e che ne ignorava gli scopi.
Ma l'atmosfera si riscalda.

La maggioranza delle "mamme ambrate" si arrabbia tantissimo, prende la discussione (e l'argomento, a dir poco "banale") come un insulto alle proprie scelte.
"Vergogna! Che schifo", "...come vi permettete", lo scambio di pensieri diventa una mezza rissa, mamme offese che chiedono rispetto, genitori che accusano gli altri di non avere nessuna empatia (ricordo: stiamo parlando di collanine d'ambra per i lattanti, non del biglietto vincente della lotteria di capodanno), "non siamo ignoranti!". Incredibile.

Accuse di cialtroneria, ignoranza, oscurantismo, per aver smentito i "poteri" della collanina d'ambra
 
Sui poteri delle collanine magiche c'è chi giurerebbe e, chi non giura, chiede venga rispettato il diritto di mettere quello che si vuole ai propri figli.
Da lì all'omeopatia ed alle "energie della natura" il passo è breve. Tutto diventa una specie di delirio, nel quale si formano due fronti opposti, gli insensibili scettici e i possibilisti.
Durante la discussione ho sottolineato che ognuno può mettere al figlio la collanina che vuole, ma anche il naso da clown o il pigiama di SuperPippo se vuole, l'importante è sapere che si tratta di cose che non hanno significato medico, oltre (nel caso delle collane) rischiare qualcosa, ma è tutto inutile, chi dice che la collana non funziona e non può funzionare per alcune mamme deve solo vergognarsi.

Ma non finisce qui, si arriva a qualcosa di interessante quando qualcuno chiede le prove sugli incidenti causati dalle collanine d'ambra, non prove generiche ma "dati certi luogo data nome e cognome del bimbo referto di morte per soffocamento da collanina d ambra" ed in un certo senso fa effetto leggere come si chieda addirittura il "referto di morte" della causa di un tragico incidente domestico mentre non si chiede nessuna prova (perché d'altronde non c'è) sugli effetti delle collanine d'ambra magiche.

Le "prove certe" sulle morti da collanina d'ambra.


Notate il controsenso?
Un'azione qualsiasi si dovrebbe fare per un motivo, perché c'è uno scopo. In questo caso non esiste nessuna prova del beneficio delle collanine magiche, ma si chiedono le prove (e che prove) del pericolo, un "pensiero al contrario" stupefacente.

Lo scontro sugli effetti delle collanine d'ambra è ormai durissimo, chi le usa e nota effetti, chi dice sia tutta una bufala, mamme che odiano altre mamme, gentilissime donzelle che si trasformano in diavoli, io accusato di essere intollerante, velenoso ed aggressivo. Un delirio.
Per le collanine d'ambra.
Lo ribadisco: tutto questo è successo perché ho detto che le collanine d'ambra al collo del lattante non hanno nessuna azione, né sui denti né su altri organi.

Questa discussione mi ha fatto riflettere proprio sul fenomeno che spiegavo all'inizio. Siamo tutti dei creduloni, più o meno tutti.
Il punto più interessante non è questo, ma il fatto che abbiamo perfetta padronanza della nostra razionalità e capacità critica finché non si tocca la nostra credenza. Non c'è cultura, livello sociale o ricchezza che tenga, crediamo tutti a qualche bufala, ma non lo ammetteremo mai.
Perché quando qualcuno mette in dubbio le mie credenze, divento furioso, perdo ogni controllo.

Già, perché nonostante siamo creduloni è difficile ammettere di esserlo. Lo "status" di "ingenuo" non è positivo. L'ingenuo è in fondo un po' ignorante, sempliciotto nella migliore delle ipotesi, ma è la vittima preferita dei furbi e nessuno vuole apparire come l'allocco pronto ad essere catturato. Così mostriamo tutta la nostra indignazione per le bufale e le credenze che noi consideriamo tali, ma quando si tocca una nostra credenza è una tragedia, non la metteremmo mai in discussione.

Siamo capaci di mantenere freddezza e schiena dritta persino davanti ad una persona che sta male o che, piangendo, giura di essere guarita con una cura assurda, ma se ci toccano quello in cui crediamo perdiamo ogni controllo, ci sentiamo violentati, attaccati personalmente. Anche se non si riceve un solo insulto o una critica, è già la critica a ciò che crediamo che indirettamente è rivolta a noi. Se io credo all'omeopatia e qualcuno critica l'omeopatia (non me, ma una cosa a me estranea) è indirettamente una critica nei miei confronti: io sono libero di credere a ciò che voglio, ma se credo ad una sciocchezza, evidentemente sono sciocco anche io e questo porta molto fastidio. Nessuno di noi vuole essere dipinto come uno sciocco. Un altro elemento interessante è notare come ognuno (ripeto, è qualcosa che riguarda qualsiasi essere umano) reputi più interessante l'esperienza personale rispetto al dato "statistico". Se una cosa ha funzionato con me (non importa se è stato il caso, se è intervenuto qualche elemento estraneo o se si tratta di semplice coincidenza) funziona, a prescindere dalla sua plausibilità, molte mamme infatti, hanno detto che nel loro caso, indossata la collana, il bambino si è calmato. Quasi nessuno ha detto "mi sembrava funzionasse ma in effetti mi rendo conto che deve essere stato un caso", i due elementi "uso" ed "effetto" sono stati collegati immediatamente, escludendo tutti i fattori che possono condizionarli. Si è talmente convinti del funzionamento di qualcosa che oggettivamente non può funzionare, che per convincersi del contrario si cercano "prove" eccezionali (come la signora che voleva i dati dei bambini morti) quando dovrebbe accadere l'esatto contrario (uso qualcosa che dice di fare cose eccezionali solo se chi la vende mi fornisce prove eccezionali).

Anche questo è un comportamento arcaico e biologicamente conosciuto (si chiama bias di conferma).

Davanti a tutto questo, sembrano stonare i discorsi sociologici sulle truffe con le finte cure con staminali o le disquisizioni sui tanti ciarlatani. I motivi personali ed i drammi che spingono nelle braccia dei truffatori, le analisi statistiche degli studi, tutto un altro discorso.
Sembrano lontane le analisi su questo o l'altro caso di falsa guarigione. A cosa serve spiegare la terapia genica per le malattie neurodegenerative se tante mamme mettono un talismano magico ai propri figli e si arrabbiano se qualcuno glielo fa notare?
Non è facile dirlo.

Alla fine di tutto questo mi rimane una domanda: ma chi mi avrebbe "sovvenzionato" (a dire della cordiale signora del messaggio che vi ho mostrato) per parlare contro le collanine d'ambra, chi dovrebbe essere insomma il mio "corruttore"?
Voi direte la fatina dei denti, vero?
Volevo fare presente che non esiste. Già, non c'è nessuna fatina dei denti, almeno, non c'è nessuna prova scientifica che esista la fatina dei denti, ma forse è meglio sottolineare "secondo me", perché non vorrei scrivere anche un articolo sulla sua esistenza.

"Se vuoi sostenere una verità, prima assicurati non sia un'opinione che tu vuoi disperatamente sia vera". (Neil deGrasse Tyson).

Alla prossima.

[Articolo modificato dopo la stesura iniziale]

Un frammento di inutile ghiaia.

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La SLA (sclerosi laterale amiotrofica) è una malattia neurodegenerativa, a decorso progressivo, incurabile e rara.
Colpisce più gli uomini delle donne e può colpire a qualsiasi età diventando molto rara negli anziani. La progressiva paralisi muscolare è causa del peggioramento delle condizioni del paziente che perde progressivamente la capacità di muoversi, alimentarsi, parlare e deglutire.
Il dolore provocato da questa malattia è indescrivibile ed un modo per rendere la vita meno complicata sarebbe quello di assicurare ai pazienti alcuni strumenti che permettono gli spostamenti (i malati di SLA sono del tutto immobili), che permettono di comunicare (tramite dei sistemi di puntamento ottico, spesso la motilità di uno o ambedue gli occhi si mantiene dopo la perdita delle altre capacità muscolari) e l'assistenza domiciliare necessaria per ogni attività.
Non è semplice convivere con questa malattia, non è semplice descriverla, parlarne, aiutare chi ne soffre. Quando parlo di questo tipo di problemi, mi rendo conto che noi ci reputiamo una società civile ma non facciamo nemmeno il minimo indispensabile per aiutare questi nostri amici, parenti, conoscenti o semplici sconosciuti. Credo che ognuno di noi rinuncerebbe ad un pezzo del proprio pane pur di aiutare queste persone e credo non ci sia bisogno di appelli o proteste, chi organizza la sanità in Italia, chi decide dove destinare soldi e finanziamenti, chi perde tempo a discutere di sciocchezze dovrebbe fermarsi un attimo e pensare a loro, a chi ha la SLA ma anche a chi ha altre malattie neurodegenerative progressive, credo che sia priorità assoluta, di qualsiasi governo, di qualsiasi forma politica, di chiunque, aiutare prima loro, i nostri fratelli più deboli. Chi non ha forza per muoversi, chi non ha forza per pensare deve avere la nostra forza, ma non quella della pietà, quella della civiltà. L'aiuto pubblico, reale, utile.
Perché sono malattie che ti distruggono, ti annullano e con te annullano chi ti sta attorno. Proprio perché non potrò mai capire fino in fondo, perché non troverei le parole giuste, ho deciso di copiare un testo trovato su un social network. Non so neanche se si tratta di un testo originale*, reale, non so se la firma è vera ma so che quello che leggerete è ciò che pensano tanti malati di SLA. So che questo è quello che prova un nostro simile e non si può lasciare così. Non commento ulteriormente e mi rendo conto che il testo può essere a tratti duro, difficile, ma per una volta turbiamoci per cose che sono molto più vicine e reali degli stupidi problemi che ci propina la cronaca "scelta" di tutti i giorni, proviamo a capire, a comprendere cosa significhi essere vivo ma sentirsi finito. Non servono altre parole.

Eccole le parole di Thomas, italiano malato di SLA:
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“Mia moglie ogni tanto passa di qua.
Tra una faccenda e l’altra non dimentica mai di venire un momento, appena può, ad accarezzarmi il viso. Mi passa una mano su una guancia e mi sorride, mi chiede se ho bisogno di qualcosa. Mia moglie con un sorriso può avvicinare le stelle, dovreste vederla. E la sua mano, la sua mano è spesso umida, di passaggio tra un bucato o una pietanza; eppure mi bagna di calore. Mi adagia su questi giorni che mi passano intorno come un fiume, un fiume di cui io sono adesso nient’altro che un frammento di inutile ghiaia.
Un giorno…stavo lì a farmi un caffè; feci per chiudere la moka, feci per chiuderla…
Avvicinavo i due pezzi, giravo e rigiravo, non capivo, sembravano respingersi, come poli opposti su di un chiassoso stridio di lamiera…
Poi le mie mani mollarono, e venne giù tutto; e ancora non sapevo che anche io mi sarei sparso così, come quel mucchietto di polvere marrone disegnato sul pavimento. Oggi ho di fronte sempre lo stesso soffitto, e misuro, ogni secondo che passa, quanto sia infinitamente distante il mio essere umano da quella superficie bianca che da mesi ormai mi sovrasta, come un drappo vuoto, una bandiera senza colori che sventola di noia la mia malattia. Io sono fermo. Io sono muto. Sono un albero piantato nel mio letto, con le radici che scavano nel materasso, si aggrappano, rigirano attorno ai fili metallici della rete. Sono in attesa perenne, impotente, farfuglio aria da un tubo in trachea, eppure son vivo. La prima domanda che mi sono fatto è stata "perché proprio a me, che ho fatto di male?".
Ma era troppo banale. Questa è la domanda di tutti i malati.
Chiunque di fronte a un dolore si chiede perché, il senso o il motivo, chiunque, si tratti di cancro o di un’unghia incarnita. Il passo era molto più lungo, l’abisso molto più profondo. perché le altre malattie se ti uccidono, ti lasciano uomo. Questa no. Qui sei morto, sepolto, prima ancora di andare. Ecco, mia moglie mi parla, mi tocca, sorride, mi ama. E io qui è come se non ci fossi, è come se fossi detenuto di me stesso, prigioniero dentro il mio corpo, chiuso per sempre in un barattolo di carne umana. I miei occhi sono il vetro trasparente attraverso il quale guardo fuori…i miei occhi sono la mia voce gettata al di là delle sbarre, verso il mare, oltre gli scogli. Io amo in un battito di ciglia, come l’albero che canta di foglie al passare del vento. Il mio più lungo discorso è un agitarsi di palpebre nel vuoto, un alfabeto morse ridicolo, captato solo da chi mi ama. Io parlo così. Oppure con la voce sintetica di un computer.
Ma non è solo questo. A volte, di notte, mentre dormo, sogno di correre a lungo, senza motivo, senza una meta, come spesso fanno i bambini. Sogno di andare. Da sveglio, immaginatemi dentro. Mi penetra, mi percorre un’energia infinita e bestiale che ruota, risbatte, si tuffa e risale. E mai, mai, trova un’uscita. A tratti s’acquieta. Allora mi sorprendo a godere di un raggio di sole che mi raggiunge dalla finestra, o di una canzone che passa dai muri e rigira qui intorno. Poi tutto riprende e resto schiacciato da una mano invisibile che preme il mio corpo in un supino supplizio. Sclerosi Laterale Amiotrofica…che cazzo significa…cambiatele nome, datele un senso!
Un cadavere vivo piantato nel mondo, ecco cosa sono; una statua vivente che spera nel tempo o in un gesto pietoso. Mia moglie ogni tanto passa di qua. Ho imparato da poco a dirle ti amo con gli occhi”.

Thomas Pistoia, SLA

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Alla prossima.

Nota: *da quanto risulta da una ricerca sul web, l'autore del testo (a questo punto di fantasia) non sembrerebbe affetto da SLA, come si vede in questo video.

Quando l'omeopata va in pensione, l'omeopatia perde efficacia.

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Resto sempre "un po'" perplesso quando sento di medici che praticano l'omeopatia o altre medicine alternative. Sarà sicuramente un mio limite, ma non posso credere che una persona che ha studiato per anni il funzionamento del corpo umano, la farmacologia, la fisiologia, l'anatomia, ha conosciuto la fisica e la chimica, ha imparato a comprendere termini come "recettore" o "enzima", da un giorno all'altro si lanci in ragionamenti fantascientifici quando non antiscientifici, parli di "memoria dell'acqua" e "simile cura il simile", di energie e vibrazioni, somigliando più ad un mago di altre epoche piuttosto oscure che ad un moderno ed aggiornato professionista (a proposito, ma nei corsi di aggiornamento per gli omeopati, di cosa parleranno?). Cerco anche di darmi delle spiegazioni: crisi d'identità, incompetenza o più semplicemente sete di denaro, ai tempi (ai miei tempi) dell'università si giustificava "malignamente" la scelta di un collega di occuparsi di omeopatia ma la risposta potrebbe essere più semplice: esiste una "fetta di mercato" da accontentare e quindi esiste l'offerta, un po' come giustificare l'esistenza degli oroscopi nel nostro secolo "ufficialmente" moderno e progredito. Non lo so, non sono giunto ad una conclusione certa, ma quando parlo con amici che praticano una delle tante medicine alternative (permesse dalla legge) noto sempre argomentazioni vaghe, quasi un desiderio di sfuggire al confronto, forse un senso di colpa. Una volta chiesi ad un collega omeopata, che ammetteva l'inconsistenza delle teorie omeopatiche, se non pensasse alla scelta poco etica del mentire al paziente sull'assurdità delle proprietà dei granuli di zucchero omeopatici, la sua risposta fu probabilmente la più sincera potesse darmi: "se rivelassimo ciò che somministriamo non avremmo nessun risultato".
Possibile, visto anche ciò che succede sempre più spesso nel mondo delle medicine alternative ed in questo caso dell'omeopatia.

Sono sempre di più, infatti, gli omeopati che dopo aver cessato la loro attività lavorativa hanno una sorta di "crisi" personale, sembra quasi uno sfogo dopo anni passati a difendere posizioni indifendibili (ma necessarie per...vivere). Anni fa era stato Edzard Ernst, docente di medicina complementare, oggi accanito demolitore di medicine non scientifiche, a "confessare" quanto fossero deboli le pretese dell'omeopatia, oggi è il turno di un "pezzo grosso" che anche gli omeopati più accaniti provano imbarazzo a smentire, Anthony Campbell, omeopata, agopunturista (che rifugge ogni aspetto "mistico" e tradizionale dell'agopuntura) medico oramai in pensione del Royal London Homeopathic Hospital, addirittura editor del British Homeopathic Journal (oggi Homeopathy, la rivista di omeopatia forse più nota al mondo). Campbell ha pubblicato un libro nel quale c'è più di uno sfogo nei confronti della pratica che lo ha visto protagonista per anni. Leggiamo qualche sua dichiarazione:
"it is wrong to say, as some critics do, that there is no objective evidence for homeopathy. There is, but most of it is of rather poor quality. Even at its best there is evidence for only a small effect, and when an effect is as small as this it may not be there at all. It is also disturbing that the better the quality of a trial the less likely it is to show a positive effect. I conclude that there are no firm answers to questions about the efficacy of homeopathy to be found in the research that has been done up to now".

Trad.:È sbagliato dire, come fanno alcuni critici, che non c'è nessuna prova oggettiva per l'omeopatia. C'è, ma quasi tutta di scarsa qualità. Nella migliore delle ipotesi, c'è prova solo di un piccolo effetto e quando un effetto è così piccolo potrebbe anche non esistere. È anche fastidioso notare come se gli studi sono di buona fattura vi è meno possibilità di notare un effetto positivo [dell'omeopatia].
Posso concludere che nelle ricerche fatte fino ad oggi, non esiste risposta certa sull'efficacia dell'omeopatia.

Campbell aggiunge:
Homeopathy has not been proved to work but neither has it been conclusively disproven – it is of course notoriously difficult to prove a negative. My own assessment of homeopathy is that, while it is impossible to say categorically that all the remedies are without objective effect, any effect there may be is small and unimportant. The great majority, at least, of the improvement that patients experience is due to non-specific causes.

Trad.: Non è mai stato provato che l'omeopatia possa funzionare ma non è stato provato nemmeno che non funzioni ma come si sa è notoriamente difficile provare un dato negativo. La mia opinione personale sull'omeopatia è che, se è impossibile dire con certezza che nessun rimedio sia efficace, qualsiasi effetto è piccolo e senza importanza. Almeno la grande maggioranza dei miglioramenti che riportano i pazienti, è dovuta a cause non direttamente collegate [all'omeopatia].
Per Campbell "l'omeopatia può essere considerata una forma di psicoterapia." che è quello che pensano in molti: quando non si hanno malattie da curare, ecco che la pallina magica di zucchero è il rimedio perfetto. Il problema è quando un medico propone l'omeopatia per curare malattie vere.

Devo dire che se gli omeopati ammettessero quello che ammette il loro collega sarei molto più "tenero" nei loro confronti, abbandonare tutto il rituale magico dell'omeopatia per ammetterne uno scopo "psicologico", un effetto placebo da sfruttare, un rimedio per tutte quelle persone che non riescono a fare a meno della "pillola" o che al minimo disturbo cercano il rimedio farmacologico (inutile e dannoso) potrebbe essere un terreno costruttivo di discussione. Se fossimo già arrivati su questo piano, perché siamo purtroppo ancora molto lontani da qualcosa del genere: gli omeopati (in generale) rigettano ogni considerazione logica e scientifica per lanciarsi in teorie paranormali che certo non fanno onore a chi ha una cultura scientifica e respingono con sdegno gli argomenti (scientifici) di chi mette in dubbio la loro fede ed in pratica negano secoli di conoscenze scientifiche per darsi ragione.
Ci si potrebbe quindi chiedere come mai un professionista che per 20 anni ha prescritto omeopatia, alla fine "ammetta" queste ovvietà: pentimento? Oppure non ha più bisogno di raccontare favole per vivere? Io credo semplicemente che a volte ci si stanchi di recitare una parte ed una crisi personale sia molto frequente. Ma quelle di Campbell non sono opinioni personali di un omeopata pentito, l'omeopatia è già implausibile teoricamente ed anche nella pratica non funziona più dello zucchero (infatti un granulo omeopatico oltre la 12CH altro non è che zucchero), lo ribadisce il NHMRC (Agenzia australiana per la salute e la ricerca), lo sottolinea il servizio sanitario nazionale inglese (l'omepatia non funziona in nessuna condizione clinica)...e lo fanno notare le vendite: il successo dell'omeopatia è sempre più messo in crisi dalla consapevolezza dei consumatori (il marketing delle aziende omeopatiche fa invece credere il contrario), si veda il drammatico calo delle prescrizioni di omeopatia nel Regno Unito, dove questa pratica è rimborsata dal servizio sanitario nazionale (contestualmente sono crollati i costi dei rimborsi del NHS ma le aziende omeopatiche hanno aumentato i prezzi dei loro prodotti per rifarsi delle perdite):

Il declino delle prescrizioni di omeopatia nel servizio sanitario inglese.

Il dato ricalca quello italiano, da noi in 8 anni (dal 2005 al 2013) l'uso dell'omeopatia si è praticamente dimezzato e riguarda una minoranza della popolazione italiana (quanta di questa minoranza usi solo omeopatia per curarsi ve lo lascio immaginare), questo conferma che la leggenda dell'uso diffusissimo di questa pratica è una semplice operazione di marketing ed il fatto che si continui a battere su questa bugia nelle pubblicità omeopatiche, dimostra per l'ennesima volta come neanche gli argomenti deboli degli omeopati abbiano una base reale e che tutto ruota su abili mosse pubblicitarie: d'altronde saper vendere zucchero come medicina, è un esempio perfetto di quanto sia manipolabile il consumatore con precise scelte di marketing e quando il consumatore è consapevole di cosa acquista a peso d'oro si ribella, come ha fatto diverse volte con class action nei confronti di grosse aziende omeopatiche.
La conseguenza della consapevolezza dei consumatori, oltre al calo delle prescrizioni omeopatiche, ha causato enormi perdite alle aziende (che possono dispiacere per i lavoratori, ma chi basa il suo business sulla magia deve prevedere che qualcuno scopra il trucco) e colossi come la Heel, si ritirano da mercati enormi come quello americano.

Una brutta botta per l'industria delle caramelle magiche ma che non può che rallegrare chi si chiede che ci faccia una pratica stregonesca sugli scaffali delle farmacie, prima o poi la ragione dovrà prevalere sulle superstizioni, sarebbe anche l'ora; oppure le aziende potrebbero finalmente decidere di finirla di ingannare i consumatori ed iniziare ad essere onesti, come ha annunciato la Helios, importante azienda di omeopatia inglese: visto l'aumentare delle regole e delle norme richieste per l'approvazione di un farmaco, se necessario, sono pronti a cambiare le etichette dei loro prodotti omeopatici, presentandoli come "non medicine", "non omeopatici" ma semplicemente come dolciumi, quello che sono.
Tutto questo non avrebbe bisogno di spiegazioni e ragionamenti contorti ma spesso serve ribadirlo, nel 2014 bisogna ancora spiegare che la magia è un'antica superstizione e probabilmente dice bene il prof. Garattini quando sostiene che il ragionamento scientifico e le basi della scienza, dovrebbero essere pilastro dell'insegnamento scolastico:
Occorre anzitutto non limitarsi ai contenuti della scienza, ma approfondirne i principi e la metodologia. I giovani studenti non hanno un’idea della complessità del più semplice organismo vivente mentre dovrebbero conoscere i meccanismi che sottintendono alle funzioni biologiche. Se sapessero le difficoltà nello stabilire i rapporti di causa ed effetto forse, a differenza degli attuali adulti non crederebbero agli indovini, all’omeopatia, agli oroscopi come pure alle terapie miracolose inclusa Stamina.
Questo è ancora più importante quando servizi pubblici, pagati da tutti noi, continuano a dare spago alla vecchia credenza dello zucchero curativo.
Per chi invece nonostante tutto vuole credere allo zucchero che cura non posso che consigliare un librosull'omeopatia uscito recentemente negli Stati Uniti che tratta proprio l'argomento. Credo sia un testo unico, attendibilissimo: il suo autore prima di diventare omeopata era ricercatore presso un'industria di lavorazione dello zucchero, più che competente quindi.  ;)

Nel frattempo, in Australia, c'è chi chiede ai farmacisti di smettere finalmente di vendere omeopatia, secondo me anche per un farmacista è frustrante vendere dolciumi spacciandoli per medicine, ma si sa, con l'Australia siamo agli antipodi, ora provate a smentirmi.
;)

Alla prossima.

Articolo aggiornato dopo la stesura iniziale.

La dittatura scientifica: ovvero perché la scienza non si decide democraticamente

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Immaginiamo una scena.
Andiamo dal medico e, dopo essere stati ricevuti, elenchiamo i nostri sintomi: il malessere, quel dolore proprio sotto lo sterno e la difficoltà a digerire. Il medico ci guarda, riflette e poi telefona a qualcuno. Nel frattempo entra in ambulatorio un altro signore in camice, che si siede vicino al dottore, anche lui fa una telefonata. 

Bene, dopo un sospiro, il nostro medico ci fornisce il suo responso: “Guardi, dai sintomi che elenca a me sembra lei abbia una gastrite, ovvero un’infiammazione della mucosa gastrica con possibile causa batterica, quindi dobbiamo fare un primo esame diagnostico e da quello decidere la terapia…ma…ho interpellato il mio amico pranoterapeuta che sottolinea come vi sia un evidente squilibrio energetico che richiede un adeguato trattamento del Qi, quindi consiglia 10 sedute da lui".
Il medico è interrotto dall’altra persona che nel frattempo aveva terminato la telefonata. “Scusate se intervengo” -dice- “in qualità di iridologo omeopata, il bruciore sotto lo sterno può essere curato solo con il peperoncino estremamente diluito ma preferirei della belladonna 200CH, sono pronto a prescriverla, anche se prima mi sono consultato con un collega che consiglia di controllare il "plesso solare" che potrebbe essere chiuso e dovrà essere quindi riaperto con delle sedute di Reiki”.

Ecco, dopo una scena del genere chi non sarebbe disorientato e confuso?
Abbiamo assistito ad un confronto democratico tra varie visioni della salute e della medicina, ognuno ha dato il suo responso, alla pari, la sua opinione personale. Una, scientifica, che si basa su ipotesi convincenti, test che le confermano e linee guida condivise in tutto il mondo, che ha mostrato di ottenere risultati convincenti, ripetibili e dimostrabili, le altre non scientifiche che si basano su ipotesi non dimostrate o non del tutto dimostrate e decisioni arbitrarie, con l'aggiunta che i risultati, quando va bene, non sono convincenti e quasi sempre non esistono. Per questo esistono le pubblicazioni scientifiche, illustrano i risultati di un esperimento, chiunque può leggerle, controllarle, confutarle, smentirle se possibile. Le "opinioni" senza controllo scientifico (o che non lo hanno superato) restano opinioni, indimostrate, non sono scienza né medicina.

Usciamo dallo studio medico senza una diagnosi e senza nemmeno una cura, perché nel frattempo mentre il medico stava prescrivendo un test per Helicobacter pylori con un antiacido per darci sollievo temporaneo, l’omeopata prescriveva 9 granuli al giorno di belladonna per 6 mesi, il pranoterapeuta una serie di sedute di prana, il maestro Reiki due trattamenti al giorno fino a completa riapertura del plesso solare.

Siamo sconfortati e delusi. A chi dobbiamo dare ascolto? Possibile che tutti avevano idee diverse? Chi ha ragione? Non si sa con sicurezza, ma possiamo dire che la possibilità che abbia ragione il medico è molto alta e sicuramente molto più alta di quella degli altri. Gli altri “terapeuti”, potrebbero averla, ma finora non sono riusciti a dimostrarlo e chi ha controllato se avessero ragione ha tratto una conclusione precisa: non ne hanno. Ascoltarli quindi è come puntare su un cavallo perdente, che ha pochissima possibilità di vincere.

I "non scienziati" non fanno scienza ma pseudoscienza, si basano su presupposti mai dimostrati e mai hanno dimostrato il contrario, c’è poco da fare dunque, si è liberi di avere le proprie opinioni, ma non tutte hanno lo stesso valore. Per questo si dice che la scienza non è democratica. Una cura efficace non si decide per votazione o per alzata di mano e nemmeno se chi la propone è un ottimo comunicatore o un abile venditore, non cura chi è più simpatico ma chi è più bravo a farlo e può dimostrarlo, l’opinione di chi si basa su osservazioni personali non è equivalente a quella di chi si basa su osservazioni ripetute e controllate anche da altri.
La medicina scientifica infatti, non è necessariamente quella "giusta", non è detto abbia per forza ragione ma è quella che ha dimostrato, oggi, con le nostre conoscenze e con i nostri mezzi, di funzionare più di altre, è molto più avanzata rispetto a quella dei nostri avi, sarà molto arretrata rispetto a quella dei nostri discendenti.
Tutte le altre pratiche, quelle non scientifiche, non necessariamente devono avere torto su tutto, non per forza non funzionano mai, ma negli esperimenti, con i nostri mezzi e le nostre conoscenze, hanno dimostrato di non funzionare.
Non c'è democrazia che tenga quindi: la medicina scientifica funziona, tutte le altre no.
Chi diffonde pseudoscienze però, cerca di "mettersi alla pari", non gradisce il suo essere considerato alla stregua dei cartomanti e così attua una serie di comportamenti che possano farlo sembrare "attendibile" quando non vi è attendibilità.

Chi dice di essere l’unico a conoscere una cura, non ha la stessa dignità scientifica di chi applica una cura provata e riprodotta da migliaia di persone nel mondo, sembra un concetto banale e scontato ma non è così. Se dobbiamo discutere delle caratteristiche di un nuovo pianeta extrasolare non chiameremo a dibattere un astronomo ed un astrologo, semplicemente perché il primo studia la scienza dell’universo basandosi su leggi e conoscenze acquisite ed accettate ed illustra le sue conoscenze con un linguaggio internazionale, quello della scienza, il secondo si basa su superstizioni, teorie non dimostrate, prove inesistenti e le sue conoscenze non hanno nessun linguaggio condiviso, ha un'idea che nessuno ha mai dimostrato vera, lo stesso vale per capire le caratteristiche di una vena acquifera: consultare un geologo ed un rabdomante è semplicemente ridicolo, sbagliato: il geologo applica ciò che migliaia di studiosi hanno provato e lui ha approfondito, il rabdomante vende il suo prodotto che non ha alcuna attendibilità. Se parliamo della sfericità della Terra, non dobbiamo dibattere con chi sostiene sia piatta, nessuno di noi (chi non fa l’astronauta almeno) ha mai visto la Terra dallo spazio, ma ci fidiamo di chi ha fatto quei calcoli, di chi l’ha vista e studiata, “l’alternativo” che sostiene la Terra sia piatta lo dimostri o taccia.

Così in medicina: non solo in quella che “si fa” ma anche in quella che “si discute”, d’altronde, se cercate la ricetta della pasta alla carbonara, ascoltate le spiegazioni del cuoco e quelle del benzinaio decidendo chi ha ragione dal modo di parlare o preferite seguire le indicazioni del primo che, anche se non sa esprimersi bene, ha sicuramente più competenze ed esperienza del secondo? Il benzinaio può essere bravissimo a cucinare, ma non è il suo mestiere, non ha voce in capitolo, non è attendibile, se poi qualcuno vuole ascoltarlo, fatti suoi. Chi basa le sue opinioni su concetti non dimostrati ha sempre la possibilità di provarli e di avere ragione ma se non lo fa e la ragione la pretende lo stesso, molto probabilmente è un imbroglione, come lo è chi non segue le regole della scienza, che esistono anche in medicina proprio per evitare che finiscano per curarci stregoni e maghi da quattro soldi. Questo in genere non è un problema negli ambienti dove si curano le persone (negli ospedali per esempio, è davvero difficile si siedano accanto il medico e lo stregone) ma in altri ambiti (in televisione o nei media in generale ad esempio) può succedere che le tesi di un sedicente esperto vengano messe a confronto con quelle di un vero esperto, di un professionista del settore e di esempi ne abbiamo tanti. I sismologi che devono discutere le tesi di un tecnico che prevede (a posteriori) i terremoti, i ricercatori che devono spiegare perché un esperto di marketing non può aver scoperto la cura per tutte le malattie e così via.
Per questo è onesto, corretto e costruttivo mettere le cose in chiaro, si informa bene, se si chiarisce con chi si sta discutendo. In caso contrario si pongono sullo stesso piano due persone che non lo sono, confrontare un esperto che deve spiegare concetti complicati o semplificare termini tecnici con uno che liquida un argomento delicato con due parole che, a prescindere dalla loro correttezza, arrivano subito al pubblico, è una furberia, una scorciatoia pericolosa ed uno scienziato che si rispetti commetterebbe una grossa ingenuità confrontandosi con uno pseudoscienziato, ne uscirebbe sfinito e disarmato dalle sparate inconsistenti (e spesso inconfutabili perché basate su mere ipotesi) di chi ha di fronte.


La televisione inglese (la BBC) ha "risolto" questo problema stilando delle linee guida riguardanti i programmi di informazione scientifica. I giornalisti non devono invitare pseudoscienziati o presunti esperti nei loro programmi. Se si parla di medicina devono parlare i medici, se di fisica i fisici e così via. D’altronde, chi si farebbe riparare la macchina da un medico e si farebbe operare per appendicite da un meccanico?
Le scelte della scienza e le sue conclusioni e, se continuiamo a parlare di medicina, le terapie, non sono per forza (e forse non lo sono quasi mai) ciò che "la maggioranza" desidera. Chi non desidererebbe che una grave malattia si curasse con una semplice dieta? Tutti. Eppure non è così.
Altrimenti potremmo indire delle votazioni, le scienziarie, nelle quali i votanti scelgono la cura in base alla semplicità, l'economicità, la simpatia nei confronti di chi la propone o l'abilità del venditore nel convincere il prossimo. La scienza non è democratica per questo, conclude ciò che è oggettivo, non ciò che è per forza vero, ma ciò che è plausibile alla fine di tutti gli esperimenti.
La scienza (ed ancora la medicina) non è democratica perché non deve essere decisa da chi governa o da chi dirige un ministero, ma è decisa dai dati, da ciò che si può vedere, controllare, persino smentire. La scienza quindi è una sorta di dittatura ideale: decide non democraticamente ma nell'interesse esclusivo di tutti gli abitanti della Terra, nessuno scienziato fa una scoperta a suo uso e consumo ma ogni scoperta è a favore di tutti, a prescindere dalla loro condizione sociale, dal sesso o dalla provenienza, nessuna democrazia potrebbe essere così "giusta ed altruista" e no, uno scienziato corretto non ha nulla a che spartire con un ciarlatano. Un oncologo non ha nulla a che spartire con Di Bella, uno staminologo non ha nulla a che spartire con Vannoni. I primi fanno scienza, i secondi pseudoscienza. Se domani un geologo californiano si presentasse in televisione affermando che la forza di gravità non esiste, non è un simpatico burlone ma un banale raccontaballe. Può sempre dimostrare di avere ragione buttandosi dalla finestra, non lo farà mai perché sa che le sue idee sono semplicemente una trovata commerciale. Rike Geerd Hamer, "inventore" di una delle più crudeli e deliranti pseudomedicine, che spara a zero sull'oncologia e sulla chemioterapia, quando la malattia l'ha toccato, si è operato e si è sottoposto a chemioterapia salvandosi, esattamente ciò che dice di fare la medicina che lui descrive come "inefficace". Recitare la parte del paladino della verità, gli consentirà di avere sempre qualcuno che penserà di trovarsi davanti ad un genio incompreso, tessendone le lodi ed ammirandolo per la sua "coraggiosa ricerca" e farà passare in secondo piano il vero scopo del ciarlatano: i soldi.

Attenzione, la scienza non è perfetta, un medico o uno scienziato possono sbagliare come qualsiasi altro essere umano ma, mentre l’errore dell’esperto (quando in buonafede) è fortunatamente l’eccezione ed è spesso dovuto al caso, per il falso esperto succede l’esatto contrario, la regolaè sbagliare, l’eccezione è avere ragione. Chissà se anche l’informazione nostrana si adeguerà a questa “norma”, mettere ognuno al proprio posto: chi cura a parlare di salute, chi vende pentole a venderle. Questa è una garanzia elementare, un diritto di tutti, una pretesa minima per chi desidera informazioni attendibili e cure oneste ed efficaci, cura chi sa farlo non chi dice di farlo.
Ognuno, naturalmente, è libero di curarsi con il venditore di pentole, ma che si dica chiaro che si sta vendendo una cura non provata e che nessuno se ne esca con la scusa “io ho solo raccontato una storia” perché in questo caso non fai lo scienziato e nemmeno il venditore di pentole, ma il romanziere.

Alla prossima.

...e se i tuoi occhi fossero i miei?

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Il lavoro di medico è un lavoro particolare, sicuramente delicato e pieno di grandi responsabilità, forse, per certi versi, la "mitizzazione" della medicina è ingiustificata, esistono lavori più stressanti, faticosi, nei quali alla fatica fisica o psicologica non si accompagna un adeguato compenso economico (non è che i medici in generale guadagnino così tanto, ma c'è chi sta peggio), non si tratta quindi di un lavoro "eroico", è un mestiere come un altro, ma ha una caratteristica che forse non ha nessun'altra professione: il contatto con le persone sofferenti, con il dolore e con momenti intimi e che quasi nessuno condivide con gli altri. Tutte le professioni sanitarie hanno questa caratteristica, dall'infermiere, all'ostetrica, l'operatore socio-sanitario, si lavora spesso con chi sta male, con chi ha una fragilità o un dolore. Ma il medico è quasi sempre quello che deve decidere, agire, comunicare.
Forse è per questo e per mantenere una corazza fatta di sicurezze e certezze molto fragili che si scontrano con l'essere degli umani assolutamente normali, che difficilmente un medico racconta le sue debolezze, le indecisioni, i dubbi e gli errori, il paziente vuole mettersi nelle mani di qualcuno capace dell'impossibile non di un uomo capace inevitabilmente solo del possibile.
Esistono dei momenti, durante la vita del medico, difficili e particolarmente impegnativi, ma uno, forse il più impegnativo (almeno secondo me) è quello che si prova quando hai davanti un altro essere umano che sai non avere più speranze. Davanti al dolore fisico c'è sempre la possibilità di provare a dare sollievo, persino di fronte ad una diagnosi molto grave puoi sempre sperare che le cure facciano effetto, ma quanto tutto è stato fatto, quando ogni tentativo è fallito, il medico sa che chi ha di fronte non ha un futuro.
È dura ed è molto difficile capire quale sia il comportamento più adatto.
Voglio raccontarvi una di queste storie per provare a far capire come possa essere difficile il contatto con una vita comune che però non ha speranza di continuare, come siano complicati e delicati comportamenti ordinari, come parlare, rispondere, guardare.
Una donna si presenta al pronto soccorso per dei disturbi molto vaghi, non li elenco ma si trattava di sintomi abbastanza lievi. La sottopongo a degli esami tra i quali un'ecografia ed è questa che mi porta al sospetto di un problema molto grave, un tumore, probabilmente di quelli che non lasciano molte speranze. Per avere conferma di quanto avevo visto chiamo anche un collega che ha lo stesso sospetto.
Alla paziente non diciamo tutto, spieghiamo naturalmente ciò che si vedeva, cosa poteva essere, ma provammo a non comunicare il nostro pessimismo, fondamentalmente inutile e non importante in quel momento.
Le diciamo che sarebbe stato necessario un approfondimento e così fu, gli ulteriori esami confermarono purtroppo i sospetti, si trattava di un tumore maligno di quelli più gravi.
La paziente fu sottoposta ad intervento chirurgico ed anche ciò che vedemmo con i nostri occhi non fu per niente bello, la malattia era disseminata, difficilmente estirpabile.
Dovete sapere che parlare di cancro, anche per un medico, anche per la medicina, è un tabù: una parola che terrorizza, spaventa, lascia senza fiato. Così anche tra noi che ne vediamo tanti, raramente si sentirà pronunciare quel termine. Cancro così diventa "K", si trasforma in una lettera, impersonale, neutra, che non ha nessun connotato negativo, qualcuno scrive "Ca", un tumore maligno, chiamato Ca (pronunciato "ci-a"), fa meno paura, anche a noi medici. Altri ancora assegnano un nome latino, una lingua nobile, usata forse per dare eleganza e poca cattiveria ad una parola che terrorizza: "mali moris", il "male dei mali".
Questa paura nel pronunciare quel nome scompare nei referti, che non possono mentire o nascondere ed il referto della paziente era chiaro, un tumore maligno, un cancro.
Fondamentalmente la paziente segue l'iter di tutte le donne con quel problema, si ricovera ed è sottoposta ad intervento, era una paziente tra tante, una donna elegante, giovane, simpatica, molto curata, ma non era diversa da altre, da tante donne, mamme, mogli, che avevano avuto la stessa diagnosi, è frequente entrare in confidenza con chi hai in reparto ma i pochi giorni di degenza e gli impegni non permettono di approfondire la conoscenza o di entrare più a contatto.
Fino a quando un pomeriggio viene in reparto una bambina, era la figlia della signora, circa 11-12 anni, quando vede la mamma piena di tubi, flebo, cerotti e cateteri è evidente la sua sorpresa. Ero abbastanza vicino per sentire ciò che si dicevano e la figlia chiese alla madre cosa avesse, mi colpirono le sue mani, intrecciate in uno spasmo di paura che le legava una all'altra deformandole, unite con forza, in un gesto che mostrava tutto il terrore e lo sbalordimento di quella piccola donna. La mamma, per non allarmare la bambina naturalmente fu evasiva: "la mamma sta male, qualche giorno di ricovero e poi torna a casa".
Successe proprio questo, arrivato il momento della dimissione fui io a doverle spiegare cosa sarebbe successo, l'intervento era andato bene così come la convalescenza, le spiegai che sarebbe stata sottoposta ad altre terapie, alla chemio, forse altri esami e che comunque ci saremmo visti per i controlli.
Mi fece una domanda precisa: "dottore, ma è grave? Quante speranze ho di farcela?". Un medico non può mentire, ma anche la verità può essere detta in tanti modi, senza bugie ma ricordandosi di avere di fronte una persona come te, io sapevo che quella donna aveva poche speranze, lo sapevo e dovevo comunicarglielo. Le dissi che la malattia era grave ma che, visto l'intervento e le successive terapie, le speranze c'erano, ci saremmo visti ed anche la voglia di combattere e l'ottimismo potevano essere delle ottime armi. Non dissi una bugia ma forse neanche tutta la verità.

Rividi la paziente dopo circa 3 mesi, stava benissimo, era tornata ad una vita praticamente normale, ben vestita, una bella espressione, vivace, era tanto in forma che stentai a riconoscerla e quando mi salutò dovetti riflettere un po' prima di ricordarmi di lei.
"Signora, ma lei è in formissima!", mi rispose che stava benino e che quando le capitava di essere un po' giù o pessimista pensava ai miei occhi ed alle mie parole e tornava subito ottimista.
Ne fui contento ma sentìi anche molta responsabilità, una parola sbagliata, una frase buttata lì, un pensiero espresso con poca attenzione, anche queste cose fanno parte della cura, anche questa è (dovrebbe essere) medicina, per lei, pensare alle mie parole ed al mio sguardo era diventato un appiglio, un incoraggiamento ed un motivo per sperare. È tanto bello quanto duro da sapere.

Persi di nuovo di vista la paziente per rivederla solo due anni dopo.
Stavolta non rividi la donna di prima, quella elegante, truccata e ben vestita, vidi una donna distrutta, trascurata, chiaramente scoraggiata. Le chiesi come andasse e mi rispose che l'ultimo controllo aveva evidenziato un ritorno della malattia e rimasi di sasso. La guardai fissa e lessi nei suoi occhi una domanda, una richiesta, in quegli occhi c'era la sua vita e cercava risposte da me, si aggrappava totalmente alle mie parole, di nuovo e provai ad incoraggiarla ancora..."vedrà signora, ce l'abbiamo fatta per due anni, ce la faremo ancora...", lei mi rispose "io non voglio vivere per due anni, voglio vivere fino a 60 anni, ho una figlia, una famiglia..." e rimasi senza parole, mentre lei aveva ancora quello sguardo pieno di domande e paura, ci guardammo per qualche minuto e riuscìi ad abbracciarla ma non ebbi la forza di dirle altro, abbassò i suoi occhi e silenziosamente si allontanò, chiamata dall'infermiera che doveva farle un prelievo.


Davanti a quello sguardo, dopo un iniziale imbarazzo, provai per qualche secondo un'indecisione, la mia mente voleva capire se dovevo comportarmi da professionista tecnicamente e freddamente ineccepibile o se fosse giusto aggiungere quello che c'è oltre il professionista, l'uomo sotto il camice bianco. Ho pensato "e se i tuoi occhi fossero i miei?".
Se un giorno avrò anche io quello sguardo da un letto di sofferenza e trovassi un mio simile al quale mi sono affidato, cosa mi aspetterei, quale sarebbe il mio desiderio?
Quegli occhi avrebbero potuto essere i miei, probabilmente lo saranno, in un letto al posto di quel paziente e di fronte a me ci sarà un altro medico al posto mio, probabilmente farei quello stesso sguardo, fisso, interrogante e speranzoso. È una sensazione strana, profonda ed hai due possibilità per risolverla: annullarla o accontentarla.
Nessuna delle due possibilità è la migliore (o almeno io non so quale sia), nessuna delle due è semplice da scegliere. Ma mi chiedo cosa vorrei io al posto del paziente, se preferirei che quel medico annullasse la sua persona per svolgere freddamente il suo compito o se preferirei che assieme al suo compito riuscisse a dirmi qualcosa, ad essere un compagno di avventura.
Non è facile, lo capisco, ma andare via avvolti dalle parole di un altro essere umano che ti accompagna nella malattia può servire a sentire il calore che manca in quei momenti.

Ebbi nuove notizie della signora circa un anno dopo, mi dissero che era ricoverata nel reparto di medicina interna, due piani sopra quello in cui lavoravo io. Aspettai di finire il turno per togliermi il camice ed andarla a salutare, in borghese, come fossi un conoscente, senza dirlo a nessuno, non andavo come medico ma come uomo.
Arrivato davanti alla sua stanza c'erano un po' di persone in attesa. Assieme alla sorella della signora altri miei colleghi, tutti in borghese. Nessuno aveva rapporti di parentela o amicizia con la signora, eravamo tutti lì, chissà perché, per un saluto, uno sguardo, eravamo lì per lei, una paziente come le altre, tanto che non ci rivolgemmo parola, come se non ci conoscessimo. Uno ad uno entrammo nella stanza. Io salutai la signora che, ormai grave, mi riconobbe e mi fece un sorriso, le dissi qualcosa, la accarezzai e la guardai negli occhi, ricordando quanto furono importanti per lei i miei occhi, le sorrisi e lasciai il posto ad un collega, uscendo pensai a sua figlia, la bambina che con le mani intrecciate dalla paura le chiedeva cosa avesse.
Ero in reparto e leggevo la posta quando mi arrivò la notizia che la signora non ce l'aveva fatta.
La pensai e, come si vede, la penso ancora oggi e di anni ne sono passati.
Non cambierà nulla della sua storia, forse non ho aggiunto nulla alla sua vita, ma il fatto che il suo ricordo è ancora qui con me è un piccolo segno che anche chi muore resta con noi.
Oltre a questo ho la convinzione che dove non arriva la medicina o dove si ferma la vita, a volte, le parole, l'uomo, un abbraccio, sono quello che chiunque in quei momenti vorrebbe avere.

Forse, se riuscissimo a vedere i nostri occhi negli occhi degli altri, di tutti gli altri, potremmo dire di vivere veramente e di vivere oltre la vita.

Alla prossima.

L'"effetto Iene".

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Negli Stati Uniti c'è un medico molto conosciuto per le sue trasmissioni in TV, discusso perché spesso pubblicizza soluzioni (soprattutto diete ed integratori) senza basi scientifiche. Si chiama Mehmet Oz, è un chirurgo toracico che da anni conduce una trasmissione televisiva (trasmessa anche in Italia in alcune reti private) sugli stili di vita, le diete, le vitamine e gli integratori. Non fa mai nomi, non fa pubblicità diretta (indiretta sì, quando mostra i prodotti in TV), ma è chiaro ed indubbio che ogni "rimedio" da lui pubblicizzato diventa in breve un campione di vendite. La sua trasmissione è seguitissima ed ha vinto anche molti premi televisivi, Oz è diventato quello che si chiama un "guru" della salute ed ha scritto libri e realizzato video di successo.
Questo non piace a molti suoi colleghi: Oz spesso banalizza gli argomenti, parla di sostanze utili come se fossero panacee per tutti i mali, spettacolarizza ricerche scientifiche ancora preliminari, insomma fa l'errore più comune della medicina "spettacolo" e per questo è stato criticato da colleghi e scienziati.
Non solo, una delle conseguenze del suo comportamento è che i suoi spettatori rincorrono i prodotti che questo medico afferma essere utili per la salute. C'è da dire che Oz non ha mai pubblicizzato direttamente una marca o una linea di prodotti dimagranti ben precisa (anche se nel suo sito ha una lista di aziende "partner") e che in genere parla di malattie non gravissime, spesso di dimagrimento e diete, ma sicuramente ha diffuso diverse volte notizie imprecise e con chiaro intento commerciale (vedi la trasmissione sulle "bevande rilassanti" che ha pubblicizzato prodotti che non hanno benefici sulla salute nonostante le loro pretese), ancora più grave quando si tratta di affermazioni non supportate da adeguata credibilità medica.

Mehmet Oz, medico, guru delle diete
La sua notorietà è stata sfruttata da alcune ditte (specialmente di vendita on line) che legavano i loro prodotti alle affermazioni fatte in TV, che mostravano i filmati del dott. Oz che decantava le proprietà benefiche di uno o l'altro integratore, mostravano il "bollino""visto in TV" o "ne parla il dott. Oz".
Tutto questo si può configurare probabilmente nella pubblicità ingannevole, non esiste integratore che fa dimagrire, non esiste la pillola miracolosa e perdere peso senza impegno o una dieta mirata e prescritta da professionisti è impossibile e pericoloso. Per questo motivo il Senato USA ha ascoltato il medico "guru" per i danni potenziali delle sue affermazioni. Parlare di diete miracolose, vitamine che curano tutto, prodotti per la salute che con la salute non hanno niente a che vedere, non è una leggerezza, è un pericolo pubblico. Poco importa se il medico non ha mai fatto nomi di farmaci o aziende, è noto e già questa sua notorietà potrebbe avere effetti deleteri, lo hanno chiamato "effetto Oz", il danno che un personaggio noto mediaticamente può fare su chi lo segue. Lui si è difeso sostenendo che non fornisce consigli medici, che ognuno è libero di scegliere e che le sue non sono certo prescrizioni mediche ma solo opinioni.

Qualcosa di simile (e più severa) è capitata ad un altro "guru" delle diete miracolose seguitissimo negli USA: Kevin Trudeau.
Non è un medico ma un conduttore televisivo ed autore di libri di successo dai titoli esplicativi: "Le cure che loro non vogliono farvi conoscere" o "Le diete che vi nascondono", tutti con un unico filone complottistico, le autorità mediche nasconderebbero cure efficaci e diete per danneggiare la popolazione, niente di nuovo, le solite sciocchezze.

Kevin Trudeau, guri dei complotti medici

Il problema è che tante persone, disperate o meno, a quelle parole ci credono e si affidano a ciarlatani, naturopati improvvisati, diete miracolose e cure fasulle, spendendo tanti soldi per non ottenere nulla (nella migliore delle ipotesi). Come si è difeso Trudeau?
Allo stesso modo di Oz: lui non prescrive nulla, racconta dei fatti, consiglia, riporta opinioni altrui, sta a chi legge fare delle scelte. Comodo, semplice e senza rischi.

Tutto come da copione, scarico di responsabilità compreso, sono cose che accadono anche da noi e che siamo abituati a leggere, se non fosse che il Senato statunitense ha preso sul serio le conseguenze dei comportamenti di quel medico. Probabilmente OZ se la caverà con un richiamo e tornerà a fare quello che ha sempre fatto, lo spettacolo deve continuare, ma è sintomatico di come gli approcci verso le informazioni false e pericolose sono diversi da uno stato all'altro e soprattutto come la superficialità nel dire "io non rispondo delle conseguenze di quello che dico" sia internazionale.
A Kevin Trudeau, però, è andata peggio rispetto al dott. Oz poiché è stato arrestato per le sue pericolose affermazioni e condannato a 10 anni di carcere.

Un altro falso medico che è finito in galera (con 18 capi d'accusa) è Robert Young, autore del libro che ha diffuso nel mondo la cosiddetta "dieta alcalina", una bufala che ormai è diventata un classico della pseudomedicina.

Robert Young, "inventore" della dieta alcalina finito in carcere con 18 capi d'accusa, dall'abuso della professione medica alla truffa.

La dieta alcalina è quella che consigliava la dottoressa intervistata dalle Iene. Negli USA in galera, in Italia in TV ed a fare conferenze a pagamento...e poi dicono che da noi non si è liberi...
Queste persone sono state considerate pericolose per la popolazione e autrici di affermazioni scorrette, fraudolente e dannose. Tutti e tre hanno spiegato di averlo fatto non per interesse ma per la voglia di "raccontare un altro punto di vista".

Non vi ricorda qualcosa?
Già, ricorda la risposta della trasmissione televisiva Le Iene, quella che ha pubblicizzato prima il "veleno di scorpione cubano"come cura anticancro, poi il "metodo Zamboni"come cura anti sclerosi multipla, poi il "metodo Vannoni"come cura per tutte le malattie neurodegenerative ed infine la dieta per curare il cancro. Le varie vicende hanno dei finali piuttosto prevedibili, il "veleno di scorpione"è in realtà acqua in vendita a 250 euro al flacone, il "metodo Zamboni" non ha funzionato e le ricerche dicono che non cura la sclerosi multipla, il "metodo Vannoni" non ha curato nessuno e l'inventore è sotto processo per reati gravissimi e le diete non curano il cancro (magari!). Mentre chi ha problemi di salute resta senza parole per queste cure miracolose (tranne "il metodo Zamboni, che ha seguito il normale iter scientifico) che chissà perché sono nascoste nelle tasche di poveri geni incompresi, tutti i medici e gli studiosi del mondo, in una puntata, vedono crollare mesi di spiegazioni, lavoro, studio, cura del paziente.
Da noi, che risposte danno le tramissioni "diversamente attendibili"? Come hanno risposto Le Iene alle (inevitabili) critiche ricevute?
"Abbiamo solo raccontato una storia". Sono sembrati anche un po' infastiditi, non capendo con sguardo leggermente nel vuoto il motivo di tante proteste. La risposta è la stessa che danno tutti quelli che scrivono con superficialità, la stessa che danno ordini dei medici (!) che organizzano convegni su false medicine, la stesso fanno associazioni e comuni che danno il loro patrocinio ad incontri di pseudomedicina: "sentiamo l'altra campana". Ma quando "l'altra campana"è un delirio di falsità, una pubblicità a pericolose pratiche sulla salute, che "campana"è? Che "storia" stai raccontando?
Evidentemente non sanno (ma come fanno a non saperlo?) che tante persone che li seguono potrebbero avere una malattia grave, un tumore, una malattia neurodegenerativa, un problema genetico, che tanti di loro stanno seguendo delle cure, spesso ricche di effetti collaterali, dure da seguire. Non sanno (?) che tutti coloro che hanno malattie gravi sono letteralmente disperati, sanno che potrebbero non farcela, che potrebbero morire, lasciare le persone care, perdere la battaglia contro la malattia. Esistono persone ingenue, senza cultura, che credono a qualsiasi cosa venga detta in TV, che non sanno distinguere lo spettacolo dalla scienza.
Questo Le Iene e tutti i media che soffiano sul fuoco delle false cure, non lo sanno (evidentemente, perché se lo sapessero sarebbero degli avvoltoi). O lo sanno ma si girano dall'altra parte vendendo la sofferenza degli altri per un proprio tornaconto?

Non sanno neanche che ad un malato grave, la proposta anche teorica, ipotetica, piena di "se""forse", "potrebbe""sarebbe", diventa una speranza reale, meglio di niente, meglio della sofferenza, un tentativo in più. Eppure dovrebbe essere risaputo.

Non sanno che infondere il dubbio ingiustificato e solo a scopo di intrattenimento in chi sta male non è un buon lavoro né un servizio utile, aumenta il disagio di chi è già a disagio, le paure (che già ci sono così, senza bisogno del dubbio) e per chi è più debole è un rischio gravissimo perché può causare scarsa collaborazione, abbandono della terapia, c'è chi è morto per aver abbandonato la terapia della cattiva "medicina ufficiale" per le teorie deliranti di un ciarlatano.
Non sanno neanche che i loro servizi pubblicitari, hanno indotto ed inducono centinaia di persone ad acquistare da persone senza scrupoli false cure, a spendere ingenti somme di denaro per inseguire speranze vendute da cialtroni che si fingono geni, si favorisce la nascita di decine di ambulatori (spesso disastrati) appena fuori dai confini italiani nei quali si offrono trattamenti con il "metodo Zamboni" (per niente controllati dallo stesso Zamboni) a chi ne faccia richiesta, a centri "medici" che vendono pozioni e flaconi di "bevande miracolose" o curano con flebo di bicarbonato che fanno schiantare giovani malati a prezzi esorbitanti
Tutto questo Le Iene e certi mezzi di comunicazione non lo sanno, evidentemente.
Se si vuole fare informazione utile ed onesta, intanto si prendono le giuste misure per evitare tragedie, perché il danno, quando fatto, non puoi più recuperarlo con un semplice ed ipocrita "ho solo raccontato una storia", perché con il tuo "racconto" rischi di uccidere qualcuno, di farlo soffrire, di illuderlo.
Non è un buon servizio far credere a chi sta male che la soluzione è lì, pronta e sicura, nascosta dalle migliaia di medici, ricercatori e scienziati e venduta (guardacaso venduta) da qualcuno spuntato dal nulla. Fa spettacolo, certo, ma lo spettacolo fatelo con le ballerine, i truffatori da quattro soldi, fate qualche inchiesta, occupatevi delle aziende farmaceutiche che ci fregano con falsi studi o con farmaci inutili. Queste inchieste sono difficili, complicate, si rischia anche qualche denuncia, ma se siete giornalisti "d'inchiesta", questo fa parte del vostro lavoro, è un rischio da correre se volete toccare argomenti delicati, esattamente come nel lavoro del medico il rischio è quello di sbagliare, persino di danneggiare (capita, purtroppo capita). Un medico non corre mai il rischio di sbagliare o danneggiare quando somministra flaconi d'acqua per il cancro (perché è chiaro ed è "noto" che l'acqua non cura il cancro né altre malattie), non sbaglierà mai quando consiglia una dieta per curare il cancro (perché è noto che le diete non curano il cancro, stupido chi ci crede). Un professore di psicologia non sbaglierà mai quando dice di aver inventato una cura per tutte le malattie, perché non deve rendere conto all'ordine dei medici, perché non sarebbe radiato, non verrebbe licenziato e così un non giornalista (i conduttori de Le Iene che hanno propagandato false cure non sono giornalisti) non rischia nulla professionalmente perché la sua professione è quella di "raccontare", di parlare, di condurre ed intrattenere.
Non si può "radiare" un intrattenitore e non esiste l'"ordine professionale dei conduttori televisivi".
Voi non rischiate nulla, fate rischiare, non subirete danni, li procurate.
Ma visto che sembrate non saperlo, forse quello che è successo negli Stati Uniti potrebbe succedere anche in Italia, giusto per ricordare che ogni nostro gesto dev'essere fatto con la consapevolezza di non fare del male, se fai rischiare la salute alla gente, ne paghi le conseguenze, l'abuso di credulità è ancora un reato o no?
Che ognuno si assuma le proprie responsabilità quindi, perché questo va ben oltre il semplice buon senso e l'onestà intellettuale e professionale (abbondantemente travalicate), va nella responsabilità personale.

Perché se un medico sbaglia è condannato ma se sbaglia un conduttore televisivo cerca la scusa e continua a fare quello che ha fatto? Perché non posso somministrare ad un mio paziente una medicina creata da me, a casa, ma se un ordine dei medici incoraggia a farlo è tutto permesso?
Perché se un ingegnere sbaglia ne paga le conseguenze ma una trasmissione non deve rispondere dei suoi danni?
Perché se un geologo sbaglia gli fanno un processo ed invece un presentatore l'anno prossimo sarà sempre lì con la prossima "cura per tutte le malattie"?
I senatori americani hanno chiamato il rischio che fa correre il dottor Oz a chi lo segue come "effetto Oz", ovvero l'effetto negativo e dannoso che può avere un personaggio noto e mediaticamente famoso sulla salute e quindi sulla popolazione, da noi esiste un "effetto Iene"?
Non sarebbe il caso che come un medico, un professionista, un dipendente pubblico che sbaglia pagherà, lo faccia anche un intrattenitore con la voglia di fare informazione ma che pur di attirare spettatori non si pone neanche il dubbio del limite da non oltrepassare? Quando questo succede con un ordine dei medici o con un patrocinio di un'amministrazione comunale, non sarebbe il caso di rinfacciare a chi di dovere le responsabilità del caso?
Oppure: continuiamo con l'indifferenza dello "scaricabarile", tanto la pellaccia non è né del presentatore TV e nemmeno del presidente dell'ordine dei medici, così possiamo continuare a "raccontare storie", di truffe sulla salute, ma sempre storie sono.

Alla prossima.

NOTA: Ne approfitto per ricordare che venerdì 14 novembre alle ore 20,00, sarò a Bologna (Sala Cenerini, via Pietralata, 60), ingresso libero, per la conferenza organizzata dall'associazione Minerva. Salute e Bugie.


Cresciuto a pane e Angela.

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Ho raccontato tante volte come da bambino ero un appassionato di documentari scientifici (i miei preferiti erano quelli sugli animali), divoravo le "enciclopedie" (erano l'internet di qualche anno fa) e, come molte altre persone, ero un ammiratore di Piero Angela, forse il più noto divulgatore scientifico italiano. Il suo modo di spiegare, di accompagnare per mano lo spettatore tra le curiosità e gli argomenti della scienza in generale, della medicina, l'astronomia, l'archeologia, era per me ipnotico. Era ospite di qualche tramissione televisiva quando lo ascoltai raccontare di una sua iniziativa, il CICAP, un'associazione di volontari che si impegnava nella divulgazione scientifica, nello smascherare le truffe e nello spiegare i fenomeni paranormali, un argomento che in quegli anni andava fortissimo. I fantasmi, i guaritori, i medium, gli alieni, erano argomenti che spesso occupavano intere pagine di giornali ed il CICAP spiegava e controllava, faceva delle prove e testava tutte le affermazioni non scientifiche che giravano in quegli anni. Sarà una coincidenza, ma tutti gli scettici che conosco, tutti quelli che da adulti sono diventati "smascheratori" di bufale (oggi si dice debunker, in inglese "demistificatore"), da piccoli erano appassionati di quei fenomeni misteriosi. Probabilmente l'essere diventato scettico è il risultato della maturità, il capire che i "fenomeni paranormali" altro non sono che truffe, una disillusione insomma ed anche un po' una delusione. Come quella volta che un sabato sera restai a casa perché in televisione annunciarono di trasmettere la prima autopsia reale di un alieno, potevo perdermela?
No, infatti seguìi la trasmissione, un po' deluso perchè in mezzo a tante chiacchiere "l'autopsia" durava pochissimi minuti ma arrabbiatissimo perché dopo poco si scoprì che si trattava di un falso, una burla creata per soldi da una persona senza scrupoli.
Ecco, forse la delusione del ragazzo che sognava i misteri ma che scoprì che c'era poco di misterioso ha contribuito a formare la mia innata curiosità ed il mio scetticismo.

Pensate, da ragazzino stampavo un giornalino che si chiamava "!Misterio" (l'avreste mai detto?) dove raccontavo dei più noti "misteri", come il triangolo delle Bermuda, lo Yeti, il mostro di Lochness. Passavo ore a scrutare il cielo sperando di vedere un UFO (ma non ne vedevo mai) e, scoprire che le navi scomparse nel triangolo delle Bermuda non erano in numero superiore a quelle scomparse in qualsiasi altro angolo della Terra, o leggere che la foto del mostro di Lochness che tanto mi affascinava non era altro che un imbroglio, mi fece diventare grande. Così mi appassionai alla psicologia delle credenze, al comportamento umano (che era anche il mio), al capire i trucchi, le manipolazioni, le tattiche di chi inventava storie incredibili: era sicuramente molto più interessante del credere a queste storie, mi sentivo più appagato nello scovare la truffa nell'esserne vittima.
Per questo guardavo a quella associazione di Piero Angela come ad un club di persone fortunate, di colte, "giuste", un perfetto contraltare ai tanti ciarlatani che infestano la nostra vita. Volevo iscrivermi, ma nelle mie tasche di adolescente squattrinato non c'erano abbastanza soldi, così dovevo accontentarmi di seguire qualche tramissione o leggere una rivista prestata da un amico.
Arrivarono i tempi del blog, ero ormai un medico, le passioni del passato di trasformano, a volte cambiano, ma non spariscono mai e per caso scopro che, a poca strada da dove abito, si sarebbe svolto un convegno del CICAP, proprio quell'associazione che da ragazzo mi attirava. Il programma era ghiotto, la sacra Sindone, i lupi mannari, i viaggi sulla Luna e poi c'era lui, Piero Angela.
I soldi li avevo, i tempi delle tasche vuote finalmente erano passati e non esitai a far tornare il ragazzo curioso nei meandri dei misteri che tanto lo attiravano.
Mi iscrissi al congresso e ci andai.
L'inizio dell'avventura fu eccezionale. Presi un taxi per arrivare al teatro in cui si svolgeva il congresso ed una persona di mezza età, sentendo che andavo verso la sua stessa destinazione, mi chiese se poteva salire con me e dividere il prezzo del viaggio, accettai. Quell'uomo iniziò a chiedermi che ci facessi al congresso del CICAP, spiegai che ero lì per curiosità e lui iniziò a raccontarmi che lui stava andando a fare analizzare le sue esperienze, riusciva a vedere le persone defunte e le aveva addirittura fotografate con il telefono che estrae per cercare quelle immagini. Mi mostra un paio di foto che secondo lui ritraevano le immagini di queste "anime in pena" ma che in realtà non mostravano niente, non c'era niente oltre al panorama o agli oggetti ritratti. "Vede qui? Questo è mio cugino che non c'è più...e qui c'è mia nonna, la vede come sorride?", io annuì, più perché non sapevo cosa dire che per altro. Non ero né scandalizzato né spaventato, quella persona era assolutamente tranquilla e serena, stavo semplicemente iniziando il mio viaggio nel "mistero", nelle mie passioni di un tempo (in testa mi risuonava una suono simile a "uao!") e l'attesa aumentava.

Fu divertentissimo: ascoltare una relazione sui licantropi trattati con linguaggio scientifico, sentire parlare in maniera serissima di cerchi nel grano, fu una sorpresa inattesa e splendida. Sentìi per la prima volta parlare di "scie chimiche" e di complotti, io, abituato a convegni infiniti sulle spiegazioni biologiche della "premature ovarian failure" o dei meccanismi del feedback negativo dell'asse ipotalamo-ipofisi-ovaio, mi trovavo davanti a persone serissime e docenti universitari, che dibattevano di possessioni sataniche e fachiri, tra il pubblico si alza un professore di fisica che discute di fotoni ed un sindonologo, cose da pazzi! L'uomo che in taxi mi aveva mostrato le foto dei "fantasmi" si aggirava facendole vedere ad altri partecipanti al congresso: nessuno lo prendeva in giro, nessuna risatina, erano tutti serissimi.
Ero affascinato, stregato. In fondo stavo partecipando alla riunione di un gruppo di difensori del bene, tutti uniti contro i ciarlatani, i cattivi e gli imbroglioni, come nelle migliori favole ma con approccio scientifico e vivere una favola restando con i piedi per terra è il sogno di tutti che io stavo realizzando unendolo alla passione per la scienza.

Poi, in una pausa, scesi nella sala del teatro dove c'era un uomo che leggeva, era Piero Angela. Lo guardavo intimorito, lo seguìi quando un ammiratore gli chiese una foto e presi coraggio: "posso stringerle la mano per ringraziarla?", mi sorrise e mi strinse la mano, scambiammo due parole, gli raccontai che ero cresciuto con i suoi documentari, con "Quark" e nel frattempo pensavo a quando fossi idiota, a quante persone gli avranno detto le stesse identiche cose, a quali parole più originali avessi potuto trovare, ma lui era tranquillissimo, nessuna fretta, poi un'amica scattò una foto e lui chiese se volessi rifarla, visto che era stata fatta all'improvviso. Macché, ho incontrato Piero Angela, che m'importa della foto.


Da quel giorno ho sempre appoggiato le attività del CICAP, ne ho ammirato e sottoscritto gli scopi, ho cercato di fare qualcosa per sostenere un'associazione senza scopo di lucro, fatta di volontari, che non riceve finanziamenti pubblici, piena di giovani e persone di tutte le età piene di passione e che va avanti solo con l'aiuto di chi lo desidera. Ho partecipato ad alcuni loro congressi, ho scritto per la loro rivista, ho partecipato al corso che organizzano ogni anno per spiegare a chi è interessato, le tecniche per difendersi ed indagare sulla pseudoscienza.
Sono quei piccoli desideri realizzati, da bambino vedevo il CICAP come un manipolo di eroi contro i ciarlatani, da adulto anche io ho voluto fare parte del "manipolo". In un'epoca di ignoranza scientifica, di decadenza culturale, credo che associazioni come il CICAP siano vitali, fondamentali, siano una boccata d'ossigeno per tutti ed una garanzia per la corretta informazione, bene che oggi è sempre più raro.
Anche quest'anno, al "15° corso per indagatori di misteri", parteciperò alle attività e di cosa potrei occuparmi se non di medicine alternative?
Io assieme a tanti altri "investigatori" del mistero, divulgatori scientifici, scienziati, vere e proprie personalità della divulgazione nazionale e non solo, spiegheremo i trucchi, le curiosità e le tecniche più utilizzate nella pseudoscienza, in una serie di lezioni che si terranno nei week end tra gennaio e giugno 2015 (io parteciperò il 21-22 marzo 2015). Chi fosse interessato può iscriversi in questa pagina, in ogni caso, come ogni anno, conoscerò persone, racconterò cose e tornerò bambino, quando sognavo di difendere il mondo dai cattivi e stare dalla parte dei buoni, che è sempre una bella cosa.

Alla prossima.

Ozono curatutto

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Incoraggiati dall'enorme ingenuità di molta gente che popola la rete internet, sono sempre di più i ciarlatani che si lanciano nel campo delle pseudocure e delle pseudomedicine offrendo trattamenti chiaramente inutili quando non pericolosi. Se ne trovano migliaia e nei meandri della rete, dei perfetti anonimi ed a volte anche dei medici, lanciano la loro esca sperando che abbocchi qualcuno. Alcuni ci riescono, altri cambiano "trattamento" raffinando le loro affermazioni, altri ancora provano a fare il "salto" di qualità passando dal web alla televisione.
In rete si troverà di tutto, dai rimedi per qualsiasi malattia ai test per diagnosticarle, da fantasiose cure per il cancro a "noti" rimedi alternativi, non manca la fantasia. Ricevo molte segnalazioni ed ho un archivio a dir poco voluminoso ed ogni tanto mi "aggiorno" per controllare se quel ciarlatano si è ritirato o se ha avuto un certo successo.
Devo dire che rispetto al numero di false cure che si trovano in rete sono davvero poche quelle che arrivano al "grande pubblico", che riescono ad avere un certo successo; spesso sono quelle che si distinguono per originalità, altre volte hanno dei complici in medici veri e propri che danno una sorta di "approvazione" a queste truffe ed altre volte ancora sono talmente "confuse" e ben articolate da richiedere grande preparazione per smascherarne l'inconsistenza.
Oggi è la volta di qualcosa che avevo sottovalutato in quanto esistente da anni ma mai diventata "pseudocura" di largo consumo. Complicata e poco diffusa la ritenevo una delle tante terapie non provate da conoscere solo per cultura personale, fino a quando, dopo una segnalazione, ho approfondito l'argomento ed ho trovato alcuni dati interessanti...o curiosi, dipende dai punti di vista. Si tratta delle cure a base di ozono.

In realtà si rischia di fare un po' di confusione. Spesso è presentata come "ozonoterapia" una pratica che sfrutta l'ozono (un gas) per migliorare alcuni stati infiammatori e traumatici di tipo ortopedico (distorsioni, ernie al disco, esiti di fratture...). Non vi sono risultati eccellenti e gli studi dicono che questo tipo di terapie molto raramente risolvono i problemi per le quali sono consigliate, possono avere un ruolo palliativo e presentano qualche rischio.
Nel caso di cui parlo però, non discuterò di questa ozonoterapia ma di presunte terapie, sempre a base di ozono, usate per curare malattie molto più gravi e per le quali è promesso un effetto importante.

Partiamo da un dato chiaro: non vi è alcuna prova né motivo plausibile che questa presunta terapia abbia un effetto antitumorale o su problemi di tipo neurodegenerativo è una conclusione che si evince già per ciò che succede al sangue esposto a flussi di ozono. Sono segnalati alcuni terapeuti che in Italia ed in altre nazioni propongono questa linea di cura per moltissime gravi malattie: tumori maligni, AIDS, sclerosi multipla ed altro ma lo fanno su iniziativa personale visto che non vi è alcun dato scientifico che ne giustifichi l'utilizzo. Non sono segnalate guarigioni o miglioramenti evidenti (controllati scientificamente), non vi è alcuno studio che ne mostri benefici e sono stati evidenziati molti effetti collaterali, persino casi di decesso. Insomma, si tratta di una delle tante pseudoterapieciarlatanesche.


La presunta cura consiste nella somministrazione endovena di ossigeno poliatomico, nome complesso del più conosciuto ozono, composto gassoso che in questa pseudoterapia è proposto in forma liquida.
Questa sostanza ha una forte azione ossidante (e questo si scontra con il fatto che l'azione ossidante fisiologica favorisce l'accumulo di mutazioni genetiche che può dare origine a cellule tumorali), per questo motivo, se la presunta terapia avesse i risultati promessi risulterebbe cancerogena e dannosa per l'organismo.

La cosa più eclatante in questo tipo di terapia è che lo stesso nome "ossigeno poliatomico liquido" (o "ozono liquido") è fuorviante, sembra descrivere chissà quale sostanza quando semplicemente rimarca la struttura dell'ozono che è già normalmente "ossigeno poliatomico", contiene 3 atomi di ossigeno)e, se si usasse su tessuti umani, sarebbe un composto dannosissimo. L'ozono è irritante, esplosivo in forma liquida. L'eventuale esistenza di "ossigeno poliatomico liquido" e la sua somministrazione in vena, quindi, renderebbe il trattamento mortale, nel caso dell'ozono liquido basterebbe pensare che data la sua alta instabilità, il suo utilizzo deve avvenire subito dopo la produzione, che è consentita solo con macchinari imponenti e costosi.

Gruppo di generatori di ozono

Oltre a questa difficoltà materiale, non bisogna dimenticare la possibilità reale di causare embolie gassose nel caso fosse somministrato in forma di gas. Ma a quanto pare chi propone questa pseudocura avrebbe trovato una soluzione.
Per quanto si capisce da quello (pochissimo) che si trova in giro, la terapia sarebbe costituita da acqua (o sangue) "ozonata" (cioè sottoposta a flussi di ozono, non si inietterebbe ozono ma acqua o trasfusioni di sangue sottoposti a flussi di ozono), ma anche in questo caso l'ozono dopo poche ore (circa 11) si decompone e torna ad essere ossigeno. Si consideri anche che l'ozono reagirebbe immediatamente con le cellule del sangue non raggiungendo per niente le cellule neoplastiche che si dice voler distruggere. La quantità di ossigeno e di ozono che giungerebbero sui punti da trattare quindi sarebbero letteralmente irrilevanti e senza alcun effetto. In pratica non vi è praticamente nessuna azione antitumorale (ma neanche di altro tipo) sull'individuo vivo. Sono gli stessi meccanismi dell'organismo che annullano gli effetti (praticamente immediatamente) di questa sostanza.
È già la procedura quindi che non ha molte possibilità di essere reale ed innocua, sui risultati comunque vi è un vuoto enorme, nessuna prova di efficacia, ammesso sia possibile somministrare questo tipo di cura.
L'alternativa all'ozono, secondo chi pratica queste terapie, visti i problemi insormontabili, potrebbe essere l'infusione di alte dosi di acido ascorbico (vitamina C) in quanto questo, a contatto con le cellule, rilascia ossigeno e ROS (specie reattive all'ossigeno, ovvero radicali liberi). Già questa metodica sembra almeno fattibile e senza particolari rischi, ma i risultati su varie patologie e sui tumori in particolare, sono ancora molto lontani dal definirsi "provati", gli studi in proposito non sono giunti a conclusioni certe e ad oggi nessuno ha avuto risultati degni di nota nella cura di malattie gravi.
La cosiddetta terapia all'ozono liquido (o poliatomico) si può definire senza dubbio quindi, una pseudocura ciarlatanesca.
Nella ricerca di centri o persone che nel nostro paese effettuano questo tipo di pseudoterapie, oltre a pochissimi medici privati, mi imbatto nell'azienda che sostiene di "sviluppare" la metodica, si tratta della Santé Direct, azienda che si occupa di cosmetici e prodotti di bellezza ed ecco che a questo punto vi è una sorpresa: Santé Direct si trova a Torino in via Cernaia 31.
Voi direte...e quindi?
 ...e quindi quello è l'indirizzo di una vecchia conoscenza: Medestea.
Già, è l'azienda farmaceutica che ha acquistato e finanziato il cosiddetto "metodo Stamina", la finta terapia a base di staminali che ha tenuto banco nelle cronache italiane dei mesi scorsi e non a caso l'indirizzo è lo stesso della Stamina Foundation, la fondazione "per lo studio delle cellule staminali" del prof. Davide Vannoni, persona che credo non abbia bisogno di presentazioni. A quanto pare la Medestea ha, tra le sue linee di "ricerca" e terapia, un bel po' di pseudocure senza alcuna base scientifica.

Che strano affare, vero? Come si vede anche in questa vicenda, mai nulla è fatto a caso. Dietro ad ogni presunto "benefattore dei malati" boicottato dalla scienza, c'è sempre un'organizzazione ben salda che sa benissimo cosa vuole ottenere e questo lo dico da quando ho iniziato ad occuparmi di queste cose.
Ma proseguiamo. Questa pseudoterapia è proposta all'estero in alcune cliniche di terapie alternative ed in Italia da alcuni medici, in case di cura private o "centri medici" che in sordina (ma neanche tanto), lasciano intendere di poter curare o migliorare gravissime malattie come la sclerosi multipla, anche la spiegazione del meccanismo d'azione della presunta terapia è lacunoso e ricco di termini vaghi e non adatti ad una cura seria, gli stessi medici imperversano su internet lasciando messaggi entusiastici sugli effetti di queste cure e frequentano siti e forum dedicati alle malattie più diffuse. Alla ricerca delle credenziali scientifiche dei medici che praticano in metodo in Italia si leggono proclami incredibili, come la possibilità di curare malattie gravi, ma non vi è traccia di pubblicazioni scientifiche serie o dati inconfutabili, anzi, l'aria è proprio quella delle più tipiche pseudoterapie. In rete per esempio esistono due "case report" (descrizione di caso clinico) di persone con tumori operati e poi sottoposti alla pseudocura che sarebbero guariti grazie a questa (come se non avessero fatto altro...), anche in questo caso molto fumo e pochissima sostanza. C'è stato anche il tentativo (tramite alcuni politici) di far compiere il "salto di qualità" a queste terapie, cercando di inserirle in un ospedale pubblico o di farle rimborsare dal SSN, medici che hanno creato una "società scientifica" d'appoggio alla pseudoterapia e che tramite questa sono entrati nelle stanze del potere.
Uno di questi medici, in particolare, avrebbe offerto la pseudocura ad una delle bambine "simbolo" del caso Stamina (la madre parla di "boccetta con la cura" portata ogni settimana) e poi avrebbe consigliato alla famiglia le terapie di Davide Vannoni ed ecco che ancora una volta il "cerchio si chiude". Disperati-rimedio miracoloso, sempre lo stesso copione.

False cure, strani intrecci tra aziende e medici alternativi, tentativi di "ufficializzazione", terapie non sperimentate per le malattie più gravi, mi sembra che per l'ennesima volta non si tratta di "coincidenze" ma che dietro alla disperazione ed alla sofferenza, più di una persona organizzi fiorenti attività, questo anche per rispondere a chi pensa si tratti di casi isolati e non organizzati.

Alla prossima.

Bibliografia:

- Velio Bocci: OZONE: A new medical drug. 2011, Springer
- International Journal of ozone therapy 7:155-160, 2008
- Scheda tecnica dell'ozono.

I risultati sul cancro della ricerca: su Google.

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Era il 2007 quando a Kim Tinkham diagnosticarono un tumore al seno.
Circa 3 centimetri, linfonodo positivo (cioè intaccato dalla malattia, quindi tumore già non localizzato) ma malattia ancora in uno stadio relativamente iniziale. In questi casi è necessario un intervento chirurgico per la rimozione della lesione ed è utile una chemioterapia o radioterapia, per scongiurare che le cellule tumorali si diffondano a distanza dalla sede originale. Kim consultò 4 medici, tutti le dissero la stessa cosa, conveniva operarsi e poi iniziare le terapie, c'erano buone possibilità di fermare la malattia almeno per qualche anno. Lei, sconvolta, non voleva crederci, la sua vita così "normale" diventava all'improvviso quella di una malata. Aveva visto un film che parlava di autoguarigione, della forza della mente, che, se desideri ardentemente qualcosa, il tuo corpo ti accontenta e lei desiderava ardentemente guarire. Consultò un quinto medico, questo le disse qualcosa di diverso, che non era necessario l'intervento o le terapie, che secondo lui non funzionano le disse addirittura che ci sono tanti trattamenti che la medicina nasconderebbe perché economici ed efficaci, fanno guarire, lo avrebbe confermato una ricerca che poteva trovare su internet, lui, naturopata, era contrario ad ogni terapia aggressiva. A lei la scelta.
Kim ebbe fiducia e cominciò ad impegnarsi.

Cambiò stile di vita, iniziò a mangiare solo vegetali e litri di succhi di frutta, aveva letto su internet che potevano sconfiggere il tumore che però avanzava inesorabilmente, integrò tutto con vitamine, magnesio, integratori, oli essenziali, decine di flaconi e scatolette comprate anche on line, la sua casa sembrava una farmacia. Il suo medico curante non riuscì a convincerla che tutto quello sarebbe stato inutile, le chiese quindi di sottoporsi almeno all'intervento, per le donne con la malattia in quello stadio la sopravvivenza a 5 anni è quasi del 60% ed intervenire al più presto avrebbe potuto essere decisivo, ma Kim rifiutò, anche perché nel frattempo iniziò a fare le sue "ricerche". Sembrerebbe "scontato" che cercare una soluzione per una malattia su internet non sia certo la soluzione migliore ma questo è invece quello che fanno tante persone. Il mezzo è immediato, semplice, a portata di tutti e la forte ignoranza culturale ed informatica rendono tutto ciò che si trova credibile. Su Google, cercando "cure per il cancro", si troverà di tutto, soprattutto sciocchezze, medicina spazzatura, false cure e truffe. Chi non capisce che internet è un mezzo e non una soluzione per i problemi di salute rischia grosso e Kim ha corso questo rischio.

Kim Tinkham racconta la sua storia in televisione: "mi sono curata da sola".

Su Google trovò altre soluzioni alternative, era semplicissimo trovarle e cominciò a parlarne con le amiche, poi su siti internet, nei gruppi di donne con il suo stesso problema ed erano in tante ad averci provato, tante guarite! Certo, chi non è guarito non può putroppo più raccontarlo ma non è importante, bisogna crederci e Kim in breve diventò quasi un riferimento per tante persone, la intervistarono persino dei giornali locali ed arrivò persino in televisione, dove la donna raccontava come cercare i siti più influenti della medicina alternativa, c'erano siti che parlavano di guarigioni stupefacenti, c'erano i testimoni, i "guariti" ed una di queste aveva seguito una dieta particolare, si chiamava "dieta alcalina" ed era spiegata in un libro scritto dal "dottor Robert Young".
Kim conobbe Young, l'autore di quel libro che diceva che nutrirsi di alimenti alcalini poteva guarire da tutte le malattie, cancro compreso. Iniziò quella dieta, fiduciosa di potercela fare. Young le disse che poteva guarire in fretta, senza intervento, né chemio, né radioterapia: "il tumore è dovuto all'ambiente acido che ne causa l'accrescimento", diceva sicuro il dottore, bisogna alcalinizzare. Erano passati solo 9 mesi dalla diagnosi e la donna, contenta, scopriva che nei suoi esami del sangue non vi era traccia del tumore. A quel punto la scelta era quella vincente, con la medicina c'era una possibilità su due di vivere per 5 anni, con le cure nascoste la guarigione era praticamente certa. Kim era tanto sicura da iniziare a raccontare la sua storia in giro per gli Stati Uniti, ospite di note tramissioni parlava di come si stava "curando da sola", una nota conduttrice, dopo averla ospitata, inizialmente le aveva fatto i complimenti per il suo coraggio, poi parlò di "irresponsabilità". Kim era entusiasta, persino il naturopata la intervistò per pubblicizzare le sue cure.

In effetti, la diagnosi di guarigione del naturopata Young basata su un esame del sangue la fece riflettere, le sembrava un po' strano che il "dottore" le avesse fatto fare solo l'esame per controllare la malattia, quando i medici dell'ospedale la riempirono di radiografie, TAC, ecografie, ma meglio così, si sa che i medici esagerano sempre e prescrivono tanti esami, i naturopati hanno un approccio diverso. Erano già passati quasi due anni e Kim stava benissimo, qualche fastidio dalle ulcere sulla pelle che doveva coprire con delle bende per non sporcare i vestiti, un dimagrimento eccessivo, dei forti dolori la notte, a volte un senso di svenimento probabilmente dovuto alla forte anemia, ma gli esami del sangue dicevano che la malattia andava bene, tutto confermato dal naturopata e quindi si procede, nonostante gli sguardi delle amiche e del medico che doveva prescriverle gli esami da fare, la guardavano come se fosse pazza, ma lei sapeva ciò che faceva, ormai dopo mesi di ricerche e studi su Google non aveva più dubbi e poi Young era un mito tra gli "alternativi", ne parlavano tutti bene e lui si presentava come:
"naturopata, microbiologo e nutrizionista. Famoso per i suoi studi sulla dieta alcalina, Young è fervente sostenitore della salute, la guarigione olistica e uno stile di vita che promuove il fattore alcalino. Vive con la moglie, Shelley Redford Young, coautrice de "Il miracolo del pH alcalino", in un ranch nello Utah, dove conducono anche il “Ph Miracle Center”, il centro in cui i pazienti vengono curati seguendo i dettami della dieta alcalina".
Kim però proprio su Google scoprì che il "dottor" Young in realtà aveva comprato una laurea per corrispondenza, in un'università poi chiusa per truffa, che non era un medico e che aveva avuto parecchi guai con la legge (oggi è in carcere).
Però era bravo, simpatico, sorrideva, sapeva incoraggiare, usava parole suadenti e convincenti, anche questa era una cura.
Lo aveva trovato cercando su Google, come fanno tantissime persone, una ricerca: che male vuoi che faccia.
Dal dolore al dito alla malattia grave, chissà cosa dicono su internet, si dimentica che una diagnosi o la decisione su una terapia sono processi molto complicati, difficili, anche per un medico e che su internet si rischia di incontrare truffatori senza scrupoli. Il problema è mondiale, in Belgio una associazione di divulgazione scientifica ha lanciato una campagna (si chiama "Non cercarlo su Google") proprio per mettere in guardia su queste leggerezze, perché con la salute non si scherza e non si cerca su Google.

Ma Kim non ci ha fatto caso, per lei quello che era scritto su Google era credibile, forse i medici volevano nasconderlo e poi...che male fa?

Kim muore alla fine del 2010, dopo un breve ricovero in ospedale per un'emorragia più brutale delle precedenti. La sua malattia l'aveva divorata, metastasi in tutto il corpo e ferite aperte non le avevano lasciato scampo, la sua sopravvivenza era esattamente quella prevista in assenza di cure.

Come si potrà notare, le "cure segrete" e nascoste non sono né segrete né nascoste, nessun boicottaggio, chi vuole è libero di seguirle, comprarle, crederci. Basta un click. Un medico onesto vi dirà che è molto pericoloso seguire consigli medici non controllati, che una persona che promette guarigione via internet è un ciarlatano, vi avvertirà e lo farà per il vostro bene, ma nessuno oserà mai obbligarvi ad una scelta o ad una contraria.
Il libro di Young è ancora in vendita anche in Italia, nessuna censura, nessun complotto, libera vendita e nessuna cura segreta, per chi vuole curarsi dal cancro in maniera alternativa, è tutto scritto lì, liberi di scegliere, liberi di curarsi, il libro si prende quando si vuole, si va alla cassa, scontrino e via con la cura miracolosa, dopo una ricerca su Google, ma un avvertimento è d'obbligo: le cure che funzionano le trovate in ospedale, non su Google.

Buona ricerca.

Alla prossima.

MedBunker Classic: Merry Christmas...or not?

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Ma è possibile che nei giorni di Natale e capodanno si assista ad un incremento della mortalità?

Pare proprio di sì. Sia la mortalità per malattie cardiache che per altri motivi, ha un picco attorno ai giorni citati.
Lo ha mostrato uno studio che non riesce però a capirne bene i motivianche se ipotizza come causa il ritardo (nei periodi di vacanza si tende a rimandare i controlli e le visite) di diagnosi e l'inizio tardivo di eventuali terapie.

Non è un argomento sconosciuto. Esiste infatti il cosiddetto "Happy New Year heart attack" ("L'attacco cardiaco del buon anno nuovo"). Qualcuno evidenzia pure come l'aumento del consumo di bevande alcoliche (che proprio in quel periodo ha anch'esso un picco) sia causa di problemi cardiaci (soprattutto aritmie). Che anche i suicidi abbiano un picco nel periodo natalizio non credo sia una novità ed i motivi, in questo caso, sono facilmente immaginabili. Ruolo fondamentale giocano spesso la solitudine ed i problemi depressivi. Una review (è un PDF) che analizza vari studi sull'argomento però non giunge a conclusioni univoche. Non è detto che questo picco esista e che sia dovuto esclusivamente a fattori "psicologici". Potrebbe accadere ad esempio che l'arrivo dei soccorsi in caso di suicidio o tentativo di suicidio, in periodo natalizio potrebbe essere meno pronto e tempestivo.
Non voglio quindi essere un messaggero di pensieri tristi e non voglio parlare di malattia in un periodo che spero sia per tutti di rilassamento e di bilanci positivi.
Questo blog è spesso luogo di tragedie e brutte storie ed almeno in questi giorni mi sembra giusto dedicare qualche minuto a dei pensieri positivi e più leggeri.
Quanti di noi per esempio hanno mai pensato ai traumi che può procurare un personaggio come Babbo Natale nei bambini?
I nuovi arrivati imparano a distinguere le figure amichevoli che gli stanno attorno e così conoscono il mondo, riconoscono i propri simili e crescono sereni.
I primi lineamenti che un neonato impara a riconoscere sono quelli della mamma. In genere due occhi, un sorriso, una figura calda, serena e dalla voce suadente e cantilenante. Così un bimbo passa i primi mesi della propria vita.

Poi all'improvviso, in una fredda serata di dicembre, la stessa figura che lo ha tanto coccolato ed addormentato, lo cede alle braccia di un "mostro". Un uomo grasso, con la barba bianca che gli ricopre il volto e con la voce profonda e cavernosa, lo abbraccia togliendolo dal calore materno.
Ed i bimbi reagiscono così:
































Voi avevate (o avete) paura di Babbo Natale?

E dei clown?

Io da bambino odiavo il momento dei clown al circo... ma non per la loro presenza, ma perché usavano spesso far esplodere petardi che mi facevano saltare sulla sedia...

Tornando a Babbo Natale, c'è da dire che si tratta del mistero più misterioso che esista. Milioni di persone dicono di averlo incontrato ed esistono pure foto e filmati con la sua imponente sagoma che si staglia sul bianco della neve. Moltissimi individui dicono di ricordarlo quando da piccoli ricevevano dalle sue mani doni e dolci. Ma allora Santa Claus esiste o no?
Se lo hanno visto in tantissimi, in carne ed ossa, hanno pure scambiato alcune parole con lui. Se esistono prove fotografiche e video e se esistono segni tangibili del suo passaggio, perché questo personaggio non viene preso sul serio?
Babbo Natale viaggia per tutto il mondo portando doni ai bambini in brevissimo tempo. Quale macchinario o quale tecnologia gli permette di effettuare un viaggio così lungo in un periodo di tempo tanto ridotto?
Si è parlato di curvatura spazio-temporale, di viaggio a velocità superiori a quella della luce e di particolari capacità della sua slitta trainata da renne, ma il mistero resta fitto, anche se non del tutto.
I detrattori della sua esistenza dicono che si tratta di un'invenzione delle multinazionali americane delle bevande che lo hanno creato per farci spendere soldi e per ingrassare la popolazione mondiale rendendola schiava delle medicine e delle palestre. Questi gruppi di alternativi portano delle prove (banali) a sostegno delle loro teorie.
Dicono ad esempio che il Santa Claus che la notte di Natale porta i doni ai bambini abbia la barba finta.
In pratica, in base alle loro conclusioni, dovremmo credere ad un enorme complotto di bambini, adulti, venditori di barbe finte e di giocattoli.

Si attaccano ad un particolare insignificante (quello della barba) per invalidare tutta la teoria (che è scomoda, per chi con il Natale ci vive).

Ammetto che a volte analizzando le testimonianze ci sono delle incongruenze, delle distorsioni, come il fatto che ad ogni apparizione Babbo Natale abbia una faccia differente, a volte una voce o il colore degli occhi diverso da quello che aveva quello dell'anno prima, ma sono piccolezze, particolari che non tolgono nulla alla veridicità della storia.
Qualcuno ha anche ipotizzato che esistessero migliaiadi Babbi Natale nel mondo che truccati con barba e vestito rosso guadagnassero soldi facendo le foto con i bambini nei centri commerciali, una sorta di "big Babbo Natale", una potente lobby natalizia.
Bugia: esisteranno pure i falsi Babbi Natali ma di certo non sono capaci di volare o di lasciare regali ai bambini di tutto il mondo in una sola notte. Che poi chi si vestirebbe in quel modo ridicolo davanti a tutti?
Implausibile.

Immaginate se un giorno tutti i bambini potessero ricevere i regali gratis e comodamente a casa loro da Babbo Natale in persona? La lobby dei giocattolai fallirebbe (e sappiamo quanti miliardi girino nella vendita dei giocattoli) come quella dei venditori di vestiti da Babbo Natale e quella degli impacchettatori di regali.
Un giro miliardario risolto con pochi spiccioli (una fetta di panettone o un po' di spumante da offrire al Babbo Natale che ci fa visita): è questa la vera barriera di menzogne, chi ha interesse non permette di far luce in un affare miliardario.
Ma come procedono gli studi in questo campo? Cosa hanno concluso?
Lo hanno studiato degli esperti nordeuropei: l'astrofisico Knut Jørgen Røed Ødegaard, il professore di fisica Gaute Einevoll, il professore di matematica Nils Lid Hjort e l'esperto di folletti Ane Ohrvik.
Le loro conclusioni sono certe: Babbo Natale può effettuare quel viaggio e lasciare tutti i doni in un tempo ridottissimo grazie ad una curvatura spazio temporale, teorie che sono state sviluppate anche da Albert Einstein tanto da far sospettare a più di qualcuno che Santa Claus fosse in realtà il fisico tedesco.

Altro mistero, non meno stupefacente: come fa Babbo Natale a capire se un bimbo è stato tanto buono da meritarsi un regalo o no?
Tante teorie. Quella più plausibile sembra sia legata ai berretti che i bimbi portano nel periodo invernale per andare a scuola.
Gaute Einevoll infatti ipotizza che i berretti possano registrare l'attività cerebrale dei bambini misurando le piccole variazioni di campo magnetico e determinare così l'entità (e la "bontà") dei loro pensieri.
Una teoria molto più azzardata è quella di Nils Lid Hjort, il quale pensa ad un accordo tra l'omone di Natale e la STASI, il servizio segreto (ormai dismesso) dell'est-europa.
Per altri studiosi, la velocità di Babbo Natale è determinata dal fatto che egli abbia le proprietà quantiche legate alla luce e che sfrutti queste proprietà per spostarsi con la sua slitta da un posto all'altro.
Questa ipotesi è stata pubblicata nella rivista di fisica Annals of Physics, (1983, vol 12, pp 379-381) dagli studiosi Matthew Davies e Martin Slaughter.
Per la maggioranza della popolazione del continente americano invece, l'abilità di Babbo Natale è racchiusa nel suo naso, rosso, capace di percepire le intenzioni ed il comportamento dei bambini.
Il mistero quindi c'è ancora anche se molte delle teorie sembrano avvicinarsi alla sua soluzione.
Per chiudere ogni discussione poi, basti pensare ai tanti studi serissimi che riguardano Babbo Natale e che ne giudicano i vari aspetti. Qualcuno per esempio mette in dubbio la sicurezza dei suoi doni rispetto agli standard attuali, altri ne ribadiscono l'esistenza, altri ancora studiano le conseguenze delle sue visite sui bambini.
Sul particolare della barba finta preferisco sorvolare, mi sembra un'obiezione stupida e senza significato: hanno fatto per caso delle analisi ai peli della barba di Babbo Natale? Qualcuno ha prelevato un ciuffo di barba per farne l'analisi spettrofotometrica? No. Non è mai accaduto.
E se qualcuno aggiunge l'obiezione che tirando la barba tende a staccarsi dalla faccia del simpatico nonnino, basti sapere che esistono centinaia di casi nel mondo di barbe particolarmente elastiche e sinuose che se allungate o tirate di proposito danno l'effetto di staccarsi dalla cute.
Obiezione respinta quindi.
Dell'esistenza del vecchietto di Natale si sono occupati anche studiosi italiani e naturalmente anche loro sono giunti alla stessa conclusione. Inoltre anche i loro calcoli i viaggi di Babbo Natale sono spiegabilissimi con la meccanica quantistica con uno sciame di particelle elementari che naturalmente renderebbe non visibile il Babbino durante la consegna dei regali.


Quando perciò qualcuno vi dirà che Babbo Natale non esiste, non ascoltatelo. Esistono troppe testimonianze della sua esistenza (a meno di sospettare che tutti i bambini o i testimoni siano finti o pagati).
Le prove della sua esistenza ci sono, non solo immagini e video ma anche contatti, ripetuti e prolungati.
Le spiegazioni ai tanti misteri che lo avvolgerebbero esistono e sono pure plausibili, esistono decine di studi che ne certificano l'esistenza e soprattutto non è possibile che milioni di persone nel mondo si sbaglino a meno di considerarli pazzi o visionari.
I doni poi: chi li porterebbe in milioni di case nel mondo?

Per chi non ci crede ancora o si ostina a dire ai propri figli che Babbo Natale è un'invenzione della Coca Cola (nota multinazionale delle bevande, quindi cattiva e per di più americana) o che addirittura si tratti di parenti o amici vestiti in maniera totalmente assurda resta solo il senso di colpa di restare insensibili e di non ascoltare le tante prove e le tante testimonianze della sua esistenza. Questo vuol dire mistificare la realtà, lavorare per chi ci sfrutta e ci domina. Diffidate dai "disinformatori prezzolati" al servizio del "nuovo ordine mondiale dei Babbi Natali".
Peggio per loro.

Bibliografia

1) Dickens C.: Cantico di Natale
2) Calvino I.: I figli di Babbo Natale
3) Pirandello L.: Sogno di Natale
4) Sundblom H.: Santa Claus (review)
5) Moore C.C.: A visit from St. Nicholas

==========

Auguro a tutti di passare dei giorni sereni e rilassanti (che ci vogliono sempre...), a chi non sta bene di superare questo momento e di rialzarsi con più forza di prima ed a chi ha difficoltà di superarle. Forza, che ce la facciamo...
Ci rivediamo tra un paio di settimane, stacco un po' la spina anche io.

Buone feste!
:)

Omeopatia: provare per non credere.

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Ho parlato tante volte di omeopatia e della sua assoluta inconsistenza scientifica e medica, ma, se non superficialmente, non ho mai raccontato alcuni particolari che credo sia il caso di conoscere per completare l'informazione sul tema.
Sappiamo che la teoria omeopatica, risalente all'ottocento, non è mai stata dimostrata a suo tempo ed è stata anzi smentita con gli anni, quando le leggi della fisica e della chimica hanno soppiantato i "teoremi" medioevali degli albori della medicina, sappiamo anche che l'omeopatia sostiene che diluire continuamente una sostanza, invece di renderla inoffensiva e senza effetti ne aumenterebbe le "capacità" curative e che questa vecchia superstizione, proprio grazie alle scoperte scientifiche venute negli anni, è stata smentita e relegata a memoria storica di una medicina del passato, quando la medicina...non c'era.
Chi segue il blog o chi si è interessato personalmente, saprà già di cosa si parla quando si tratta di omeopatia.

Un prodotto omeopatico diluito più di 12 volte, in linguaggio omeopatico si dice di diluizione superiore alla 12 CH (per "CH" si intende "diluizione centesimale di Hahnemann"), non contiene nessuna traccia del principio attivo iniziale. Il prodotto omeopatico quindi, si può definire, senza possibilità di smentita, semplice "zucchero" (se la "pillola"è fatta di zucchero) o "acqua" (se il prodotto è fatto di acqua). Nessuna persona al mondo potrà smentirlo, è un dato di fatto.
Un'altra credenza dell'omeopatia sostiene che per curare una malattia bisognerà farlo con una sostanza che in un uomo provoca gli stessi sintomi della malattia. Per fare un esempio: l'insonnia (il cui sintomo è il "restare svegli") si curerebbe con qualcosa che fa restare svegli (per esempio il caffè), il prurito si cura con qualcosa che provoca il prurito, la nausea con un prodotto che provoca nausea e così via e per questo l'inventore dell'omeopatia "ideò" la diluzione: la maggioranza dei prodotti da usare per il suo scopo erano tossici o letali, bisognava quindi renderli inoffensivi. Quale modo migliore se non quello di farli sparire? Così Hahnemann penso di diluirli talmente tanto da farli scomparire, di loro resta solo il "ricordo", una magia oggi insostenibile e giustificabile solo nella sua epoca, quando non si conoscevano nemmeno le basi della scienza.

Ma ecco che a questo proposito c'è un altro particolare che pochi conoscono e che qui ho raccontato solo brevemente: come si fa a capire il prodotto più adatto per ogni persona? Si chiama "proving", è la tecnica che permette di trovare la sostanza omeopatica più adatta per un determinato disturbo.
Come qualcuno saprà l'omeopatia si vanta di "personalizzare" al massimo i suoi trattamenti, non esiste "la cura per tutti i pruriti" ma la cura per "il prurito di quella persona". In teoria l'idea è pure affascinante, ma in pratica questo non succede mai.
Oltre al fatto che i prodotti omeopatici si comprano in farmacia (ed il farmacista non si mette certo a testare per settimane il prodotto sul cliente), oltre al fatto che ogni rimedio dovrebbe essere provato personalmente su ogni paziente e su ogni suo sintomo, è la stessa ipotesi che nasce in maniera davvero curiosa come del resto tutto ciò che caratterizza l'omeopatia, giustificando la definizione di stregoneria, data dai medici inglesi.


Il proving

Il proving è il metodo che consente di "testare" (provare...appunto) un rimedio omeopatico in una persona. In base alle reazioni del soggetto che "testa" il prodotto (ai sintomi che dice di provare dopo aver assunto quel rimedio), l'omeopata saprà per cosa può servire il rimedio omeopatico. Facciamo ancora un esempio.
Se voglio provare la caffeina omeopatica, la somministrerò ad una persona. Questa annoterà in un foglio ciò che prova dopo averla assunta, per esempio ansia, caldo, distrazione, senso di vuoto (esempi a caso).
L'omeopata saprà quindi che la caffeina servirà a curare quei sintomi.
Non credo servano tante parole per spiegare che quei sintomi (le reazioni alla caffeina) sono completamente soggettivi, possono dipendere da tanti fattori e soprattutto, essendo ciò che l'individuo in "proving" assume soltanto zucchero, probabilmente si tratta di reazioni casuali, non dipendenti cioè da quanto assunto (tanto da essere diversi da un individuo all'altro).
L'omeopatia fa "provare" di tutto, qualsiasi sostanza può essere oggetto di "proving" perché qualsiasi sostanza (anche ciò che non è una "sostanza", come l'elettricità o la luce) può diventare un rimedio omeopatico.
Così si assiste a prove sinceramente ridicole quando non assurde.
Questo è uno dei fattori per i quali la possibilità (esistente in qualsiasi professione) che vi siano omeopati "seri" o "meno seri"è campata in aria. Sarebbe come sostenere che esistono astrologi "seri" e "meno seri", se l'intera teoria ed ipotesi su cui si basa un mestiere è una superstizione, un fenomeno paranormale, la serietà è la prima cosa che può essere scartata con sicurezza.
Il proving così riguarderà gli elementi più comuni, la caffeina, appunto o  altre come l'arnica o il gelsomino, ma la vera natura dell'omeopatia è forse più chiara quando scopriamo che sono "testabili" e quindi somministrabili elementi che ricordano le pozioni magiche delle streghe d'altri tempi, come l'acqua, l'elettricità, la luce (si espone il soggetto alla luce e si annota ciò che prova, quelli saranno i sintomi curabili con la..."luce omeopatica"), le lacrime, il chiaro di Luna e le note musicali e si arriva a prove irragionevoli quando non rivoltanti, come il sangue di un soggetto con AIDS (naturalmente omeopatico, non c'è nessuna molecola di sangue in quell'intruglio), un preservativo, una zecca, mestruazioni o addirittura un buco nero. Sono talmente assurdi i rimedi omeopatici che, quando descrissi quelli di un prodotto omeopatico in un mio vecchio articolo, intervenne nei commenti l'addetto stampa dell'azienda offeso perché aveva scambiato il mio elenco di "ingredienti" (tra i quali ghiandole di rospo e veleno di serpente, scritto anche sulla confezione) per una "battuta ironica": non riusciva a crederci neanche lui!

Ci siamo?

Il soggetto in "proving" annota tutti i sintomi che prova assumendo il rimedio e consegna tutto all'omeopata che li usa di conseguenza, se una sostanza provoca ansia, l'omeopata lo somministrerà per l'ansia (come ho scritto prima per l'omeopatia la malattia si cura con qualcosa che provoca gli stessi disturbi) se il soggetto prova agitazione il rimedio sarà prescritto per questo disturbo.
Sappiamo che l'omeopatia è una pratica senza base scientifica, ma conoscendola meglio emergono gli aspetti che la rendono una vera e propria pratica magica, stregonesca.
In ogni caso, a prescindere dalle "stranezze" del proving, sappiamo che di quelle sostanze non assumeremo nulla, è nella stessa natura dell'omeopatia. Perché quindi compiere questi "riti"? Proprio per rendere il gioco magico più "misterioso", più "potente" ed esoterico, pensare che assumiamo i "poteri magici" di una zecca può avere il suo effetto sui soggetti più condizionabili ma nessun timore, non si assumerà nemmeno una molecola di quella zecca, grazie all'estrema diluizione dei rimedi omeopatici la pallina di "medicinale" conterrà solo zucchero, puro.
Era qui che volevo arrivare, le diluizioni.
La più comune è quella di cui si parlava all'inizio, la centesimale di Hahnemann (l'inventore dell'omeopatia) che si indica con la lettera CH (30CH significa trentesima diluizione centesimale di Hahnemann). Ne esistono altre meno diffuse, la DH (diluizione decimale di Hahnemann, ovvero il principio attivo non si diluisce in 100 parti come nella centesimale ma in 10 parti di acqua) e la "korsakoviana" (si indica con K, prende il nome dal suo inventore, il russo Semen Korsakov).

La diluizione korsakoviana, ovvero: ma ci prendete in giro?

Riassumo brevemente la diluzione classica dell'omeopatia (la centesimale Hahnemaniana).
Si parte dal principio attivo. Di questo si prende una goccia e la si versa in un bicchiere con 99 ml. di acqua (avremo quindi una soluzione composta da 99 parti di acqua e una di principio attivo, totale 100 ml., questa è la prima diluizione, 1CH). Si prende una goccia da questo bicchiere e si versa in un secondo bicchiere con 99 ml di acqua (ecco la seconda diluizione, 2CH, 99 parti di acqua ed una parte di principio attivo già diluito la prima volta) e si continua così, una goccia in un bicchiere con 99 ml di acqua e così via. La 12ma volta che compiamo questo gesto il principio attivo sarà sparito, per semplici leggi della chimica e della fisica (vedi numero di Avogadro).
Anche qui spero di essermi spiegato bene.

Ma gli omeopati non si accontentano di vendere un prodotto nel quale non è contenuto nulla, devono necessariamente esagerare. Così il dott. Korsakov pensò bene di trovare un modo più pittoresco per preparare i rimedi omeopatici.
Ripartiamo dall'inizio e stavolta diluiamo il principio attivo con il metodo "korsakoviano".

Si prende una goccia del principio attivo e si aggiunge a 99 ml. d'acqua, come nel metodo Hahnemaniano. Si svuota quel bicchiere (si svuota, tutto, si butta il contenuto del bicchiere) e si riempie di nuovo di acqua. Si svuota nuovamente e si riempie...si svuota e si riempie ancora di acqua e così via, fino al numero di "svuotamenti" necessari, 10.000 ed anche 100.000. Si chiama "diluizione korsakoviana", indicata con la lettera K (o CK). Importante sottolineare che ad ogni diluizione (di qualsiasi tipo essa sia), il bicchiere "omeopatico" va battuto cento volte sopra un libro (si diceva la Bibbia, ma oggi si usa un libro qualsiasi), alcuni non usano libri ma tappetini di gomma, altri lo fanno con delle macchine, altri manualmente, insomma, come si vuole, tanto non cambia nullaè solo parte del rito magico.
Dopo tutto questo lavoraccio di bicchieri svuotati otterremo naturalmente un bicchiere finale pieno d'acqua, senza alcun principio attivo, battuto sopra un libro o su qualsiasi altra cosa.
Una goccia di quell'acqua è spruzzata su una pallina di zucchero, l'acqua evapora e le palline di zucchero (normali caramelline da 1 grammo ciascuna) sono confezionate e messe in vendita (al prezzo di circa 1000 euro al chilo).
Uno dei rimedi omeopatici più noti, l'Oscillococcinum, è preparato così, con un bicchiere svuotato e riempito 200 volte (infatti nella confezione è indicato 200K). Troppo strano per essere vero? Eppure è così. Informarsi per credere, anzi, per non crederci più e così rompere la magia. D'altronde è lo stesso inventore dell'omeopatia a dircelo:
"Talvolta si sente dire che l’omeopatia funziona se ci si crede: questa non è una banalità, è una realtà che indica la modalità d’azione del medicinale omeopatico". Samuel Hahnemann, inventore dell'omeopatia.

Ora, se vendere un prodotto preparato in questo modo è pura furbizia commerciale, comprarlo è pura stupidità consumistica.
Il marketing delle multinazionali omeopatiche è tanto sottile ed abile che riesce a rifilarci il nulla senza che noi ce ne rendiamo conto.

Dopo queste brevi spiegazioni chi è affezionato all'omeopatia, sa cosa sta comprando (e cosa gli vogliono rifilare) e resta sempre il mio invito per i più testardi: se pensate che in un granulo omeopatico (oltre la 12CH) ci sia qualcosa oltre allo zucchero di cui è composto fatelo analizzare.
Conclusione: funziona? No, per la scienza e la logica non può funzionare, lo sappiamo perché conosciamo come funzionano le leggi che governano ciò che ci circonda: una caramella di zucchero può essere piacevole per il palato ma non serve a curare nessuna malattia e gli studi lo hanno confermato ma qualcuno dice "su di me ha avuto effetto".
Bisognerebbe prima di tutto chiedersi come abbia fatto una pallina di solo zucchero ad avere effetto curativo, ma non importa, l'importante è il risultato e soprattutto rendersi conto di aver speso soldi ed aver comprato un prodotto che non contiene nulla, fabbricato svuotando continuamente dei bicchieri d'acqua, battuto su un libro (o su quello che si vuole, a scelta), spruzzato su una caramella e che costa una fortuna.
Ora, se è corretto sostenere che l'omeopatia non funziona dal punto di vista scientifico è obbligatorio sottolineare che dal punto di vista scientifico, dire che funziona, è da stupidi.
Il resto sono chiacchiere, interessanti, affascinanti, ma chiacchiere,  non scienza.

Insomma: "La mente è come un paracadute, non serve se non si apre, ma non tanto da perdere il cervello" (doppia cit. nonsodichi).

Alla prossima.

Lo sguardo perso nel vuoto

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Gli orrori della guerra sono sotto gli occhi di tutti, c'è chi l'ha vissuta in prima persona e chi ne ascolta i racconti, chi la vede solo in televisione e chi ne legge gli sviluppi sui giornali, la prima banalità è che la guerra è sempre un dramma, che distrugge persone, luoghi, affetti e storie, la seconda è che, nonostante la "banalità" del concetto, l'uomo continua a farla.

La guerra causa ferite del corpo e della psiche ed una delle sue conseguenze più lampanti sono le cicatrici fisiche, perché si vedono, trasformano e debilitano ma c'è un'altra conseguenza meno nota e spesso non raccontata, è quella psichica, le cicatrici nella mente che una guerra lascia in chi l'ha combattuta. Orribili perché mostrano cosa significhi annullare la propria persona per essere uno soldato tra tanti, cosa comporta il combattere i propri simili e cosa resta di una tragedia dopo la sua conclusione.
Le conseguenze psichiche di un conflitto nei militari che vi hanno partecipato sono da sempre oggetto di studi e ricerche, sono spesso conseguenze di tipo "post traumatico", derivanti dalle lunghe giornate in attesa di un attacco (da fare o ricevere), dall'attesa di un ordine in condizioni precarie e dalla visione quotidiana della morte e della sofferenza, dal continuo stress dei bombardamenti, spesso lo stress è consapevole, si legge nelle parole di chi la comunica ai propri cari, traspare dalle lettere che i militari inviano ed inviavano ancora di più (era l'unico mezzo di comunicazione) nelle guerre passate a casa, coscienti del fatto che al loro ritorno (se mai fosse avvenuto) non sarebbero stati gli stessi, ridotti ormai a strumenti di guerra e burattini del potere. Le caratteristiche del disturbo post traumatico da stress bellico (possiamo definire così l'insieme dei disturbi dei militari che hanno partecipato attivamente ad operazioni di guerra riportando disturbi psichiatrici o psicologici) sono abbastanza simili nel tempo. Quelli osservati durante e dopo i due grandi conflitti (la prima e la seconda guerra mondiale) sono simili a quelli delle guerre più recenti e sono simili nei vari eserciti impegnati, si è notata invece una differenza nell'impatto che ha il problema nelle varie società, mostrando quindi una variabilità di tipo culturale. In Inghilterra, ad esempio, la sindrome ha avuto un fortissimo impatto sociale sull'opinione pubblica ed ha cambiato la percezione della guerra nella popolazione, da grandioso strumento di dominio a pericoloso strumento di morte, in altre nazioni (Belgio, ad esempio) si è trattato il problema marginalmente e sono pochi di documenti e le testimonianze diffuse tra la popolazione.

I documenti risalenti alle prime osservazioni della sindrome, relativi alla prima guerra mondiale, sono importantissimi proprio per le caratteristiche di quel conflitto, molto più "di contatto" e "umano" di quelli odierni che prevedono raramente dei combattimenti "corpo a corpo" ed esistono anche in rete molti video che dimostrano la drammaticità del disturbo (come qui e qui, attenzione, possono turbare i più sensibili).

Lo sguardo perso nel vuoto
Oggi, il vantaggio di terapie mirate e più efficaci consente un recupero che in passato era spesso impossibile e condannava i "traumatizzati" ad un eterna discesa nell'inferno della follia. Un altro aspetto dei trattamenti passati, infatti (dei quali esistono diverse testimonianze video e dei quali parlò anche Sigmund Freud), era che molti dei soldati colpiti dalla sindrome erano considerati dei "simulatori", delle persone che fingevano per essere ricoverate ed evitare quindi le trincee e per questo anche i tentativi di recupero erano spesso tardivi, superficiali, poco attenti, tanto da essere considerati per certi versi "punitivi", correttivi nei confronti di "codardi" e finti malati. I metodi di recupero erano quindi violenti, dolorosi, minacciosi. Si ricorreva spesso all'elettroshock e qualche beneficio si otteneva più per la paura, da parte del soldato, di rivivere i dolori che per effettiva efficacia.

In medicina si chiama "shell shock syndrome", la sindrome da shock da bombardamento che oggi indica genericamente una psicosi che segue un forte stress ed il termine fu coniato nel 1915 quando fu usato in una pubblicazione scientifica sul tema.
Lo sguardo perso nel vuoto, in inglese "thousand yard stare" ("sguardo a migliaia di metri", termine diventato popolare dopo un disegno apparso in un giornale americano) è la prima cosa che ha colpito chi ha osservato questi soldati. Definito come uno sguardo sfuocato, fisso, vuoto, distante, il soldato con la sindrome presenta spesso questo sintomo che è accompagnato da altri disturbi che, se possibile, sono anche più drammatici. Tic nervosi, allucinazioni, convulsioni, movimenti ripetitivi e spasmodici, spasmi del viso e del corpo, assistere alle crisi di un paziente con questo disturbo è il riassunto del dramma vissuto, della paura, la solitudine e l'alienazione militare in guerra. I sintomi possono presentarsi in maniera isolata o assieme, possono comparire in certi momenti della giornata (la notte, durante il sonno, quando si cammina) o continuamente. In alcuni soldati si assisteva ad una deambulazione che mimava la marcia, un rigido movimento impossibile da evitare. Altri sparano nel vuoto, con le mani, ad occhi chiusi. Altri piangono, urlano, gridano, mimano il lancio di una granata.
Tutti sono dissociati dalla realtà, alternano momenti di profonda frustrazione ad altri di esaltazione e la reintegrazione in società o in famiglia è molto complicata se non impossibile.


Inizialmente i medici tendevano a dividere in due classi i soldati che soffrivano di questi disturbi. Per loro bisognava definire "fisicamente colpiti" coloro che erano stati esposti direttamente ad esplosioni, bombardamenti, crolli o scuotimenti violenti. Per alcuni studiosi infatti, i sintomi potevano essere dovuti alla "concussione" (scuotimento) del corpo e della scatola cranica del soldato esposto. Per altri studiosi invece non vi era necessità di "trauma fisico" diretto per causare la sintomatologia ed oggi la conoscenza del problema è abbastanza chiara nel definire questo disturbo non come "trauma fisico" ma come trauma psicologico, cosa che è evidente anche per il fatto che sono diversi i militari che soffrono della sindrome anche se non sono stati esposti direttamente ad esplosioni o traumi fisici.
Per l'elevato numero di pazienti furono interi ospedali ad essere attrezzati per trattare i colpiti dal disturbo ed in Francia, fino al 1960, era possibile trovare sopravvissuti al primo conflitto mondiale, ancora sofferenti per le conseguenze psicologiche della guerra. Casi numerosi anche in occasione delle altre guerre, compresa la guerra del Vietnam e le varie guerre in medio oriente e casi presenti anche nelle fila delle nostre truppe impegnate in combattimenti passati e presenti.
La sindrome post traumatica, infatti, è presente ancora oggi.
Lo sguardo perso nel vuoto. Soldato italiano in Afghanistan.
Nonostante il recupero (o il tentativo di recupero) molti soldati hanno ricadute o presentano alterazioni psicologiche difficilmente controllabili ma nonostante questo molti dei ricoverati per la sindrome, recuperati, sono stati rimandati al fronte per riprendere i combattimenti e per questo molti eserciti (statunitense, per esempio) prevedono unità di sostegno psicologico sul campo per trattare immediatamente i soggetti a rischio, sul posto.
Dopo la prima guerra mondiale i casi furono centinaia, alcuni gravissimi, tanto che la figura del "pazzo di guerra" (in Italia "scemo di guerra") era abituale e ben conosciuta, quasi una classe sociale che impegnò molti psichiatri nello studio del trattamento più utile. Oggi vi è più consapevolezza del benessere dei militari (per quanto possibile...) e del loro recupero post guerra che non è per niente semplice e che resta sempre un difficile ritorno alla normalità dopo aver vissuto l'inferno.

Un motivo in più per considerare inutile e pericolosa la guerra, in qualsiasi sua forma.

Alla prossima.


Bibliografia:

La pagina di Wikipedia inglese, ben fatta, sull'argomento.

La pagina sul tema dell'American Psychological Association.
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